Fiera Letteraria - Anno X - n. 26 - 25 giugno 1955

Pag. 4 LA FIERA LETTERARIA Domenica 26 giugno I 955 La petizione diun sedentario Fra un atto e l'altro hf 1 d~l~~e~~~~nla L~:gft~~~- DI SABA~.Jr][NO JLOPEZ ne delle vacanze è un'abitudi– ne piccolo - borghese. Domando scusa, mi dichiaro piccolo • borghese, mediocre– mente piccolo e lnflnltamentfl borghese, ma, alle vacanze non vorrei rinunziare. Ci ho !atto il callo ... alle vacanze. Ero sco– laro al Ginnasio - si !lsurl 11 Duce, si parla di ratti del '48 - e 11 Governo ml diceva: e Studia e farai vacanza ». Ero professor,, delle Scuole tecni– che e classiche, e Il Governo mi dlceva: « TI pago poco, ma in compenso ti taccio riposare due meli!•· Sono venuto qui al giornale e I Direttori ml han– no patteggiato due vacanze In piena estate. In coscienza ri– nunziare non posso. Perchè so– no stato tirato su sedentario e pacl!lsta. Cl avevo l'Inclinazione, cl ero portato per natura, alla sedia e alla pace, ma I miei non fecero nulla per mutar– mi... Tutt'altro. Ml dicevano: « Quando due ~:P:~1 f~~ ~~~lf~\~~e~j J)OS.!ia capitare è un cazzotto sviato che t.l taccia una pesca sotto l'ocehlo... 11 Avevan torto, convengo: ma allora usava cosi. E dicevano anehe quando correvo per te stanze e montavo sulle sedie e ~r:e~n~~etl::e~~e ~re1~r:i !lai° 11 11\~~fv~1=·lnl Italiani sono diventati pacl!lstl e se– dentari. Ora non si può più, non si deve far più. D'accordo, Presidente, d'ac– cordo: D'Annunzio, Vostra Ec– cellenza, Marlnettl cl hanno dato lezlonl d'energia. Tutto è movimento, tutto è corsa, tut,. to è conquista. Osare. Ardire non ordire. Ma IO ormai aono troppo veo– Chlo. Sarà per I miei flglloll. Al miei tempi si vedevano t primi velocipedi: niente bici• elette, niente motori a scop. ~~~fv~i1tte automobili, niente La nostra più gran gioia era seder con le ginocchia sot,. to la tavola, e la domenica far a:lte in campagna e distender– al meglio e con maggior gu– sto. L'alplnlsmo era conside– rato come una pericolosa stra.. nena. E c'era una divisione netta tra la classe degli stu– diosi, della gente d'ufficio e di governo, del burocrati e quella del braccianti, del lavoratori Che soli erano destinati a cor– rere e a sudare... Ecco: suda– re al miei tempi era conslde- ~tacU~~~1~:nato èe~~r: d~,r~la~ Avete ragione voi, Eccellenza: Il mondo è mutato, le sue tra– sformazioni non permettono phl quella nostra lentezza di movlmento, quella sobrietà di s:r~a:h~~~~r:1~~ t~~r~~ not. PERSONAGGI: Un.G attrice Un signore Questa scena scherzosa Ju scritta net 1891 quando Lopez aveva 24 anni e recitata una sola volta a. Cuneo in uno spettacolo dt bene/tcenza. Venne stampata dall'Editore Stregllo di To– rhto In una edlitoncina onnat intro. vablle. La scena ro.ppresenta il camerino di ritta attriGe in ooga. Uno specchio bel• lfasìmo, 1tna toilette elegante. Sul.la ttoi• lette bottiglie per odori, 00"3etti di car• minio, spazzolini, 8I)(J.Uolc... e copioni. Q1tando si alza la tela il signore elegan• ttssimo sta in piedi, aspettando. Si sc11-0- te qlfflndo si sente internamente uno scroscio di appl<rn.!i. Il signore si guarda da ca.po a piedi, si trova -irreprensibile e a.speUa ancoro. L'attnce entra, un po' trem.a.nte e sorridente per le acclama• zioni ricevute. L'ATTRICE - Oh! Ci siete voi? ( gli stringe la mono). E' un