Fiera Letteraria - Anno I - n. 38 - 26 dicembre 1946

THOMAS HARDY LA VECCilIA PANCHINA traduzione di EUGENIO MONTALE Il suo verde d'un tempo Sl logora, volge al blu, ~e sue solide gambe cedono sempre pili.. Presto s'incurverà senz·avvPclersene, presto s'affonrlerd senz'avvectersene. A notte, quando i più accesi fion si fanno neri, ritornano coloro che vi stettero a s.Jdere; e qui vengon:> in molti e vi si pos.ano, vengono in bella fila e vi riposano. E la panchina non sarà stroncata, nè questi sentiranno gelo o acquate, perchè sono leggeri come I aria di lassù, perchè sono falli d'aria! GIUSEPPE UNGARETTI FA DOLCE Fa dolce e forse qui vicino passl Dicendo: « questo sole e tanto spazio Ti calmino. Nel puro vento udire Puoi il tempo camminare e la mia voce:. Ho in me raccolto a poco a poco e chiuso Lo slancio muto della tua speranza. Sono per le l'aurora e inlalto giorno». UMBERTO SABA UNA POESIA DEL 1911 ... lo seggo a.Ila finestra, e parlo mitemente alla mia stella, così sola fra gli astri e grande e bella. E' una notte, un pò fredda, di novembre; ma l'inverno che viene non tur;ba i venti, e l'aure son serene. Mi ricordo che presto volge un anno dal dì che alla finestra io venivo, piangendo, a conterr.plarla. Correva il tempo del mio primo amore, ero pien di timore e pien d'affanno, ero quasi m01 ente, ma la stella brillava indifferente sui tetti delle case, come ora. Poi, se passò il dolore, se di tante mie pene ho colto il frutto, se mi pare oggi miffanni sien passati d'allora, non obliai del tutto quanto soffersi. Ancora io lo ricordo, e spesso vo di lei ragionando alla mia stella. Era pallida e bella; si aprivano i suoi occhi sotto il velo, grandi, color di cielo. Esoero, se dall'alto odi la mia canzone, sapresti dirmi quanti lieti o infelici amanti van da te sospirando agli altri mondi? E sai tu quale arcano mi riserba il futuro? da che lontano incognito paP.~e io ti vedrò brillar l'anno venturo? Ti dico addio quando li cerco Amore, come il mio tempo e questo grigio vuole. Oh, in te era I ombra della terra e il sole, e il cuore d'un fanciu11o senza cuore! ta prima cli q11esto d11e poesie s'i11titola– m A/.,/.,A MIA STEl,l.,A. L'ide,1:ifica:frme a qrwllo che era il mio maest•·o d'allora è l.'OSÌ eviclente - così amo,os~mentc .,faccia• 111 - che 11011 l'ho mai p11bblicata in 11es• sw1a clefle mie raccolte. • La ,econda s'imi• 1ofo AMORE e /11 parte di •111 volumetto di prossima pubblicazione (MEDITERRA– NEE). E' la sola i11ct11ta clic mi sia ri• ma:S/a. FIim\ IE'rrF.H\BI\ llrn,0111! for-c i;.:lifarci la Hc• ..u impri"~.o"J• u,·. Uclln fii:uni! >) E 11e!l'11ltimu lnlll(I tli , ia, prima d·urn– \'(1r,· all:1 111è1a.Sic.fono ~i"nti h:uterc m:11i11- ~~,:t~:'.;'i'~·~•t~~1 i;~~;:.::lg~~I Ì :: j 1:t ;~lt?' ~ll~;•il {~:~~ :~~~~•i: a s~;;~a a r;.~:;;~~:.r1:~·~= tnva 111·ppurc 11ii1 it 1·omp:1,tno, e <11rn111!0 ~ul purloltC tJUC~ligli -1rin•e for1e la IIHI• ~~~l~, 0 1~;:;~o:·u::1~::~;;' ~~~,!~,.:11::~!.': ~\1 l;l~ ::: J\1<·1:1 un 01111,rcllu di ::,Cl:I fi11i-~i1110. L'ORTO di HONA VENTURA TECCHI S n.v,,,_o .~·è alzalo, <lvpo lu lunMa 1...._.nfo~- ~wnc. U11 truu·anni. ma a ,•cderlo, ~ou t1t1ci capdli i;1i1 grigi. aJcs,,o che ,.'C al– zuto. e ancor.i le l11llbn1 gli ,rem:1110 co111t• JH!r un lrc111i10 ili rilwllione e in~ieme di d,spcrat:1 cncr;;iu. pare che 11c al,b1.i gii"1 {Juur:111111, •1u:1ra11tflti1oc111t·• !fC ulzi1to. pui;g1a la mano m:r\'osa ~ulb. :,c<li:1 e mi guarda. - ,'\011 po.