Fiera Letteraria - Anno VI - n. 22 - 3 giugno 1951

LA FIERA LETTERARIA ILCOMPAG~O1rnu,A ro~l'RSSA D'AllOllE * UCCISIONE DEL POETA Quando Oumi/é v tornò in Ru ssia nel 1918, capi subito che stava per correre l'ult ima avventura. Per ' un breve pe• riodo tenne la caltedra di poesia alla l.mivers,tà d1 Pietroburgo, e riu sci a s tamp are qualche saggio critico, prima d'esse re con dannato per dirett, ss ,ma di Jean (hO.zeville r N EL 1951 ricorre Il tren- chi. E certo nessuno a Parlai teslmo a n n Iv e r - qua ndo Olde e Claude l comln. ti a r Io della morte clavano a 1plegare le vele st Gum1~ /~n~~~i:e 1 s1s:::~: 0 ~~~ :~:::e ri~~~i: :!1v;:~~ ~~i Gt OVAl\"NI CONSOLAZIONE - e PIHU Na,.;na • dellt.to più barbar o: l'uccisio ne Parnaso. Ma neppure l'arte del cle di neMO tra l'attegg1amen- nitre> (191:J), aeiult& da altre di un poeta ricco dl tant e belle poeta di Emou:z et Caméea se- to del cacclatore mai pentito di durante la grande guerr& e la sperante, bisogna riconoscer e gnava limiti per il Ouml!J!v, immag ini, quale si dipinge Ou- rivoluzione . Solo anni dopo ml che ti destino del Oumt.lJ!v ap- appena una rosta sulla rotta m.1.1.!v nelle poesie di quel ciclo. tu dato sapere che eravamo pare anti cipata mente tracci ato del colorismo erotico dove egli e la. realtà oggettiva del mon- sta ti a combatte re quasi ftanco fra le righe della dialettica bol- fel!cemente raggiungev a Olde e do afric ano. Più che di analo - a flanco nelle stesse formazioni &eevlco- marxi sta. Stando alla Claude l, splnae ndo anzi più ol- gle o correnti simpatiche tra franco -ru sse dislocate In Ma– loglca, la ropravvlvenza del tre li proprio QJ)erlme nto, ft- due stati di cesaltazlone• della cedonia dal 1916 al 1918. Quan – pen slero bolscevico escludeva no a ricavarne una specie d1 vita, ius.,lste una certa adegua_ do Ouml JJSvrimpat riò, li Par– quella del poeta, giacché la sagge:tza semi pant eistica della teu.a nel modo di essere del- tlto comun ista bolscevico a'era RUS$la sovietica non ammette terra alla quale dava per l'ap- l'uno e nell 'Intento di vivere già Impadronito della RuS&la e l'esilio, termine medio al qua- punto - non essendo ancora lntensament-e , per t c o I osa - ne regolava i dest-inl. Ouml!J!v le si lasciava di tanto In tan- Inventata la parola tellurlsmo ment e , dell'altro. Almeno co:;l poté lntulre che stava per to fuorviare Ja e terribile • glu- - 11 nome di Geo10/ia. qua ndo Oumll,ijv si sforza di correre l'ultima avventura. Per 5tlzla degli zar. Eta un a rivincita della vita sfuggire alla banalità quol-ldla- un breve periodo tenne la cat- Premesso que~to. vorrei an- naturale . espres.'>A In forme rl- na del suo ambiente. Per ciò tedra di poesia nella nuova cora mostr armi più arrend evo- gldamente cluslc he. sulle sim- che riguarda I costumi borghe - università di Pietroburgo e rlu– le e direi che un poco di pie- bologle alquanto anarchiche del si, anch e lui non IR.5Clavadi scl anche a fare stampare tà cl fu nella scelta del modo decadenti smo. La posizione di r'Ulpettarll. Non sopportava la qualche llbretto di saggi crl – dl esecuzione se si pen 5a al Quel primo Gumll~v si rlspee - scapigliat ura e meno di tutto Lici, prlma ancora di cadere In poeta di fronte ai fuctll spia- chla perfetta mente nel sonet- la volgarità del pezzente, qu~lla disgrazia e di essere giudicato nati. Par te della vita non la to Il Pappagallo del Quale può venu ta a galla dal baWf ondl per dlrettlss lm11.e fucilato . E aveva u Gum lV!v percorsa da essere utile riportare qualche gorldanl. Trasf erita poi sul co.sl torse gli fu rlsparmla.ta la lottator e e da soldato? Non 50 _ accenno, ritradotto da una ver_ plano estetico, una dlsposlzlo · tenta:i:Jone del suicidio alla qua– lo faccla a faccia col nemico slone franc ese non troppo ag- ne simile non poteva fare a le dovevano soccombe re altri sul campi di battaglia europei , giornata ... meno di vincolarlo più stretta- poeti, Essenln, Malakovskl, Ma- :e~~~ c!~~!~n~~re le belve nel sono un pappllgallo d(!'!w~~o~: ~:~~- ;~; o~: l~~s!!a;:.~c:;;nt:: ~~n~;g~~~!e ~\n:!t e~n; a!'