Fiera Letteraria - Anno IX - n. 45 - 7 novembre 1954

Domenica 7 no,·embre 1954 LA FIERA LETTERARIA Pag. 3 66 1LOSCRll1ITOIRUF: HA SlEMIPILlICJEMENTIE IlL DOVJERE DI SCR1lVIERE,9 New York è l'unica clUà dove lo l\bbla vc– rl\mente vissuto. Son sempre vtssuto In cam– pagna. m città piccole. e a New York. E' ,·ero che ebbi casa I\ San Francisco, a Città del Messico, a Los Angeles, a Parigi. e che vi abitai talora per mesi Interi. ma era una cosa complcl.11.1ncnte dh·ersa. Le mie case lr. verità, sono due sole: una cittadina dcli.. California e New York. E' questione di sen– timento. Il passaggio dalla provincia a New York è un'esperienza lentA e dura. Voglio descri– vere quel che accadde a me non pc.rehè pensi che la mli\ .slRstata un'esperienza unici\. Al contrarlo. penso che milioni di newyorkesl che non sono nati a New York sono passati pr<'ssappoco attraverso le stesse l'sperienze: se non uguali. analoghe. n mio racconto, for– se, può rlcordnre loro un periodo penoso o meraviglioso della loro l'lta. Venni per la prima ,·olta a Nel\' York nel 1925. Non ero' mal stato In una grnnde cltti; da Stanford. dunmte I prim! anni di unh•er– sità, ave,·o fatto ct1I miei compagni del viag– getti I\ San Francisco. e naturalmente pen- 61\\'0 dl conoscerla alla perlcz.lone, specie ciò che riguarda.va Il pece.Mo. almeno come Il fondo de.Ile mie tASChe (avevo 23 anni e le mie tasche eran quasi vuote). Arrivai In ba.stimento. come turista: Il bi– glietto costava cento dollari. Si e.ra In novem– bre. Al momento della parten,.a da San Fran– C1SC0&\·evo,oltre ai cento dollari ;,er Il viag– gio. alt.rl cento dollari che dovevano servirmi per cominciare la mia nuova vita a New York Se fossi stato !Jn po' più ricco, o .se avessi avuto un po' plu d'~pcrlenza, non avrei scar– rou.ato per l'Avana, durante una tappa del ,•!aggio. insieme a una bella ragazza, e non ml :i:arcl !asciato Incantare dall'attrattiva delle grandi bevute di rum che ml ridussero Inzuppato d'alcool come una macedonia di frutta. Non so cosa peMas.sl di fare con quel– la grazio.sa ragu.za , una volta arrivato a New York: forse vplevo sposarla e portarla ne.I lus.suoso appartamento che avevo al plano a ttlco d'una casa In Park Avenue. dove Ja list.a del miei osp!U conteneva soltanto I nomi delle persone più famose. più belle o Il~~? 1 ~~Jtef.r:~~c~r: 1 r :r:ei~~ 0 dofla ~fa.si rldU,SSCroa ire. da~~~\t~erbas 1 ~m":~:~ ~~tàn11vi:~e 1 ~r~~~~· ~~~:n ~: 1 ;?i~'ii!~:;~~~~~~~a~u~t!r~~i cielo e le luci che brlllavano attraverso U fioccare della neve. Strisciai " r1va. ftr.territo e gelftto, con lo stomaco stretto del terrore. Però non ml troval male. Una mia sorella !posata abitava a New York, e tanto Jet che li marito avevano un buon Impiego. Noi in California, quando un parente veniva a tro– varci, avevamo .semp:-eun buon letto per lui magari ln soffitta. ma pote,•a re.stare flnch~ voleva. La mia sorella aveva un appartamen– to assai grazloso: una stanza grande, un ba• gno strettl.sslmo, e ·un bugigattolo nascouo da una tenda. nel quale, volendo, si .sarebbe potuto cucinare qualcosa e dove tnv~ non si cucinava affatto. Restar da lei, non c'era nemmeno da pen– sarci. L'unico posto per dormire era un gran• de dll'ano nella stanza grande che di nott..e serviva da letto. Il mio cognato ml prestò trenta dollRrl e ml sistemò In un albergo, per la prima notte. D giorno dopo ml procurò un posto d'operalo In una grande ditta di costruzioni edlllzle, e ml trovai una stanza al terzo plano a Fort Grcen Piace a Brooklln. Più .soli di co.1-l .si muore. Il lavoro era a Madison Square Gar– den. e doveva e.ssere finito In fretta. SI lavo• rava a or.irlo metà più del normale e a volte addirittura a orario doppio. Io ero grosso e robusto. Ero addetto al trMporto del cemento. ~~fu: 1 u~f:lra 1 d~~ f.