Fiera Letteraria - Anno VIII - n. 22 - 31 maggio 1953

Domenica 3I maggio 1953 LA FIERA LETTERARIA Pag. 3 tli El,El,Y,~ IVAVGH Il capo del cantiere esami- nò il sito. · Elell3. contlnua.va le sue ri– cerche senza. lasciarsi disto· illere: a tutti sollecitava del- le domande. Non man;::n.,'1\nO~nno del giusto. DOPO una se? Lo ricorda? 1n dLSParte e sostituite da p:i- - E' una supposlz.one mol- ln cittA t merca.nt 1 di tcgnn- g1orn~t.a 0051 pien.'\ di ap- - Sl. le di le1•no, per guastlre di to lnt.eres 5ant.e. signora. For- mi. l\lcunl erano dei concor- prensione. la città ripoSAva - Ml faccia ve~ere dov'è mrno IA.c1~ nel caro chP se domani rentt che I lavori avcvmlO dn t.rnnQuilla, CO..'Tlc Il Dio morlo, la croce. un colPQ la rn.gg.unge$se. I - Non uscirò di qui prima poco attirato; nitri erano sto- nel suo lenzuolo. Con tutoo :__L'hanno set.tata In una detriti venivano auent.amen- di avere visto che C03a c'è die– "blUti In quel luogo da gene- il suo cuore oppresso, Eltna ,•ecchta ctst.erna. dlS4c colui. te csamln!\tl man mano .!he tro qumto muro. disse Et-:.na. razioni: ma t,uLLlqua.nti di- cm con le don.ne in Pif.nlo Fuori della po1·ta. Una gran- se ne riempivano le ceste e .<:I S! chiam!no del volontari. chiara.vano di non essere com· di nllorn. de cistA!rnasot.t.erranea a cui mett.eva da ))arte con eura Una piccola squadra b3c;te:à pet......--ntt circn u legno usnto Non toccò ncp1>urc L'\ po- si accede per me72,0 di scale. ogni frammento di legno. Co- e controllat.e che sia Intera- per giustiziare i condannati. lent.n che le portarono. Le -- Dove? si, Jl lavoro di s::::avoprocrde· mente composta dl crlstln.m. Fece chiamare degli stori· religiose si scambiarono sot- Senzn esitare, l'Ebreo con- va lento. Alla nne d'apr!le, Non vogliamo nessun pa!!;;mo cl, degli a.nLiqunrl. Certi si tovocc delle fissità del suo dusse E!cnn l\ll'e-,trem1Là oc- con sorpresa di t.utt.l ma non ln•tm momento come que:sto. erA.llO già ratta. premura di sguardo lebbt·icllnnte, sul tre- ctdentl\le del luogo da poco di Elena, si ragg'.unsc la cl· Elena allora rimase ln vre-' a.ccorrere. avendo ecntlto par• mito d~le sue membra. Una st.c>rrato.poi oltre, fra I muc. sterna. Alla luce delle torce:. ghiera m~ntre si demoliva il tare del debole delflmpcrn- le porto U.'l Infuso di oppio chi di plet.rnme. si vide una grande cnntlna muro. Non t'ra sP:?SSO c. quan• trlce. r crlstlM.I abbondavn- che oss., accettò. Aveva dor- - E' dlrflcUc locallu.:11·e _ crollan~. p!Ma di det1•itl do e.-.:iett.c,le sue pietre pte• no òl Informazioni documen• mito poco in t.utt« In set.ti- con CS.'ltleZZl,,disse. Hanno sll\ccatlsl dalla volta fino se!·oa rotolare 1ung_ouna chl– tatricl. · mana. Orn finalmente r1Po• t.'limente modIBcato I luogtu. qua.si alla. cintola d"un uomo. na neJl'oscurltà. Un paNagr.L'J e E' generalmente ammes- S..'\Va, WL!-<1- nllungal.3, come 11 Con occhi sll\nchl e sngaci Piu-eva proprio trattarsi del !liapriva In ripida d!Sct:>sa. Glt 60 _ dl.!;.se un vecx:h.o copto corpo nc1ln sua t.>m~a. volse lo sguardo sul due punti loca.le In questione e tutti. uomini retrocedettero. _ che la croce era fatt..'l di Qucl!a nott.c, In p!u desola- fissi di Quel paesaggio scon- improvvl.s3mente, manlfosta- _: Avanti _ dls,. EIC'na tutte le specie di legami. per. La dcllanno, come se si ros· volto: Il Santo Sepolcro e Ja rono un vivo Interesse. EIN1a Troverete in bas !