Fiera Letteraria - Anno VIII - n.46 - 15 novembre 1953

Domenica 15 novembre 1953 LA FIERA LETTERARIA l'ag. 3 <((••• GAJLlZirA CHE GKACIE QUKETA-TRAPA§§ATA DA TRK§Tl[ EJRIBE ... >> Rosnlla de Ca.stro POESIE ,la Follus n,,vas '*' Non piiì rancore o disprezzo Non più rancore o disprezzo, non più timor di mutare; solo una sete ... uncLsete, d 0 un non so che, che ml uccide. Fiumi di vita, ove siete? Aria! ché l'aria ml manca. - Che vedi In quel fondo oscuro? Che vedi, che tremi e taci? - Non vedo! Guardo come guarda un cieco la luce del sole. E già cado là di dove mal chi cade si rialza. Non vedi tii che il mio cuore Non vedi tu che Il mio cuore è una rosa di cento toglie, cd ~ ogni foglia una pena che vive stretta ad un'altra. Togli una. togli due, J)('nc ml restano molte; o::gl dicci. domani quaranta, <' tu sfoglia che ti sfoglia ... Il cuore m'avrai strappalo quando l'avrai tolte tutte! Portami a quella fonte Portami a quella fonte cristallina dove uniti be\·cmmo le purissime acque che spegnevanc– Sf'te d 0 amore e desiderio ardente. Conducimi per mano. come allora .. No, non farlo, chè temo di vedere nel liquido cristallo l'ombra di quell'oscuro disinganno senza cura o conforto che tra noi pose il tempo. Jllaggio lungo ... maggio lungo Maggio lungo ..., maggio lungo; tutto coperto di rbse. per gll uni. tela di morte, per altri. tela di nozze. Maggio lungo, maggio lungo, breve tu fosti per me. con te venne la mia gioia, tornò a fuggire con te. Quando era tempo d'inverno Quando era tempo d'Inverno penHvo dove tu fossi; quando era tempo di sole pensavo per dove andassi. Ora ... soltanto penso. mio bene, se ml dimentichi! Non curerò più i roseti Non curerò più i ro!ietl che ho di lui. nè I colombi; secchino, com'lo secco. muoiano, com'lo muoio Quanto fa male all'anima Quanto fa male all'anima, ahimè, quanto le duole! Di giorno nè di notte non ha tregua Il dolore. Signore. tu l'hai fatta, tu curala, Signore! E Il cuore forlto. anche, quanto le duole! Ma so bene, del cuore non potrà mal guarire. D-\lle riposo, Dio, nella terra ove nacque; la polvere torni alla polvere, l'anima al cielo, Dio! Nel cielo, chiaro azzurro Nel cielo. chiaro azzurro; In terra, verde intenso; Jn fondo alla mia anima oscuro tutto e nero. Che lieta romena! Che risa. che let17Ja! Ed i miei occhi intanto di Jagrlme son pieni. Coperti di verdura brillano freschi i campi, mentre l'amaro fiele si versa nel mio petto. Dicono alcuni: mia terra! Dicono alcuni: mia :erra! Altri dicono: mio amore! E questi: mie rimembranze! E questi: oh miei amici! Tutti. tutti sospirano per un bene perduto. Io solo nulla dico, lo solo mal sospiro, ché Il mio corpo di terra e il mio spirito stanco dO\'Unque lo volga li piede con me vanno. ROSALIA DL CASTRO ROSALIA DE CASTRO - ~~ ~;~t!~l:to ~~a~;n~'::~: R • d compie per caso, ma fone chi•• lCO r o ml\ta - rkanosce con 6g:omen. ti\ fellclta\ ,,. ~ua pr.trla. Que- sto IUOllO del cuore e della me• morlA t .stAIOper me In Sp1t• gnft S11,nt!11,r;ro de Compostela. di dcfe'~t';e~e Je;~cs~~nl~;~~i~ di paese), 60tt:lla della saudade C't un ponte ,u un piccolo uguale. e udendo U ftschlo del e =I~~ de Ca.stro scr161:e an. SanUa~o e lontanr. dAI &aie• dei porto ghesi. Quando Quella fiume Ptt:650 Santiago. ,•lclno lreno si pema a Coruil.a lon· che in spagnolo. ma la ttua ani• lC"-~e con le ombre del 600 lm- meatlt.la che cerca soltanto I alla chlua della Colleilata del tana sul ma.re. Per anni Rosa- ma st.a nel ,•e.rsl gl\glleghl di mablle eonno le ma di uni\ leg• ~ret.e.sUper i, suol .sospiri. tro• Sar, d0\ 1 e MarlECIml dice,...