~ft'.rn~niia c~r;~o1:rod~r ba.stania grosso e robusto: quel lavoro quasJ ml uccise. ma prob"bilmente ml salvò la vita. E:-o troppo .stanco per guardare quel che succedeva Intorno a me. La maggior parte degll uomini della fila erano negri, uomini risecchiti che non sem– bravano nè grossi nè forti, ma che riusci– vano a sollevare le carriole da 70 chlll come se fossero piume. Durante Il lavoro chlac• chleravano e cant.nvano: sembrava che non fossero mal stanchi. Facevano 10, lS e qual– che l'alta 18 ore al giorno; non c'erano mal ~c.s:i11~a~~m:~ 1 ~~C:~ fdlc~1dl. 111 d~ 0 e ~ 0 o'ìr~~i l'ora. Se qualcuno scivolava dalla fila. c'era– no altri cinquanta pronti a prendere Il suo posi,,. L.l mia conoscente della clUà era confusa e dolorosa: luci e rombo di sotl-ez:rance.salivo tre plani fino a una stanza con le pareti verdi ra:~~t~.:r1~r~~~~~,1~lal:~ ~i:niabe3~a1~ una tazza, un marciapiedi che affondava un po' mentre cammlnal'o. e ancora la fila delle c.'\rrlole. Tutto è mt'scolato tnsleme come In un sogno febbrile. C'erano grandi bracieri di carboni Incandescenti per rlscaldarcl le mani, e lo me le andtwo a scaldare solo per potermi rlposare un poco, quando non me le .senUvo pl\l per quanto erano Intirizzite. Ml ricordo che una volta un uomo cadde da un'Impal– catura alla trenta metri, cadde a un metro di distanza da me, e quando batlè al suolo a,·evn Il ,, 1.so t utto rosso, poi ti sangue gli i,I ritirò di colpo e divenne bianco e di un tur– chino IMdo. sot\o le luci. Non ml rlcordo neanche quanto tempo durò Il mio lavoro. Ml sembra un periodo lnterml• nab!le, e forse fu un mc.se o sei settimane Comunque la pi.sta per le sei giorni ciclistiche fu terminata e Tcx R\chard.s si congratulo con noi tuttJ, senza far differenze di razza o di colore A ripensare a quel periodo ml ,•engono I brividi. A quell'epoca li mio ilo ricco e fortunato arrivò 11.. New York da Chicago. Face,•a lo agente pubbllcltarlo e aveva conoscente dap– pertutt-o. Era straordinario. Stava In un ap– partamento alJ'Hòtel Commodoro, e non fa– ceva altro che ordinare bibite, caffè e panini, che gli ,·enlvano mandati In camera quando ,·oleva, e mR.nda,•a telegrammi anche se non si tratlava dt affari Importanti. Quest'ultimo particolare mi colpisce tuttora come uno .sfario Inaudito. Il mio 7Jo ml tro,·ò lavoro In un giornale, U "New York AmertcR.n.-, che .sUl.,•aIn \VII• 11am Strect, Non sapevo neanche lontana• mente co.sa \'Oluse dire h.re li cronista. Ora son convinto che I 25 dollari che ml pagava• no ogni ~tUmana foasero pura perdita per loro. Ml mandavano a Brooklln o a Queem ~of:~n~l~~II :e;o rrr~~!~?a :a ;~~a~iu!:~~ c~ rubare una fotografia da un cassetto quando ~la ft~~d~!~ ~~ v~I d:n~:~:55~~:fr::ar:tt~ di cui dovevo occuparmi, a tal punto che cer• ca,•o di ca,nbiare la storia pur di salvare il SOfj:C:-etlO, Se non fosse .stato per ti mio zio penso che ml avrebbero l\centiato fin dalla prima set– timana. Invece ml dettero da fare I proceMI delle Corti Federai! nel vecehlo Park Row Post Office: Il pe.rchè non lo saprò mal: era un Ja,·oro da .speclaHstl. Alcuni de.gli uomini che lavoravano là facevano quel mestiere da anni, mentre lo non .sapevo nulla di Corti e non ml fu facile tmp11.rare.Non so se rlu.sclro mal ad essere gentile con un giovane come Io furono con me I giornalisti della HIB stam– pa -Jel Park Row Post Office: finsero che lo d~\>C::.Oa 1 ~e:i~'e:!~nfJ~g~~ 0 r~ae~~~n~I~~~? mente. Imparai a giocare a bridge e a trovare no· tlt.l.<'e scandali. Gli altri ml Indicarono I glu• dici che tenev11.nodi più al111. pubbllctt.i., e ar• rlvarono a scrivere l'articolo per me, quando qualche volta non cl andal'o. Sono favori che non si possono rlcompe.nsAre. Non li ho mai conosciuti ,·eramente: non ho mal saputo dove andassero. cosa raceMero o dove vives– sero dopo che erano usciti da quella stanza Appan·e un·altra ragoiza. un11.bel!Ls.s!mR raiuza che "''evo con0&eluto di ~fuggltR In CRllfornla. Era verammte bella. la memoria no:, m'lngann11.: appena feee li primo PASSC" per trovare un'occupazione la trO\'Ò nellr • Oreenwlch Vlllaie Follie-.