pezzo che aspet• tate? IL SIGNORE (sorridendo) - Un pezzo L'ATTRICE - Slechè non ml avete sentita ln quest'ultima scena? No? Bra– vo! E lo che recitavo bene per voi! (ri• de). Dio come siete brutto stasera! Brut• to per modo di dire: come potete esser brutto voi: cioè quasi bello. Che cosa c'è In aria? Nuvoli? Siete cosi triste perchè sto per andannene? IL SIGNORE (sorridendo a mezza beo• ca) - Forse... ma non vt Insuperbite. Sicchè non cl vediamo più ... L'ATTRICE - Fino a quest'altra vol• ta, perchè ci lasciamo buoni amici... Mi avete detto tante belle cose ... Badate, a quest'a.ltra che verrà, ditene almeno del· le altre. Diversamente me ne ho a male (o ride ancora). IL SIGNORE - E... domani sera che cosa !Me? L'ATTRICE - <Dionisia>. , IL SIGNORE - No, no... Non vi do– mando questo. Che cooa me ne importa di quel che !ate per Il pubblico? Do– mando quello che farete vol la.solandocL L'ATIRICE - Ah! Faccio la cesta e salgo ln treno. IL SIGNORE (sorridendo ancora) - ~-~ft~iCE - Che cosa volete che vi dica? Che piangerò lagrlme di sangue, lasciandovi? Sentite piuttosto: avete ve– duto Serandrel? IL SIGNORE - No. non l'ho visto. L'ATTRICE - Ma verrà a saluta.rml? Bel giovanotto! E Bartoll l'avete: visto? IL SIGNORE - Nemmeno. L'ATTRICE - Molto simpatico. Era giù, In poltrona, che batteva le mani, in un modo, in un modo ... Già, tanto gen– tile questo pubblico. E' vero che sono molto carina ... Nooo? stasera special– mente, ma insomma ... Ma voi non dite una parola. Delle novità, deHe novltà ... Sentiamo (i due si sono attdutiJ. date: mettete gill il cappello e tacciamo pace. Vl prometto di starvi a sentire senza Interrompervi. IL SIGNORE - Parola? (siede nuova– mente). Dunque lo vi amo ... (si forma). L'AITRICE - SI. Questo l'ho sentito ... Possiamo andare avanti. IL SIGNORE (cercando quasi le pa– role) - Sinceramente, devotamente, sen• za nulla aspettare da questo amore. L'ATIRICE (Ql«JSÌ a mc.:za voce, 80T• -ridendo) - < Il padrone delle lerrlere ...>. IL SIGNORE - Ml pareva di essere cosl poca cosa dinanzi a voi; cosi po– v·ero... L'ATTRICE - e Il romanzo di un gio– vane povero ...>. IL SIGNORE (imbrogliandosi un po' imbronciato) - Se l'essere pronto a sa- L'ATTRICE - Già. E' troppo poco. E se pur non siete geloso del1' amoroso che. m'Insidia. del ptimo attore che mt sposa, del car<Uf.etista che ml bacia perchè so– no sua figlia, voi sarete ge-loso, terribll• mente geloso del pubblico ... IL SIGNORE (sorridendo) - Ma voi ci rinunzierete al pubblico ..: L'ATTRICE (lo guarda sorpresa) - Credete! Qui sta l'errore. Io non ci ri• nuncio a queste tavole del palcoscenico. Quando sono rientrata un momento fa ... voi l'avete visto ... lo tremavo ancora, per la paura e per la soddisfazione, per la battaglia combattuta e per la vittoria conquistata ... E voi volete che lo rinunzi a tutto questo? Il pubblico. si dice, non capisce nuHa... se ci fischia In un mo– menoto di malumore, se cl schiaccia con Noi non chiediamo tessere od honorem anehe perchè vo– stra Eccellenza ha detto, e ha letto bene, che non li debbo– no dU pltl: chiediamo di po– ttr rimanere sulla nollra se– dia e dietro la nostra aedta. E cli fare un poco di ncanu dopo molto lavoro. IL SIGNORE (incerto, volendo dire la cosa leggermente, spiafldo l'imprea.tione che /anno le 3ue