& di Ila de Ca.!>lro guardò quel cam• Follaa not·aa, foglie della ,ma r:endft che 1,. ,•Ila ogni giorno ,a I anima e Iespressione di un upere che Rc6alla ,·enh•a a pi la sera trasfigurati dalla nostalgia. Figlia di un,., terra rende credibile trft 1 .Alamcda poeta, diventa la llrJca gaghe• penure le '5Uepoesie. Da quel nebbia. e un fq.moallora vela- patetica. l'amore del pflese do– e 1,. C&ttedrale. Sftnlla!JO e lO· P tnte&suta di lamenti che. ~a ponte s.i ,•~e la cltlà _rovruta• n anche Il suo cuore.. La sua minò quc,;ta donna: lontana pratutto la St11t storlr.. 11 mira. dato con Ro.Ealla II suono p1u ta dal suol campanili. intorno tomba e in una ~hJcsa 1n alto dalla Osllt.la. la ricordava con colo antica di\ cui nacque _ e mek>dlOISO e acoorato. la campagna si &tendeplana e au.Jla cltta. Nel!Alameda, di anlm~ ferita: trr. le sue ,·erd.l op:gl un'eco che non fin~. e _______________________ brtiCCla.lamenta,-a I gagll~hl le fantasie appa.sgJonate che IJ ,5pergfper 11 mondo e la sua trl- sogno del suo nome 1wclta in e d . 11 stezz.a di solitaria. La sua è chi ha r.scoltato battere Il IUO a n zone I una «>CC fragile. una nota dl Cl.Oredi pietra. cu a lamento che s1 E-06lienefino al- La Cattedrale. anima di que- la fine co~ una costanza che sta clttR attrae oon le ruc iU· e la sua , lttor:la. La melodia glie m"'"'ellu.ate di Sf'OOII di sottile e offwc11ta è quella del- esistenza sopr11nna.turale Il . R l' d e la umpogn& gaglle(l:ft. la iràl· viandante aperdut.., tra I r11ml por osa 1a e astro morta ta. che r16uona nel villaggi e d•II• ,.11,. ugu,le Mffan,I• ~ , per 1, vie di s,nttago l_nlu<llo. ~~!ur~:sc~~a~!uC::~n ~~:~· ~~=e d~e c~tf,. dc~~lt:~a:'I~ Quando sf entra nelle aue vi~ • FEDERICO GARC•A LORC nome. La poesia di Folla., no- pietrose, èv come se un brscclo dt · I A f:-' t~~~!. ln1n quqe~~~,·~=~~n~:se~ :!~!~: l;:;n~u:: :~;': :~ Levati mia amica trapauata. da tri.&Ci erbe. e bruciante del pAe.se:ml\ r.n- con fedele \'Crtlgine Il plano chè già cantano i galli del giorno! Erbe che coprono il tuo letto che nell'amore delle creature, della città: lonuno dr.Ile due L6Vali mia amata e la 1tcra fonte dei tuoi capelli. In una tenerezza dolol'0611, .nel. pinze che lncat~nAno tra le percht il vento mugge, come una vacca! Capelli che vanno al mare la mr.llnconia del vt,·ere. Lele. mani l\perte la fugr. iscnza tem• dove le nubi hanno nido di colombe. gta allora si fa Intima e 8.llude po della chlei;a nel cle .lo. non l'a11no e vcngonn nU t1ratrl alla \'ltr. del poct.a, è un lamcn• c•è ripooo per chi è M d11to a da Santiago a Betlemme. LC't:ati mia am.Ca to della penona. Ecoo che una Sant.l.Ago. Se un brl\ceio spin• D<JBetlemme a Santiago chd già contano i galli del giorno! pietà dellr. sofferenza, un11pc• ge. ce una voce che lncalz.a. un angelo viene in rrna barca. Uva ti mia amata na per II male dell'eal5terua. e un delirio lnvl5lbile di ge&ll Una bare-a d'argc-,ito fino perchè il vento mugge, come 11na vacca! colma questi\ llrk.a. AU.scltllDdO ~r 1 :C:~r~~~ii 1 :1~c:;te%~ G~~t:::~~:a g c": 1 :;rct: GaU:ia. FEDERICO GARCIA WRCA la voce più bella di Ro&alla. Il suo aceento più caro: Mia anfma. mio corpo, mio corpo ,magrito, vf /a male la gàlta. vf dd freddo fl aolt:. Quelite parole in llniua ga– gllti;a hanno un \_U0n0 caf'f:z.