~a rn · chè tutti I vescetah potessero se svegliata in un radioso cima del Gohi;ota. Valutò con fece call\re nella fo!Sa una ~ addlrltt so d e tef;, po.rteclpare l\ll'l\tto dellll Re- mat.tl.no Invece di essersi lm- cura le ciistanze e fl.nalme1~tePOlt.ronad'avorio e v1 rima.:-e iia~~~t~lc su ura uit O re~ dcnzione >. me1-sa In un sonno profondo, bat.tè li suolo con un colpo di sedut.n, un'ora dopo l'alt:·a, ~ 1 a tto co~ ~~v O ~~- Un Sf\Cerdote sostenne che fece Wl sogno che capi che tacco: - Scavat.e qul - di.,- con una suora ac:::nnt.o se· · 0 • spe qu · ~ 0 la croce era st.all\ fatta col veniva da Dio. Era soL'\ nd se - non ne sarete lontam. guendo I lavori In m~.o :,,l cora dire qualche pre-::hlera, legno di un pioppo, onde Il sent.tcro che na.nchegglavn 11Scavate ftnchè trO\'l\t.ele sca• tremolio della, luce. al rum 0 o L3. piccola squadra dt:,p~r- tre:nlto di vergogna che da muro del Templo di Salorno- latte. alla polvere. ve al chiarore delle torce. E,e. ~~~~~~l\~,:ssato di agi• ~~- ~: !~'::f: ; 10 d~ ~V~~-~~~ nnQ:t~:gò s~i1~en~ 0 ~~~~~~ re l d:;::~h~~;f;:~:~ .re~~~ ~1;n ~~:~~~,~~~~W 0 :t!~~t!f I Giudei, rotti l\na dialet.· del Lutto deserto e sllenzlo:.0, Percorse la strada rat.ta. ln minacciava di crollare e di rltoniare. tl,<::aalessandrina, si mostra- brillava come In vet.t.'\di una sogno e si rermò lAdove sera operai 1avorl\va.nocome I ml· Quello che portava Il tu=ne rono più circospetti. La ero- montagna. Elena S.'lpeva ,u rerma.ta con quel mPrcante. natorl. puntellando la voltd. e che c!lmmlnava davanti a clftsslone _ fecero notare _ csstre ritornata giovane, e Nel Posto ln cui raveva visto man mlmo che procedevano. tutti apparve sulla Eot].la: CIU! era. un costume barbnro ro- lanciò un gaio saluto a un colpire Il suolo col taceo c·em Cest.'l per ce9t~'l. I deLrltl ve- uomini lo seguivano, canchl niaoo, completamente c~tra· uomo che s1 stava avvlclnan- una lmpronll\, lasciato si sa- nivano fatti risalire alla su- di un trave di legno. neo alla migliore tradizione do. C~LUI dimostrava una t'ebbe detto dallo zoccolo di p 0 rfl.ele, P"ISSatl al VM'.10. - Ci sono ancora moltl al· ebrea.·Blsognava che· 1 ·tmpe- quar:mtma d'anni; l'abito e una capra. Elena dolcemente m<:"SIvia. Elena, sul suo pie- trl pezzi là sot.to , signora. ratrtce consultasse degli sto- la barb:'t. rrnno quelli di un la cancellò e VI mis2 al po- colo trono, guardava e pre- _ Portateli su tutti $'.en· riel romani. ce n'era proprio Ebreo c:rtoc1osso. sto un suo segno: una piccola a-ayR. Due giorni prima che deteli qui • Il signor Mac:\~lo uno n. Egli disse che il pino m;;;tav; 1 ~1~~? a rare te !>'llela- croce di ciottoli. • fl.nt '6e lo "'1:0mbero._dlvcnl~~verrà d~anl a vederli. 'Pa· :ro ~~ct,:n~ ::~~rt,~t!! - No, ~ra signorina. 0~: Subito do~• ;a.squa si co· ~=tean~~~o ~~uf ~~ 0 s~!~ t~~a~~e p~~~d':n~:n::• J!s;~ ,-ertlcalc era più O meno ns- SI.I sono qul n causa del Ga· minclar~o del nuovi scavl. ro ~~re nascosti I a-rand! della ~u~ra con un gesto che sata sul luogo, n lct:rno cl}e l leo. Elena ar.oò a visitare I lavori pezzi di lei:i:noche essa cerca• cercava aiuto e as-slstE-.. za li ·vttUma nvevn trasport.'\to - L:hn conosciuto? e rl~mpl essa ste;sa Il primo V9..Quando. alla fine, la r,a.n- conclu..e: cAdesc;o è du~~u~ ~~l ~~ ~~~~r:'1~r:C:S.~~~ ml; i!tt~i° 8~~::on~e~)~~ pa:r:a~~:nle~r:if;tparte più ~;~r::o~~e(:t\:;, v~ot~:~~: propri~ fl.nlto,. quella che si Innalzava sul ;.,o- sccuzlone. E' inc!omp:ito pro- bassa del declivio occidenta.le nn vi rimas 0 in pr~hlera. · • • sto. Quando il condannato vl prlo sulln mia porta. Non ne del Golgota. Sotto la massa n capo del cantlerP andò a Pzr m<:-ZZ? di segnali lumi– era già rospeso, e che venivn ~tcva più. Tanto che subito delle m~erle che vP.nlvanoac• chiedere rautori:z.7,azlone a nosl la notizia della scoperta 1\$53ta per mezzo di viti. ~ oopo fu necossarlo chiedere a cumuln.ndosl. gll uomini tro- con.."lfrl::.re gli uomlnl ~ra comunicata ~I faro I~ fn. mèdeslma croce d 9 veva t.er - uno che passava di aiutarlo varano In grande quantità acl - E' 11iànotte fuori, dlso;e. 10 alla capitale. del coirlf'ri vlre per un nume?