~ ln comlnclava l'estate del 1910 e Vfrio nello ,tcindno di un mago sua ammirazione andava al preferirono andarsene. quando ebbi occasione d'incon- rdort fufmo... poeti del e trobar clus > erme • e A I.a stagio ne che Il mondo trare per Ja prima volta Nico· ..,;,ul/~to d•o,O 1,~ tu~ulÌf 1 ,;,anf tlcl, parnassiani, maestri della foglia e nora >. ~~e G~:w::~t~~atc?a stQ~~: co~tro f vo,trf ,z,etrrf, ';df1'f:iit:::.~ ~~~mi3 ;:;~n~ : el~~ ~~~!:kf JEAN CBUZEVILLE :poneva di trattenersi un mese sovno· un'.o ~ciue· f.,; u~ P<>rtO a Valerlo Brju.sov e a W. Iva. o due a Parigi, tappa ultima r1ncontevole nov. E di rimbalzo se la pren– dei suo viaggio di nozze Ven· ,: ml ,cino df 1olfpieni d'fndolen:z<rdeva con la mogUe (la futur a * ne a trovarmi, racco m~ndato Scordandomi c1'e non ~!t 1~~~= ~~r:if 1 to~~l ~~o e::~tfc~~ o La ruaea:na e Libri e RhUt.e > dal poeta Valerlo Brju sov al• rnei mbtero ... giorno Jnl.se II punto flnale a !anela l'ldu - che cl pue ott!• lor:i-o::~~~~il~rdl:.:to:~li~ L'Africa non doveva rlm~ne- una dlscuulone, osservando ~~t~on~ J:f 11 : 1 i::: ~nd:: 1 ! 11 ~u~~ :n era sen:-.a scopo. Durante ~l se=I:~~ e:!~~~;n~ ar: !:~~tl~a:~~tl~ ~::~!r~a ~:: ~~i: toJ;i;,~~l!n~~ l'~f 1 t~~to~!t..if~ ~aalmll~i:["t~nz: ~~ :~ 1 :: splendore sotto le nebb ie della mera: fa eomodo. Però la mar - :to;: 1 dro:::_ros::i~;:~,. alp~~~: condo per11o , 1 d~ i:°~i8~ uno, :r~':· c?iu;:;:;r::::;:~.i~m':: :~:ter1;e~a 00 a~~~~I ~:~: ~~: !!" ir:r~~ 1 .ae~~1m~~:&n~~e6s::e!~~~ non avevo ra a.se a rugar glne, da vero occidental e, e cioè tar la a loro vant.agglo •· Dlf- achedlne di dieci numeri, al ~e~:~!/c~r:~~: : dete~~~; anche la rorprtsa già sconta ta l'\cllmente si trovertbbe modo ~[: !:n ~~ \!$. ;°,!t;:/h~J;!!~~ 1 · delle meta fore: migliore per espr imere che l'ar - dt eatrattl ,uue dieci ruote del n~~ •I :' 1f~~ t1~oa:~:r:1 Qr:e~ e Vf ,ono mu,d eln'?grci/lcf In te è rlvel~zlone del ooggetto !::!~ai~: 1 J~~a!1~~o~ini/~~f'._er!l: primo decennio Ma non del ro-uul o cfltd ricco di acoue quanto dell oggetto. cM, !o .copo de!l'lnlz!atlv" non , tu tto. nè tn una' mani era tant<, LI vimo e r~: 00 co:eu•~~, a .:r:::;1~ m:O::i~!° d~n R~'it·1::C:r~~1;;;, :i"e 1 !.°ue1lo c;ra;:r~~:t~~e m~: 1 ~:!!i ~:~~c;t ·e ~1 R~:~~~ 0 ~l~u~~; A. Jlut ~r, 11 }%~1~0; ,~!:1~~: o ~ rlglno, m:i°p~ rividi Oum l- :!1~'e:i~u:t~c:'~~~at~\e m~';;: ru s.so rappresen tava Il crogluo. Odor. d lncenro, cU pellicce e di )J!v che viaggiava spesso al- tepreml donà tMere dL,UO in 1o p!Ù nccogllente a detriti O [ro,a •: l'estero. Intanto la sun produ- mOdo d! due la maggior nume- fermenti venuti dal mondo oc- Nel 5UOIrapporti con l'Africa zlone poetica si era arricchita ~ d:,.,:!'°nnoenP:i:C~it e 1 ~~[~ ~! cldentale. un po' di tutto si ri- si potre bbe desumere una spe- di nuov e raccolte: Cfclo stra- clnqueuntomlla , trova nel simboll.5lilo ru~ . fll– t-rato si· è no att raverso le dot– trine religioso - ftlosofegglantl del MereJkovsk.l, Rozanov, Wenceslao Ivanov, attrav erso Il neo - classicismo di Valerlo BrJusov e l'estetis mo pante l.stl– co di Constantlno Balmont. E dietro al simbolisti francesi, dietro a Verha eren e Maeter– llnck", a Mallarm é e Verlaine, si accnvalca no I roma ntici tede– ischi. Hotfman e Novalis. rian– nodati per tramit e di Schelllng all a vecchia mistica; 5tranl erl di tutte le nazioni, Inglesi. scandi navi. spagnuoli , senza di– menticare gli Italiani dello Stil Nuovo e del Quattrocento In atte sa del Futuri smo, crisi che doveva spazza re ln breve gli ul– timi residui delle tramontate scuole. L'Acmelsmo, fondato allora dal Gurnl li!v, si Inserisce Ira Il simboli smo e Il futuri smo. DI origine prettamente culturale, senza 11 minimo accento na– %lonRllstlco o popolare. può sembrare paradossale che non abbia. riscontro in nessun 'altra letteratur a di quel periodo. SI tratta Infatti di un movimento autonomo, )Il cui tendenza pre– cipua si deduce dall'appellazlo_ ne : a e m è , sommità , vertice. Movlmtnto di punta dunqu e. Il qua le non respinge nulla delle acqul!::lzlonl anteriori ; se ne giova Invece, :portftndo)e più avanti dopo averle spogliate di ogni elemento avventizio. In altra parola: le stlllua. E sic– come le scuole non aono che Il movimento pendulare o respl• REMBRANDT - e~ morile Saakla a letto come puerpera • AGGIUNTA ITALIANA ,UL LETTEltA'fUll! DEGLI "EX,. * Ha voltato le spalle al Dio che ha fallito "l~ietà 1•er I nod,•l eo,•nef'lcl", ,ll Guglielmo Peiree, è un'olt, •o c ,u,f' et111,ione dl vita 1d•nt1llnta, rlopo l e ·1•iù. c lo ,11101•ose obiu.