• i.c,-ole e accorato. lrrlpcUbllc Si gentono le Jagrime, la \"OCC intrisa di plr.nto. la malinconia Inguaribile che slgnorcgglr. U· n'anima. Con la stessa tencrez. ut. Rosr.lla dice: 111 mio corpo di terrr. •· geme: « solo unr. &e· te... una sete •· 11 5e.ntlmento noatalgloo urta oontro la paro. lr.. )A. oltrepaa.sA e spula, In• tenso e patelioo, pel de&crtldel cuore. SI ricorda per Eempre, QUP. ndo la IJI t letta '. QUC&ta PQC. tessa de.11011.ta e f orte. Quc.5ta ardente In na morata del 1uo cielo. del ~uo pae.se. Seriute 00. me li ITI\·oca: Airlrlo,. afrlrio, otre,, alrh'lo, da mhla terra. alrlflo.,. alriflo, afru. airitloa. levclim4 a eia. Quella terra e quell'aria - la 01\ lb.la - sono entrate riel cuore del vi61tatore di un tem– po. e \'I hanno gettato una ra– dice che egli non sa più atrap– pare. FUA..\"CESCO TENTORI RENATO GUTTUSO: Strl\da oostlrr" * Le poc,1ie di Garc(a Loreo samente dh·ora I l'i&ltatori del- p e le c.ampl\gne "lclne e di tutto oes1e Il mondo. Penso che ne.sguno abblll m al chie sto come .si \'I\ allr. Ca• tcdrr.le: t come f.e la arlr. 10&.c.e sem lnllla di frecce. si t trasportftU In lini\ ruota srnm sca ml)O che &0!0 là può fermar.si. C ircondati\ da tre plA. u.c.dr. Contane e gll\rdlnJ. gaglieghedi pubblicate 1n que,ta pagina co- L a atitu,,100110HN<I ,1poc1e di mira• O re oolo lingu1,1tico, ,11!t SI P_fll&<I C~l!t Lorca no,i COIIO&CCIJO ,, g(lghC• go e le im1n-ovt118òdopo u11 Romanza di Nostra Signora della barca la ooloasale mascherr. bl\roccA Ahi rot1da, ronda, ronda. navlll"-nello Fl)atJocelando nel della piccolà Vergirte petto n on le ricchnu dell11, de. e della aua barca! cadel\l! O.mr. Il gnm de5erto ro. manico con pilastri e ombra che di città In città ml hr. In• seguito per 1utta la Spagna. Entrare d11,llftluce Aperta e troppo limpida che "'"'Olgc la 1ua ,,este fa.st06a.a qucllk not.. te che ~ Il &egre.lodella gua '1· ta scmr. rumore..11lgnlflc11, com• prendere. con 1A CAttcdrAle. SAnllago e li 1100destino di si• len.tlo. E' strano come &Otto quelle ,·olle Il sllenz.lo11ladire• so e non corrotto dal canti. dal brusio delle preghiere e del pllA- 11, dr.I ncilllo delle lampade &ulle,·etrate. La Cr.ttcdrale di notte, con la lucerna acec.s11sulla torre Pict-ola era la Vergine, fo, a11a corona d'argento. Gialli i quattro btiOi che ttcl carro la portavano. Colombe d'argento traevano la ptoggia -per la montag1'(t. Morte e morti di P1ebbia. per i burroni giungeoono. l'ergine, la$Cia il t110 viao 11ci dolci occhi delle mcche e porta aovra il tuo manto , fiori dell'annegata! S11lla testa di Ga.li!ia, già viene wcillando l'alba. La Vcrgi1t6 guarda il mare dalla porta della casa. più alta e lr. c11mp11nA. che bat. Ahi ronda, ronda, ronda te le ore., cre.roecome un albe• della piccola Vergine