-o lncalco· n porta.re la cr_oce. resti di nntlche co;truz!onl, _ Qui. le cose non cam- la diffondevano In tutta la labile di volte Parlando, l'Imperatrice e vcst!gle del vecchio muro. di bleno. cristianità. Nelle basiliche im• Qul gli ebr~I prot.cstarono. quel commerelante ave ~a.no cinta, gettati là alla rlnfus: 1• - Ma che cosa devono an- pedali si cantava.no: >del Te . L:esecuzlone ru opera del ro· pert?rso Il sentiero. e ra.gJuun- Solto le rovine trovarono la cora. rare? Deu11t. Ma nessuna dell'!!'p:!-r- m'.lnt ml. ebbe luogo in terra to l aren su oul _ e era la ba- roccia prlmlLlva. poi, proprio - Cercnre. sone _ali~.quali ei:a stato ~~- ebraica, In un tempo ln cui sllloa in costrw"..ione. nel luogo Indicato da Elt"na. La vecch'a dama si alzò e, lo d1 o~sen'1\re IImpe:ra~r...e !&.,leggeJ:?iudoo era ancorn so- - E la.croce. che ne è sta• misero In luce deìle seal-:!Lte,;cortata. da un seno chP i>0r• mentre divideva tranqu,lla· vrana. Ora su questo pun to? chlfSe Elena. che si internavano sotto una t.eva 111. t-0rcla, fc-ceIMtamen- mente Il suo tesoro avrebbe: la leg-ge èrn perrettamnnt,e - Oh! è sll\ta gettata via. volta. bar.sa. L"Jn8'fessoera ot· t.e n~oetion"' d!l so:t-erran1o. potuto scorgere quale era la chiara. Q:Znloggetto che aves• lllr'ileme colle altre due. Era turato fino al tetto. Da quel - Guardate - dbse - sua. gioia In quel giorno. 6C raPparto con una morte ln legge, lo S..'L momento, pe:r ordine di Elena c'era uns porta eh" è stnta P.VELYNWAUGH 't'lolenta ora Impuro e ri..chi'.l· - Mn dove sono state mes- plcconl e zappe furono mess: mascherata alla svelta. (Trad. di Giotxorni Barrai va. di oonthmlnare tutto al· I1ntomo. Ciò che era scn•Jto a una esecuzlòne. non fosse 1H t gt.ato altro che la pMlla su or e cui aveva a,,uto luoq:o una ., 11\pldaz!one, che la corda - ~enza. tracce di sa.nguc - usa– ta per Impiccare qualcuno. t:utto doveva .scomparire Il dello :io giorno stesso. 'El-ben!', chi crn sk\to- lnca– r!Cft-to di ru scomparire la croce? e I gunrrllanl del t.cmplo' - d&::eIl Romano -. J Romani non aveva.no niente a che ra– re con oostuml rltul\ll di que– sto genere>. e I parrntl e gli amicl del– la ,vittima. dissero gìl Ebrei. Oa.1momento che, nel cn.so tn Questione, si era loro lascla!.o tr cadavere - cosa del tiutto rocezJonale -. senza dubb!o e$51 furono lnsclntl arbitri di ciecldere di <>Gnicosa>. I crlst1anl dls9cro: eI sol– dati. Questa csccw.lonc era fuori dell'ordinarlo. Tutta. la città era in crrervcsccn?,n. C 1 erano sta.ti del presagi nl· !armanti. Ernno st.nte prc."S"! delle speciali prccaUZ!onl pel' sigillare e oustodlre il sepol– cro. Naturn .lme.nt ..ese ne era– no dovute prendere anche per clò che concerneva ogni re– liquia.>. eInsomma, dice il Romn· no. ci si trovava di fronte n una di quelle irritanti. pic– cole la.cune, numerose nC'lla storta s..'lcra e in quella pro– fan..'l.,che è lmPoSSlbilc col~ mare .. Nient.e cl permetteva di sa.pere con cert.eu.a quan– to ez:a allora n.vvcnuto>, n~~!!:a~1:::1:t~~~et~g~r!r~: Elena. La vecchia sfm)ora c.rn dA.\;,ero lnfatlc.'.l.bile. si d!cc– ,-a. In realtà. Elena cm mol– t.o affatlcnt.'