Fiera Letteraria - Anno VII - n. 26 - 29 giugno 1952

DOMENICA 29 GIUGNO 1952 Pag. 4 LA F I ERA LETTERARI A ---------·--'----..,,---------------------= --=--------------------------------- L'ADl!NATA * RaC'contodi ORESTE DEL BUONO Quando Il trattò di stringe. Tuehlfmi, 11PMSAVR In rasse- dietro gli fWCVR RddlrltLura ,·J comunicRSSI di CE-!iere6(K!dl· re la fascia nera intorno RIIR gnR e trovul\ di\ ridire 1ml1Rplegnto In sca11>a sotto Il tal- s!Rtto di voi. Non andiltmo an• \"ita di Duilio. IR confusione posizione e &UIIRdivisa di O· Ione. Orn In scnrpn ~cli si 1,lìJn- corn bene proprio no. C'e nn– ' raeglume ti colmo. e Presto. 1tnuno: con rnpldl movimenti ,,n lcntnmentc, mR lmplncnbil• rom troppo n/1.Scntelsmo nelle presto :t, dlcevR Duillo, e sm, delle dltR sracc,·R I fl\7,7.0Jct.tl mente cfol piede. lui dove stra- vostre 1lle. troppe dcboiez 1 .c. madre frug1wa dnppenul.lo . blu, 1111\I .lstemntl o colpivo. I ~lcnrln perchè non se 1fnnd!lS· troppn mnncnmr.a d'cnt.u.,111- brontolando t.rn l denti: e Dove \·entri trop1>0 prominenti nclh1 se per conto suo. « Mnrehl. n- !lmo •· Tm tutti J m,wzzl schlc• h? lnC880 IR 81)1111\ di SICUJ'C7,7,n? ntteut.l o pereuot.e\•n ]Cl{fiCr•desso •. dl&se Il pro!cs....<:Qr MOI\• rnti gli oc:chl chiari del pro– L tn-e,•c. In mano un momento mente I fez neri per corregger- ti. « Mnrcln. su. Cerca di nn- fcssor Montf pnre\·nno cercare f8 » e non si acoorgevn dl ser- ne l'lncllnat urn. dnre nl passo. Uno. duè. unò. proprio lui. Almeno Dulllo cb• r&re IR splllR trn l denti tnn- e Quello che lo vi chiedo•· clut". unò, duè. mw. unò. unò. be qucst·hnprcsslone. Mn ~Il to che. per non 11\SCll\rlacndc- dlcev11 li professor Monti. e voi 1mi:...-,o. pnsso. pnsso •· Duilio cl occhi dclristruClore erano lm• re. ern obbllfl8lR nd un ll\men- nvrcste dovuto 11\'enuelo gli\ mette\•n t.uttn In sul\ buono ,·o- 1mcnblll. «Parlerò al preside toso brontolio. « Fnl presto. dato di ,·ootrn spont.nnen \'0lon• 1onL1\: vole\•n riuscire, voleva di questa slllm7.ionc t.ut.t.·nitro me.mmn •· suppllcnm Duilio. ti\. Siete sem1>re n temf)O n rl• tnr bcne. mcrltl\rc l'l\pJ)rova- che lodevole•· grido U 1>rofc.s• «_Sono gli\ le due e nu•1.1.o, ar- med!nre. Qmmdo id s,•ol1<en'tIn 1.!onc degli lstruuorL Duilio ,!I sor Monti, e I colpevoli di quc– rl\'ero in rltnrdo •· l suol OC· 11111!1\n, qwmdo sl twoJgen\ Il hnpnsticclnvn e ardevn, lette- iito deplore\·0le stato di cose n– e.hl glnwnno dn \111 punto Ili· SKl(gloginnico. In nost.rn lcJJI0- mhnentc Rrdevn di vergogna \'ranno, In loro mcrltnta punl- 1 sltro della stnm:n. inqulet.1, 1,1edovrll. es..,;ereIn tcstn n t.ut .• • Cnmbill 1>ns.w•· .:Il disse li 7 ,!one nnche nelle nmt.crle \Il me. 1omt1vR!10 lnunnncnbllmcn- 1.e le nitre. I miei m,: :111.zi do• prorcF~'ìOrTnrchlnnl. « u pn$0 stuello. Sissignori pcrchè non <· te a posn.nn !IUIIKpcndoln np- vrnnno essere plì1 lmwl di t.ut.ti :.I camblri. cosi. Vedi? Cosi>· un clttndlno completo colui che pesn 1\111\ pllrete di fronte. Ern- gli 1111 rl. I migliori in sc11.'i0n.,. Nonostnnte ln sun grasse1.1.n. Il nllo studio non unisce In prc– no e&Rt.ta~n~nte,le due ~ \'enti• soluto. Non tollererò deboler.1.e. 1>rotes.,;or 'T'nrchlnnl si muove- st.nnzn Hslcn. Ml cnpltc? •· Ln sette. • E Rh\ Iorn de)I Rdumi• lncerter..1.e di qurilslnsl gen~1·e. ,,n con ngllltù. snllnrelln\'n co• i.un voce sJ>C?",ztwn I thnpnnl. A ta •· disse Duilio e cominciò il Ml avete cnpllo- •· Il protes..'lOr me un 1m.c;.,; erot.to .«Vedi?•· Dulllo · pnrcvn proprio che lo carumlnnrc verro lfl portn. Sua 'l'a.rchlnnl et-a. nrrh•nto \·lclno dls.c;e.« Cosi, eosl •· « Unò. 11110. Istruttore se la J>l'Cndcsse so– m~dre seguitnvn n toccarlo, fl Dulllo. Disse: « Mn LI J>Rreche uno•. gridnvn li professor Mon- iu·atut,to con lui. Avrebbe, ,.0 . ~~~~~;:\ co~~;~!~~~ 1 11:7t 11 ~ tir~~ ~~e~~'° 1! 1~11~:!1 n~~"i~;a,D~~,\~ ::ro;rl~u~A~m~:ri:1~1 8 \J1:~,\~: }~~ e :~~~ 1 r:i 1 ~ìirf \~e/~ 1 1~/~:~ scia con delicate t.irnt1ne e lh\l 1\0 Il petto, trattenne Il respl- Dulllo.' « Cndc.111,R •· gridò nnco- sbngllnsse li passo mnrcinndo l calzeuonl tutti rnKgom_ltola• ro e gul\~Ò da,•nnt! n sè, con ra Il professor Monti. Centini\. e non rosse nnoorn cnpnce di tl ». disse In donnn. « ~i,:g1lL'>tn· estrema llsslt:\. sen:i-.n \'cder, lfl di piedi scandirono I pn.c;.<;I cnmb!nrlo. perchi• lui si con- ::! ~t t I• . , . ,.... 1 j k ,,_ ....... IL GATTO NERO Racconto 1crfssl al/'ai;t:bcato la ,eguen– le lcitcra: « Prcgiatfaslmo aignorc, ~ •- ;,. tu ,,rcgo di !cusarmf se, pur ~~ ;,, '" '1 :!