parole) - Che cosa dlr• vi? Vot lo sapete già quel che ~o dirvi. Io VI amo. L'ATrRICE (lo guarda, un po' Hria, "" po• ridente) - Slamo dle sollte. Sono trenta sere che lo reolto qui: la prima sera no, perohè non ml conOS<:'eVate an• cora, una sera no, perchè non eravate tn teatro ... Sabatlno Lope. con Lultl Plrandtllo Arw, se al potesse, dl far molta vaca.ma dopo un poco di lavoro, SABATJNO LOPF.Z * Lettere aali amici A Eligio Po&&entl, 31 luglio 'JS - ...Non bisogna aver risolto le difficoltà prtma di cominciate, altrimenti le commedie si fred• dano In testa e dlventan mecca– niche... A Bruno Brunelll (che lo ave– va ospitato a Padova per la prima della • Signora Rosa li e ne aveva scritto pot sul quoti· diano), 2 aprile 1928 - ... Rac– contare una commedia è sem– pre difficile, dlfflclllsslmo è rac– contare le mie le quali possono sembrare scarne e minute e non vorrebbero esser tali e non ml pllttl che t.allsiano. Ma tali cer– to possono apparire. TU hai rac– contato magistralmente e, ml pare, hai detto quel che è la mia commedia e quel che è la mia arte. Piccola forse, ma schietta, umana e it.allana, lon– tanissima da ogni contorcimen- ~~1: :r ~fo1 1 p~~~~: ~o ~:i:t: sempre di raffinarmi, di perfe– zionarmi, di farmi più sobrio, ph). lineare. Ma la stoffa era quella sempre, Il nucleo sem• pre quello. E ti ringrazio per– cM hai riconosciuto ed esalta– to questa mia onestà di scrtt,. tore che non fa le capriole quando le capriole sembrano di moda e dice: - Son cosi e non :~~l~~t~u.1;:!!,d~~~ml o IL SIGNORE (con un po• di orgoglio) - Ah! ve ne r1cordate dunque! L'ATTRICE (sorridendo) - Oh! Dio... Vi siete scusato tante volte per aver man– cato, che sfido a non rlcordat'6Cne ... Una attira sera no, perchè non ero in teatro io... Trenta meno tre ... è la ventisettesi– ma sero che ml ripetete che ml a.ma -te'. E v1 avevo chiesto q\lalche novità! IL SIGNORE (1tehcrzandoJ - Siete cat– tiva ... assolutamente. Voi non ml credete. L'A'ITRICE (subito: reci,,a, ridente) - Io? No. Che prove ml avete dato del vo– stro amore? Mi avete mandato dei fiori qualche volta, c m1 avete regalato una copia di un vostro volume di versi ... Bol– llssimf. senza dubbio. lo non li ho lettd. IL SIGNORE - Se avessi supposto che Il avreste letti non ve Il avrei dati ... L'ATTRICE (ridendo) - Perchè dovrei trattarvi diversamente dagli altri? IL SIGNORE - Perchè lo non sono come gli altri. L'A'ITRICE - No? IL SIGNORE - lo vi amo. L'ATTRICE - Sl? IL SIGNORE - Mentre rii altri non vi amano. L'ATTRICE - No? IL SIGNORE - Credete ad uno che vJ Vtf~A~~-ICE - Sl? IL SIGNORE (accorgendosi che l'at– trice scherza sempre, prende il cappello, senza mostrare di adirarsi trop'[)O) - E' inutile: stasera siete Intrattabile. L'ATTRICE - No, no, non ve ne an• critica-re per tutta la vita tutto sl! stesso vuol dire amare, ebbene crcclete che lo... L'ATTRICE - <Dlonlsla,, <Dionisia"> ... LJ;-AWit~g;E_ (~~1t~ht:t~~- U mio re- pertorio! Non ve ne andate ... IL SIGNORE (come se prendesse una risolu.tione eroica, decidcmtosiJ - Parlia– mo per un momento sul serio. Vi giuro che vi parlo sinceramente. Volete essere mia moglie? L'ATTRICE (lo guarda meravigliala da capo ci piedi, poi lo /itsa, fa un cenno come per domandarsi se è matto) - Che cosa avete detto? IL SIGNORE - Che vi amo e vi sposo. L'ATTRICE - ì\ll sposate? ... Oh guar– da! Ma se vi rispondo che vi amo an– ch'Io che cosa fate voi? IL SIGNORE (sorridendo) - Divento vostro marito. L'ATTRICE (amaramente) - Volete lare di professione ... U marito della pri– ma donna? IL SIGNORE - Eh! no... L'ATTRICE - Eh. sl. dico lo. Tutta quanta la vos.tra attività si ridurrebbe a scrivermi vo1 I sonetti per la mia se– rata di onore e taJ"llleil offrire in car– toncino dorato come se fossero omaggio degli ammiratori. 