-e d l .Hoestle.-, d, O,·mell, 1Unl, •,a11x, An,l,·é Glde, ft T,•lt1l1.t, ~ilone L INGfilLTERRA con , Orwell e Koestler, la Francia con Gide e Malraux, ln agglunh ILila s-li\ folta schie ra che va da Spender a Wrlgh t, da Fl- 5her a suon e, hanno dato al– la cultura contempo ran ea un gruppo di uomini che dall'e– t;per!enza comunista, dire tta o Indiretta, ha tratto ampia e vivissima ma~r ll\ per le pro– prie opere lettera rie. La e let– ter atu ra degli ex > non è certamente ind ividuabile 1n una preci.sa corrente più o meno organizzata, ma è d'al – tra parte; sicuro che In que– sti ultimi anni pieni di In– quietudine e di ape rte con– fessioni, Ja cultura europea si i!: rivolta spesro con atten– zione al raccontl di questi ~b~ n 1 CheB~aW:auri:~a~ aif~ mani era In cui è stato accol– to, per poter dire che quel racconti e quelle conresslonl hanno costituito un avveni – mento che ha messo a ru– more le agitate pareti delle e Case di cultura >. E' In at – to, dun que, dalla An& della guerra. una revisione di quel– le posizioni culturali legate a una rigida dottrina qual'è quella del materialismo mar – xista, leninista e sta liniano. Gll uomini sono tomatt in piazza, in pieno giorno, si sono ftnalme nte Incontrati, hann o iniziato un oolloqulo umano che prima era impos– alblle nel susseg uir!!! di guer– re, di rivoluzioni, di Intrigh i, di passioni politiche e socia – li: la stess a esperienza della pattualla di uomini che era U5Clta dal chiuso delle bi– bUot.echie per arra.mplcaret sulle lnaangulnate bar ricate europee è stata distillata con ~~;e n1r1 r~;~~°cYg~a:!~l~lo ; venut o ruorl un gludl:i:lo plù 5ereno o comun que lontano dalla sangu inar la faziosità ti – pica del perronaggt Incontra– ti da Hemingway sui fronti spagnoli, a cominciare da André Mart y, Il e Macella to di Albacete •· che sputava sul Crocltlssl mentre comand ava le esecuzioni e In via anuni – nlstratlv&>, Placatasi la tem – pesta, 6 venuto, come sem– pre. il sereno. Ma In Itali a la revisione apparve partico – larmente dllflclle. c ominciò Sllone con quel suo lungo rac– conto. La prim a. nota doml– nant.e era la mallnconJa. la paura di sbaglia re dopo ave– re g!A sbagliato una volta . Sllone contribui a creare un personaggio nuovo. con l'anima triste e la l accia gialla di patim ento , che ab– bozzava. Umido la .sua con– fession e. Un uomo di.strutto dalla propria fede che, giun – to alla flne del suo calva.rio, non aveva più la forza di chiedersi se Ja. palingenesi ri– voluzionarl a per cui aveva rischiato la vita rapprts en– tas..,e ancom un obiettivo sto – ricamente valido. In • Pietà per I nostri car– nefici > (Longanes l e C. Mi– lano 1951) Guglielmo Peirce, uno scrittore napoletan o 111 40 anni, bMSo e tarchiato con una faccia rubiconda che ricorda l'allegria dolce del mare di Posillipo, compie un gros.,o pas.so in avan ti sulla strada delle e confessioni di una vita sbagliata• · Dove SI– Ione cammina in punta di piedi, Pelrce ent ra col pMSO robusto di un alpino, dove SUone parla a voce bassa In una stanza chlu.sa a chiave, Pelree discorre oon voce se– rena sulla panchina di un giardino pubblico . Allora la sua confessione è dichiarata più che sussurrata, e la sua testimonianza è un documen– t<, apprezzabil e da qualunq ue punto lo si guard i La prima cosa da dire su questa terribile e Pietà • è la perfetta e riuscita coe– siste nza del documento poli– tico palpitante di vita e di ftgure vere Jnsleme alla pro– va lettera ria di Impegno ~~~:ro~ suiti~t!ll: · p!~ !~:!~ so di un'lnape rata umanlti\. Pelrce ha fabbricato con le sue mani la chia ve che an– dava bene, al primo colpo, per aprire uno scrigno cosi rn~~~io ~u~ 0 1a!!