~:cc~j!~domfl fd::~fto dlln:: riuarLe questa lettera. Cio che sto per dire Le potra sembrare {lrottc.sco. ma Ella. .: da pro/011do umanl.!ta, com– prcn~iro pertanto delle dcbo• lcuc umane, aaprà - lo .!PC· ro - giustf/icar/o. .Sorio un redattore del r(cino giornale. e come tale sono coatretto SJJCSSO a rientrare nelle ore piccole. Ogni professione li• berale. come Ella be11 sa. ha I suoi disagi. Questo disagio 1,cro - forse perché so110aca– polo e ad esso ormai .!0110 ati– t•euo - non 111i peserebbe molto se da un certo tempo a questa parte ogni notte. dinnanzi al portone della di Lei casa. non incontras.ti Il suo gatto nero che mi obbli· ga. al solo jinc di non farmi • attraversare la atrada. a com– piere cinquanta metri di cor– sa nel buio. • « Elia. a questo punto. giu– dicherà probabilm,c11tc ridico• * di SANDRO DINI mio ritorno rlctcettt la tele– fonata di rl,tpO,!ta dell'ai;w– cato R... una /incatra a una ,panna dal mio utso. e mi piantò ad– dru.t0 Il taglio delle .rue pu– pille lii:lde di luce gialla. Ml sentii incapace di muo– rcre un 1XMSO e ml appaggl.al al muro. In quctl'lrtante una luce diafana. quasi irreale .!t accese ai contorni della /ln.e• .1tra, filtrata dalle per.!iane socch iuac. dietro le pupf/le del gatto. Tutto U ruto era buio. A-nche fl ciclo era buio. };' alla debole luct ai aggiunse una mu.sica lontana. Ma non 1a• pero distinguere la luce dalla muMca e la muaica dalla lu– ce: un'lmpreuicme auoluta– mente irreale ma rli;a. come le immagini dei ,ogni. La. mu– sica mi aembrata ora di pia– noforte, ora di arpa. ora di cele8te e accompagnal:a, mor– bidamente attutUa. un canto femminile che arrivat'a a me a tratti, con /ra.ri mouc, ru– bate dalla lontananza. Era la voce che sere prima ai;eva inl'ocato il mio nome . ~1n~~~'!~e1~\,;;::sso~1 !~t 0 st~I~ :~u~!i 1 :e;~~ir;n~~!~f~}lc: 11 ~: i,~ 11 ;~~~~-llit .~ ~1:: 1f\t>~f~~~ ~~~ul~~~ ~:~n~utf:;'1~~;~~en!~ 1 1 ~: sogl!fl. l..n clonnn fece a1>1>enaspii~) soltanto Qunndo Il J)ro• TnrchlAnl n Dulllo. Quella Avrebbe \'0luto dirgli che Jul a tempo n scoccnrgll un bncio ressc:ir Torchlnnl pA.ssò Rd ln• scnrr,a se n·nmlò per conto suo. ern pieno di buona volontà. htl AI.IGI SASSU: lllustr.i.zione IH':r « Il gatto• la tale scomvosta fuga. e /Or· se ne riderd. Se Ella tuffatila sa comprendere le debolezze umane, spero aaprd giustifica· re anche la mia. De1JO con– Jcssur/T.c. lr1fatti. che sono superstizioso. e che fra le t'a• rie su11cratizlonl rile11go allo apice delle apportatrici di 11UJle/ìcio quella dell'attrarer– samcnto della strada da 1}ar– te di un gatto nero nelle ore di 110ttc. Dopo un prcamvolo genti– lissime e schcrU>SO.questi en– trò In argomento co;;/c:;.i.n– dom,. con mio grarlde stupo– re, che anche lui era super– stizioso e che anche per 1 .ul quella bestia rapprcsentat•a un 1 1 ero e proprio incubo; non .tO/o verchf crcdera al malc– jlclo del gatto nero che att,a- 1•crsa di 11otte la atrada, ma anche per.clw era assoluta– mente oontfnto che plu po– tente dit'c11t.ara U maleficio atuso a/lorch,• /'animale an– zicl11' in atrada 80.!tcuse In ("asa durante le ore notturne. A questo punto /'uomo che era all'altro capo dei filo ml spiegò che era $J)Olato e c1u amava teneramente la mo– glie. una glotane donna e tutta grazia che avct·a, però. Il solo difetto di adorare quel– la maledetta bestiaccia. dia Tia portato tanta felicita e serenitd nella mia t·lta - ml confidai;a con un tono di te• nera gratitudine l'anziano a111>0eato - che non posso ne• gar/e nulla•· }.'d allora ogni sera. di nascosto della donna, 11erso la mezzanotte. quando la con.sorte era già auoplta, si alza1•a silenziosamente dal– lo scrittoio. apri11a tn punta di piedi uno .mtraglto dello uacio e, data una lfeuc pedata al gat.to . lo obbliga11a ad an• dare in strada. Mi scnW dls'J)eratamente solo, senza più nulla da .!JlC· rare. li canto che giungeca a me a tratti, era U rimpianto di tutti i wgni della mia i:lta. Mi risoosae il balzo a terra che il gatto spiccò dal dat:a1t– zale della ftncatra dietro la quale non filtrava ne luce ne mu.sica. Niente! Dietro quella orbJta vuota rlma.rta aperta nella casa tutta 11t1Wtata dal– le bombe non c'erano che ab– bandonate macerie e nebbia densa. &U_ una gunncln. Duilio eomln- tereMt\rsi delrnltrn filn. Dulllo do,• et.te renunn.l n rnc- ,•olem lmpnrnre, essere come Mc /o vidi dinna11zf a/l'im• clo n scendere fretlolosnm~n• Poi li professor Monti finl di cop;l!erlu. n rlnfilnrln. « Sci unn gli n!Lrl. Anzi e/1,.'