Fiera Letteraria - Anno IX - n. 5 - 31 gennaio 1955

Domenica 31 gennaio 195·1 LA l 'lt.KA LI.:. i 1 J:.KAl<.J,- Pag. 3 > NOITITA LETTERARIE ITA~IANE SETTE SECOLI DI NOVELLE ·* ora l! meglio non anticipare I ,--------------------------------------: posteri col voler !are scelte rigorose e limitate a pochi nomi sicuri. Intanto il gran numero di novelle contempo- Una tradizione italiana ~~:~1r:,i:,~~~~0é~:1i1a_ 1 ~?c~n;t~: fe°n"e1~~~r ~ ì'1~!~~~~i~~ae3 anzi conosce un periodo assai rlf~I~~~-(! ha dato al due vo– lumi una veste splendida, e Il ha Illustrati nel modo ori- Il Bellvnci, in questa sua scelta, ha dato la migliore documentazione del talento novellistica italiano f~~f!e cg~c s~g~s~:~efi!~nf~: !~i~a c~tat~ 0 de1ie B~~:::~n~~~ DI PICCHI: UNA LIRICA * Pietà • del 91n1•110 * diETIORE SERRA * PiU nemica la notte. Non vane l'ore, ma ucre mi rugano, ac11.:a ch'io J)QMadLatrarmene mai. Contato e rwo11tato ogni grano di aobbla; ,ombra fluire cd uguale ritorna. In qucato buio la d~zaona, più che in luce che taglia, ai preciaa e co11torna. GH amati geati di peraona che - vhm - m'é gfcl morta, qiu>l bene che fu mio ... un rlcordo; eppur &anta, come un mare tontano, t'Inquieto rcapiro nel &1tenzfo. Torni la luce a la ltrutale romba, l'urlo delle 1ire11e, il traffico dei carri per la nera citt4; IO potrei for&e a quel tremare d'elltre e crl,talli, a quello 1faccettar1i di 110W che &'integuono, di1ntmticarmi; dalla pietcl del giorno ca,ar lasciato In una piega d'ombra. • ETl'OUE SERRA I GIOVANI SCRITIORI ITALIANI * CLOTILDE HA L'AMORE? A Giuseppe Gironda, che ha recente– mente pubblicato « Clotilde Rodìo • diamo un affettuoso bentornato tra noi: con la speranza che il lungo silenzio di dieci anni non abbia più a ripetersi '* di ltllCHELE PRISCO JI primo libro di Glwieppe Gironda fu una raccolta di sffi lunghi racconti e l} balcone•, che usci nella tarda primavera del '43: l'autore aveva allora :l:i anni, ~rana tempi già convulsi e congesL1onat1 da poter pensare dJ dedicare un margine alla letteratura, anche per quelll che vtvono di queste cose, e diciamo pure che II libro - peccato - resto un poco In ombra, anche se merito vari consensi di erltlca. Era. un libro di cui stupiva per quel lcmpl soprattutto l'lnteres~ narrativo: che un gt0• vane esordisse, In una collana per la più perte dedicata al prosatori d'arte, con un volume di racconti net quao si vedeva che la pulizia della pagina (tuttavia sempre sorvegliala. e nitida, non fosse la sola preoceupalzone, agglungendolli ad eua ta necessità del !atto e la costru– zione del personaggio non più In chiave emblematlet\ o lirica, ma sempltcenie11te umana, era un avvenimento tanto straordinario da non poter passare sotto sllenzlo, Ma l tempi, l'abblam detto, non erano mollo propizi; e Infatti accadde subito dopo tutto quel che sappiamo. Poi l'immediato dopoguerra ha visto Il fenomeno del giovani pubblicati con una certa frequenza te a volte, sia detto senza malignità, con una certa larghezza) dal grossi editori, molti altri nomi nuovi si sono aUacclatl nel gioco degli Interessi letterari e stavolta, poiché quel giovani In fondo non potevano ovviamente