~~~ rd d~ 8 g~o: maldell o, è che tutto è avve– nuto alla luce del rolc, quel– lo dl Napoll o delle Isole del Golfo ftno a Ventoten e, dove la aua passione ha lun– gamente sostato In attesa di riprendere a bere U calice pieno di lacrime e nele . Egli racconta senta veleno, I suol dl.scor!!l e quelli degli altri sono fatt i senza bava alla bocca, e nemmeno parla di pietà ftno alla t\ne, quando è necess ario chiudere l'ulti– ma pagina E' la vita di un uomo, e gli annl migliori di una vita>, da Napoll accecata. dal sole e dalla mber la a Parigi umi– da di pioggia ottobrina: dal– la Roma allentJosa del tiran– no a MJlano gocclolan~ di ~~~~~e nd1 1 epe~fr~~iR!r 1 fa1•1~ la col muretto solltarlo a strapiombo sul mare a Fi– renze affranta da una cate – ne che non si spezza. E poi, ancora e sempre, Roma, che accoglie vincitori e vinti nel calmo abbraccio della madre cristiana mente pietosa . Sono le lunghe tappe della rauca dell'u omo che commuovono per la loro sincerità ango – sciosa: Peirce allun ga la sua mano grassoccia ombrata da curve irregolari e aspett.a che gli altri legga.no , unr.a pau– ra che la verità troppo gran– de arri vi prima o poi a dar– Jll fastidio , a farlo arrossire di pudore o di vergogna . Quan ti sono. oggi, gli uomini che oonosclamo disposti ad aprire la loro mano sinistra Fu[fuh~? s~ufr~ac Pie~P~~ I nostri camencl • è antJtut – to. moral mente, un ammire– vole e (trandloso atto di co– raggio. Quando le ombre del– la viltà e dei compromesso circondano con paurosa. Insi– stenza cose e flaure del no– stro tempo , la ma.no 11.perta a palmo te.so di quest 'uomo che al contessa ha quasi Il valore di un simbolo . Confes – sa. senza Imprecare o tnve.n– t.are scuse, anche le .sue colpe. Pelrce ricorda Picasso • an– te-Ouernlca •• Il PICMSO che lo ucolta In sllenZio per dlra u che gli aembra, Il gio– vane napoletano esuJe, un e piccolo Cristo di cera>. PI• casso che visita Insieme al• l'autore un ossessionante mu . seo al boulevard. Strubourg è una flgura di straor dlna rla potenza . Pelrce, a ques to pun– to, par la di se 5tesso eroe degli e anni verdi > e allora si lascia prendere la man o dall'onda dei ricordi pari gi– ni e le pagine rono frustate da una venta ta di emoZionl violen te. E' un piccolo terre – moto che subito cessa e Il racconto riprend e poi I.I suo tono d! ang01Scla tranquilla, un calmo rt$plro dl uomo affaticato che per non ddu r– sl a creatura di cera rischia di cader e più giù, flno a sentirsi crt atura di fango . Nella cella del carcere di San Vittore, nel cuore di Ml– Inno schiac ciata da una col– tre di nebbia acquos a, l'uo· mo so na Na Il e I suol lidi sano Rubashov che Koeatler dipinge In catena nel carce– re di Mosca. Rubashov comu– nica con il detenuto della stanzn 402 che gli chiede Im– plorando un ricordo di don– na. L'uomo di Pelrce, con un al!abeto carcerarlo rudimen – tale (quello sovietico 6 per – retto pcrchè la pratica delle prigioni laggiù è quotidiana ) chiede al vicino di cella un a. ~;o:r.e g,\ 1 t~:~~tl:ar~~o~ versi: e All'altezza del gridi in cui non vola altra gioia celeite eh.e lo slancto. .. •· L'umA.nltà del racconto di Pelrce è costante, unllonne: .dalla prilna riga all'Ultima non c'è una forzat ura, che mi– nacci di rompere l'lnurlore equilibrio dell'uomo che, giun– to all'ultima stazione della sua Via Crucis. si libera dal peso orrendo e racconta la sua Immensa pena . caPr l ~~n,:n1~rc! ev~re rl~r~ cof!. messi a nudo nelle loro spavente voli ambizioni, e gll Intri ghi di coloro che vorreb– bero. con una nnta morale di avan,uard la. Improntare una nuova forma di vita dove Il servlll5mo è menzogna e la carità è perfld!a. Il tunzlo• narlo lnqulrtnte di e Buio a ~r~ r,~ 0 r;~ :sr~c: : N~exf~~~:: zlone: e Da quando è stat.a inventata la. macchina a va– pore, Il mondo è sempre sta • to In condizioni anormali ; le guerre e le rivoluzioni non sono che le manlles tazlonl vi– sibili di questo stato. E Il prln• clplo che Il nne giustl ftca I mezzi è e resta la rola norma di mora le politica •· Per lui se Il Ro.skolnlkov· di e Delitto e Castigo> nvos.se fatto fuori la vecchi a per ord!.ne del par– tito, ad esempio, per accre– scere Il fondo a.s.sl~ tenza scio– peri o per 10vvenzlonnre la ~t:r:e~b~n~:t~~· J~fld!! l~: go di Pelre e In prem essa i!: contenuta In una breve sen– ten,.a: e Il comunismo atall – nllmo è un granell o di sabbia