Fiera Letteraria - Anno VIII - n.52 - 27 dicembre 1953

Dcmenica 27 dicembre 1953 LA FlERA LETTERARlA EnzioCetrangolo RASSEGNA DI STUDI CLASSICI A CURA DI ETTORE PARATORE * §09·no d'inverno Se mai un giorno rifarò la drada che scend-0va.lontana dietro i monti dova perde la voce l!Adriati.co, G in me.?-=:o all'orbe, rivedrò }cr, traccia del sentiero che a te mi conduceva tra vecchie mura e i nidi degli a.,tori. forse hmghe d'incanti mi verranno a fianco del cmnmino, tarde larve. le mio tentate stagioni d'amore. Oh la luce d'agosto nella valle meridiana, la filanda ferma, l'onda az-=:urradel lino s1d pendlo, il fumo del.le stoppie che saliva ai tramonti d'autunno, e l'inverno er~ un sogno prolungato al focolare: io 1.:cnivo da te sotto le n11bi dell'Appennino a quel sogno d'inverno e fingevo una tregi,a alle atagioni. Dovo rivive il tuo palpito antico1 Il tempo si fa pietra, chiude il porto dei J.1iorni in rive d'urne, dove Amore inc1d,0 di leggende la discesa a un inverno infinito. Ti rivedo dal fondo delle cose ina.nimate sorgere, di memorie avvolta forma. E 11alpoverso te fra le me-morie, 3Ui gorghi alti del nulla unico faro, lungo la rotta del pensiero; e foue que11to vento di sera il tuo respfro "" la vela spiegata, del ritorno, e fino a te sicuro il mio tragitto coms il volo notturno degli uccelli arrit.'<t nei tuoi monti con l'aurora. ENZJO CETRAN"GOLO RITORNO DI GIORGIO PASQUAL1C )f. Una d_oppia autobiografia ' Ult:L;d ~H O O é:U GO Pag. 3 AndreaZanzotto 1•,u•ten:"' per il Vau,l Nuovi i tuonl, nuovo l'emigrante: e non ml so decidere a partire per voi alberi zolle e declivi per voi mie piccole nozioni. Là germina la selva di molti uccelli. la pioggia. paese Ignaro. ml sta di fronte, la resurrezione dirada le nevi di marzo, è la stanza alitata dalla calce. Ah. più volte l'aurora In sè confuse e spense col sopore del domani le partenze tentate, ha una campanella ogni sera Il cimitero con cui le mie sorelle m'accarezzano. Riposo potrò chiamarti. cielo? E vento te. piangere concorde di pendici e di liane verso il freddo Montello. parallele ombre e certezze della mia giornata? Giace il fardello. tu sei già. remota nel marzo che t'invola, oltre le siepi, ed Il sole non è più che la viola lacrimosa che tace nel bicchiere. Di tutto ho vuotato le 111ie 11111ni Di tutto ho vuotato le mie mani ho scritto a lungo per le siepi ed 11lago per gli attenti raggi del crepuscolo Tra n brivido delle bandiere e le finezze infantili del colori da ombre ombre e campane ecco la mia sordità che si forma cosl dolce e sola Irraggiungibile prospettlva di silenzi Qui evitando la bava solare del colli, qui con l'erba stretta nel sonno, del pensiero di te faticato e Inesauribile tristemente r\splendo. ANDREA ZA,_,~wno

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