Fiera Letteraria - Anno V - n. 47 - 26 novembre 1950

Domenica 26 novembre 1950 _ _ ____ ____ _____ _____________ __ ..'.:L~A:__:F I E R ;\ L E_' _T_T_ E_R __ A_R_ I_A ____ _____ ______________ _ _ P_a_g._7_ UOSTHE RO!YIANE * Ciarro cchi e Bart o l ini * Une ma r cbig;an i di dut> gener az ;oni d,vcr~e, uniti ria uu fio coru un , : qu , l la real là ,-he t..:iarl'«cch, tr as, ·ende, •· flar tolini pers egue cun arden te vit alità * 'blioteca Gino Bianco Scu ltu re nate per un'atm osfer a aperta , cl'ti prob em, plastici e spaziali sono n so"lti' da Gre– co con 1111'ard1tczz11po~sibi.e soltanto in 'un ar 1is,u E:\UL IO GRECO - c. Ttila :t (iCultur&) Ho com inciato · con gli . angeli S ODO nat.oa Catanla 1'11 ottobre dol 1913 in una. ca, a posta aotto Il livello at,adale e ricordo ,..aaamente t ,rappoU enormi di uv&nera del pergolato antistan • te ad esu. Tre anni dopo la mla nascita, eravamo in otto tra 1 cen1tort, I flall ed una vccebJ& wrella d1 mlo padre, andammo ad auoaetoro tn un piccolo appe,rtamenU• no aeueetntoaco lituato net presa! dell'Ont..-ers1tà. Vicino, dietro la Cattedrale e U ponte della ferrovia~ era. U mare. SoUO la. noatra eu& c'em un& bettola con un corUJ,. DI tronte U Teatro MachtaveUI (che diede irioria at Of1L$SO e ad Anrelo Muaco) dl eut ricordo I cartelloni vlolenU dJ sfide fa.mole, d1p1nU con blù ln\ell$l e lialll oro che cbvano =~ !~f 1::i:'tod~ef 4 ~~~ 1 ~3fg1 c~fr!af~~~~e ~ capitavano aot.to mano. Dall'altro •lato della caaa erano tre finestre con piccoli ballatoi a petto d'oca do,•e spe190 ml scde\"O, con le gambo che penzola.vano tuort, e sotfla,·o IU un moalcone d1 canna mMdando git) lentamen te trldr:scentl bolle di sapone che Il spegne-.'ano au:J.c nere la.atre d1 lavo. di via Cestai. Nella stessa cameret.tn do,·e lo dormivo, lavorava mlo padre; e ricordo l'odore della atoppn vecchia e polverosa td U an'J)polo di rorbe che pendeva da uno. carrucola al cen• tro del aormto e che tacevamo scendere aill tut.te le mal· Une per l'attenta llpedone al frut.U maturi. Be m1 :i.ffacei.Gvosulla via Cestai, ,·edevo spegso la madre di Giovanni Oruso seduta sul ballatolo con le mani sul ventre, un rorrlso bonario e pingue. Era ln prlma auerm nlDlldlo.le. ?t.Uopadr e, che faceva. il tappezzlcrc, per mo.ncan1a di Jo.\'oro fu CO!tretto nd lm• plepnl presso un ufficio d1ntonnar.lonl per priglonler l e llUado.gnavn.una lira al glomo. Ricordo che tornava a casa la aera, pallido . Mia madre cuciva n macchina nolte e pomo e anche le mie sorelle l'aiutavano, ma oon t.utto questo non riusciva a slamarci e qualche volta m1a tla wctvn di eua per cercar e cinque lire ln prest:Hq c com• penne del pane per me e per 11 mJo J)Ol"UO rrat.eno che ora rlJ>OA nelle sabbie del deserto Clrenalco e forse U nnto avrt ctu1cdlato la au:a. sepoltura. • Poi ,-enne Ja prima scuola elementare e la febbre del disecnO fatto di nascosto sulle paQ:lnedel quaderno. La mia prima. maestra era. alta e bruna cd Jo a,·e,·o \'er;ogna. di ehledorc U perme5SO di uscire dall'aula. Netto stesso :,,nno ,:posb 14 maggiore delle mie ~llc. Ricordo li sa,.POredel dolci di p:'OVlncta, la proceaslone·del parenù ·i!alla casa allR chiesa. e 1l dolere mi.sto a gcloala. che provai quando la cara