-ere più brnvo prom iso. una notte che usci- ~il~~nsc;~c.h~itn~t~1l1::::~ ;~i~: :!~~:l~\:1\1~:l~nd \~~ri:~~tl;II e~: {i.~r~~~:~r Jlll~ll~rl~i~l~~tr~: ~~~1 11 n,?~;r~~ :!~~~:"~!'°trii~~ riu~I ~~;::a/em~~1~~a:~c!~~: como.ndailonl: e SLril nt.tento vangunr(IL<;ti che a\·e,•ano pure gh1occhlnto mentre ~li nlt.rl val contro Je \'Oll,(nrl pnrole cli seriw /retta da dfetro fa oo– qunndo. Rttrn\·ersl In sLrndn, adunata dnvnntl alln scuoln. I si ullont.nnavano. quell'uomo snnl(ulgno. di quel lo,wa sinjatra del portone falli onore. ometto•· blllilln do\ e,·nno sloRglnre. «Ml Ln scarpa glò.s'era qun.<;Ispnc- nemico. Se n,•esse osato fnre ,,ucccssivo a quello dal quale Dulllo crn preoc:eupnto per ll avete cflpito? Cl slnmo l11tesi». cntn dietro. nelll\ cuclturn. Du!- mm scena nl7.nre L'l voc:c :-a- ero uscito io: Jlssò un attimo i!::ar~oq~:C~rt"i-~d~1~~~f/ 1 ~i~ .~~~~I ~-l(~o~ 1 \~nn 11 b~~~r~~I~ ~!~~t.r~~ ~~;r 1 ~f! 1 e~1!~,~- d~~~ ~~~t ~~~t: 10 tt~. ~~re~,/! ~~r::,s:.i '~ii,~~t'~, p~:~~ 1 /6 1 ~i ,e,·a Rvere n,•uto Rhì lni1,ao. Sn· sn. lR sun \'OCerisuono Addlrlt.- Queu·ntt.lmo Oulllo senti ride• ch!nni non erano su QUCIt.rnn- scotfo e sì mosse come per reb~ Etato ccrtnmente rl.m- tura lnunrnnl\ nel comandi, Poi re. un riso dolce e tresco. Sol- \'nl. for$C In noth:la del suo ot attraversarmi la strada. pro\'trnto. C~l. quel giorno. In le ten:lglie del rRA "M.ZI presero le\'Ò gli oc:chl. 1ml marell\plede limo com1>0rtnmento snrcbbe Nonostante fo,sc una notte adwmlR snrcbbe cominciata I\ marciare. Il professor MonH crl\no fermi una donna e un giunta Alle loro orecch!c. Di lattiginosa. a mala pena rl• ;rt~-!':: :tsor~~~:i1·~~l~' 1Ì~~: 1.-------------------,1~~0~·0 ~I~!:.!\ ~~::tKl~l~~I :,c:N:ra:ia::~le ,,~:d~e:~~r{l1,~ di :,e:-ta. li mgnzzo cnmmJmwn I p o E s I E be~ l\~ont!r1t~' unn croce nr mc: quell'attimo che si trattai;a plu che In fretto. arrnmmto. 11 rito per In sun prontc-aa Il trnnrnl numero \' entlt.re St&\'R SUOC()rAintlO.« A!.tent.i ». 'i;:;ldu g~}~l d:r~iai'!c~~• 111 :·i ':o~I :: ~Tfa~~1~t 1 ~~~~~l~ ;~':~r:~a 1 ~~f: I !!lfu~ru~ò d~i 0 ~:~o. :~': 11 ~: ~~~1::::rs~,,~~o ca:ccoor!!"tt?d ~b~i~~~~tevn,;~g=~:~~~'. nò. Ullò. pl\Sso •· · · · strada iu modo da passargli Allo scoEsone. u ragazzo oscil- di IIEi., 1 ZfJ ZA& 1 ASI Il cielo ern semJ)re bello. llm- diagonalmente di prua eri• lb per \IO at.t.hno. Lo sorresse p\do soprn le loro teste. forse ;:,11~0t~o;:i::~/~re:::s:'. tem- ~rio u~:ngr::~~- u<n B~loi:ld~r~ * ~«:n~~~A\~\ ni::~1~ilez~!~e~~r~~:. Lu su1JCrstizlonc r come 1l ECI•· disse l'uomo. « Non sa.I I no e rlglrMnno per I viali del ~o~~!~~ ~o::oifi cld~ic~~!~/ E~ ~:~riu~n st ~~11l~i?i~C: 1· r~~ ~ j Il giorno non ha voce :ir1~~ ~ g~l~~rz1!~ 11 :1~~n l\t~ io ,,urtrom,o Ci credo. iUardRva Oullio bonario. Gli tenzlone. «Uno. duè. unò. uno». Percorai In 1•0/ala cinquan- <!ettt- un colpetto sulle spalle. Quando i agosto e il pioppeto e un alveare continuava n Rrldnrc il protcs- ta metri. quando mi Jermaf « Non t.'olTendere •· disse cdo• Il ftume come spettro va alla foce. K>r Monti. e Cambin passo». rftemmdomi ormai al sicuro. potutto non •e colpn tua' se ti Il giorno non ha voce continul\vn n dire Sandro. il 111i rigirai h1dl.etro rerso '1 fnnno glrnre masd1er: i.to» . F: e la prora s'insabbia se11za un ge,nito. ~gn~tie ~rl\ dlet; at.Pu!lw, ft!~:"a:~~~ ~-l~~n:,;e~~a9:t : 1 i;:-Jt 0 e~~Ìn~~~ 11 ~~ 0 reC~"~ 1 tn~~e~ 1~ Disce 11de l'acqun a valle 1 ;n: u Sir:1t::;~ll. 0 ~ 1 Cfl1~1~I~ la strada sotto un lampione. do\ ere ribnttere. ci Non 60116 co;i ~•aft",110vl~ore d'un. giga,~te b h'l po.s..,;o 11. dicevo. nl\orn Enrico. ~I ,.:~~io d}'o~ 1 ~ ~~":}?!a1/!o~~: ~!.~;i~:r~tg,:ufi':~r/ 11 e ~~;~~.~: ~:Ila e:o;;~o ::f e~~~rtf gtpc~;n~ 1 [er~. 1 e ~~~~- ~~ 1 [t%2.0n clÒeu~;~~\~ ~u~~i ,",•,·•.,•,••,"'•'i !]e,,,,p,'o",,,,'aco,,,~1,. ,,,!!,.a, ce squillante. forte. In modo Lo .~o. 110n ti 1,ar vero ,:,forLovn n snlt~rcllnrc. rltr?• ,, " ,~ che tutti 1>0tcs.scrosentire. Pn- questo a11dare di acque ìri proce.!.!iont rn,•n un nUlmo 11 pnsso t:ltL';,.o Ili mia sconsiderata Jiaura recch.e tncce, tutte le rnecc del e ti sorprende il tonfo per 1>01 perd~rlo di m:0\'0. ( ?(16 Nel bitto f nostri sguardi per ~:::;g~(r; 01~. it~f~~,~~,n~lr;!~ 1 del luccio aaamato ht mezzo al ftume. ~\le si~~ ~t.nf ;:_tedl~~" l 1 ~~}~~'. ~i :;{t!ii, ~llrll~ 11 ~':,~~a1i~~j un l\t.timo D,illio provò un~ B • 1 i d' ~ sor Monti. «Siete glovnnl. 