1L SIGNORE - Non sono più di mo– da i sonetti. L'ATTRICE - E poi io Vi porto un nome... illustre (ridendo). Eh! I giornali lllustratl portano in prima pagina ll mio ritratto, si stampano a migliaia le mie cartoline... E voi In compenso che ml portate? Un libretto di versi. IL SIGNORE - €he nessuno legge. DA UN FOGLIE'.l'TO DI NO'.ll'ES *: SIRAPPRESENTA "NI ETTA" Dal !6 febbraio al f0 aprile Nlnetta commedia in tre atti nuova. In ,oorzo rappresentazione del Ritorno a Trieste In marzo concludo il contratto con Sbodio per «Segreto> 50 lire. Conferenza e I bimbi>. In aprile U 6 parto da Ca.tania • Salenw (1) Na– poli (8 e 9) Roma (10) Livorno 11·18, poi Napoli, Catania. fl !O aprile leggo Ninetta alla V-Ualia.ni • Lom– bardi e Beltramo. /l !5 aprile indennità di viaggio da Livorno a Ca,. ta.nia ( L.112,81 ). Il 15 o 16 aprile ripresa tùl Segreto con Sbodio e la /von. Successo splendido. Dal 16 a oggi, 28, altre .+ replice. MAGGIO 1. maggio Tranquilltssimo. Telegrafo a Cmtetli e il giorno dopo ottengo cinqite giorni per andare a Napoli ad a.!aistere a < Nlnetta ,. 6. Prima t"appresenta.zione. Ninetto. Ri•at~, due chiamate 1. atto. Un grande applauso, tre chiamale al i. atto. Un grande applauso duo chiama~~ al .!. La Vitaliani eccellente al 1. e al 2. atto. Cntlca fa,. vorevole. 9. A Catania Banchetto amici, a Picanello, da Giovannino. Presenti: Torelli, Teggia, Queirofo, Pc· draz.:ini, Ravonelli, Decio tcne,ate, Cav. Bol.::a, Cler– le, Piccione. Bel vran.::o, bei brindisi. Piccione augura che Ninetta da brava e bella ra9a.:aa com'è ricaca ad ammaliare tutti i pubblici 11011 solo, ma anche quei bravi signori del Concorso Nazionale, elle parta -vera– mente per lontMti paesi e ne torni co.rica di gloria e di soldi per il 8/lO gioi:ano genitore. La sera corsa dei nudi, o partenza della gente per Sant' Alfio. un'altra stupidità. c,1ta11ese.Per VO· ~~:a:;~:~J 0 q~,i~~~f c1~,~:;t:i if~! 0 a °Tr1!:/:~~~J~:'d~ cc,rsa, arrivata fino allr.1,(hiesa con l<I testa a terra dalla soglia fino all'altare. Poi bevono o si riuc.!tono. Il 10 maggio Ritorno della gente « S. ,rllfio. Un gran chiasso, non allegro e sc11.:agusto. 10•!5 maggio richieste per Ninetto: la .Mariani, la Boetti. u maggio. Sento per la prima oolta San Oi1tlia– no: 1m oratore, o almeno rm parlatore elegante, ef• ficace sic11ro .. -lfltore la signora Caailini Sciuto. ~6 maggio. Elezioni. lo ])QUO la giornatt, col Cav. Bolla dai Russo, in cam7,agna dopo U Borgo. Molt<i cortesia e divertimento discreto. La sera si sciolgono coi bersaglieri e colla fanteria tutti gli < attruppa• menti>. la ~ua indl!!eren7.a ... Ma quando ci pro– cura questi fremiti di terrore e di soci• dis!azlone, o quando ci segue con gll OC· chi Incantati e sentiamo di aveni.o noi e di portarlo con noi, dietro di noi, questo pubblico. ammaliato, incatenato ... cl ac– corgiamo