• sen~ alcunr difficoltà. Fu fortunata, perchè non sapen fare Altro: prendeva cento dollari la .setti· mana Io ero perdutamente Innamorato di lei Nl'W York cambiò. per me: la mia ragaua Rbltft\'Aa GrRmercy PRrk, e anch'Io andai IA. Il vecchio Parkwood Hc'ltelave\·a alcune stan• zucce, e sei rampe di scale, per .!'ette dollari la .set.Umana. Io non avevo nulla a che ,,e. dere con New York: es&aera .solo lo scenario nel quale si s,·o)J::cvaIl mio dorato Idillio. La ngau.a era gcntlll~lma. Polchè i;uadagnAva quattro ,·olte più di mc, ella pagava molte STEINBECK A ROMA Pubblichiamo• in occasione del soggiorno romano dello scrittore statuni– tense - alcune sue pagine inedite: l'" Autobiografia di un Newyorkese,, Mi era rimasta rU John Steinbtck l'hnmagine giovanile cM avevo t.edu• ta .tulla /cucetta d·uno dd .tuoi prim.t ro,na.nz.t ll-fdtf in Italia. Ne è pa,s.,ato del tempo. Ho aOO,o davanti a ~ un uomo di cinquant'anni. alto. non magro, un po' claudlc<inte, che mi viene inqon– tro IUutandO!f df.slnvolto con un ner druo ba&tone di ciHegio. Il volOO di Stelnbeck non è più quello IUlla co– pertine del ronu:im:o: allora. iu:/rtm– magine di corta, sembra,,a di fndo1~– nare in lui una certa qual ruM t!u· reua che andava d'accordo con quel titolo dl Furore al quale Si accompa~ gnaun. Oggi è un volto dh:erso: rude. ancora. ma con una .tua dolce.ua bo– -narla. e-on uno S9Uardo CM balena lampi di umanità. con un .sorriso che vuol u.,ere ora ironico. ora diploma• tlco. ma eh.e rie.sce &o/tanto a sottoli• neart un t,tintivo Impulso tfl cordla– litd. Gli avevo mandato la li.sta delle do• monde cM mf prop:mevo di JargH. a/cune delle quali di oorattere piutto– sto letterario e tali. appunto. da Jar pre/erlre una rl$1)0!ta accuratamente meditata o per lo meno r.on improv– ut.Jata CO!l. tui due piedi. Ma Steln-: beck non e letterato: non unt.t- su d1 st il pe.so di alcuna tradizione, Ma e,sa antica o recente; non cerca I let– te.rati. gli scritorl. o meglio. u: U oer- f:· 1::So~n;;:~~s:rt~: :~ur~r~aco~ c-ontatto quotidiano con la gente co– mune. che e poi la gente def su<Mro– manzi. • la mia gente, come egli dice. Snpei..-o clle tra 1tato qualche tempo !n Francia prima di cenfre da 11oi e gli a vero. domandato appunto che co.,a pen.saue de.ll 'at.tuale situazf-one della lntelllghcntla francese: ma. l'ho gid rfetto. /n FISDO$to è ,tata out.lla che. del rt1to. gld pre.vedetio. • Potrei par– lorle. se vuOle., dei franctli che ho 1•l- 1to. che ho Incontrato: dell'lntem– Jhentla non ,apre1 che dire perch.e nienr.t ho cercato df sapere,. e E qua.le Jr prrss!one Le hanno fllt– to s-11Jt.Allanl. ora che Il rM.stl R due R.llnl dl dlsUlnM dalia SURultima vi– sita?,. L'autore di Uomini e Topi è. tutto som'1UltO.un ottimi.sta; non &O fnfat• ti se .ria otttml.smo o cortttla o snn– p/icemente di.staccata .superjlcialità che lta Ispirato la sua rt.Jpruta: «Ot– tima impressione - ha detto ho tro– vato /a oentc più atti1•a. più sicura di sè. piu decisa. In altre parole. al pe.r&tgulmento di un proprio scopo•· Stelnbe.ck na /atto ormo; una con• ,uetudfrte def sul viaggi In Europa: come un qualsia.tt Americano btne– sl.antt. .tf tmborca a Nrw YMk ogni due anni. a m•td dt.ll 'uta.te . e viene In Europa prl'1Ul a Londra. poi a Parigi. poi a Ro'1Ul Pr1'1Ul di Natale sarà nuor>anunt, In America. nella .sua ca-,o di New York Rilf)Onde alle m!e. dom,ande e.on una t'OCe ba,9a, un PO. roca, un po' fa.n– clte) m.u.tfca/e, TA lllta delle. doman– de. l'ha letta la sera prima; dovrei ripetergliela 111/la traccia della <.opia cM ho con.ren•ato: m·accorgo :uttn- 1iia che. l mol'o meollo far senza. E' lui del re.$t0 che. all'Inizio d~lla con• t•er.sariont'. dopo avt.r ordinato da bt're al bar de/l'nlb,orgo romano dor•e abita. ml prega di aM:oUare una sua donwnda. Q11alcosa che non oo nella /i.sta? No: t·uOle $Opere dot•e potreb– be acquf.stare un'armonica a /lato. e E' ,-ero gli domando - che sta S<':1,·e.ndoun romarn.o di IUllbl,.nte fran<'e&e'l,. Qualcuno me l'areoo t!et– t-o PenMrro a m1,r/eo,ta di .tfmil,., in term.int 1trinbtck.lnni. 01 romnnto scritto trent'anni /a da HtmlnglOl'I/ .rulla $Ua t.&f>"'ritn2t1 pnrlj1ina. tra gli eml9raH della. "gcn!"ratlonr perduta": pentavo ad una 1pccie d.f l11e Sun a~ delle nostre cenette: l'aspetta\'o tutt-e le sere alla porta del teatro. Non riesco a capire oerchè si desse tanto da fare per cercare di riformarmi. Anduamo :!!v~~~t~otr:l~~e~ 1 ~;1~"~ f:rK~;aJ:A~re~ scril 'e.re romanzi. In teoria ella ml Rpprovava ma diceva che dove,•o occuparmi di pubbll· cità, almeno al principio. Io rifiutavo, facevo la part..edell'arti.sta povero che difende la .su& tntegrlt.i.. Ora ml domando cosa sarebbe suc– cesso se qunlcuno m 'aves.se o!ferto di lavo, rare nella pubblicità: per fortuna questa sce.1- ~ ml fu risparmiata. Durante tutt-o questo tempo non conobbi nè parlai mal con alcun newyorkese; per mc ,11abitanti di Nev.