1'\e• lr s1ml't'. qul11di. 1,lgramcnte ~ì:~snz1~;~e t ~f!!~~O <~~~; asta I ronz O UD DCO 1 ~r:Jr~bR1t~~~[~. v1!.?vn~t•t.:fo~{ 1~ f~~~f~f,:1io f: 1 c~!,'fo,,~fa 1 iga:,~ ~~it:1c~!~\'~~e11:vJ.~~;01~;1e~~ ·:~;,!e r~:~:i~l/:ca~~ 1::~~a11aro ::~lic, IÌ~r,~v!~t ta~~~~:_i ~~~ Jr~~{' i:'C~~'~ir~t!1!~1~'.1e1 pas- :uer~!~1c~'.1cll'uomo volgnre. le veccltiezza del temJ)O e del rfcorc!o. !-~~F!~~f1\ 1 • ~~ 1 ~u~\~r.:~i. :: M~r':1o.'1-~r~C:o;::: 11 tc:i,~~f id uii Non potevn dubitare, lnfnt- Si turla. si scolora rnt::gio. Su. ~u. Pensnte che lo JX>C11i rf11tocc11f; semit 1 elata ti. che quell'uomo sangull{llo .1embra .succo di terra che alla terra nv,·cnlre i: vo.,;tro. che I vostl'i dalla nebbia. al fondo della non fosse un nemico. D.urllo te11ta di ritornare con stanchezza. %:'Cnltorl. In unzione Intera brctc ·strada. si acuse. a a,,rebbe \'0luto che sul t.ranvnl slfa 11cl meriggio stanno prepnrl\ndovl un Krnn• quell'ora insolita. una flt1e- ad ascoltare In sua chlnrn, cc,- basta il ron;::fo brevissimo d'un fuco dc nwcnhe. Flccntevelo bene • stra del ea.segglato clic chlu- raga-iosn rlspostn to.~ q1utlcu- a dar uc.1te e colore alla secchezza In testi\. Dovete avere ln CO· de,,a la 1•la e che era quello ~~e:i-~~:i~~ci~~e 1 !~r~~:1 Rio,~fi: a ristampar ,1ell'occ1llo della capra 1 ~ 1 ~~~~1 ;r:~"!~ 1~ 1 f~ 0 ;;~~ 1 u~ 1 ;1 t~~: ~~'~1 :g~~i;_c ;i_: 11 fin~~a/; !~ ad esempio,. Il 1>rofcssor Monti la uvccia lenta e lucida del miele. Ice 11.sprne melnlllcn s'lns!nu: :i.va . 1,arl'e quella della camera avrebbe ,;e111:·n1tro nppre:,.znto però un velo di st.nnche,.1:i co- della signora Carla, una don- }~Z-:~~/~~11~:!~1~~~11:e:,~~~b~ L'estate s'attorciglia all'inverno ~lleg~1~ 1 n~~ 10 se~~1!~~,!i~r,,1~~;~: :::1 'fi 0 ann!:iir ::~~~ilsi:,irc :~~ più rimproverato tnnto <!urnn- in. sempre con IIU\J.t~iorvl_olcn- coglienti. ospite. come mc. cti te le ndmmte e le lezioni di Vecchio San Lorenzo i>ic110 di fuoco zn. almeno nelle lntenzlom. IU!I quella casa da mollo tempo. glnnAstlcR. a,•rcbbe 0nlto per pte,w di Ju'òco e di dolci ombre verdi. I solo sino nd un certo 1nmto 11 Era una dorina c11c amat•a com·lncersl che :ul non era poi Oggi ti sei posato suo fìsico poteva rispondere al molt.o poltrire anche di pior- tanto r11.mmollltoe Imbelle. Mn sul dava112ale delle mie me,norfe suol desideri. Tremnvn. tutto no. s 1 ,ccle nei lu119/li ncbbiost il pensiero del profe~or Monti con l'aria patrizia e Jamilfare li collo gli si tendC\'I\ nel Rrldl. pomerlgqi ini•crnalf. . si tirò dlet.ro quello dell'ndunn- delle tue vecchie .1tampe macchiate df glo.llo ma IR ,·oce ern un poco logorn. Quando pochi minuti pi11 ta. Un'occhiata nll'orolOtl'I0 del su Clii, nelle uottt di lima, adesso. lievemente st.ancn. tardi. cnt.rato i11 casa, µassai g~m:I d:t.s~uo n 1:::i~~~~: Il gufo lascia tm'ombra di piuma. dl~~~~:r: ~ ;i~ n~\ 1 i~~~: ~~;,~a1~~ ca:~~err.'~~alu~~i::~ piedistallo di fierezz.n e d'orgu- Ma ora gli mwi della lontanan2a pattR, pili denso. e Forzn rn- giu spenta. Nel silenzio pro• gUo. L'orolOglo ~nn le due e 110,i disti,zg110110 più le stagioni gRz1.I. non n.ddonnentntevl per Jondo delle sranze immcrae quamnta: lui era t~rrlbllmente l'estate s'attorciglia all'inverno strndn •· diceva li 1,rotescor nel aonno. ebbi l'lmpresslonc ln rltRrdo. L"uomo dnlln focclR come il caprifoglf9 dlsordìna.tçi TArchlnnl. Ma ern nbbnstnnzn che i passi ri.suonassero con rossa pnrevR aver cnplto tutto. s·arruOa shio alla grondaia. provnto nnche lui dn quel mnr• un·eco piu estranea del eon- e continuava I\ oorrldergll, sem• Jn verità 110 ,i ricordo be11e clare ostlnnto. SI tolse più voi- s11eto. pre più bonario. i giorni e i discorsi terreni d'allora: te il tn:i-.. 7.0lct.to di tnsca per a· / miei sogni q11clla notte .0j~k)doe1!