di non poter lasciare questo benedetto palcoscenico che è la nostra gloria e U nostro martirio (cambiando tono). E questo in gergo di quinta si chiamerebbe f.l pistolotto. JL SIGNORE - A nessun patto? L'ATTRICE - A nessun patto. IL SIGNORE - Nemmeno se !ossi lo quegli che vi rapirebbe aH'artc e alla gloria? L'ATTRICE (J,1ccndosi seria per un momento) - Vol? Ci credo poco a voi... E poi quanta parte del !ascino che eser– cito su di voi. non è dovuto al minio, al belletto? Perchè, vedete (indicando), questo è minio ... sicuro! ... e questo è bel• letto ... lL SIGNORE - Quanto siete ca.ttlva! L'ATTRICE - No. sono sincera. E poi oggi voi amate Dionisia, Paolina, Uka, Fernand{l;, Ivonne ... Domani. se diventas– si vostra moglie voi non amereste che me... Tutte quelle alt.re creature che ama– te In me sparirebbero ... Vedete, che ho ragione io. e che voi non dovete ncm– mcmo pensare a q\lesta cosa pazza che vi siete lasciato sfuggire. IL SIGNORE · Perché pazza dal mo– mento che vi amo? L'ATfRICE - Guardate: sono genero– sa. Potrei prendervi in parola subito e dirvi: a(.'C("tto,sarò vostra moglie. E In• vece vl dò tempo di rlllettere... flnchè suonerà il campanello per la musica. Voi o rinnovate la domanda, o ml saluterete come se non ml aveste detto nuHa. IL SIGNORE - Non ml da.te 1J tor– mento dl aspettare ancora dieci mlnutl. Non muto; per ·amor proprio ... non fos• s'a.Jtro. L'ATTRICE (convinta) - No? Vt debbo credere dunque? Voi non avete schenato nnora? ( accalorandosi) Ah! Nelle vostre parole scnbivo che non c'era nulla della fatuità sguaiata deglt altri ... Voi ml ave– te detto delle cose buone ... ma ho sentito ripetere tante volte Ja parola e t'amo> innanzi a ml1le persone, da labbra tint~ di carminio, o da Jabbra che non hanno mal pronuncia'to una vera parola d'amo– re, che avevo paura, avevo, paura che nemmeno tu fossi sincero ... Scusami, SCU· saml... Ma sentivo anch'Io questo biso– gno d'amare ... Qualche sera, alla ribalta. innanzi al pubbHco, In faccia a tutto il mondo se tosse posstbile, ml sale ti de– siderio di gridare all'attore che mi bacia con le labbra diacce, senza vita: - Ma baciami una volta, almeno una volta, col calore nelle labbra, nella tron– t~ nell'anima. Dimmi, sia pure una volta sola, la vera parola! ... - E tu l'hai detta ... Grazie perehè l'hai detta... (GU t'OVescia. indietro la testa, e guardandolo negli occhi gli d4 un ba– cio sulla fronte, come innamorata. Poi dà in un gran scoppio di ri.,aJ. Ah! Ah! Ah! Dite la verità, ml avete creduto ... mi avete creduto! Mi amate, volete sposar- mi, e non vi siete accorto che recito! ... Come farete quando sarete mio marito? ... IL SIGNORE (alzandosi, prende nuo– vamente il cappello e d'°6, 1nostra11dori calmo) - Addio, eh? L'ATTRICE - Come farete quando sa– rete mio marito? (dura, a.spraJ. Ma già, è inutile. Voi non sarete mio marito, mal ... No, non prendete H cappello per andarvene perchè lo voglio dirvi schlet• tamente l'animo mio. Che cosa credete voi? Voi uomini, Intendo. Me lo dite un po'? Per esempio, voi avete creduto che Jo rimanessi ammaliata, Incatenata. per– ché ml avete detto che vt piaccio e che sono carina... Oh! lo so da me che sono carina ... Guardate: se non altro me lo ~~~:.r: :~/~,t~~~ s~h~~d~ se voi piacete a me ... Non vi sciupate mica glt occhi