\. Giunse nzwrr· no. J1 oonvcnto, esposto o.Ile lrltempe.rle, era umido e gla– ciale. Non certo pensando a gimlll condi7Jonl Elena, In Datmaaia, nveva fatto del pla– ni per la sua vecchiaia. N<"S· suno poteva alut.'lrla. Nessu– no le dava spc.ra112.a.A Na· ta,.le non ebbe tn fo1"71\ di unir$! PUa proccss!onc che ~l reca\'a a Bct.lcmmc. Col succedc-rsl delle setU– mane. gli operai lavorarono eotto un ciclo più clemente e 6bocclarono I clclnmlnl. sulle colline circostanti. Mn Elenn non trovò nessun conforto nel ritorno della. prlmavem: crn alunta al termine dl tut,tc le sue Questlonl. La quaresima COnfacevl\di più allo stato del auo sPlrlto. Dnt-a l'età, Ele-nn era dl~nsaLa. da wnl ob• t,Ugo. Tuttav!a essa decls~ di dlglunare. Durante la sct.t.lma.na J;nn· t.l. tutti I Jnvot1 furono so· ~- La J)Opolazlone crl<;t1a. na &f consacrò alle sue pra– tiche semA più Interesse. Il g1o..,edlc'era una Duova prò· ees5i<>neal Monte ~li Ulivi. Elena la segui rlsolutQmcnte a piedi, tenC"ndo il cero con mano fermn, ma il suo spiri· to ~ va.clllnva e vi si rn– ceva• il vuoto mentre si svol– te\'Rno l riti religiosi. Qua.ndo l'ufflclo del Vcner– dl ·santo fu terminato. Elena si ritirò nella solltodlnc della sua camera. La tragedia cr:t ccmpluta. La µlclrn ern stata me.!6a sulla sot:rlla del sePol• ~- I cilSC"'Pollse ci erano fu:rtlvammte andati, clascu– ro col suo dolore e la sua •·..--p:ogna.Pilato donnh•a Il l>L La ca.,cina di zio .Uundo era. una ca$Ctna vecchia e &O• litaria, in meuo a un campo di orandi arbu.tlf dalle fOfJlie a.tpre e pelose, quelli che cre– .scono da. sé e si mOlUplicano in una stagione, straordh1a– riamente, e dan /rutti irti e roto11di e Il pre11dono i ra– oaz...'>fper tirarli nella scl1ic– na, di nascosto. Dal viot.tolo, la casci11a pareva sommersa fra quel verde duro e scuro. Jlno alla IO{Jvia; quando ci facemmo avanti per il cam– po, vidi c11e oli arbusti mi ar– rivavano al oinoochi. Fra– meuo c'erano brevi radure, verdissime. con Jamlolle di colchlei. Zia Fonsa ml disse ehe da dieci anni il ..Uundo non si curava piti della terra. Chlsstì di dove passava zio llfundo per uscire dalla ca– scina, Il nel /filo non c'era :!~~e~~li i ab~1t~~i F~~t;!: neva il velo alto a bandiera perchè non Je si strappa&se. Masticava qualcosa fra i den– ti, ma non rhucif a ca.pire co– sa dleeva. Uno di queoll arbu.ttl, un cesto grosso di rami e foglie rigoglioso, era andato a cre- ;z:e 1:ir:rigr:~~!n~u~f~~ s:; piano terreno, per entrare bi· sognava avere a che ·/are con quella guardia strana. Il cane, slegato e addormentato, non si mosse dal primo scalino della breve rompa ehe porta– va s11. Noi lo scavalcammo per salire e lui non si svegliò. - Vieni - disse zia Fonsa - e turati il 11aso. • Allora entrammo dalla /og– zia In una stanutta minima, che all'fm1)rovviso mi prese agli occhi per le s11e colorate :::Ì~~~~ :,io1!n':;s: lt,/u!o~ ;~~~ nal i11 fretta sullo porta sen– =a risolvermi a rientrare, mi tenevo Il no.so e la bocea: Il• no Il tienil,a u11 sentore acu– to, dolciastro, come ecnto Ja- 11<mdoie ci avessero fatto bu– eatl, con tanta Usciva gettata sui panni luridi da un •cu– mulo d'a11ni o come un intero banchetto. lasciato 11 deserto, si /osse ricoperto di mufle e dissolto sotto quella bambnala labile, No,1 c'era ,1cssuno alla ca.teina, eravamo noi soli col morto. Dov·crana mio padre, mia madre, dov'era l'altra ger1te di famiglia? Contro noi soli si in/ra11geva quell'odore d"acido e morto. Ed io odiavo I bucati e mi ca.nitava abba· stanza spe.uo di la.sciar anda. re a mole il quarto di lo.tre sul lavabo della mia camera. Allora diventavo vile e non rlu.scivo a gettarlo via. nè a laselarlo nelle mani della Na– poli, lo 11ascondevo sotto Il letto. fino a clic era notte e pcttaoo tutta dalla ft1cstra. Qualche volta, uscendo, rive– devo Il blcchicrt' rotto fra la ricotta e i commenti delle donne, e mi faceva paura. · - Vieni a vedere 1n zio Mundo, Damiano - diceva ;;:fa Fonsa. ili mez.:c alla stan• zlna. tro11cgoiando nera .ut quelle ,trane J)tfretf macc11iet~ tote. 1,.ei non si senliva mole in quell'Odore. Zia F 'on.so ri– maneva sempre zia Fonsa. - Vieni O vedrre cosa sembra, in quella cassai Misi dentro la testa e la– sciai oli occhi posarsi sulle pareli.