~~C:aJn~~:t~n~1:~ se l'aprile opprzrc l'ottobre ~~ll~gRJil ilu1f1~do::nn~ J~~~~ no~cfu;~1:!1 t;~~~~l/ii '1li re- .scuola segnnvR le due e QUR· brulicava di trifoglio novello plll f'lncche. « Mancherà nnCO• c:af al giornale solo nelle ore rantatre. Oli altri ragazzi crA• c;a:~:~'!! /~~; 11 ~:;~ilh~~~osi rn molto nlln tlne. Ezio•· dis- ~~u~:~i ;~i c-pii/:it!a~~~ ~~n!ch~et~~~aln g~j=i~~~ii,p~l~ RENZO ZANASI 1=~1; Afid~~ •·è dt:sl E;,·I~~ J~ rantl al portone dalle colon- quando Duilio Imboccò vii\]------------------- cont.lnunvnno a rlRirnre per I ne - no11 i11contrai mai il Commendn. il .professor Monti. viali del Porco. A Duilio cosln- gatto della malora. più alto e più magro che mnl. ern in t.estn e R~ld11vn, Il pro• bimbo. li bimbo era piccolo. ,•n fntlcn trnsclnni:e n\•nnti l Pu solo al quarto giorno com1111df\VI\ n,t.tent.l oon la sun fessor Tnrch1nni procedeva un piccolo cun unn wzzeretta piedi. l..n solltn scnrpn sc!voln- che. uacendo dalla rcdazio11e e.spra voce met.alllca. Le tre pooo pili dietro, grnsso. strlz• blond11 e rldevn. ridevo.. Pn1c- vn vin. AÌ:lun certo punto Dul- ,•crso le due del mattino. nuo– l'ile di raga7.7,I In camlclm: ne- iato n mAlflpena uelln dh•ls<\ \'n proprio divertirsi molt.ls.l• Ilo si i'Jtrovò nuovnmcntc II l'amente 111 1 comparve din• re e pAntalonclnl grigioverdi nt.tlllntlssimn. e son•cglifl\'u mo. Forse rideva di t.utt.'nltro. piede fuori. nm ern cosl st.nnco. uanzi ol solito punto, sbar– sc&ttnrono. s'lrrlgldlrono. Per tutti con l suol lnrghl ,oc:chl, mn Dulllo s·immn$j:lnò che rl- cosi Intontito che 11,on seppe rondomi. il passo con /e aue ~os.:e\~~l~~eu!° 1 ~tr d ~ C:c~nn,~~ ;~~~~;l~~~ni~ 1 ~i ~1:::i~; ~~~u~i1t~ 1 Lr1~~~ 1 , lte1~~ 1~•1ri~:~ :~e~~~ 1 ~/cg~!~t~~:u6 ;n~~1f!~ ::~:if/~~/o~: st drc:i:?r~· c::~a~';!~ e.ioqual lmpercettlbllment.e. pi- Monti. e Cambia passo,. dL-;- bugllnVnno. quella scarpn spnc. nvnnti con 1m J>lcdcscnzn scnr- disperatamente nelle tasc1ie gramente. Il protCli-.'lOrMonti se qualcuno nlle spnlle di Out- cntn dietro. Il bimbo si dl\'erll- pn. So.miro. che glf cammina• dei miei panni a portafortuna vide subito Dulllo che tcntnvn Ilo. Duilio nbbnssò gli oc:chi sui \'I\ lnllnitfllnent.e, poi la donnn rn dietro. si mise a ridere. nl• e cfOC un chiodo gobbo e ar– di alllnearsl trn gli Rll.rl. « Ehi. propri piedi: nnturnlmente lo tirò via r>er In mnno e lui t.rl rn)? nz.zi si misero n ridere. rugginito che mi ai:ct:a sai– tu ». disse. Duilio si tenno. sa· marclnvl\ gh\ ad \\Il 1>flSSO ,,ba- In segui trotterellando sulle sue e Chi hn perduto unn ~nrpn?•. rato /a uita in guerra facen-. Iutò romnnamente. Il professor gllato. mettevi\ nvnnt.1 ,Il ·pie- ,: :nmbet.te tonde e ro...ee. Il suo disse li professor Tnrchlnnl. E do scof}f)iare un pneumatico Monti a,·e\'R le mAnl 11ul (um- de destro Qunndo nlt.rJ mette- riso dolce e tresco rimase pc- fu uno. rlsnLQ. gcncrn!e. «Que• del camio, 1 sul quale mi tro– chl , torce\'!\ In boccfl in unn vano Rl•nntl Il sinistro e \'Ice• rò come unn t.rnfitt.urn nel euo- sto è li colmo•. t::rldò 11 prores· tiario appena tienti metri prl– ,morfia di disgusto. e E' rorn versa. Dulllo cerco di camblurc re di Duilio. che dovette corre• sor Monti. Ancora unn volt.n ma di un t•aatissimo campo di presentarsi. questn? •· disse, pns.'-0: gli n,•evnno spiegato re per rngglungcre RII struuorl Duilio uscl dalle file. si rimi• minato. 1: Ti pare rorfl di nrrh-nrc. que- tnntc volt.e oome do\'CS.'!C!nre. e I compnl{lll onnnl lontnni. se quclln scnrim. Strinse le Riflettendo il fascio lumi• ,ta? Il signorino crede di po. lo SRJJe\'.fl perfettnmcnte. mn •Riposo•· disse 11 1>rofessor stringhe. fece Il doppio nodo. noso dei /ari di u11'auto che ter fnre impunemente l suol Jrnmnncnbllmente s'lmpast.lcln- Monti, Ernno tenni In. un vt 11• Orn crnno t.ut.t.l tenni. Dumo a,1anzaea alle mie spalle. le comodi. vero? •· « Mn lo•· CO· vn, flnl\•n per compiere un snl· le del Pnrco. Duilio nprese n senti Il professor Tnrehlnnl di- lmmobilf pupille del mio 11e– mlnclò a dire Duilio. cercAndo terello 'lnut.lle e J>Crcont.lnun- rc:.plmrc. Si giro verso Il suo re al 1>rotessor Monti: • SI Po· mica al illuminarono di u11 vanamente una scusa nl .suo re n mettere l\\'nntl Il piede comp11gno di dest.rn . « Mnncn trebbe 11nchc tonmre. non ere- giallo intensissimo. liquido. rlte.rdo. e lo. lo•· e non t.ro ,'R· destro qua{ldo gli altri mette• molto nlln llne. E?Jo? •· chiese. di? Abblnmo tntlo mm bcllA cattiuo: e pan,cro dilatarsi ,•& scuse. nl\t.urolmente. non ce vRno Rvnntl Il slnl.<;tro e \'ICC.·«C'è tempo nncorn •· disse E· cRmminata. oggi•· 11 profes• enor)f1c111enfe, fino od occu• n'erano: R\'eva tntto tardi Rlla versn. . zlo. « Io. lo. lo•· disse Duilio. sor Monti disse al protesMlr pare tutta la strada. adW18t.R e non eslst.e\ 1 ano gm- • 'l'u nella seeondn tcrzigl!n Volevn dire che lui non ce In Tnrch!nnl: «Sci stanco?». «Ma stlftcazlonl possibili. o.t.tcnunn- cnmblA pns,;o •· dls.-;e Il profe;,:;- faceva più. Mn si rcnnò. Ave.