utilizzare per Il loro mondo altra esperienza che non fosse quella vissuta (ed era quelia del bombardamenU e della rame, della guerra partigiana e della prostituzione), Il latta prendeva anche troppo la mano sulle ragioni di stile, la realtà anzlehè es.sere tras.Hgurata tinlva con l'essere riportata di peso nel libro e sovente mostrava l'arldltè. del documento, ne derivò qualch1! equivoco e cl fu qual– che abbaglio: anche critica e pubblico si trovarono un poco dlsorientaU. Ma. di Gironda, ch'era stato In fondo della nostra ge• neradone il primo ad essere ... arrivato - seppure si arriva mal, nel nostro mestiere -. non si seppe più nulltt, e gli sarebbe put stato facile rimettersi al passo con qualche altro libro, Leggevamo ogni tanto su gior– nali P riviste eorrlsponden:r.e di viaggi, anche dall'estero a volle, ma Il suo nome fu come un po' dimenticato, non ricorreva mal nell'eterna ed o:r.\oga polemica sul problemi della narrativa, dell'engagemenl, del neoreau. smo, dei giovani, ecc. Finalmente, a distanza di quasi dieci anni, Ln questo scorcio d'anno l'editore Casini ha pubblicato Il secon– do libro di Giuseppe Gironda, un roman:r.o, Clotilde Ro– dio, e diciamo subito che quel lunao silenzio non Il stato vano, che l'autore ha saputo ben reinserirsi tra noi. che abbiamo un altro valido nome che viene a In– grossare la nostra pattuglia. Clotilde Rodio è la drammaUea e quasi ossessiva vi– cenda d'una donna non più giovane, nè bella, addlrlt• tura sc!ancata, e ricca: ha vasti uliveti, terreni e ser– vitù, ha una casa costruita un po' fuori del paese con un gusto alquanto appariscente e cinematografico, ma non ha mal conosciuto l'amore. O meglio, polehè è sta– ta sposata, per ragioni di Interesse, da una gpecie d'av– venturiero, ha creduto di possedere anche l'amore (mal di averlo comprato), e quando Il marito dopo quattro anni di matrimonio, vinto da una sorta di tardivo (e !orse un po' lng1ust1nc.-ato> disgusto per lei, si rlttuta alla vita coniugale, ella è certa d'essere stata Vittima di qualche fattura, e mendica, supplica, lolla, per riot– tenere l'amore. Il romanzo è ln storia di questa pate– tica battaglia, combattuta ora con le Ingenue risorse del filtri (slamo Jn un paese marino della Calabria GIUSEPPE GmONDA Jonlcn), ora con le spietate aggressività della dispera– zione, e alla fine, come nelle antiche tragedie, tutti soccomberanno, e non cl s.:1ranno nè vincitori nè vinti. Ma !orse Il drnmma, pur mosso da Clotilde, nasce dal– l'urto delh., passioni del quattro prk1clpall personaggi: la squallida coppia dei Rodio, la signorina Malerba sta• ta un tempo amante dell'uomo e da Clotilde ritenuta la responsabile dell'Incantamento ment.r'è anch'essa, a sua volta, una povera e derelitta creatura bisognosa d'amore, e Bernabeo, Il gobbo che dovrebbe liberare Ja protagonista dal meloeehlo e non !a Invece che contri– buire al preelpltarsl degli avvenimenti, per odio alla Malerba di cui è Il non corrisposto e appassionato inna– morato. Il cozzo di queste passioni determina una atmo– sfera di ossessione t- di violenza, di furore e di frene– sia, che sembra coinvolgere, o è !orse da esso