- parcva,w, a vederle. fatte di scaglie quadre. qua e lii a embrici sottili. diritti e vcrtica/f, ma vi scoprivo fio– ri delicati, insieme a certi vi– si, qua.si conosciuti, e raggi su LUCIA * SOLILAZZO dalle coppe dorate che ave- dole ancora. Mi parve che la vano librata in a.ritt una sfera I ca.ssa fosse di mi.sure appena piatta e pallida, come la luna appena sbagliate e u,1 piede. quando sale il mattino. Erano dello zio Mundo sporoesse per lo phì /igure di carta, di contrastando il coperchio. Non :::rz~a,f:!u:nu::ra~u:tr:ian 1 ~~7:, ffg M~ 0 ;J~: rren~a~fi~::,~nyu,!~ a orcca, con teste di cimiet da uo Il Jla,1co e l'altra sul petto, disegno: erano le cimici a ltu!· pareva facesse un gluramen– ctcarc in quella stan::etta che to o 110/esse dlc11iarare che pareva fatta di quinte in. un non era colpa sua di prcsen• colore interrotto. tarsi alle formiche dentro la A u11 tratto. da un S. Glu- terra '! al et►.spetto dei suoi seppe vicino all'asino biolo, santi, con quel vestito topposo oopcrto dal ma,1tcl10 auurro di tutti i giorni. No11 .scmi– di una Ver{l'ine, simile a bafll- gliava nè mio padre, nè zia boia, con il braccio intorno al F'onsa: il suo viso, ben diverso figlio tutto nudo, capii cosa da quello dei ri.si ,eltabi1i mor– avcva voluto dire mio padre li elle avevo vcdulo, weparali e che /e pareti strane eran co- per l'occasione. dai ,norti di perle /llterame,itc di immagi- ouerra rattratli e maestosi, ni di c11iesa. lo contiuuavo a ero un 11iso da contadino che ti,~1~r~;e 1 : u~;~e,~i:)prarit t!r: 1 .e :!~r~t:a~~r;·èi/~~1~1~f ma portava hrna,1:!I una pal- Invece I campi, /uorl, tulio ma Jra.stapllata e sti11ta. set- intorno. eran preda delle er– te frecce brnnc si plantawrno be naturoll: pilÌ /o,ttano, dd1· riel torace rqsato di u11 San :a parte opposta a quella do– Sebastiano di dolu e gi01ione 1Jr erarl(Jmo ghmfi noi. una aspetto, S, Luigi, èon un libro terra brriciata. calva, si inca– bianco come la sua cotta rl- vava in bassura. pie11a di 1pi• camata, era vicinissimo al1 11i.e pili in là altri campi ab– piattello di una S. Lucia .tor- bandonatl .!i pcrdcr:ra,10 in un ridente e intatta, con a galla qfallo spento, d'erba al/astel· due occhi neri e /on•itl di ci- Inta, finehè sl11pll)(I un campo olia: io contfouavo o guarda• di ultima aratura con quattro re quei S4nti insen.siblli e mi mcli dalla chioma curvo e mc– incantavo a l'l"dcre da c11e le. come fiori. s/ruttatlssil/lO spazio pe11deva- -Trovarmi li, fra q11e1 breve no so11rappo11e,1dosi. di ahe de.~rto e le /lg11re della ma– vari pen11elli si ritrovassero nla. con quel morto sul let– uquall da farsi rlco11oscere tuccio e ::la F'onsa clic sor.ri– persino da me, mi incantavo dl'IUI.e si dava moriate al 11a• per non obbassore.. lo squar- so. mi dette a un certo punto do su zio M11ndo dentro Ja s11a una r,rau nmuca. una con/u• cassa. Gli occhi uma11i han- sione in te.sta e uscii a preci• 110 u11 secondo sq11ardo che pizio sulla loggia a guardare /ur,ge dagli a11goll delle pu- il /I/Ime nel /ondo valle, che pllle: io, jlsso a quelle co- piegava r;erso Valpelline. la– str11tte pareti, a11e_vo giiJ vi.sto scio11do il eampanile aguz::o di Che., la cassa ero di legno bkm- varinev. ad aprire la bocca co e pre:!zo come le cassette co11 tanta /retta di respiri. Ma della frutta. ::la Fonsa mi aveva .teouito. Dieci Orini di S4ntl, dicci era li dietro di 111e e sapevo