spostato nel deserto•· Ma per arrivare a. tanto, quan ta rau– ca. quanta disperazione, quan – te lacrime? e Pietà per I nostri carne – nel • documenta la realtà del quinto state , Il Lumpenprole • tariat a cui sta per es&ere af– nd ata una grandiosa ml.sslo– ne. e Le: epoche di minori ln– fellcità. sono quelle In cui un regime giunge fati cosamente ad uno stato di equlllbrl o tra esso stesso e le forze nuove che premono dal di dentro . Quelle rono le epoche della libertà e della reciproca tcl– leran:i:a. Se si rompe tale equilib rio lnstablle hanno inizio le lotte crue nte e. quin– di l'Infelicità•· Pelrce saggi– sta si batte con Pelrce nar– rato re. Egli afferma che non c'è speranza per I regimi: nel– la storia. a prezzo di dolore e di sangu e, i regimi rono cambiat i ma l'uomo è rlmaa:to li medesimo. Pelrce arriva alla nn e del 5UO viaggio camminan do per una strada di Roma. Viag– gi simili , di solito, termi– nano ad un bivio: la cor– da del suicid io o la :por– ta di una chiesa che ap– par e sullo sfondo. In Russia, scrisse ro suone e Koestler, mancando le chiese, non re• it~~~e Jmf1cf~la~ ~J flt~; prima del bivio. ILARIO f"IORE Domenica 3 Giuii,,o 1951 GIOVANNI CONSOLAZIONE - e Piuu. de.I Popolo• PENSARE IN ITALiANO * Quello * di Camillo Pelliz zi A "IN! fa tobero l'ln.seanamcnto della loatca for – male dal no.stri licci, perchè , dicevano, è im– porta nte che i no&tri gfovani si addt&trlno alla logica concreta, o c. del concr eto :t, A giudicar e da troppi /atti , i giovani, o molti giovani, ai aono iempltcement e disabituati all'us o di tutte e due le logiche: che era da pr evedersi, perchè l 'cscrctzio del raaio11amc11to astratto è ima propedeutica, non su/• ffcfcntc ma neceuaria, al ragionamento concreto . Gli effett i della riforma trapelano da vari e cose, e ma&sime dal lf11auagglo che parlano , e che scrfvotto. molte persone u//icialm e11te colte. Il linguaggio , come tutti ormai san'110, ci t stato dato per na.fco11dere il pensiero; ma chi poi sappia /are la critica del lhi – gl.Ulggio Impiegato da altri , specie nello scrivere, pud scoprire assai più di ciò che oucf parla11tf e scrtventf volevano nascondere. L'uso e l'abuso di c. quello> t una delle chfavl eh.e vt offro per iscoprire se la perso11a che scrive (o parla) abbia già subito abbasta11za radicalmente il contagio della sbracatura che dilaga nei nostri tempi. e Quel– lo, Quella , quel, ecc. :t vengono probabilmente da un basso lati no eccu Ulum, lllam, e sono pro11oml Indi – cativi. e Pronome> è ,rna parola che ata al posto di u,1 nome, e ne fa le veci; ma se la persona cut parlate, o scrivete, 11011 sa quale &ia il 11omecui st riferisce il pro11ome, tutto il discorso diveuta i,uen • iato . Se davanti Il ban co del droghiere dico: e Vorrei quel vasetto di mar mellata>, lui mi risponderà con altra domanda: e Qual e vasetto d.i marmellata? •· F. lo duro: e Quello>, senza fare un gesto o aggilln – gere altra spiega zione. A un certo punto U dro . ghiere tcle/oncrd ~ercliè mi verigano a pre,utere col furgo,tc del pronto soccorso. Se voglio evitare che mf porthw alla clinica dei matt i per eucre vltltato, debbo decidermi a fornire al droghie re u1t qualche Indizio del e nome > al quale si riferisce il mio e pro,10me :t. Potr6 indicare, col dito. uit certo vasetto elle sta sullo scaf/ale tla cosa, 11ello scrfverc, è evide11tcmentc molto difficile J; op – pu re aggiungerò: c. quel tipo di marm ellat a che let mi ha venduto altre volt e :t, o altro che equivalga. Un narratore può ben cominciare la rwvella dl– ce11do: e Quel giorno mi ero levato con un gra11mal di capo•• e nessuno df noi si preocc uper à di andar e a cercare nel calcmtarlo che giorno fo,se, percht la cosa non ha nessuna Importanza: .se la novella è buona, il tem po cui si r l/eriscc il racconto cl rim arrà nella rne,norla come quel giorno (forse non esistito malJ In cui avvcrrnero le cose narrate. Insomma , l'i n– dfcativo e quello>, se non è accompag1tato da un gesto, o da u,ui chiara intesa co,i chi legge o ascolta circa l'oggetto cui si riferisce, dev'c,s ere segwto dal nome, e poi dal pro11ome relativo e che>, dcatlnato ci fare da soggetto 11ella /rase subordinata. Ecco hwccc l'uso che ne Ja,111.0molti no,tri co1t• temporanei . anche laureatis.!imt, o adctfrittura pro. /cuori d'univer1ftà . Cito alla lettera tre ca.,i, fra la miriade che mc ne 1>tusa .!Otto gli occhi ogni giorno : e impor ta ottenere locali adatti ... e quelle /orme di af1tto, da parte delle autoritd accademiche, per la propaganda da fare alle riprlsti1u zte istituzioni>, Punto /ermo. f « Quelle :t, che cosa?) e ... ebettu.are quel mutamc,1t1 neceasarl onde riunire nelle 1ue mani ccc. :.. E ancora: • Tali avveithnentt mancano oltre– tutto di quel substrato Ideologico iudispensabilc per l'Impiego del term ine•· E cosi vta cit ando, chi ne avesse voglt(t all'h1/inito. Non cl basta pii, l'articol o def initivo, e il> , che in orfgi11c era a11ch'cuo un prono,ne, e fl volgo ne abu.!ò, facendone un aem plfce articolo, nel .ttco!t bassi, quando la gente della Peni.sola era sotto l'ln • /urlare del barbari, e 110nsapeva più parlare In la– ti,w e 1w1t aveva a,tcora d.cl tutto btveritato l'lt a– lta,w . Oggigiorno si direbbe che. in cirt:o.stanze 11011 del tutto, ahll'llè. dissimili , la gente stla già dimen – tfca.ndo la strnttura e la logtca i11tenui d.ell'ttalta.110, sebbe,1e ancora non abbia co11il11ctao act Imparar e veramen te il russo fo l'lng leae?). CAMILLO PELLIZZl rotorlodellav ltaes<eUea - be• /eon !lnu4d4pogina1/ RITORNO AL HJO PAESE >r<did ,ooi,Di o n <0oqu ole ne ldentlneata da Goet he con · appren1i ne. Co1tumi mutati, r~ ~~n~:~ \!ae1t~/f ,!:'d!;e~s~ 0 :i :~:.i!.~~ 0 t~ao 1 1: 1 ~,.~lia~i a;:~~~:te :~ 3J ::i~~t1■d:::.tn°:e; ::u,~~o~~c(f 1: trovò di fronte ad un'altra ten- Jella cuccagna, cou altu, fo cio migliori famiglie; dei loro pa• denza, l'adamlsmo , propagata O inupo na10, sul quale unu, . . . , . , ,. . . . . . . . . . . . , . , lu.ii 111cqui ati da ,·illani rifalli dal Oorodetskl, e dalla quale ,·u tito in magli■, 1·arnrupi c" che ,copre I c1onoh e le buche ,·ere I mun. Alla luce d un inh• cehuo du C1ude1 proprio m ali■ puh11a della c:ua, ne fanno ma;:111, il crudo colore ,lcUar· Intanto 111en1rio fa 1opera 11ia , che ne han ridotto j giardini 1 si d1staccb ln breve. Il vago per andare I cogliere le 11l1icde Ji ,ento di tramontana. :'ll'onu· 11iti di lampioni d'ogni forrna quella giorn111. E lutti torna• rintronare e, direi quui , ne inon• ; illa e l'efficacia reali1tic1 dei la gio,·entù cruce , i miei amici piantaitioni di cipolle e d'inu • delle ldee di Oorode~I dove- e tutto quel ben di Dio che, 1 1a •~ndo di mani~ i_l ciuco è tor; e grandez~a.. re!1i_d1 _noi ragani •·ano a cu, contril i. d1no: non 1oha1110, le paret! do• loro lraco11~1i eegn1cd neri, Nel- e ~ono1ccnti ?'una ,oh, inv~- lata.. Ci unr_in,o più le cameli• va trascinarlo vleppiu verso le penzoloni h olÙ, dirò del g1~co p1do _e ba pochuum 1 •·oglia d1 e da uon11n1d 011, c1ucuno .nel Conoico ,olo un canto del mio ~etl1che, ~ • le ''."' e le pinze le tcoh,ure in 1err1colla. 1opr~l· ch111no o muo1ono, e quando_h, ~ Villa Falgan? E nondim.eno, re;:tont del falso prlmltlvlsmo. della pignalla O\'\>erosia del! uo, fore 1I bruo. Sono •1rop11on1te ucco della propria p.,roc ch11 ~ paeu:. E' lungo, cadenzato, mo· intorno .Dice cou: l~tto, 11vedono ancora, fre.chu • n.Jmente, una bella mattina, m meno a lante tradormauonl, t\no a fare di lui un propa- 010 meno nel uc co. li più ,ce· folli. 1culet1oni che ,·alano, 11rat· di,·hi per gruppi di colo~ d1• notono, come )a maremma 1con• E 1 . d J l •une, le impronte imp11hive " prendo il rorag~io a due mani a lanlo rigoglio di gioventù rhe gandlsta della rlvolUfione . Il mo dii villan io 1 j lucia 1 net• toni a driua e a mancina, degli •erto , in un ondeu iare di crOci rinata. Gre,•e e pigro, ,or1e in lo O min ;;:o / d~ '"/:i'!rv;,. 0 • !picciath •e delle loro mani d• e torno nel benede-uo paue della rallegri e ditorienla, a tanle contrarlo per Gurnl!J!iv, il sen- lere nel ucco Jettt!r&lmente. Ha incredibili conieri infuriati e e tronchi che i più forzuti della cer1e ore di dtt agno dal!■ terra , tl' l'fl,(!U/11',f 1 1 1 ; ue 1 i 0 J 0 j m11tton1i. mia infanzia, è un affar terio. buone r°'e bu1111e all'ar ia, I■ timento e la ragione del QUA.