•York erano soltanto ligure secondarie nel mio lmen:so dramma perso- ~:~eS0~0~ot~t;~tou~h;r:t;° a~~~~!dios1u~~=: -::azza aveva la testa a posto più di quanto lo credesal: sposò un banch \e.re del Mlddlc West e andò a star laggiù. Non fece dl-.cu.s– "lonl. M1 la.sciò .solo un biglietto, e due giorni topo fui 11.nchelicenziato del giornale. A quc.1to punto, finalmente, la grande città ml cadde addosso facendomi una paura di. morire. Cercai un Impiego: ma volevo un buon Impiego, piacevole. Scrls.-.l racconti e. cercai di ,·enderll: cercai la\'oro In altri glor• nall e questa, a ripensarci, era una cosa rl- UN'INTERVISTA CON ILCARISSIMO A ICO DIHEMINGWAY * Cotne il Donny di Pian della Tot•tilla * Se Danny si incarnasse nella realtà e venisse in Italia <.< en touriste » seguirebbe probabilmente i'escmpìo del suo autore. Troverebbe anche lui troppo artefatto il «Ne– groni»: preferirebbe, anche lui, vino e sigarette «Alfa» * di GIOVANNI GIUDICJI roses dedicato. que..rta volta, aUa nuo– t!Q genercut0ne. Ma dìm~nticai..·o che Stdnbe.ck non è un le.ttera.to . Ml guar– da, In/atti con occhi pieni di niera– vtglla: e Oh. no: lts a mlsquot.ation. E' una voce lnc&att.a. Anzitutto - preci– sa - non hO ancoro incomincia.lo la tle.,ura ~ra e propria; non .so nem• meno quando com.incerò. Forse fra un mue. /Mse fra un anno. Non 10.rd e<r munque un romanzo di ambiente /ran– e.etc. l miti per&0naggj saranno, an– che questa volta, amcicanl: di ogni età e di ogni condizione &Oeialc. di ogni tendenza politica e dl ogni credo rcllglooo. Una vera cros&-sectloo. u11a ~:r:rr..:t~o~:,t: :!%::,X'L .strati, di e E l'argomento o. meglio, Il moth•o oe.ntra.le del l'QOlanzo? :t. e Sarà - ml rt&ponde senza t.!itare - qudla rlVOluzione umana clte ho av,Ato Inizio allorchè l'uomo ha ac– quUtato lo co.teien~ del valore del pe,11lero indivfduole. E· un motivo pre• valentemente mMale e sociale piutto– sto che economico. Il problema eco• nomico è emlnenteme11te, in qual.ria.ti $1.ttema. un problema di organizzazio– ne che rlch.fede. Il raggiungina.ento di un equilibrio tTa le ul91"nu dell lndi- 1,iduo e quelle della coUetth.ità: una i..-olta raggiunto que.tto equfllbrlo. il problema. anche ,e non rl.tolto. pu.J dirli tuttatifa avviato a gludo solu• zione. llfa Il problema preminente è, come ho accennato. d altra natura: ed è quello di far 11 cli.e l'anima intf.i• vldunle. preoolga tul "collettivo·· in• tuo fn $Cnso a&&Oluto; se iJ .. ooJlttti– t'O" soffoca l'anima Individuale /Irma praticamente la sua condanna a mor- ~1tn!:nt~u~~!0g1f'ffr!':ter1:':t~1fi /'i,%~ Per que.rt- o .si può dire eh.e la llbera– zi-one totale de/l'animo umano non è soltant-o un·utgenza d,.I 6in9olo Indi– viduo. ma di tutta la IOt'fetà. In qual– .tla.ri rev!me. in q11a161061 paue. I gruppi, lt catc."orle. le col/e.ttit•ltd non creano nulla; &Oltanto l'lndlt.iduo è una /or20 creativa,. S,.dlamo n un tai:olo del bar; Stdn– btck non fuma Chesterficld. o Morrl&. o Lucky Strikc. come un qua/. ffa.fl tu– rf1ta nmericono; 911 ho ol/e.rto una N~zlonale. ma si .9ehcrmlsce con oen– tllcuo. E' troppo le'79era: lui fuma le Al~a: .re. Dannv di Tortllla Flat .si ln– carna.ue nella realtd e t1enf.uc in lto– lfa cn tourl.ste .ter,ulrebbt probnbll– mentt l't1t1n.plo dtl suo autore. Tro– t'trebbc anche lui troppo arte/atto fl •Negroni.-: pre./crlrebbe. aneli, luf. v!no e sigarette Alta. dlcola dvpo Il licenziamento dal "Ne~' Yor:.. Amerlcan .