anni di nomi di calendario che sorrideva col suo sorriso convertili in Jlg11re, erano Il 1m po· giallo comtt quei de– mio aiuto in quella. stanza serti, verso il cnrnpo df meli. umida tanto impregnato di - Quaudo viene il prete? - mucido odore: da troppo tem- chiesi senza voltarmi. w quel volli di earta. con qli - Ora viene. ora viene. attribuii della loro cststcn.za , - Ma q11ell11gente la.s&ù, palme, frecce. orct,1 dtuelfi. cosa fa i11tanto? . chiodi martelli e corolle di - Uh, sia sul .tagrato. pii passiflora. se ne sh'.ltHJno a 11omini pMlano delle bestie. le guardare, perchè ora potesse- raoaue si /a11 guardare e le ro staccar&i dalle cimlr.l di don11edi ca.sa si ripo.~no. Unn acciaio e cadere sopra al loro volta ta11lo. rnccoglirore come Joglle scc- E continuò .'mbito: - co.,·t, che. Il ha emozionato zio Mundn? - Ti 1ian conquiso quelle Era matto dtJ varccchio, spcn– lmmag:ni? - disse zia Fon- de11a un natrimonio in quella sa. - Te le puoi uortar via, roba. 1i era ridolfo in stracci, .,e lo vuoi. - E rideva Diano, era /issato. f, pni non 5'è n,m– rindir, teso a farmi vedere un meno oc,-corto di morire. Ora mucchio di fascicoli che fa- areremo la terra e utontcre– ccvano cono verso la fi11estret• mo /rutta. sarà mN>lfo, no. di ta dal vetri qommosf. qur-•'i attarca•vestfli? - Co,ta sono. quei libri? - AIIOM dalla m.,,ua verde de- fo chiesi entrando nella sian- pii arb1ntì. sp11nlò la forma ~. con la mano s11l naso. a .tni-:chi di un tocco nero da - Coso vuoi che siano? 1'0'rTOCO e dietro ali venivano Bollettini ')(Jrrooc11iali. P.serct· due 110111ini:quando ci turo· zi spirituali. Vita di Don Ro- no vicino. tfo 1111 a1tro sentie– sco. ecco qui - e ne prese uno ro n" ~vunM un tcr:1:0. con un e me lo porse. martello in mano. le ta.,che _ Guarda questo zio Mun- del vestito gonfie che sembra– do, ouard.fl che v09lla di san- ~ de/orme di /lance: e tutti ti. /ra auc.to $1er,eto - ml salirono le tea/e, il cane J>O· dlcetm. ,-; mi voi/ai di colpo a rrva morto a11che lui. e non 011ordarlo. per toalierml 1.111d si mo•se per nulla. Nemmeno disagfo e ner ncdere cosa mal. qua,1do il martello b.,_tlè sulla nel suo vico di montanarn di cassa del suo padrone e /'uo– vai d'Aosta. aveucro dipinto mo tira11a !11orl dalle ta.sche immaoini inoen11e. di S. Do· ~rii c1iirdi tutti testa, nem• menlco e S. c,,rlo. la dolec meno quando uscimmo dalla musico di S. Cecilia. la Ver- cQ,S('lna e ci lasci11mmn dietro oine Assurrta del Tintorett.o, srinli e fetore. Era un cane grosso di corl)O, amnio di man- senza pietà.: zia Fonsa avreb• tcllo. Zio Munda morto era be dovuto prenderselo con st: senivre sul suo glaclgllo, mon- era 11n eone fallo apposta taurra di fetore e d1 o,curo, per lei. ma dentro uno ca.sso che ne raccoglieva le membra noc• Quando r>ennc /a notte si cherute e ,torte im.plccolen- ro.nrupparono le n.uvole."Tut- to il olorno eraRo rim4$te nel cielo, appe,e come pecore ai piechl. 1n di,parte. Cosi, ecco, ero u.n gran buio, mo la notte bella, co,n,patta. assoluta. A starsene nelle cittil uno si di– mentica che sui monti accado- 110 simili notti: a,1cl1e s11lma– re non era la .stessa cosa. Sempre ,mo notte umana. lu– mi, la.mparé, fari e sciacquio e stridi di gabbiano. LI era una 1101/e non turbata, notte s0Ua11to per essere notte, una yra,1 torre di bui diversi di co– lori. morbida e piumosa. Non c'era grido, rion c'era fruscio, n11lla si muoveva. E il buio e Il silenzio compre11devano la altez?.a delle montagne e fa– cevano breve la terra come il cerchio del bersò. dentro il yiardlno. A quella torre dì buio, c11e si moltiplicava ad ogni movcr d'occ11i, Il piccolo sonno di zio Mundo era 1o0mc la