aecre• scluta, l'a.spro paesaggio Illividito dalle piogge (c'è un torrente che si gonfia di pagina In pagina, se ne sente li rimbombo e la minaccia: alla fine romperà gli argini e diventerà anch'eS&O protagonista della catastrofe), che sorregge, o è forse da esse accompagnata, le ttnls– slme nota:r.lonl ambientali (la deserta easà del Rodio ricca di marmi, di specchi, di vetrate, sempre rischia• rata dalla bianca, allucinante ed eccessiva Ulumlruu:lone del lampadari), e contiene la naturale gtustlflcazlone di quel gesti che sembrerebbero Insani, la necessità di quella violenta, l'lrreparab!Htà della tragedia ttnale. Qualche volta vien da pensare a Jullen GreOl'I,solo che 11 procedimento narrallvo qui è diverso. Per un tal risultato, Gironda non ha riftutato qual– che appiglio quasi melodrammatico (l'Inatteso incontro fra Il gobbo e la Malerba sotto la pioggia sembrerebbe una scena del Rigoletto), nè temuto Il pericolo di qual– che situazione un po' !acile (l'eccessivo accumularsi delle disgrazie): ma anche questo disdegno di scaltrez– u finisce col diventare un dato positivo del romanzo te peccato solo che I& pagina riveli ognJ tanto una strana sciatteria di 9Cl'lttura). Clotilde è creatura pienamente riuscita - uno del personafgt più validi della narrativa del dopoa:uerra -, nel suol trasporli e nelle sue esalta• zionl, nelle sue crisi e neUe sue ribellioni, sia che pog– giata al bastone dal pomo d'argento (un bastone Che sembra quasi un simbolo freudiano) vada a bussare alla porta del marito per elemosinare un poco d'amore, sia che vestita da sera, col petto scarno e le scapole aguzze, sJ. creda l'Immagine della !emmlnllltà. E le pa- . gine della passeggiata al mare In automobile, del ritor– no di Saverio Rodio dalla casa della Malerba, l'osses– siva e Incalzante suce~sslone delle pagine finali sono tra le cose più belle del romanzo. A Giuseppe Gironda diamo dunque un affettuoso ben– tornato tra noi: con la speranza che quel lungo silenzio non abbia a ripetersi, e che si cammini, da ora, tutti Insieme nel nostro mestiere. l\DCIIELE PRISCO importaru:a al numero gram- ~:fu~l\'tftf~:::~ BEVILACQUA maticale d'uno scrittore Non crede,·o, anzi. prima, che uno scrittore potesse avere. oltre alle doU tradlz.lonall (che s1 E IL PLURALE qua è capace di sentltt: pro– fondamentt in tutti gli aspet– ti della realtà e che sempll• fica, rendendolo grandl0&0 ed elementare. Il pl'C\blema dei rapporti tra lo spirito e la materia. Il male inteso come slngolarit.A. come parzJalitA di ~~:~;ut!teest~:~~ m che qui per comodità d'espres. slone, chiamerò e merito let.- ~~i~rlo,,'Jm~cb~,~~lc~~ Per comprendere Bevilacqua che esistessero. intendo dire. scrittori del singolare ed altri ' occorre riportare il nostro gusto al livello della pura questa o quell'esistenza, come l'intemu.lone U9Urda e• vio– lenta dell'economia untvcna• le. I pef80naggl-pa.,sk>ne, l ricettività. m''"':.