a guardarmi! Eppure ... Voi altTi uomini siete C06l sernpUcl, cosl f.n– gcnul, cosl stupendamente Ingenui che credete ... Eccovi qua. Voi siete del miglio– ri, eppure avete lane.lata la gran parola, la parola stupefacente - VI sposo - come ae faceste un eroismo e un sacrificio ... - VI sposo - Sta a vedere se vi voglio sposare lo. - Vl amo ... Voi se non mi amate ancora, mi amerete un giorno ... e ml basta - Non basta a me, caro, non basta a me. Avete creduto, sia pure per un momento solo, che lo volessi rinun– ziare per voi dl'arte. Il sogno dei miei sognL. Andate, andate là, che siete in· te,lllgentc anche voi. IL SIGNORE (che aveva acceso ima sigaretta, a metl\ della sfuriata, doma.n• dando sorridente il -permesso) - Avete finito? Posso andarmene dopo questa di• chiaraz.ione d'odio? L'A'ITRICE - Avete detto bene... di odio ... perchè lo odto voi, come odio gli altrl, come odio me... come ... (dtl in un altro scoppio di ri.,aJ. Ah! Ah! Ah! Ma non capite che recito? E volete diventare mio marito? Ma come fareste voi che non sapete Indovinare quando vi amo e quando vi odio ... come fareste? (U oam• panello che indica prossima l'alzata del telone suona di dentro. Ancora ridente, ma con u.na 711tnta di malinconia, q1uzai por congedarlo). Sentite il segnale per la musica? No, no: spJegamoct bene ... lo non vi odio. Perchè dovrei odial"VI? ... Voi siete un giovane molto simpatico ... LI ho letti I vostri versi: sono bellissimi; siete lntelllgente ... Vedete che ce n'è di troppo per far girare la testa ad un'attrice gio– vane come me! Soltanto, voi eravate sul punto di commettere una gran sclocchez- 7..a.Voi adesso uscite ... ma non voltatevi indietro ... Chissà che non ml tosse per ma-ncare la !orza di lasciarvi (e ltii eh.e fa un· gesto di contento e di sorpresa, sorridendo lievemente). No. no... non ab• b~ate paura, l'avrò questa !orza (accom– pagnandolo alla porta). AJlora? IL SIGNORE - Allora, addio, .sempli– cemente ... Cl rivedremo. co;:~~~a -dt1 ~i~~~J (~~n~~ n;~ dite ... che ml sono compromessa con vof... IL SIGNORE (fa un gesto intt-rror,a– tivoJ - Come? L'ATTRICE - E U bacio che vi ho dato ... adesso ... quando vi amavo ... non lo contate per nulla voi? (Saluta col oa:po, accompagnando il .ta– luto col ge3to della m4-nO e rMalti lenta- 1nente la -,cena). (Cala la tela) SABATINO LOPEZ j ,st V·, ~ 1 ,ll~f ~ \ ✓ ~V I\~ \ .. , .. i.r> Sabatlno Loptz nel 189%, ufficiale di complemento INLUISIVOLEVA BENE ALTEATRO .Jf. Il eolle90 d • • • et. COntlCI, Una lettura di Lopez agli attori im– postava non solamente la commedia ma anche le singole interpretazioni di DINO FALCONI Sabatlno. Fu uno del pochi gavano di venire a tenere Il autori drammatici della sua copione al loro comici, alla pri– epoea che la gente di teatro ma prova. Una lettura di Lo– amasse chiamare famlllannen• pez • impostava li definitiva– te per nome. SI diceva Praga mente non aolamcnte la com– e non Marco, .Bracco e non Ro. media, ma anche le singole In• berto, Testoni e non Alfredo; terpretazlonl. Rammento le nè si disse mal Giuseppe per prove di Ma.rio e Maria, sul Ola.e.osao Paolo per Ferrari. palco.scenicodel livornese tea.