foglio che si staccò dall'acacia e non si seppe dove fosse posata. in se– na a/l"ombra. E io dissi tutto a un tratto co11 una gran voce chP. mi scosse: - Parlami di zio Mun– do, zia Fonso. Chi era zio Arrmdo? · Ogni volto che m·era canl- 1ato di vedere un funerale, bel carri di 11ern e oro. pen– nacchi ai cavalli, ouaJdrappe, tuba ~111 capo del vetturino e le nav,,e arasse in ma,10 e r,rntc lacrit11osa. trn.5oc,nota. pcn,auo: e Risogn~rebb, mori– re e poi vedere comr ci nlan• r,ono. Come si vivrebbe bene. dopo. sapere che ei amano tanto•· Ma per zio M1111do.11n1,aese intero nnn voleva dire uno co~" simile: era un paesf! tn fest.n e 1, s111• mndonne di Ct'I"· ta zio Munda l'aveua la.sciate q11agoizì. - Zio Mundo, era eome gli allri fratelli. me:zo matto. E niorn. Non 11a m"i fa.Ilo nul– la di buono 1 .. vt,11 s11a.Cosa vunf eh-i ti dh1 di tio M11n– do? l camni /"lini vi•II. erbr,c– cr r terre n•N!tir ... Lui ce l'o• veva ml santi. Potevo dir11li ,u annalffore la /('rrn r. farci ,(e• mfnnre il arano. alle sue m'l– donnr Ma a l11i nr,m olicne 1mnortnvn niente di niente. ddla t,rra. - Mo da pio,ianr. 110n crn ,,.le,, cosi da piovane? - lo disti. - Oh. da piovani. ""ttrt buo– ni t11HI e trr. l frot,/lil Our,n• dn mori no.,tro oodrr. lo ave– vo 1n•N"ra un annn dn an,J'lre a $CIIO!n ,. Q'll"i lrl' ml .,tarr. vnn lr, CtHa, 0",,011011 j,il tir• 11ilr. lirm·on oi,i i lro11I rrr frrri l11oco. In or,.lvni rn1 tfl• Dfotllf! 1-t tn~,.,, ,. n .tolottn f!r'I ni,.t1n di cirrh" df .,/qaro. di noh,,,.,. di corta ni'llln r al.or • n"li 1J()/Qf11rno. a nri,.r le Pnrte lo cammino sui 1.1ior11nlt, c'.rnl• mino $lii ,,/aori e arrivo in c11- ~ina: Il uentol, col fondo nr– ro. muffe e verdi r odore di marcio, piatti a piramidi Seauilammo a portare. ('omm– ciavo a venir freddo dalla not– te. avevo sonno, ma piU che .110nnovogli~ di metterci qual– che po' di b11io come /a la notte della terra. sulle cose vive e sul loro colore, poi do· mani si ricomincia e si spero di capire di pl'U, di far ordine e eam111ì11are. Per zio Mundo ormai era come avesse capito tutto. 1,UC'U $0Ll,A~ZO J iblioteca Gino Bia LUIGI .BAltTOLlNI: L'ult.fmo addio al sornl {Incisione, 1953) I CACCIATORI * Dieci li1•icl1e di LVIGI BAH'.l'ttLliWI Sotto le oravl ,enontagne, sotto le cutpidi impervie, non più Ignuda i Natura; sono le care selve, sono i boschi I cantanti; altalene di strade sono: vi et si aggira ilari. vi .si discende [rapflff fra I papaveri, le stipule i pungitopo (ai'lati dei se11tieriJ. Beate le vostre ca11tanti, erboree pareti, oh soavi boschi I ricchi d'alberi! Ta11ti peli nella mia mano quanti sono gli alberi Idel quereiuoli lungo il monte! Le vostr, protese ali, oh cari pini, ok profumata abetagl!c; poco che stano mossi dal vento ca,itano ed emanano [profumi. (Anche le-loro cavalle baje attraversarono a g11ado,l'acqua [del fiume; e c'era sopra unq donna incinta che aveva.. timore, dell'ac– [qua, bcnehè tremolante, del letto del fiume. Laddove l'acqua C più profonda f.t.sano la malla a lunga (pertica dietro la schiena le donne le più giooont, a bandiera issano la mallo dietro (la schiena. (L'ultima venere in fila indiana, quando ci scorse si (eclissò); dietro le spalle di sua madre, quasi Ignuda la venere più [giovane si eclf.tsò. V E tu scruti ancora l'arsa oola della montagna; mai ?CJOO [di essa, oh cacciatore di /a.gwni! Fa con la mano, invece, riparo ai tuoi occhi: ecco, giunge I la otovane os,cua. Ecco l'ostessa: di Venere /remano le sue a11che; sul tavolo lreca il biondo vino d'Albano Il bianco vino, al· cacciatori a/Jaticat1, reca l'ostessa di I Diana e di Venere. Il vino scivola per Il palato come le ali del fagiano caddero lld, nel folto dei larici. Si fa, intan.to, auurra, tutta cupa, la serotina gobba (della montagna. Pendono g/{ ultimi rami neri co11tro le verdi acque -del I Laoo. presso la riva d'Albano. 