-. La città ml venne addosso fred– da e .spietata. Cominciai a restare arretrato col pagamento dell'altltto. ~ia avevo .sempre una carta da giocare: torn11.rca lare Il ma– novale. Un mio amico ml prc.stò iualche sol– do. Ben presto ml ritrovai cosi abbattuto, che ml ml.si a cercare un lavoro manuale; ma en, cosi denutrito che riuscivo a malapena a sol– levare uno splllo, e riuscivo a fatica R salir~ le sei rampe. di scale per andare nella mia stanza. Il mio amico mi prestò un dollaro coi quale comprai due pani di segt.la e aringhe affumicate e andai a rinchiudermi nella mio stanza. Cl rimasi una .settlm11na Avevo pau- d!1 d~r!F,1~~ S:{ ~~~~!?aPl\uu~! v;::fi:u~ fRre nuove conoscl'nze. Allora uno che era stato all'università con me ml trovò un posto di uomo di fatica su un11nave che 11.nda\'aa San Francisco. Non do\'ette lni,lstere molto per farmi accettare. a New York mc l' e.ro vista brutta davvero. Non avevo nulla di ciò che si richiede per far st.rada. Lasciai la città dlsgu.stato. la lasciai col ri– spetto che Incute la ,•era paura. Tornai nell.t mia cittadina, feel Il tagllall'gna, scrl.ssl ro• manti, racconti, commedie., e cl vollero un- Ogni tanto fnscrl.tco una domanda: e Crede. signor Stelnbeck. che Io &erit– tore abbla partlcol11rl doveri ,·er30 la società? E quali sarcbbe.ro. secondo Lei?, Rltpo&ta semplice.: no. non cre– d" che lo .scrittore abbia. In quanto tnle. particolari dotieri. o/tre i do1•erl comuni a tulti gli uo,nlnl. tra l quali Il dovere del proprio lauoro. e Lo ~rlttore ha semplfce,ncntt Il dovere di .scrivere. Qual.sfasi altro do– ve.re. quol.rla.ri altro Impegno auunto dall'e1terno. comporta pe.r lo scrittore un rl,chio graue. come que'lo di tra- 1tormarlo in uno .rtr,unento di propa– ganda•· Cerco df ln3l&tcre; gU parlo o'"c/l' cngagement. della neceultd da molti so,tenuta dt una fedeltà rigo• ro.,a al reale. Stelnbcck è lineare co– me I 1uol per&0naggl: ogni 1,ero .rcrlt– tore è, In [ondo. un fedele specchio de.Ila rtaltd. Cito Kafka . .si. anche Il surrcolf&nw kafkiano. egli dice. può e~~erc una /orma di reall.rmo. Torniamo, per un momento. al tema del suo futuro romanzo: e Ml sembra - gli osservo - che. stando 11!Suol progetti e a dllfcre.n?.a degli altri Su01 rom11.nz.l. vi debba es– sere un profondo impegno. per cosi dire. fllo.soflco :t. Certo, u,1 Impegno fllOIO/ico: • Ma - avt•erte $Orrfdendo - non dourcbbe prevalere. .sull'Impe– gno e 1ull'interu&e narrativo. Lo spe• ro. almeno ... ,. Voglio ora par/are della 1ua opera: • Qual'è - gli chiedo fra I suol ra– manti quello che Lei prefert.sce? • Silcn:lo imbarauato e tentennare del caPo: la domanda è indi.rcreta. /or1e. e Intendo dire - prec!M) - su un pia– no puramente .sentimentale: non da un punto di vbta autocritico,. Un altro buco neWacqua: e Sono tutti eguali. per me , rl.rpondt.. La domanda. gentilmente meua al– la porta., rientra dal!a /lnt.&tra. E' proprio Steinbeck che la ri11r.ette. nel ~!:,~g~~;~ane~;~~:dt 0 :,1· r1~:Jo":~~ dtg/f articoli che ha scritto rece,ue• 11unte in Francia per il Figaro Litté· rAlre: nell'ortlco!o si rl/enva ad al– cuni tuoi recensori che avevo,10 avuto Il buon gu.,to di raulcurare. i lettori che Jo1rn Steinbuk non era a/fatto uu rfroluzfonario John Steinbcck re– plicava dichiarando.si tnvece rlcolu- 21onario perico/0$1.Ulm-o, nono1tante li /atto che i co"iu11i1tl lo accusa.tsero di euere un portavoce della « rea– zione,. E' un uomo precl.to e semplice: "Ml sento un riooluzionarlo _ confu– sa .senza retorica - proprio perché I comunisti honno condannato la mia dici annl prima che ml decidessi a tornare a New York. Il mio secondo a.s.salto a New York fu di– verso dRI primo ma altrettanto ridicolo. Dopo molti tentativi ero riuscito ad a,;ere un11cer– ta fortuna con un romanzo: le percentuali delle vendite che ml piovvero addoaso m, sembrarono addirittura principesche. Ma prl• m \ di questo m'era accaduto che tre del miei preeedentl romanz.l non riuscirono a coprire con le vendite l'anticipo di 400 dollari che wevo ricevuto. La somma più alta che abbia avuto per un racconto è st.ata di 90 dollari: fu per eThl Red Pony• (<r Il cavallino rosso•). ma I motivo tu che Il racconto era molto lungo Quando le percentuali delle vendile di eTor tlllll Flat (« Pian della TortJlla ») supera– rono I mllle dollari e la Paramount comprt li libro per 3000 dollari (2700 netti. per la verità). avrei dovuto gongolare di gioie. e Invece fui atterrito. Negli anni preeedenu avevo Imparato a vivere con semplicità ma comodamente, spendendo pochissimo denaro. da 35 a SOdollari al mese. Quando apparvero all'orlu.onte somme glgante.schc come quel 