~~~J"mA':i 'grI.,~~ Il singolare (parlo sempre nel del plurale; nè che queata di- progressivi ma territori - se le spade pallide come anni ab- stenz!one, cosi pe.rloolosamen- mal -. zone di un mondo poe. bandonate da secoli. I caval\l te vicina al paradosso. potes. tloo di cW presentiamo con e. pieni di su.sslego su uno s.ton. * la letteratura italiana e stra. mera. · ae aiutare veramente a pene. strema lnunedlatez:1,0 l'esisten- eia di coppe e di bastoJU e I re ~oresc~Tt:rf 0 1~ q~flt~e1t~ :'rie:fu ~:~~~u:~ 0 sf~d~~=: !~~bl~ro~~ ~a e~~. 1 t:I:~: DI Lu_[ 6 I 5ua f:razla. Il suo mondo. Poi nenmente, e non c'è bisogno g1ande ... •· Unn partita a ear. ho letto Bevllacqua, le poesie di presentazioni nè di un o- te (è Il titolo della novella) e I racconti... rientamento psloologloo. Essi che s'apre alla n0&tra mente DE SI~ONE TralasclO, perchè non orien. tata al centro della queatlone. la domanda che un critico di cui ora ml sfugge ti nome s.l poneva, oeclngendoi!I a reeen. sire e Il mulino del vescovo• su unn rivi.sta americana. e che era, so ben ricordo, aU'ln• circa la seguente: e Perchè mal Il gusto del pubblloo, nel– la narrativa e nel cinema e orientato verso Il neoreallsmo, mentre nella pittura e nella scultura si cerca di evadere ver60 l'astrazione M601ut.n?». A voler risponde si ri6ehlereb. be un'lntermlnablle e certa– mente infruttuosa indigeatio- Bevllnequa dunque ha un sono In coro. In coro con sè come un sogno, una. llt.urgla, suo numero. Il plurale. e 6U 6tessl, con la propria specie. un mito! di ~ esercita largamente I con l'ambiente che Il oopila. Ma questo continuo aprlrs.1 suol mezzi narrativi. Plurale Nel momento steMO In cui SO· e moltlphcarsl della realtà, nel personaggi e nel sentlmen- no evocati essi attingono il questa chiamata al sogno e al– t!. plurale nel gusto, plurale loro massimo esponente, né ~I ~=cnav~}el~~t~ 0 ~1ò~l;.:b~ ~;: !a!~~ ne~~ll!~ 1 ~idfs~~~.!,! ~f~1~ufin:m~1!~e ~~~I ~i"~r: es.ure 6enza un coraggio e- poetica ma anche (perché 60nalltà nè tantomeno di Q)k'• spresslvo parllcolarlsslmo (di. no?) della grammatica. gnrsl sul plano di verlslml- rei Inusitato tra gli scrittori Prendete I suol per~haggl gllam.n. SI dl~bbero, I perso. Italiani), senza una fantasia li narratore. 60lltamente, nel. naggl di Bevllaequn, dotnU di In continua combustione. ac– l'ldeare un personnrlo e nel poteri angelici o, al caso. de- :~tae ~~rl~~ae d~w :a.ad 1 e~ ~af~ff~~t:~I p,dntt~i6?nru: ~~~~:tli: ::~~~~br~~ni. Bevllnequn, appunto, In lflnta, ce a vedere le cose nttriwerso epapcn. sla - epica. !atta di lnunngl. 1 prelJludlzl e I Q'.ludltl del E degli stessi privilegi (plu. nl simultanee e spe!!.'lOaper– personagglo e sempre. ad ogni ralltt\ e simultaneità) godono tornente ultraterrene - non modo. s'adopera perché le re. le Idee, le p&Sllionl.gli avve• ha obb~lonl di convenienza, !azioni tra la sua creatura e 1e nlmentl. Aprite e Morti nel =!t?:t~~:;~ d;~!~r:! ~~~~':n1~~ a~~e~:"Jf~es~ fu'~6 •;ac:~t! d~i:a 1 :isist~~~ un gran vento, portata da tor. 6 un altro. E ciò non può ot• tn onnnl Introvabile In libre. me di aggettivi. Nè ha requie tenere, ovvlftmente, 5e non or. ria. Prima ancora !he s'lnl:rJ la sua prosa: I perlodl con• i~rt'::~~~1cih~ ~e"lr>s!,~ s~:10~~~ ~n 5~1~1 ~od~I pan~:~,:n~~tl~:! 