• no, mn no•· si nfTret.tò a pro• u. e Cosa stRI a guardarmi 00$! sor Tnrchlnnl. Duilio sannrellò ,•a undici nnnl. onnnl. lllccvn test.are Il professor Tarehll\111, imbambolnto? •· gridò Il pro- prlmn su 1m piede poi su un In prlmA gmnn.-;lnlc, I\Vevn unn cc dicevo per I rnl(a:i-.zl.qualcu– tessor Monti, «Togliti dal pie- nitro scnzR buoni rL-;ulLRtl. Il' sun d!Rnltil dn di tendere. E 11011no ml pnrc proprio nfTRtlcnto». di. mcttiU In 111ft •· Pronuncia- professore Tnrchilml ~li s·ncco- cnpl\•n proprio JlCl'Chè. se ce la « nevono torsi le ossn •· disse ,·a. unA parola dopo l 'alt.rn con st-Ò. mnrcinndo. « Sei sempre fnce\'I\ Ezio. non pote.'-se fnree- li professor Monti e d'improv– stmpre nrn,gglor vlolenzR: 11 suo tu n sbal(llnre a, disse. « Che Jn anche lui. Ezio 1wevn In sun viso pArve accorgersi che Dui• corpo allampanato ne era t.ut. - noln. Perchè non lmpnrl'? stessn et.ù. In sun stessn. stntu• no ern !>C.mpre li, _fuori delle ~– . to 6COSS(). Duilio corse a met.• Cnmbln pnsso. Non è una COSI\ rn. lul non ·caJ)lvn proprio per• le•· « E 1.u perchc non ti sbn• tersi trR J più plccoH. tanto dltncllc. poi. Cnmbla pM• chè Ezio rluscl:'>se nd nndnrc ghi?». gridò. « Non vedi che ti Il professor Monll ave\'n so•· Duilio saltnrcllò ancora nl pns..,; o.pc :-che Dr.lo non ve- stiamo nspet.t.nndo? •· ~':frie~ep:1:'\~ 1 ~~a.:~c~!: ~~ :uq~!!~i ~t~n1~~~1;'.e! 1 ~~~ c8~~\~ t~i~t.t~~i. 1 sf 1 ~~~~~-,~r~lii1~~gJt pc~ 1 f"\~~f Jet~~:;i 11 ~1~~l~1~ una smorfia di disgusto. Stnva cc•· dl~c quello dietro. cml un'htl(iustlz!n nddlrlt.t.urn. se presero 11 vin del rl_torno. facendo w 1 discorso. « VI ripe- dlsp!Rce mn tu cerca di &tArc confront.avR In sua sorte CO~ « unò. dui-. unò. unò. uno. pAS· to • disse. « Non sono molto un poco più nt.t.cnlO•· Sempre quella del suo, comJ)ngno t :,,0 •· continuava a gridare Il 010 1to 50ddbfatto di voi. N\gaz- mRrclRndo Il profes.,;or Tnr• clns.se . e Cosa e è?, disse Ez.o. professor Monti. I piedi del rK· tl lasciate molto I\ desiderare chlani f\CCORlÒ Il\ sua p;n;~ssne ti VR male? Lascia perdere. ga:i-,1,l s1rnschtvnno. pesR11tl. ln Quanto a capacità. R di.sci- fRceln AIIR testa di Duilio. Andnre nl passo non è COSAsvll'nsfnltta. L'ombrn crn den• ~l~~e aveei~~~~~la~~ :,i~i; :1'f"~ 1 1 1 ~ g~~o 11 ~!11?:~~1~1~: ~~~ ~~!~6 \n~intep~~~~1::~'. :r~e~ ~!!:~ 1 Je~f~e~;~_b 1 i"'~~~~: \·ol e che siate pronti a rnr del Dull!o sobbnl:i-.6.e quello dietro li compngno di scuoln RII pa!• 011 nlberl folti di verde e di ,·ostro meglio. Occorre 111lgll0• gli 1>cstò di m10\'0 Il tallone. ln\'n con compntimento. -.,! l>Olvcre si fncev11110mlstcr!o:;I. rare migllornre. Vlvlnmo m « Mn st.nl ,nLcnto.it. dls....c. « Sto strinse nelln spalle con lrrltn• Ern glò. scrn. 1 rngn:i-.zlriempi· ;:1:iz'z1 l~~,l~C :~,~~n~1t~re~~: !~~:~df ;:l~~il~li~e ::i>~~ 1 \!6~; ~~~::~•ntl 1~ d~O~zi;:oi~•tti fs.;~~l~ ~l:J~i!l~~O\~o~~I~ ~~rt::~~~: ~~cllnJ~o~uà!!~iclé~~!~e?ln~~: ~~lren1:n7:ii:;,~~ll~~1~. ril~~l!~\~I ~~: :t:~~~R:!~~ !l\f~g~l~n !~11\c~~ ~A l~o~~~ ~ir~~n~~ i~an:,~~;! Fu, 1i1 ~!:~e~i ~!:!t:~~np~~1 ~l:re:~t~o~~:l~O \':~~~~~ l~ ~Ìnr~':1~u~:1l~!tl~r~u:n P~~~~;~ ~e~g~ d:~~~~i~. e ~~-te« ~;I~ ~:°r,~~eti ~U~Cl;~:~~ 1 Z l~l~:~ ~:.e~~~r~~~ d);;li:;t~r;_u« l~i ~~l.C.n~~\fi~~~~~:~~~~]~ll:dl:I~~:: ~:~ilgc~~~~l~:~l:dl\<~~~~il,1.~UC~ 31 più ·n corpo Alto e mngro ,mn vera ro,·1!1fl•· J.!li Rrido. te. •Alt.enti». grido di nuo\'O stn vlt11 occorrono dlsclpllnfl e •rema,:a lremR\'fl QllRSI non e lm))edlscl Rnche ngll nitri di lA ,·oce Cl\ttlva del pro!cssr fede it. POI si decise R coman- L"auto passò oltre e le pu– pi/le si spensero. Ap11rofìt.tal allora tli quetrattimo e 11uo- 11amc11tc percorsi di volata. in diagonale. i cinquanta metri. Da quella sera ai•ero rìpre· so il turno di notte al gioniale e da allora. sia che uscfssi dalla redadone all'una. alle due o alle tre. rtnoontro col gatto nero e conseguente fu,. ga net buio, dkenne fatale. Una notte. poi. accadde un fatro strano: Ml ero appena fermato ver prender fiato do– po la solita corsa. che udii dist.intamentc c11lamarml per nome: una t'OCC soOocata di dcnna. una· rocc disperata, come di chi ap11clla una ver– sona nelle pause dt un· 1,ta11to aconsolato. Ml 1,olsf .sorvrcso ci Espostol.,e Il preambolo vengo ora al 11occiolo della quest1011c: Potrebbe Ella, Si– gnor A1111QCato, senza c1,e ciò l..e apportas.1e ecccssl1•0 dl– st·urbo. impedire ai suo gatto nero di sostare. la 11otte. sul– la strada che det!O peroorrcre per recarmi a casa dopo il lavoro? e Se Ella potesse riuscire a ciò gliene sarei molto grato anche a nome ... di tutti gli altri probabili superstiziosi De110confessare c11c ll rac– conto dcll'a1•110Catoml atiel'a commosso e se non fosse ala– to per la sacrosanta paura del gatti nerf a1 1 rel /asciato correre. Ma la superstizione non ammette oommozioni e oosi. dopo un compleuo $LU.