ro nel cielo svuotato e nel cuo. e della aua barca! re di ehi &Qfita nella piazza del. Ja Quintana. DI !A. abbando– nando con i(,."Q~to la confu• sa ml.naccla e sperA.nza dl Quel– la ,·oce e Cli quellApresenza ac• Danza della luna in Santiago cec.antl. e seguendo .si.rade di - Guarda quel giovane bianco, po.rUcatf b&MIe di lutrioo an- guarda il suo corpo diafano. nerlto dalla plogirla. si giur\i;e au·r.Jtro &lmbolodella città. la - E' la luna che dan..:a Ala~•- che con lo stormlo neila Quintana dcs morti. ::af'i-!~ 1~::;~ 11 :~t;': =~ - Guarda il auo corpo diafano, pietra 8.ddormentata.. L'Alarne.. nero di lupi e d'ombre. da~ un bo600 e un l? 1 ardtno. un _ Madre: t 1,, fona eh~ dtin.:a pasuggiO solltarlo con acque e nella Quintana dei morti. panorami sulla ,·r.llc. un luogo do,·c ,.1 50gna Il reEpiro di San- - Chi /6ri$c e il pu ledro di pietra Uago agita le sue fronde. me.n- aull'11&eio ates.so del aonno1 tre Il gran corpo giace l.n una assenz.ada cui le \'Lslolli soltan. - E' la luna! I!:' la luna 10 JX)6.SOno ridestarlo. nella Q1unta11a dei morti! Fino 11.llamorte Rosalla de Caatro, poetessa romantica. !O· gnò S11ntlr.gonellA.cornice di m111\nconiache la ,ua anuna no.st11,l~\CR e IA OaHzlr. gli dl– i;egnr.\'flno intorno. }..Il, gente di Oallz.lr.e per na– tUTI\ mallnconlca. e non può \'ffere lont11,no dalla patria; de. sonati all emigral.lOne.I iagllt• ghl sJ consumarono t;c,mpre di - Chi /1aaa i miei grigi vetri, pie11i di nubi i suoi occh11 - E' Tn luna! E' la lima nella Qiiintana dei morti! - La3Ciami morire nel mio letto sognando ricami d'oro. - Madre: t la lun,r che dnn.:a nella Quintana dei morh. - Non è l'aria, t la triate luna nella Qilintona dei morti. - Clii geme con QUCRtogemito d'1111mcnaobue ,,.olinconico1 T_. -·· Afadro: ~ la l11na, è la hma nella Q1w1tana dei morti. - Sl, l la luna, la fono, coronata di t'Clcni, che dan;:a, e dan..:a, e dan.:a nella QmntanB dc, morti! Canto del ragazzo di bottega Buono& Airca ha una udita aopra il Rio della Plata, la auona il vento del nord con la grigia boct:a bagnata. Tnste Ramòn de Siamundi! 1.Agg1U, nclkl via Eamcralda, rama::a che ti ramo.::a polt;crc di banchi e.casae. LUtt!}O le Vl6 infinite l gaolicghi pasaoggiavono aognando ima valle impoaaibile f'l co11fi11edella pampa. Triate Ramòn de Si.!mundi! t:dl ta nwgntirn f JJ d'acqua 11C1accuan et &110 ricordo. mentre aclfc b•mi cl• lltt.,1, Andò per la riua, del fiume, rii.:a dc.l Rio della Plata. Salict e ca1•alli muti rompono il t·etro dell'acqua. Ma non troOO d lamento mahnconic-o dell(I, gdita, non l'ide l'immcnao gaitero con la bocca piena d'ali; triate Ramòn de St.!mundi, ir, rira 11 R,o dell-. Plata t·id.c nella aera triate 11n rouo muro d1 fango. Nola: (1) ballo popolan grgliea:o. Madrigale alla cillà di .Santiago Piot•e in Santia90 111 io dole• amore. La camelia bianca dell'aria brilla ottenebrata aL &ole. Piou~ in Santiago nella notte o,1c11ra. E1br d'arycnto e di sot1no copron la lima velata. A&eoltt, la piogyia 7,er la via, lc,go di pietra e di vetro. A&colta ne-I ocnto confuao L'ombra e la cenere del tuo mare. L'ombra e la ccn"'rl' del tuo mare, Santiago, lontano dal sole; aèqua eh" dalla mattina t.:ucdla dentro il mio cuore. breve ,oggiorno 1t1 Scrntiugo. BUO{lll(I dire Chl!t egli fu. ,1(1111• pre u110 atraordinorlo ct11>tt1to• rs e traduttore di &lati porti• e,; rcata oom1rn<11'6 il fatto che la aua &tt11a1bll1td tenfutQ dette qui 1tt1 auono m.1rab1le, au,citando le µiU belle liriche &cr1tte in gag/lego dopo dopo RoaaUa de C(lat,o. Aniat,omo in uae o.1l ftl1re connubio della i.:1bra11t11 Jantaal() propri() d1 Loreo, e dclki mah"CO"KI fl<J· gl.Cga: la qw,ule cercò e com.