1 fti~dln~nooo,~im: 1 ~a lene1l~:~ cosi che alla fine si resti con- t.Jonlno In terra), una parola tra, le immagini confille una vinti di lei e del suo creatore. cade sulla pagina. Ouerra. nell'altrft, le parole e gli og. Solo In un secondo momento. Chiunque di noi. per e.sprlmer. getti (ogni parola e ogni og. nata e cresciuta e mes,;a In la, avrebbe puntato Il dito su Ketto) che si tlrftno subito ~~a~~~:t~~~~~d~:1Jt1!tf!:e ~~Li~.toE ~v~ ~~~c~:v11~: ~!~~~! I~ ~~r~.u~~ ~ ~I~ ~tlehl~~:et:S 1 ~dP!~triB:vfi!~q~!: ~~: d~~~: s:~ u~ls~~~loc~! ~:'11: 1e~t~rofft:ra:?~~i :s~~~~ Invece. 11 personaggio è subi• dlvornvn rEuropa. ptnnure e 6h'R »! E non è ehi non veda to chiamato a rappresentare montagne bruciavano nel ro- come, per questo ardimento Insieme oon la sua propria fl. go.•. uomini e donne, cavalli. delrlmmaglne, 11 merito dello alonomla e Il suo proprio buoi lnR:hlottltl dalle llamme autore. a risultato rngglunto. drnmma. dramma e fislono- scomparivano, mucchi lh'ldl si rnddoppl. mia d'una specie umana, se di cenere fissavano le Imma- Più o.vanti. natura.Intente. non addirittura dell'umnnltt\ gin! di milioni di rsseri ... nn. In accordo o In dl11accordo 5tessa. SI ferma davanti nl no. che I pesci morivano nel buio con toluno del erltlel che han. stri occhi a.ppena Il tempo d! del mare ... e ln!1,lavnno sonni no parlato di lui. cercheremo ~oft~O:C:fl 1 ~-è~~~~~-e ~ :ntf1~~-d~· l~~:~: en:s.,~ ~I~~~~~: :~uue~leri:~;t~o gh\ tlplleato, plurali12ato .. Olà lo m, ma una sltuazlon~ cosml dennlto doti di e merito lette. sen tiamo !ermo e composto ca, una tanta.' mlagorl a della rar1o li - vi sia e come Be r.cl suo ruolo unlveri;ale. Ge- morte. Aprite a ca.so e LI Mu- vllaequa l'abbia raggiunto 6tic olano poco I personaggi di lmo del Ve!'CO V0 » <V allecehl. nella hUR Impegnata opero dl :~g~~~u:, n 1 ec~ 0 ~rf~~!n~~ ~ ~~~na 1 !!?1~ dl~~~~e~Ovel~ :;:~:a:ibito ~~~fulti1~ df10°~: un'entità 6uperiore. un epico le che lo componi;cono. e Erano garettl sulla poesia di e Pietre demiurgo affaceluse In essi la tutti atJzlnnl e trattavano le rosse li Cla raccolta con cui ~~~ ~~~= =li~1~ c~Tr:~;:: p,=le 1 :e'n~~:~z'i~~\ ~;~~q~8so:~! ~e 1 c11~ 4 ~~ Biblioteca Gino Bianco sarà inopportuno rlcordore, Insieme a e Notti senza me– moria• {1942), a e Sono glaJ. le le foglie degli olmi» (1946) ed alla e Via Crucis li d'Immi– nente pubblicazione, testfmo. nlanze di quella \"OCft:rJone poe. tlca che già, per altre vie. a– vevamo denunciato), un glu– dlt!o, dlce\'O, pronunciato a– vendo l'occhio al versi ma che ancor più &l'Q'.Utamente si ad– dice al testi narrativi. Parla Ungaretti della restll\Rlone che ee,•Uaequa ha operato nel confronti di alcuni vaca. boll .(cita •gigli». 1 llordall– sl li, topazi li, e ametiste li) che parcvanc definitivamente sviliti e falsali dall'uso di troppi decadenti e brucatori ~!. 1 f:~!iu~·:~us~f,~;q~~ 1 a causa del tono nabesc:o • della sua poesia ha ottenuto Il felice risultato d'una piena rlabllltez!one. cosi da poterli Inserire nuovamente. quel vo. vocaboli, nel cnnc1eto della poesia. Ora. nel racconti di Bevllaequa è facilmente repe– ribil e una predllc:zk>ne, oltre r.he per le situazioni, anche per la sintassi del fantastico, una vera e propria te1mln0Jo. p:la romantica <campi rlnrsJ e cieli apoeailttlel, rantuml. stregh~. vescovi e castelli, ecc.