– dio di sfratagemmt per rtso/. rere l'Intricata situazione. fi· nalmentc tro1 1 ammo dJ oomu– ne accordo la soluzione. E cioè: a11zicht fare uscire la bestia dalla porta principale ra11rebbe /atta sortire da quella di serrizio e quindi sulla 1ttrada parallela a quel- ALIGI SASSU: Illustra7.lone per «Il .•ÌO.tto• intorno: 110n c·cra a11ima ,,i. 1,a tra11ne il gatt.o clic h1 mezzo alla 11ia. insolitamente. /ambtua in giro con i suo, passi dimenticati, i margi11i del cono di luce clic Il lam.– pione prolcttai•a .sul selciato. Le finestre delle case sulla atrada crono sve11te e asso– pite. Tesi ancora rorccc11lo, ma la 110CC. che 11011 mi era giirn– ta estranea, ma anzi legata a ricordi lontani no11 si fece piit udire: ne quella notte nè a1,preS.!O. Finalmente un pom.crigglo. atufo di quella quotidiana i;o– lata nella notte che dural'a ormai da una settimana. de– cisi di rivolgermi alla porti– naia dello stabile per sapere chi era il vrovrtetario della bestia. lA do1111ada1,1,rfr1ci– plo tergi1•Cr$ò, quindi mi dltsc c11c apparte11c1,a all'aa;uocato R .... u11 signore anziano che abftai:a UII /UMUOSO a,,parta– mcnto di quattordici locali al secondo piano. Fu i11 seguito a questa di· chlarazionc clic l'Indomani che di notte do1 1 csscrq essere costretti a 1,assarc dlnnan:=i al Suo porto11e. R11itcrei così quella aD,mmosa e perigliosa fuga notturna cui 110 acce,1• nato dianzi. « Con molta sincerità se11to Il dol'erc di confcssarLe che ove 1101 1 credes.ti a quell'altra 81Jl;cr1,tizione per la quale. ad uc<.idere un gatto. si 1x:issa110 sette anni di guai. a questa ore arrel dtgglél avvelenato la sau bestia. « 1''iducioro clic Ella. benc– rnlmcnte l11tcrprctando QUI'• sta richiesta. cerchera di fa re il f)OSSibile vcr c11itare u mc l'incon11cniente lamenta– to. T..ci vrego di gradire I miei più distinti ossequi nella sve- 1am:a di ar:cr tosto l'onore di fare la Sua personale cono• acenza •· Scgui11a 11a,h1ra/mc11lc !a firma 0011 /'indirizzo e il mio 11umcro di telefono. Lo stesso giorno clic imbu– cavo la lèttcra. il Direttore del giornale ml inviava 111 pro11h1rla per u II breve giro di corrlspo11de11ze, e solo al la dalla quale ero costretto a passare lo. L"i11doma111 notte. infatti. dalrombra tielle co/on11e del portone 110nsorti nulla: 1·011,. bra rimase ombra; nella stra• da solita,ia immersa nella oscurità e nella 11ebbia, di vi- 1•0 110n cl furono che t miei vasst e i miei pensterL E. cosi 11eUcnotti appresso. Tutta1 1 ia. anche ncll'asscn• za della bestia, passando do– ranti al grigio portone, qual– cosa 111 mc art1crtlt·a la prc• se11za dell'animale malefico, specie nel pensieri c11c fatal– me11te mi aOlorarano alla mente n'el brcre. nebbioso tratto di strada: episodi lon– tani che aveuo scacciato da mc co11 disperata i·olontà fl· 110 a /asciare Il cuore 11uoto di tutto. Ora rfredct'O, In uno di quegli attimi che mi GIIC• rano dato fe/fcitU. imme11sa, le do1111cche ml are11ano u– mato e che avevo perdute, ora la mia mente dal'a rita e ml prese11ta1·a /orte e /e/ice Il figlio al quale la vita no11 ave1>o 1,0/uto dare, e intorno a questi pc11sicri olitara os– scssii>a l'Jmmaglne 11011 cono– sciuta della gioi:a11c moglie del/'az!t!OCato · R ... che con la sua fresca fcmmlnilitcì. con i suoi sorrisi riempiva le gran– di. s11aziosequattordici stanze det1·a1,partame11to. Fu a distanza di una quin– dicina di giorni, quando or– mai crcde1'0 scomparso per seml)re il 11ericolo dell'iucon– tro col gatto nero. che questi sbucò una notte impro1.•1>fsa- 111cnte da dietro te colonna c. sorpresomi nel tcm1,o. mi at• tra1 1 crsò come u11a freccia la strada. Le sue pupille folgo– rarono in 1m lamJ)O freddo e catti,10. Sgomc11to 111i fermai sc11zd saper cosa fare. Passare o non passare? Pc11sal che il f)artlto migliore sarebbe sta– to quello di tornare iltdfctro, girare Il palazzo del giornale e giu11gere a casa per la ria parallela alla consueta. E CO· si feci. Potesse 0 pJù resistere a tanta marciare lt. Monti. L'i.s_Lruttore R\'C\'R ! dare la lìne dell'adunate. ~:~l~~1i•it~"nit!ti~ 1f 8 ~~o:~ 1 :; co?