– Ma Lopez per tutti, anche per tro Rossini. Mio padre tu ll quelli che poi nell'Intimità gli magnifico Interprete del perso– davano del «signore 11 o del nagg1o del barone di Krubellc «professore11 (del «maestro», (altro Interprete formidablle ne no perchè cl si arrabbiava) era fu Ugo Piperno>, ma ad onore sabatino. Forse perchè u no- della verità l'Ispirazione prln• me con quel che di festoso e clpale di quella sua coalddetta riPoS&nte,gli somigliava. Non creazione fu Saba.tino e non c'6 sabato senza sole e non perchè ne avesse scritto le de– c'era mal Sabatino senza un llzlosl&simebattute, ma proprio sorriso cordiale, stnr.a una pa- perchè suggeri «quella• parla• rola buona, senza un gesto di ta, • quelle• pause, • que111 • amicizia, e soprattutto senza sguardi. Coal e soltanto coa1 che esprime.ssegioia di riveder- poteva essere il vecchio aristo-– tl. Incontrare un amico _ e cratlco russo della commedia. quanti ne aveva _ era uno del Tanto u cosi li che anche Plper• suol placcrt più vivi, ne parla• no lo fece allo stesso modo, va felice a casa, con la moglie differenziandolo solamente nel ~~t!~g~ 0 \\;/~ 1 0 :m:~~a 1 ~as~: t~cc ~isogno.va vederlo, Sabati- va ma anche al suol amici un no, quando suggeriva le lnto– lnCOntrocon Sabatlno lasciava nazioni a una attrice. Bello non un ricordo amabilmente duro- era, nè teneva ad es.serio, an– tlll'O. Era un Incontro col buon che se Il suo volto sprizzava senso e col buon gwito con la simpatia da ogni parte, a co- saggezza e con la bontà. ~~=o d:elcl~!fe~~f c'!;d!~1 1 comici, di solito, non sono o dall'espressione rngenua e al mollo teneri CO~ gli aulorl. tempo stesso maliziosa degli oc– Ch!Mà, forse nell autore vedo. chi vivaci per terminare a quel no lnvolontartamente colui col bat.rettl bonari che gli sottoll• quale non possono rifiutare di neavano n naso carnoso E non divide~ 11 successo: o lo?'$t! per- ero neppure un flgur!nO d'ele– chè I autore rappresenta un ganza lui che soltanto verso Il controllo e cela talvolta Il più 1936 $1 decise a adottare du– acontento del critici. Non so. .So ran~ I mesi caldi Il solino tlo– aoltanto che gli attori per gli scio perchè fin' allora aveva autort nutrono, anche se non semPre portato quello Inamida,. la confessano, una certa tal to dritto con gli angoli rtple-– cordlale diffidenza. Ma per Lo- gàtt comè quelli da marsina. pez no, Era accolto sul palco- Eppure, quando alle prove In• scenici con rumoroso giubilo; segnavo. a un'attrice una mol– sl spargeva la voce della sua na o un11civetteria Sabatlno presenza e dopo un po', alla si tra&formava per incanto si porta del camerino capocoml- addolciva, si aggraziava si '1m– cale, si affacciavano l secondi belllva Spesso te attrlc't anzl– ruoll, I genertcJ, I vecchi, « SI chè &SCOttarlorestavanÒ Il a ricorda la prima di Sole d'ot- guardarlo, am 'm1r.ne , ma stu– tobre con la Irma? li - «SI ri• pite corda al Maruonl, Il terzo ma- « Che guarda?-i, domandava rito?•· E lui a rlcon03cere tut,. lui allora, fermandosi a mez. ti, a aorrtdere a tutti, lnfor- zo. Impacciato. « Lo so che so– mars1 dl tutti. Come un colle- no buffo. Io•sono un'uomo. Non ga, come un compagno, deve mica fare come me...