2100dollari temetti di non poter tornare alla mia antica semplicità St Il mio primo tentRtlvo a New York si era risolto In una oscura. e goffa delusione. la ,econda volta sJ tra.sformò In una tent.azionc op,.ra. E' un vero onore per me, eh.e con.rfdero il comunf.ttn-o come Il J»ù reazionario del regfm.f. il più perico– loso nemico di quella perenne rlvolu• tlone Ideale ç_he è , ... ,n alla re.allua– tìone della completa /lbertd dell'anl• mo e del pen1lero individuale,, Glf parlo di In Dublous Battle, La bftt– taglla. il suo romanzo che Eugenio Montale tradu.ue qufodlci anni /a per li pubblico Italiano: non c'è bi.sogno di ricordarne Il commos.,o contenuto umano e .sociale. li bracciante che era morto per i suoi compogni di lavoro - ricordate? - "non aveva chiesto nulla per sé,. l comunl$tf hanno me.,o all'Indice In Dublous Battle: lo hanno liquidato definendo/o un e me– lodramma di sinistra,. Stelnbeck sor• ride e precisa: e They sald lt was my. .stie.al thlnktng. Hanno detto che è una concezione mfttfca . .sentimentale, completamente /11orf della linea dt.l partito,. Ed t qua.si commo.uo quan– do gli dico clic dalla lettura di quuto libro ebbi. adolucente.. /a prima idea di che cooa Josse la questione sociale. Uomo prcelao e semplice. John Stelnbtck è contento di sentir par~ lare di té e. di porlornt. a .sua volta: • E che co.,a dicono - soggiunge - dt Grapes of Wrftlh? In ltaUan-o come lo chiamate?• E' Il suo libro piU /a• moso: è Furore. A Furore, e In par• tlcolare alla rldutlone cinematografi· ca del rtgi.1ta Ford, I coniunl.rti fe.• cero buona acco{llienza. • Autorlua- ~n:, 1 ~l::~e.i~oci>n~i~t{ 11 ~eing1!~:!~: alla loro propaganda. Dimo,rrava. di· e.teano. la ml.seria dei co11tadlnl ame• rlca11I. Ma gli .spettatori ru.nl rima• acro auat m'1avlgliatl che quutl di· sperati contadini amerlconl viaggia$• ~tro In automobile: e dopo un mt&e Il film fu ritirato dalla cfrcolozlone ,. L'lntervl1ta volge al termine. Par- !!,~;:lo~n~o;;,/e~ s~~;,!'J/3.'a:;;nw 1~ ~;~'~i fmC::chnc~ii:~;~e;:r s1al':!:1:i per e,,ere a casa, co,1ie abbiamo det• to. prima di Natale. "ChlMà. che la Grecia non Le dia 111. materia per un altro libro? :t e Non .so :t ml ri&Ponde. G/f rlc-ordo Il Co-– losso di M11.rous6tdi llcnr11 Mlller. /orse Il libro più valido di qut1to di• scuuo autore. L'ha letto; è della mia sttt&a opinione. Ma non &a te scrl– verd un libro 1ulla. Grecia. Le ultime, /rammentarle domande appurlt"ngono al convenevoli del con– gedo: che COliJ ne rensa del best• 6Cllers? Il giudizio de pubblico su un libro coincide col giudizio della crl– t1caJ « Non ntceuarfamente •· Qual– cl1e. e.remplo? e Non .saprei dire.-; l IL ma&.,imo del riserbo diplomatico a cul po,&a &plnger1/ quut· uomo sincero. Come vanno tn America I rapporti fra pubblico e scrittori? Quante copie ,1 vendo110 di un nor111ale romanto dl uno 1crittore medio? Rl1po1ta: e Tra le 1ettanta e le ottantamila•· E t $U0I libri? Altra piccola schermaglia diplomatica, i&plrata forie dalla nt0• de.stia: e Ah. non ml ricordo,. Ma. sorride. Scendiamo Insieme 1!1 i1trada; an• diamo nella .tteua dfrezfone; John gf,'cf n!gg!,J,"'da~'t 0 co1~n:~apnat~I'a,onfdf flanella) ha un appuntamento cot &arto, Cammina contento nei .ro/e t'e– sptrtino di Roma. appogglandO&i (ma R~~,at':n~lac: 1 e 'ù~t~7,~Uldlld~~~g~~~ I pi"'' conte nie ,; /orse gli ricorda la. Californio, dove è nato Stann-o uscendo /t. secon'dc edizioni del giornali della sera: Eme,! Ueni.ln• gwa11ha vinto Il Premio Nobtl. "So– no contento - dice Ste.lnbcck. con un franco sorriso nell-o 1Quardo _ lo me• rltava da tempo. E' u11 cariulmo omfco mio,. GIOVANNI GllJDICI e lo divenni un Sant'Antonlo attirato da mil– le richiami. Ero diventato una celebrità. di quarto grado: la gente ml cedeva Il pas.so, m'Invita.vano dappertutto, ml ortrlvano squl– .slte bevande. Ma lo, per paura di perdere Il gusto per Il vino da 29 centesimi, resl.stetU come un mulo. Come molti Sant'Antonll, se non fossi sta- ~/~~:nl~J:~~~~ ~~~~~~ii:~r~~:1!:=t! tentatlone. Reagii .senza originalità: oggi vedo persone che arrivano al .succeMOrare \e st.c.sM? cose che feci lo, e perciò non penso d'averle Inventate lo. Pretesi, e credetti