Ina. lasciò il tetto patemo. Prequent .a.vo ancora le eleme ntari quando trucorrcvo intere ore del pomeriggio davanti la porta del ntBOz.lo di ~.:-!i~r:, ~:1n:\'~~fa : be~ladi:~:v: 1 d::::s~~xt menu ad ollo tratU da.lle rotosrane ·per t.e.aaera cU defunU. Stava a pUmiecchlare molU meal sulla tela tenendo inca~ strata nell'occhio destro una lente da orologiaio. RJuscll a convincere l miei n mandarmi dal barbier e pittore durante le vacanze seotaatlche e per 1 primi paesaggi che feci adoperavo del tubetti di colore, donatimi dal mio ma.e&tro, d.1 cui bisognava aprire 1a stagnola. dato che non c'era plQ niente · da apre.mere. Le pare.ti della botfega eran o rlveat.lte da decorazioni alla Dc Carolls (allora I Do Carolts erano In auge), e c'erano del nudl di donna con aent pUDl-u.Ue . allcine e papavcrL · Spe.s:o da.va del pugni sul tavoll del cartè e Central e > e diceva: e farò t:emare l'Il4Ua con la mia acult:ura >. Non• al dava pace e mostrava t!el rlt.agll di aiornall che parla• \'ano dl lui e lo derlnh•tmo : e la pl(l potente stecca dell& Slc1lia >. Non molto dlst.ante dal n01t.ro scultore abitava uno acalpclllno inventor e di un mastice apeclale che in• cenava U marmo e poi diventava nero come la pece. Una volta questo acalpelllno li mise in testa di fo.re ~ncm::~~ro~doA:e l:ac~ ~=1:a el~= :i;::,: Altri aD1ell \·ena:ono ratU a Catania. A.nch':l:one feci qualcuno; ansi comlnclal molto presto ad anre fatnUiA• r1t1 con alJ. angell di marmo, ché a tredici anni , In se– autto ad una grave rru\lattia. di mio padre. dOTetU la• aclare la. scuola e fui lieto di entrare nella bottega di uno scultore di monumenUnl funerart dato che con la plt.turn JClggiù.non c'era posslbllltà di lavoro. Impar ai rapida– mente a sboua.rc 11marmo. Fed 1111esami dl ammlas1ono all'Accademta. dl Bello Arti molto ptù tardi chE. cucndo &Oldilto In servllJo a Palermo, U Utolo di studio ml era necessario per frequen • tare 11 corso umctau . Le vicende dell'ultima guerra la• sciarono un grande woto nella. mia casa e ml rt,oepln.sero ln que3ta Roma che amo. Vorrei poter vkere accanto alla m1a vecchla mamma, alle mie &0relle. Non dispero per l'av• nnlre perch6 tant e pro,·e ho avuto della bontà umana pur se ancora non ho la fortuna di possedere l:l piena fede In Dio. EiUU.10 GRECO .A. ba Cat(l11ia dorme ancora s11Uc alghe elle Jambisco1io le sue scogliere di lava. Il Ciclo 110,i si accorge di questo volto le guerra, a11cora la guerra ci alte11de. Se Tu ,m tenderai la 1110110 1 Sorella, farò per te bia11cl,estahte. Camminare conte lungo il fiume Cam111i11arc co11te tra siepi di ca1111e l1mgo il ffomc che fluisce alla foce vctt'aria la tua voce sommessa il rumore delle draghe che scavauo il lctlo del Tevere le caii:otiJ dei pescatori uella calHra. 011, potersi sdralar11s11ll'crbasecca .: guardare le cime delle camte clic da11:a110 contro il ciclo qual/do accanto e'~ la t11aanimai Settemb1·e Come spade puutate al Cielo a11cora fia111meggia110 1elsole i cipressi oltre la vetrata iu questo fresca seitcmbre i:lie muore. Scende la sera s11lla mia gior11ata l'inver110ava11:erdfotsorabilc, i frutteti fogialliram10. fu q11estovolto c't .solo l'allsia di rivcd~rti, Amore! EllU.1O ji&ECO

RkJQdWJsaXNoZXIy