•· E Collega, un poco lo era. Nel Invece, si, dovevano fare pro. senso che, quando leggeva le prlo come lui, allo stesso modo proprie commedie, le recitava di mio padre e di Piperno o come soltanto un grande atto. di tanti tanti altri re avrebbe potuto. Era Infatti E anèhe per queSto gli vole– uno del PoChi autori che I di- vano bene. 011 attori vogliono rettori cli compagnie - allora bene al teatro • rtJl&tl • non ce n'erano - pre- riINO FALCONI lUN APPUNTO INEDITO * Visita a Ma1~ti11i 4 agosto 1925 Pa.rto per ferrovia alla stazione. Piove a Ni.eoole•Monsummano. Scendo, doman– do e La villa di S. E.> < C'è piU di un miglio. Aspetti il tram delle 15.f0 >. 80,to di Fr. e Luigi GioU, del Cecconi., del Cannicci ... I due più belli sono del Cannicci. Sulla mensola è anche u.ta bu.– sto di Dante e u11apecorina del Bntzzi. Mi metto a leggere le latoris fiorentine del Machiavelli che ho con ,n.e. Un oro• logio con la soneria segna i q1iarti, le mezze, l'ora. Su in alto armi e scudi, ricordi d'Africa, in terra nel fondo ttnCI leonessa af1icana, sbiancata di pcUe. Una cameriera mi avcerte che entri. Fac– cio q1tattro gradini. Entro. E' la biblio– teca. Due sale magni/icho. Tra. una e l'altra alle pareti molto provo di u.n ri– tratto del Giusti, ttna bella pergamena miniata dono del popolo di Monsmnma– no, ritratti di Verdi con dedica del '93, di D' Atrn1mzio giovinetto o qu.asi co,~ de– dica del '2f. Si pari-O. E' costretto a dieta lattea: < Cibo disgustoso come i roman.:i di S. >. Mi dice dell'esito del concorso Mondadori per il romanzo: lui ne lesse 32. Il ·pi1i bello, quello di Ricciotto Civi– nini, ma non vollero premiare un morto. Mi dico un gra11 bene dei Drnmml brevi miet: ha taglia.to le pagine, ha dovuto andare in f<>ndo. Sul secondo volume del• l6 Confessioni esita perchè ci dovrebbe fare rin capitolo della guerra del '59 e i toscani... non tn intervennero. Del tea– tro non sa so parlare: se mai dei suoi fiaschi e dei comici del tempo. Di poli– tica nlflla. Forse delle 8116 elezioni, ma sarà un ca.1>itolo comico. 1. Replica Ninetta. Successo.anche migli;ore. A Sa– lerno; poi proseguo .~r Catanta. ln viaggio cono.sco la ,ignora: Prampolin1. I.orci nel J,07, l':anno di « Uuftre,. Arriva zeppo: scendono q11a.!i tutti al• la grotta Gi1'8ti. I ragazzi di Mcmsumma– no, alla fermata, invitano tiltti a .!Ctln• dere. Con..statano ad alta voce, dolendosi, che non t11tti son .scesi. Dal paese lilla viUa domando, ridomando. M1 dicon l'u-l– tima vii.la 111ùla strada: é magni/ica, c'iJ scritto s1ti pilMtri R.enalico, e vede,, den– lro perché c'entro, sebbene sembri deser– ta, uno stemma. Mi 7,ar troppo bella, torno indietro, ridomando a 1m passante: l) proprio q1ieUa. La cameriera che fj.. 11almente apparisce mi dice che S. E. ri– poaa. Poi mi chiede se sono un. editore ... pere/tè il mio nome l'ha -visto più volto sulle lettere. Dico che sono uno llcrittore. S. E. sta bene del fegato, ha una gamba gonfia da qualche giorno. Mi apre la. por– ta centrale, di sulla .scalinata e11t-ro: bel– la 8Cala. Giti tutte le N1wve Antologie. S" mensole tra gli altri m~ b1~to di Ferd. Bello -vivo, mi dice poi Ferd che gliel'ha fatto a MUa110 in una soltt- breve posa di mezz'ora lo sc11ltore Pellino, o gliel'ha poi mandato. Il so/fitto a cas– settoni ha timi i 1>annelli di pittori to• scani che erano a Montecatini e che ool• lero /argl~li, gli costarono 12 lire, la tela. Ora del solo Fattori - una donnina · gliene ol/ersero 6000 lire. di tutti 20.000. ~.\RA.TINO LOPEZ 1011oteca Gino Bianco

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