>. alla quale però taluno hn prtstato un'ntten1,lone ec– ces.'llv11,tale da fuorviare e distogliere da quel che ml pa. re Importi maggiormente. r.loè dalla ricerco. d'un mondo poe. tic! or!1tlnale e concluso. Que. itta terminologia romantica. In verità, considerata In sè e per i.è può rlsullare sgrade,·01e a– gli orecchi dl ehi. leggmdo SU, perllclalmente. \'Olesse a&su. merla a criterio di misura e d'Interpretazione del narrato re BevllaequA e dello scrittore Bevllaequa. 11 che è accadu– to a Volpini. Volpini, recensendo due an. nl ra e 11 mulino del vescovo•· giudicò I racconti di Bevllac– que. e un !rutto fuori st.aglo– nt li, precl.Sando: e-· stag10ne che è quella del racoooto fia. besoo e bozzettistico», e ag. giungendo che I per ot.tenere Il tono nabesco l'autore ,·e servito troppo sempllclatlca. mente di quelle che sono le ragioni Infantili per ottenere que.13to rtsultato •· Orbene. messo da parte l'evidente ca• pricelo di \'0ler intendere per stagioni U corso della lct.tera– tura (quando è cominciata e quando è finita la st,Rglone del racconto fiabesco, ecc.?), do– mandiamo a Volpini se ha R· vuto sentore di ciò che Unga. retti, a una semplice !et.tura, ha lntulto essere una dote ~!:1~ri1~l~o::1o~l~~~,r~d!! perarc I al limite• le sue lm– maginn:w'onl ed 1 corr!Spon– denti neeessarts.,lml vocaboli, compiendo, su una materia perloolosa e logora, Il mlraco. lo della poesia, che è, In ultl. ma analisi, la cenere bianca d·ogru oombwitione let~raria. Secondo Volpini, lo stra no. U fiabesco di Bevllaequa con.si • sterebbe tutto - se no n vado errato - nella materia stran·a e fiabesca del raccanti, nello fctu$ romantico che In un e~r. to &eMO aembra anlmare lo scrittore quando arrronta la pagina. Ma questa obblez.lone <e l'altra, adombrata, d'una vocnttone esclusiva all'elzevi– ro) appariranno destituite di fondamento quando si trag– gano le do,·ute lllatlon1 dal concetto d'una pluralità della rappresentazione. con~tto che ~~gl:. 10 a:S:!':ng~:!• !11 1 ~es'ri: monlnnza (O prova del nove} ft1e~~1tt~i1u::ou~~ict!:~a~ dell'esistenza in sè perfetta di un mondo poetico. di cui I dJ. clotlo racconti de e n mulino del vescovo», e lo ste&sOcMor– tl nel grano li, 006lltulaoono semplicemente I canali d'm• tnxl.uz.lone. A ciascun lettore. secondo le sue posalblllt-à. li saperstne servire e U trame profittai E qui non posso eslmennl dall'affrontare Il problema, PoSto da critici e recensori, d'un e neoromanticismo• di Bcvllaequa e del rapporti del nostro con autori e testi del- SANDRO BEVD..ACQUA ne di estetica e ci g1 allonta– nerebbe dall'obblettlvo del no– stro dlsoor&0, che non e cer– tamen~ di contrapporre ali umori narrativi di Bevllacqu11 e U suo proclamato romo.ntl• clsmo al prodotti dello e seri. vere oon !orti doal di verità sensoriale». ma di stabilire in che ml.sura e perchè Bevf. laequa è uno scrittore roman– tico. Qualcuno. poi, ha ricordato, insieme ad altri grossi nomi del romantlcl.6mo tedesoo, Von Klelst, additando in Bevllae· qua una pietà drammntlca, difficilmente commo\'ente. In. vero In Bevilaequa. nella sua vl.s!one Slmultanea e lSplrata del mondo. non