1 Cosa desideri, d1 più, oh cacciatore aflatlcato verso sera? LUIGI BARTOLINI: Isola t·:irnesr Ma non salite sino quassù, oh uomini ig,iavi (Vi stanchc– [resteJ; Soltanto t-oi, ilari coppie dt dom1c, a voi sta caro lasciarvi I portare a spalla da noi cacciatori (lo condurrei sulle mie spalle Psiche fanciulla: ok quar1ta lvole11tieri! 1 II Fermiamoci! finalmente Jenniamocf (abbiamo sete/. Fermiamoci la strada è, davvero, anche per uoi, cacciatori, I aspra. e lunga! Fermiamoci .sotto I recessi di questa montaona ~hnllc a:L [lmmen.ta cappa di alberi! (sen::a. altro occhio di q!'ello del Cielo: chè, tale, t il [monte: un gratuito o.Ibero; oh quanto gradito!} III A Lana. Postal - verso L'Adige - il tauolo dell'o.steria e [dt quercia staoionato, dura e massiceia; puliamoci il pugno sopra; chiamiamo /'ostessa opulent.,_, (Non pestare troppo /orte il tuo pug110: il tavolo e piu I duro del tuo pugno! J (Oh Ilare cacciatore, già- ebbro dell'aria del monte chiama [l'ostessa con bella 9razia.' ). IV Passano il /lume a guado, codeste dorme di montagna! codeste donne dei monti passano. a gambe scoperte, il (fiume a ouado. Con.-le canestre m testa ritorna110, al monte. dal mc,cato: glunoe l'acqua del fiume tremolante alla forcella delle (gambe; • lo lo so: wrrestt dormire insieme au·ostessa giovane; ma I tanto non t'è co11ces,o Di.scaccia lontano dalle tue brame l'amore di Venere, olt Lcaccfatore di fa!liant! Il marito è Id. che la guarda: /a attellZiOne a come coli (squadra sua mogli!! di .toppiatto! Non la ouardare più di due volte: (in questa copa11na [bacchica, Venere è l'unico bene avaro! J Non azzardare altre domande, oh cacciatore imprudente. [Ripeti soltanto e vino d'Albano. Oh. il buon vino!•· VI Soave incanto, tu giungesti; .soaveala, (soave vela marina) I al tuo porto. La bia11ca tua gota era il cielo (Il pieno ciclo); Le onde tremuli danzauano /edeli intorno alla vela che [giunse da lontano. Allorehè s'appressarono f mercanti e I marinai (dello. [marina vela) (i bel cedri voluminosi, i gustosi ana11a&si. i datteri in [scatole dorate e~sl arrecarono). E Jolagne (molte), cadute in meuo alle Isole arrecarono [t cacctatort sulle zattere VII Sul fiume pala/{ttato scorre nell'ora dell'alba un le,oiero (sandolo: (giacchè ve n'i, di 11entc, - ancora - al mondo, che va. [a diporto lungo il /fume, sul chiaro sondalo!). Per oodersì la vlsta dei nuovi mandorli va. In quc.sta [gioi-nata senza ombre. VIIJ Ne.Ila querela il suo oro di ìoc,Ue si fonde e si cruogiola. In un ampio raggio di sole $l /onde e si cruoglola, la (quercia .tubli.me. Il mare é in /ondo all'orluonte; la strada è in/orrata. ' Risplende. fra il ventre enorme della valica la strada r bianca. fn/orrata, del caccfatore IX Quel mandorli in riva al /lume, quei molti mandorli In (Jiore (quel moUI ventagli - come di piume di struzzo, quei (bianchi mandoriff Dietro af mandorli, per la selua, scorre una fluida .tlriscta. [ombra vlOla. - Va a scuola d'amore; là fra i teneri ma11doril o/I cae– (ciatore, va a scuola d'amore! EPODO Ponendoti, al vi.so , la ma.tchcra del Carnevale - grave. [barbuta, irosa, - ma perché vuoi apparire, anche tu, vecchio, oh bambino [te11cro? Getta la maschera, di carr1evole, della cltta o~cena, Oh (cacciatore! Tale è renigma (e tale fu per Ze11011e, per Democrito): (e non invecchfarel,. LUIGI BARTOLINl (1953) LUIG"I BAllTOLINI: Adtlla al :.c;rni (lnc!s!cne. 1050) 4

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