• llloti!C la noatalg,a &otterranca del poeto and(ll~o. C0&1 nac– quero que.rte con:oni, dot•e 11 111utcro e il 30f/nO, la malinco– nia e lo tenere.:.:.o, un dclletltO e cce111011tl!t candore po1iolnre e anhco, 11 acntmurnto df"lffl mor. te, a'un1acono 01 un'aria fata– ta, 111 uno mu.,ica d1 lcf}gendn. .Al Zallll!trito flCl!}licgo Loreo :;e:~tt,f::cnu:~~!,:;~~~: ~~ ~Il~; metafore, la aw:z voce fortu• nata. * L• lrodw::iO!'II da Ro~oliCJ dt Ca.tra • du P•d.,-1e1J Gare/a Loreo p1.1bbhC"ote 111 qwfllla pa– g101a ,0110 tulle di FrortC'UCO TtrtlorL .---------· pcht\. preda di una f()idCJ (mal - Ahi /19/t't. roll'ari11 drl ciclo divento bianca di colpo! nmcrm .. o <.,AitClA LORCA iblioteca o Bianco Una curiosa immagine giovanile di RoHJla de Cutro ' POESIE ,la Follas novas *' Questi parte e quegli parte Questi parte e quegli parte, e tutti, tutU ti lasciano: Galizia, senz'uomini resti che ti possan lavorare. lm·cce hai orfani e orfane e campi di solitudine; e madn che non han figli e figli che non han padre. Ed hai cuori che soffrono lunghe, mortali assenze. Vedove di vivi e di morti che non conforta nessuno. Padròn! ... Padròn! ... Padròn! ... Padròn! ... Santa Maria ... Lestrove ... Addio! Addio! Quelle risa senza fine, quel tumulto senza pena, quell'allegria felice. perchè finirono? Quel dolci canti, quel dlsron;I d'amore, quelle notti serene, perchè non sono? Quel vibrare sonoro delle corde dell'arpa, e 1 auonl della chitarra triste, chi portò via? Tutto è silenzio muto, \ malinconia, paura, dove un tempo la gioia regnò sola ... Padròn! ... Padròn ... Santa Maria ... Lestrove ...\ Addio! Addio! ~ J Campane di Bastabales Campane di Bastabales, quando vi odo suonare, muoio di malinconia. Quando vi odo suonare, campanlne, campanlne, torno sempre a lagrlmare. Quando da lungi vi odo, penso che per me chiamiate e dall'Intimo ml dolgo. Ml dolgo di pena ferita: prima avevo vita Intera, oggi ho solo metà vita. Metà solo ml lasciarono quelli che di là ml trassero, quelli che là mi rubarono. Non ml rubò. tradlton, ahlm~. un amore fitordlto, no, quello stordito amore. Chè l'amore ormai è !ug,:lto e la nostalgia è venuta ... DI pena m·ha consumata. Se penso che tu sia fuggita Se penso che tu sia fuggita, nera ombra che m'adombri, torni al piedi del mio letto, di me facendoti beffe. Se credo che tu sia scomparsa, nel sole stesso ti moslrl. e sei la stella che brilla, sci 11 vento che sospira. Se cantan, sei tu che canti; se piangono, tu che piangi. sci li mormorio del flume, sei la notte e sei l'aurora. In tutto stai e sei tutto, per me e In me stessa dimori. né m"abbandoneral mal. ombra che sempre m'adombri. \ ROSALIA DE CASTRO \ _l RC:\"ATO Gt,"'ITt:SO: Fichi d'indl:1.

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