sono parzlall– tà per l'uomo. L'uomo non è che un mopiento della natu– ra, un momento 05Curo o lu• mlnoso a seconda delle sue occasioni morali; e Il dramma dell'uomo è li dramma stta• !O della natura, la preaenza o l'assenza di Dio. Pietà dlvi· na, mistica: ed lo \'0rrel ag. giungere. sentimento di Dio. Un sentimento ampio. totale, proiettato sul paesaggio e ri– vissuto attraverso la fantasia. attraverso la molteplice atten. zione per gli etrettl di Dio e per I liUOI simboli, attraverso l'a.s.solota monova.Jenza dello umverso reale, di cul l'ecume. ne fantastica di Bevllaequa non è se n0n la 006Clenz.ae In esaltazione. Non sono dunque I frequenti richlamJ alla 11. ~~ig:()_a~: 1i:S~~d~~ ~ls~: vtlaequa maturato tra I do– menicani (e Un &V\'enlmento importante della mia vita fu Il mio ingresso In un celebre convento di domenicani ove da anni sognavo di entrare per riuscire un predicatore di grido. Il parroco ml aveva soo. perto una \'OCelimpida e tor– te, I !rati della periferia dove tra&00rre,-o lunghi pomeriggi atrennavnno ch'ero nato per gli studi teologici e la predi· eat.ione di tono elevato. .. li) che cl dimno la misura del– la religiosità di Bevllaequa, ma piuttosto la sua solenne corale visione del mondo e del elell, 11 ml.stero che Bevllac- senso grammatteale e nel se.e.– so più vasto dell'lndlvtduallz.. tazlone, dell'egoismo) oorrt. sponde puntualmente a un L spessimcnto del mondo poeti. co di Bevllacqua. Singolare vuol dire: egoismo, ì!ssonan– za nel mondo in opero.. crea– ture che inv~ di tentare U superamento del propri limiti attraverso la plurtuatlone (plurale come atto d i amore) nel propri llmJtl si radlca.oo e ad essi s'appassiona no, ele– vandoli a problema. E non mi si accusi di voler !orzare i concetti, se dJoo che la realtà poetica di Bevllaequa è la ~~~~e ,:t~~~: ri>S:e; che quindi la realt8 poetica d1 Bevllacqua è 11 sentimento di Dio: o se aggiungo, per t lettori più attenti. che Il rap. porto plurale-Dio e Il rappor. to singolare-terrestrità eono interamente risolti in sede e. stetlea, di poeala che al !a, senza bisogno di alc una e nun. clazlone. senz.a c he s.la po eto alcun e.spllclto tn terros o.tl\ 'o morale. Assoluta mancanza di par– zialità, dunque, per l'uomo e per I suol problemi contin– genti. per I suol tempi reali, per I suol inte.reMI privati. No, Bevllaequa non è uno scritto– re romantico. Non c'è ln lui alcuna proiezione dell'Io ,•er&0 la natura. non c'è alcun tra. s!erlmento nel mondo esterno di mo~lvl ed emozioni eogget,. tlvL 11 suo è, se m al un ro– mantlcl.s:mo ogget.tl\ 'O - CO· me ha osse rvato R. Dlddl - o. meglio ancora, un romantl– clsmo dall'alto, al plurale. Tuttavia Il nome che pf(l l.n.slstentemcnte e da più par. ti s'è fntto, o. proposito di Be. vllaoqua. è quello dl Poe. Ol– eo F.dgar Allan Poe. Un ri• chiamo vertlgln060 e aeduccn. te. senza dubbio. ma pltto&to generico. Le analogie 6000 so– lo In superncle e scompaiono se 61 esamlnn la diversa pogi– :zlone·del grande Americano e del nostro nel confronti dello assurdo. e Poe», hanno 06Ser- LOIG1 DE' SIMONE (co1tti11ua. a paq. 8)

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