·le bruc i• iole libere, E con 11r11ua ti d1 romitive di malli ciii.i 1011enev1no tudando da riempie di botto la 101itudine, oro e orgen ° O sp f~n! lo mi domando 11er..:hè un Vi 1ono appena 1i:iun10che ,·or• ,·it11è tempre allo 1tc-&-•o 1iun10, le s1 palesarono semp7 ;: la qucete, arm:llo d'una Jun~a per• c~e fnion 1no lungo il pen:o".o, ogni por~, 1i porlav,ano a 1pal11 romp.e il 1ilen&io_u1onnante e . · f~tto co1i templice, ,con1equel!o rei ripnr1ire .•nbito, p,rt ire di il n~tlro dulino è tempre quel• rettit udine del fllo a po · tica, inri:'lmpando 1peuo e iin· uffoll■no •Il• par~enza. h 11z· la m11cch1n1 drl Cri!lo morto e lambu ce lo !f!UIO morendo. Ho rh·itto gli Etru&Ch1, che dt torn11rerer un giorno al n110 nuovo, rol primo lreno. In fon• lo: 11 tempo e la lonlanu11 non VI era qualche oosa di brl- dandu a cadere a faccia ll'■nli, aimo, li run~o no, h tr::ittcngono quella della Madonna dei selle Quando Il silenzio meridiano i: utunipol■rono la creh con ri· piete, debba tempre c011i1uire do, una ,·oha li, non dc1idero •·i po!ero alcun rimedio. E dii t,annlco nella tlslonomla e nel - stambura l'aria, nella tJteranu ptr la coda, gliene ranno d'ogni dolori, 1egui1a dal coro delle: più pro(o,.ndo e quui terrifi cante, cercata grouobnili e le.la bra• per me un " "'enimento 1tr■or• uhro. Che ri1urgito d'impret · 1'ìllude d', ..•er r,uo qu,l che con• I Indole di Ouml~v . Provava di cogliere in una flla di pi• colore. Come Dio •·uole 1i riuce marie litani■nti. VI partecipi · lo 1entite nu r,en:, uoppiare • vura; e fecero della ,coltura dinario, una dal■ n1emorabile, sioni e di memorie buone e cal• qui~la nel mondo, 1orni ,I 1uo gusto per una ~ronla al fre; - gnalle, iteu al di 1opra di lui: ■ dar loro l'n ,·io. Eccoli. In ,·ano. 1 gran di1tanu l'un, dal• due p&Hi d, ,·oi, in can1pagn1, cuerecci a, non altrimenti di co• Quando la finirò di cercare mez• 1ive, liete e 1ri~i; e come ,·orrei pae•e per ton •11tare rhe non ha do, scattante,a lllmprovv so, ~ da una delle quali, colpila e rot• le riute e gli urli che an h'ano l'11hr1, le dne bande nemitb e, dietro il muro d'un• vi5na, por• me fa il p1netliere il pane e il iogiorno alJe due e •·here di 1orvol1rle, quelle 1trade, non conrlu!o 1111 bel nulla. Rantari, 1SCOnc:rtare l in:rlocui:r~a~el 1a, pio,·e 1UI rapo del di•g,ra• al cielo, ~arti~e ~!l'impana la, in a.he ~•ndo le loro m■rcie che 11to_tu i~ allo e lont~n? da uno puli cciere l dolci. Come _qu■n• iogni ,e d! .pazzie_! Ò~ Roma, ••i~to, ~uui . the io mi .•-ergog~i, a(~Jagie, antipatie, di i:e~te ch'io &UO reve sogg ~oh 1 . g iiato giocai:ore acqua, da un al• tutte le d1rez1on1, ,em pre !grop- smgh1ou;1,•ano. 01 1uttc le ,ne 1qu1Jlo d1 voce femmm1le. E .iu• do qtu:,ti va 1 premendo 11 1uo dove 10 r111edo, 11 mio paete m1 e npa lp1•• come dice bentS• ,:11 conohb1 1oco am1chc,·ole voUe ~onoscer~ q~a e e e~eraj tra cenere da un'altra un topo. ron31'fdo, 1cule11ando e. per co!Ì fine!lre il pa-e1e pi1nge,·11al pu • bito cuen uato ricade. Nelle ore carlotcio di rrem a ~11ll1 nnd■ non di!ta che cento chilometri !imo un mio amico »rtore del nei miei ri,:uardi, durano infle1• ~:;t~ '::;a~~~ o;:e:r e. t: da un'ahr~ un pipl~trello e1ce I dir~, 1voluu ndo. La gente ,uia .aggio con .lllcri_m_e ~i .fuoco che più _calde.d'e1ta~eè, con q~eu~ tro ,ta d~J p~tlietio e l'~do~na i? i~ cl~n londa. Col ,?ir~tt~ di pollo, ?i mo.i_r~rmi al. mio pne: tibili .. nC, 11er min e.oli ch'io 1 lii f V h ' ~ lt ,·olo, impuiilo. e hnaln1en1e da U!l!le al hurluco !pellatolo • erano l1mp1onc1n1d1 rarla colo, un11len1 1ntern11nab1le che I b1, fretta d 01n1 genere d1 d1&ei;n1, P1!a, 1n due ore 11 pm c1 11 ar• Ae! 011 ]110,:h1 m fuori, non m1 •apeo 1 01 erare, camhterebhero, ~ 1 ante ra er •:re~ edl :C,_ qualcuna poho no anche piovere riparo d'un murirriuolo di chiu• raia. I.a 1olenne proceuione. folchi ,meno addormentali. con• allo eteuo modo e!