nellii. mia prete.sa. di Odiare la città col suo fango e le sue trappole. rimpiansi la qule1e con– t.emplatlva della costa del Paclflco; preferivo Il vino dR.29 cent~lml e I fagioli rossi. COSI neanche allora vidi nulla di New York. m:nlnavl~~!alir:v~:~~r:n~~Ch'U~~uslol~j occhi e chiamai In mio soccorso la vlrtu. In– sultai tutti coloro che vollero essere gentili con mc e ruggii lontano dalla Pro.slltuta d1 Babilonia con sollievo e con vlrtuo.sa 5oddl– .sfai.ione, perchè ml ero convinto che la città erR una grande Insidia post.a sul sentiero della mia semplicità e Integrità d'artista. Ritornai nel Wc.st, ml costruii una c:ua. nuova, comprai una Chcvrolct, e senza accor– germene pa&Saldal vino da 29 centesimi a Biblioteca Gino Bianco quello da 59 centesimi. Le percentuali cont.1- nuavano a piovermi addos.so . Feci molti vtag• gl d'attui a New York. Rappresentavo CO.!il bene la mia parte di ragat.zO di campagna che non me ne accorgevo neanche. tutto pre• so d11.Ua soddisfazione del mio trionfo sulle Insidie e sul trabocchetti. Scrls.sl un'opera teatrale, e non andai nemmeno a vederla, r:r:r~hé 0 ~v~~~n~:i::~vcare~l~!,f~b;~~~':veo'ì; ~e,:~d{o~~eert~~v~;t ~a~~eI 1t\1~1~l~~f! l'• Esercito della Salvezza• a un bordello: necessarie ma affascinanti e disgusto.se. La prima volta che venni a New York e ml cl stabilii fui manovrato da una ragazza. Guardandomi Indietro, con la freddezza del- ~i~ellea~f:·i~Ac';,c~di01s1!:1 1 :0~:~~~ t : vocate da una ragazza. Per un certo scrupolo di coscienza non ml ero mal permesso di lm• ~~1:tg~~: J~o1;r1!~ ch~ 1 dd~:v~e~~~ feti; cose .superflue. ml concedevo Il lu.sso più co– stoso di tutti: le donne. Presi un appartamento sulla 51. .strada dell'East Slde, tra la prima e la seconda Ave– nue. ma segult11tad avere r miei pregiudizi. La mia nuova ca.sa occupava Il prlmo e 11 .secondo plano d'uno .stabile di tre plani e la stanza di soggiorno daVR su un pezzetto di terrR. piena di lul\ggtnc chiamato giardino. Due rigogliosi alberi di Brooklln chiamati ~l~~~~th~= • p~!';,c~t~n~u~~vaq~oell~ ~r~~r; polvere d1 carbone e acido nitrico che a New York viene considerata aria. Ne-e;_, c~~:~ann°e1fia~= ::~troCei~!~~o d~ -~~ 1 ~~1iadr~~lu~;·}(ci~~ ~tpr.~:r~~~~rl. Solo ora m'accorgo che a mta !Maputa. si sta.– va svolgendo una cospirazione contro di me. Facevo pas.segglate di chilometri, per te• nerml in eserclt.1.o,e Imparai a conoscere Il macellalo. Il giornalaio, Il bari.sta, non come amici o nemici, ma come persone. FU come un'e.sperienza ml.stie.a; la prepa– razione è Inconscia, poi tutto avviene In un secondo. Ricordo bene quando e dove m1 accadde. Fu nella Thlrd Avenue. I treni della sopra– elevata. ml rombavano .sulla testa: Ja neve era altl.sslma sul tetti, Il vento era freddo e :~~f~u~~r:1 r:~~':1 :~~~~d:~: 1!t~~~'ì~~ di una r11.rmacladove c'era un pupau.o che andavR .su e giù, m06SOda un motore nasco• sto, e qualcosa ml entrò nella testa, una .spe.• cle di luce e un sentimento, uniti In una. commozione che ad e.sprlmerla a parole &a· rebbe suonl\ta co.sl: • Dlo mio, lo faccio parte di tutto questo. Non è meraviglioso?.-, Tutto ritornò al .suo posto; ,guardai ognJ person11.che ml pa.ssav11. accanto, notai ogni portone e le scale che portavano agli appar– tamenti, guardai attraverso le strade e dentro le flnes 1 vasi di ger11nl Tutto era bello. facevo d\ven• tato newyorkese. Può dar.si che cl sia qualcuno che riesce a muoversi con facilità dentro New York, ma la maggior parte delle persone con cui ho parlato di que.sto hanno dovuto In qualche modo aoffrlre prima di accettare la città. Era un processo doppio: accettare la città ed es• 11creaccettati da essa. Coloro che sono naU a New York non sapranno nu)la dl tutto ciò, e non so se questa sia o no una fortuna. Un giovane In una cittadina o un ranoc• ~!Op~Ò ra~ ~ =~~ ~~s;osc~~i:::t::O~ n~~ gli occhi del vicino: Insomma, può lare lm• pressione. E' conosciuto, la sua famiglia è conosciuta, lfl gente lo gu.11.rda con lntcres.se, 17trk~~ 1 ~~:1u~q~r c!!::1~=~~~&. ~~~er1:Sc~~d impressionare nessuno: sl\da la città. a bat– taglia ed essa lo colpisce senza che egli se ne accorga: è un colpo terribile per una per• sona