~illfn1~!:nu~:leQ~~w~~~ ~;~. :~1 ~~~i:~iel ~. ~1s_,~~ ORESTE DEL BUONO AJ.lGI Si\SSU: lilustrazlonc 11?r ..11 r,uo • A1•ci·o oltre11assato il se– condo a11go/o dell'cdi/ìcio e 1,crcorso u,w t•e,itina di me– tri di strnda. qua11do scfliz. ::ato clli8Sa da doni. il mole– detto gatto mi attrat·ersò ai1- cora la strada. si arrampfcò d'un balzo al davanzale di b10 1otecac..;1no ~1anco li gatto 111i si accostò o.i piedi e t.-olse l 1 C!r.!O di mc il muso con la bocca aperta in una smorfia di noia. Lo guar– dai e capii che ormai proae– guire o 110era per me un fat– to senza Importanza. Mi di– ressi così rerso casa. (j)ua.,t sfiorandomi f piedL Il gatto mi segui. ogni tanto alzando t•erso di mc Il muso nero sul quale mi pan·e di leggere una desolata 111alinconia. Mi ac– compagnò fino qua.ti al por– tone di ca.sa fernumdosi a un 1netro di di.stanza da esso. Al– zò ancora verso dJ m~ il mu– so. cacciò un flebile mlaolio. quindi tristemente ritornò aul suol passi. Giunto in casa, vassando dinnanzi alla porta della ai~ gnora Carla acntlt Il tiepido profumo della sua camera dibuso nel corrldoto. L'indomani e net giorni ap– presso, contrariamente al SO· lito, incontrai la bestiola plu e pii.I t'Olte. anche di giorno, dat·anti al soWo portone o nelle più pro.ssimc rìcinanze. Si muoveva pigra.mente e stm– brat·a dlcentaMc ogni giorno più magro e melanconico. Al– la notte, poi, non cercat'a di attraroersanni la strada. ma accostandosi ai miei pas.rl. mi scgult·a accompagnandomi fi· no a casa. Si fermai-a allora a un metro dall'uscio. alzava t 1 erso di mc Il muso malinco– nico ed emetteva il suo solito flebile miaolio. Incuriosito da questo stra– . no oomportamento della be– stia. cercai di telefonare plu 1·01tcall'a1 1 i;ocato R ..• ma. no– nostante facessi per alcuni giorni Il suo numero in ore dlrerse. nessuno rispondei:a mal al/'apparecch lo. Mi rh'Olsi allora nuoramen– te alla portinaia e seppi co.9i. dopo molte sue reticenze, che la gfovane moglie dell'aut>Oca– to era partita una mattina lasciando al marito una let– tera. o: Non se lo mcritai·a QUel brav·uomo - commentò la donna - ha /atto come un pazzo per una settimana, poi e t·cnuta la sorella, ha chiuso la casa e se lo e portato con lei III campagna•· « E li gatto? - chiesi - Morirll quella bestiola se nes– suno si 11rcnderd' cura di lui!•· « E chi ruolc che si occupi di .u11 gatto elle µorta ·nale - rispose la donna - Spe– cialmente dopo quello che e succeaso! ». Anche quella notte U gatto mi ·uccompag11ò fino al por– to11c di casa. Mi scmbrauci più nero e malinoonloo del solito. At:eca un'aria smarrita oome di chi oorrebbe chiedere qualoosa che ha timore per{i- 110di desiderare. o: Nessu110 li nLolc - g/l dissi 11el pensiero - perche ancora ognuno spera in qual– cosa nella uita ». Aprii il -portone e gli feci cc11110d1 seguirmi. Quando fu.I in camera tirai fuori da un baule u11a vec– chia pelle di lupo, la stesi in u,1 angolo e t.·i deposi la be• stlola che tremarn dal freddo. Gli portai una ciotola di lat– te c11carcro scaldato. per la vrima rolta nella mia vita. alla fiammella del gas in cu– cina. La bcvt·e ingordamente. og11i tanto alzando il muso i11 mia direzione quasi a rin• grazian11I. Pensai che mi sa– rei potuto aoezlo11are a lui e clic, in fì11dei co11ti. avreb– be potuto rappresentare un dll'ersiro alla mia solitudin~. E con questa illusione spensi /a luce e mt addon11entat. L'111domani t.•erso mezzo. giorno. quando già st·egUo. ma 11011 ancora alzato. ml ri– cordai della bestiola redendo nell'angolo la pelle. entrò nel– la mia ca11~era.morbida nel!a sua reatagha di kac11cmlr ra– s,, e celeste, la signora CarltJ con il mio gattino nero f1a le braccia. « Sa dottore. - ml dice - che ho prorato una bella 1,aura questa notte? ,trei'<> dimenticato la Porta socchiu– sa quando a un certo momen– to la sento cigolare e subito dopo cwi-crto un ton/o sul letto. Terrorizzata accendo la luce e t edo questo tesoro di gatti,10 che si accot·accla sul– le C()ltrl e si mette a dormire. Ma sa che ,, un amore? Sa mica lei di chi é? No11 ml 1ia abbandonato u11 momc11to da quando è c11trato nella nua camera». L'a11i111alemi guardò e par– L'C 11011 riconoscermi. « Ma che I uolc che ne sap– pia io? ». risposi « Non. to sa che i gatti neri non li posso soOrire? ». « lo mt-cce li adoro» risp<,• se nell'usctrc la signora Car– la roteando mollemente 1 f/a11chl. SAr,r,'l)H.O DlNI

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