•i riprodu s• ri\'I, Senza tante ,torie, potrei è lamìgliare 11u11i pii1 nulla e Ba•tcrchhe rh'io rimane» i nna 1 ; 1 tman~'i°n ~naaJ n Rolland u uagne sert.he e qualche b■ioc• ••· F.' il dopopr11nio. Il gennaio tconfin■ndo qua•i nella rampa• ducono i bo,•i 1ggio,;11ial carro. uro, con un i:ran 1en!o del ri, rerarmid due ,·ohe la 1ettiman11,11euuno , Ho perto il !ilo delle •cUimana 1ohanto in meno 1 ~a s~o b~ ~~\ ~ue chlac~ co da due. Oh in•·idia! e rhiaro e non molto freddo. Il Jna, termini\'■ ad un■ i:r•n chie• Eri ii 1ente tutta la triue1u e lievo, le piaghe e I rirami delle potrei 11arci di cau. E in,·ece. 11rentele e delle di•cend,mu:. Si ro~toro pert hè ,•en1'anni d'aue n, h~m ·; 0 \~emuovert le pedine Si rou uma pure, in quel gior• •ole di augll orchi I quell'ora. u romit11, tfarioume nle illu· il tedio inlini10 di quel loro ,·eui. Buttarono li , 1opra un di• nouignori. lud o puure gli an• 1ono 11nnel,hi11inella mia me• 7,11 e d'e1perient e fouer o annul– ~vv~r':,, ma forse lnconsclamen ~ no, f11r correre gli .uioi: ,*lrepi , I.e rai:ane 1000 un po' ,ulda te minai~ • t■ndele, do,·e. tOlle do: camminare, • ri~ento ~ atciden• 10, una p•l~ottolina di rrela ed ni prima ~i rimellere piede in moria i no~ i delle c1111!e; e l~li d'un trailo e lullo ~iromin• te due modi per causa re di- 1011 u11n11, p■rodu, c■rJtatura dalla feita e ,:u.,d■no con amore. m1cch1ne e con quella tel"• di tato, per •·11 dei 11f1n1t he tor· ebbero ,enz ahro un anello. Sep, colu to mio f1n•olo10 pae.e. E delle loro , 1cende, morti, 011•t 1 1ue da tipo come prima. Ed ,pet to nel corso della serata : an1icipa1a di quell e ~oNe. dei Per finirla colle n•anze del ~roci e di lumi, tutto il popol_? mentano le po,•cr~ betiìe ~ ~e pe~lirono 1dd!rit1ura le ligure no_n l11ccio che 1ognarme,lo e 10• 5cite, n1a1rimoni, non '° più ecro di n110"0 le ra !a.ue del mio quand o In Politica si dichiarò barberi che ti fanno 1n prtma• mio paue, mi rammento il Inno 1rrompe,·1. Allora un frate, g11 fanno •b•ndare fin 111! ciglio nei loro manu. Quando vollero 1p1rarlo come ie foue 1n upo niente da ,·enti anni. Mi act1de l>a~e. appo le quali 10 non ehbi mona rchlsta, ligio alla ,patria vera o 111 finir del_l'e11~t • .al_-rhe riusci•·• 1 infondere nei no• r.ino sul perga~o, pare~• lleHe della 11r11da. E' que,11 _la canli• due il 1en10 d:nn corpo di do~• a! mondo: più . 1o~di1f11to, •~ ?i ,·eder puure dei ra1aui che 1n11iJr~1,i~ nessuna. che 10!~ ~ russa personl ftcata dalk> zar e lorr.hè il Hngue de,;h an1mah e . . . I , d I h ad 11tendcrt1 per nmpro•~ lena che le donne del mio paese, n1 m■luo e d1!l■no, lo 1tolp1, direbbe, della privu1one che 11110 non t ono1to e che non mi vedermi u domandano : e tlu e quando rlaccesa sl la dlscu.ssio- più focoeo e anche il ,•ino, Que• ~~r• a;u~ a ~oce_m?ne \ rarci la morte di NA!tro Si,:nore. al tempo della ,·endemmia, can• rono lulto in uvi1 i, a cominci•re impongo ,tandone lon1ano, più conouono e di ,enl irmi dire che 1 1uell'antipalicone? >. ne tnlorno ali& letteratura, da dei ,omari, in pieno in.,erno, en~r • ani?, omincill\'II tU Rouo in •·olto, ;e1tirolando co• 1 00 lutto il 1dorno • gola aperti, dai ,eni . Mutieranli in!igni e pago del ricordo e dell'imma• sono del mio u ngue. In uno di Con tulio rifl, huci11ten1i ri, e.spose la sua poeUca e al di• e un:i toru del 1utto ruori, 1111, tardi , non pm~• _delle n?"e ,di ~e un 15itato, ; ctta,·1 sulla. cale~, • vor~ 1pie;ata, t o~1e~ bbriac.be: corri,·!• ~arnali e tpre~t~n!i, c!ie gine rbe n~ porto con me, eh: eui , più grande della &ua eti "edere I• mia terra . lu~ia teml chiar6 ammiratore di Teoftlo iione. La ,i fa ,u per un eri■ .era, era lunghioim a e 11_i,o l• 1n quella mu la luce dei cen, e puon o poi con r1l1111te, la a!Ja f1on1a ele,anza 1n1m11ab1le non disl p11rere che pro,•1re1 e magro, che pareva eueu i di· 11nd•re una notte a dormm, col Gautl er. itndet11 , fuori dell', bitat o, do• gev1 con una lenteu a cou do• una lamen1uione inuor1bile, cO• ,era. quando 1mn1ono. Ma nelle e allo ,malto finlMimo dei •·u i rivedendolo. Sibarita della di- menticau la via di cau , ho ri• morti. n buon A.rcos arranò ali oc- ,·e Jo ttradino non ,pan a mai e )orante e funebre d, commuo• me ~ 11 Sigoore foue staio ero• mani ne di primavera, b1d1nd,o greci contrappo1ero, inaudita atanu , crapulone del d~i derio, vi,to etallamente me ,teuo a VINCENZO OARDARELLI iblioteca Gino Bianco

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