formatasi In una Piccola città. Es.sa odl11.. l'orgnnlsmo che lo Ignora. odia la gente che lo vede come veramente è. Un giorno, nnalmente. trova li suo posto, accetta la ctttA e non ta combatt..e più. Essa. è troppo grande pcrchè poMa accorgersi di lui. e all'Improvviso Il fatto che non si accor• ga di lui diventa la co.sa più piacevole del mondo. La .sua consldernlone di .sè sfuma. Se è vestito benl.s.slmo,c'è mezzo milione di r:~anc~l~r:. ~: uvncs~~lo~geud 1 t"~~~n~~~;a~~ clate. Se è alto, si trova in una città di gente alta: .se è ba.sso, le strade sono piene di nani. Se é brutto, dieci persone orribili gli passano accanto tutte Insieme; .se ò bello la coricor– ren,.a è schl11.cclante. Se ha talento. li suo talento ce l'hanno dicci persone su dodici. Se vuol fare Impressione mettendosi addOS&O ~~: ~ire lft°'J:og:;d~~ Qt~:r:n uu"c ~~o fc:'c~ eia o dica o lndOMInon è 11s~o. Una vo!U che egli abbia accettato questo, è completa• mente libero di essere .sè ste550; ma se non lo accetta prova orrore. Non penso che New York sia come le altre città: non ha un suo carattere come Los Angeles e New Orleans, ma ha tutti I carat- ~~1's: ~r~1 c~!\lf~c~11s!~iftri~nu~ui 0 ~~1 annol11.rlo. New York è una città brutta, sporca. 1l suo clima è una vergogna, la sua politica à buona per far paura al bambini, Il suo traf– fico è pazzc&eo,11suo spirito di concorrenza è micidiale. Ma c'è una cosa a favore dl New York: una volta che cl abbiate vissuto e &la dlventatR la vostra ca.sa non c'è luogo al ~::1odou~h~a~i3 t~tr:~tag"c~w~~lat~~n;~~: scrittori. case editrici, Importazione. affari, delitto, rapine, lusso. povertà. C'è di tutt.o. E va bene. E' Instancabile e la sua ari& è ca• rlca di energia. Io. a New York, riesco a la• varare più a lungo e più Intensamente senza. stancarmi che In qualsiasi altro luogo. Vivo nell'East Sldc, verso la 70. Strada, In ~~~n~~}t~rinq~~r~~~ol: f 11a~~~n~aae.s~.e~: nO&Co tutti I botte~al e qualcuno del vlclnf. A l'Olte non esco dal paese per .settimane Intere. &,;.so PQMlede le caratteristiche del paesi. più Il rumore. Nessuno si occupa del nostri afta. rl; nessuno comunque cl viene I\ trovare sen– ta prima telefonare. e questo è un segno dl gr11nde co.stumRt.ezza. QuRndo chiudiamo la porta. la città e Il mondo son t.agllalJ fuor1. e noi slamo più Isolati di quanto lo si& un uomo che viva nel Circolo Polare Artico. Abbiamo una quantità di buoni amici In ~!stt.; ~a v~~~:1, 0 ~o~ ~~~~!ma 0 ffa'ifos~! ~~~t,!' amicizia: In qualslMI altro posto questo aa• ~t1:rid:~e'ì,~~r:ic~~ 1 lir~o :eR~~efti~:o ~ rifiutiamo Inviti .senza splegatlonl o recrl• mlnazlonl. Quando diamo un ricevimento Invitiamo chi cl pare e un amico che non sia stato Invitato non si .sente mortalmente offeso. A volte andiamo a letto alle otto di sera, a volte non cl andiamo affatto. Quando amici a cui vogliamo be.ne cl telefonano chiedendo se possono venirci a trovare. possiamo dir di no senta che si offendano. Quando et pare an• diamo a mangiare In trattoria, o andiamo al teatro. La .spiegazione e ho un lavoro da fa– re• è accettata nel suo sl1rnmcato letterale. Anche se vi si dlscute molto pare che New York sia una città di pochi pettegolez.zi: nes– suno sa o si cura di quando usciamo o rien– triamo. Io sono una piccola celebrità ma ce ne sono centomila come mc. La celebrità non è un peso, e questo fa venire I brividi Rd alcunl vlaltatori hollywoodlanJ. Prima o poi tutti cercano di .spiegare a se stessi perchè New York piaccia a loro più di qualunque altro luogo. Un uomo che lavorò per me ml disse che gli piaceva perchè se una volta non gli riusciva dormire. poteva andarsene In un cinema aperto tutta la not• te: è un motivo vnlldo quanto un altro. Ogni tanto .si va via per qualche mese e sempre gl torna con lo stato d'animo di chi ringrazia Dio di essere a c11..sa. La sola spie– gazione che posso pen.sare per spiegare I miei sentimenti é questa: qUando uno è vl.s$uto a New York non si trova bene In nessun altro luogo. New York è ll mondo, con I suol vizi e I suol difetti, le .sue bellezze; e vi si vive In completa Indipendenza. Che volete di più? JOHN STEL'iBECK

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