--o tlicc ~aharmi dai ri• conii. Senti c1uesio. « Er.ivamo unn <>eranell'orto tlella 1>ri111:1 ca-011, in q11cl111llo,e il 1111ore, do110 la 111ortc Jci gcn11ori, t•i a,,cva J!Ort11ti. Un orlo ru-01i,·o: grandi file di pomodori era• Ilo tele~1.1 da UIIO Meccalo Il un altro, e la ,·er,rnra Slè~Sa dcllè )liantc, coi porui che cominchl\·11110 allora a J)rcmlcr l'oro, foce• \'a un:1 s11ccie di 11iccola ,,clvu. Quel gior• 110 per uu caso s1r:1ordinario (o forse per• d1C il terribile tutore era ,11 ,•iaggio?) era• \'111110 t>tuti la~tiuti ~oli uelrono. Nè la :iia Carlotta. ~;•mprc 1rc11rnntc a cagiont: del tulorc. nè 11lcuno dei ~er\'i, ci avevuno 1,cguiti. E noi eravamo 1:0111plc1.imen1e Jj. -"' bcri, 1·omplctame11tc liberi in quel gran• GIORGIO DE CHIRICO: Ri11·11110 di fs11Uclfo ,Id XVIII ~eco/o Un incontro inopportuno de regno che per uoi era la pircola seh 11 <lei pomodori. Acquatuui. strisci11n1ì tra piauta e pianla e perliuo tra le radici di uno .,,esso cc• spuglio, ..!1C le piante più ahc cruno st111e legate ~u, a mod 0 tli copunna, nell'uria. con un p11lo fìtralo nel mezzo. noi ci ~i.•11· li\'àmo in quella \'Cr:wra come cn1ro un fortilizio. Piccoli •6olchi interseca,•ano qua e là il 10.rreno come tr,nc~, e noi le ave. ,·amo rorliricate u111111on11ccbit1111lo, nei pun. ti meglio n:uco::01i, piccole risen·e di pro• icttili, che erano i pomodori piU acerbi. Ma un grande ,;oleo, una specie di vallo. • c,·cva•no fauo con le noslre mani mi• schiundo terra con 1110111, oltre le fiÌe dei pomodori, lungo lo &teccato; e i'acf1ua RaC~onl~ di GIÀNT-STÙPARICH f, 1 1 1 :au:1:.'_:ainc1~ 1 1 ! 1:, s!f;~~ 1 ~:n~eel~:; 1 ~in 6 ~:;: al quaJrda1cro di una nuova isohmle bar• riera. LA piog:,;ia b.it1c,:1 sul l)Clcioto, i umri s1ezi~~ 11 Stc 1~:~~l e:~1•;~,.! 1 :::i"j~ g;11~'.:t 1 ; 11~::; lu;;tra come lo cpccd1io Ji 1111 l:ii;o. Oiclro i \'eiri di un Carrè la gente JH1rc,•auncor pii, immalinconita <lei rari s,·clli pm~~nnti, che almeno :,guazza,uuo 1.ulracquo: e in qnc– lilO sguazzare 11oteva csst:rci anche una l>JIC· cie di rnbb,osa allcgrczz:1. Rubbio~u a1tc• i;ria mute,·ole mostra,•a i11fot1i tfil\'Cro SIC• fano, che, 11or1a,1tlosolh:.,•flto sopra il suo ca110 l'ombrello, lo t;cuotcva OKni innto e gli fote\':1 fore 1111a piroetta, per .illcggcrir• lo del pt:so 1lclì'acqua. Era un vecchio 0111• l,rcllo pesante. Ja ltl:rndnano, t1·u11a 6"toffo stint[I e lisa, di mo<lo che a Oi[lli ro,•cfécio più forlc 1111 puh iscolo t1·aci1ua veniva a Jcliziarlo. Gli omhrclli crnno le bestie ne• re d1 Swfono: due o t.re ne perdeva ogni anno. li dimcnt,ca\'a orn in 1111 posto orn in un ahro; s'eru fat10 una collezione per :;er~:~c <\~\~::~ 11 :ui:•;~: 1 i~: ~\ ri~;~t:ii:1 11 ~ 11 ol~~: zione gli ern r1111anoquesto 1•esa11te0111Lrcl– Jo tli 111:mdr,ano, che gli avevuno scambialo un giorno in un bar. proprio so11-0 il 1111• so, col suo ombrello di seto fiuiss.1110. Sarebbe 511110gi111lizioso da 11arie lii Sic• fano i,mctlerc del tulio l'uso antitJUUto ,I,•!. ,'ombrello e unifornrnrsi alla lllOdn: an• dare in giro, nelle giornate di piogcia, con uno di 11ucgli impcrmcaliili d1 1ipo ingle• se o americano. lustri e gocciola1111dentro e scuq1e, rnagnrj a testa sco1•er1a, d:mtio ogni tanto unu serollatina come il can bar• bo11e che esce dul bagno. Ma Stefano 11er certe usanzl} cm uu o~tinato l; retr,vo eon• scrvatore. c1,f:.1!~ 1 :;d;a~::~i:o PJ:tz!ei~~ 1 i: <l\iacc~:e~;'. 01111iucconsutuc, che ;li ran1111c111avauo· le vie di un tempo lo111nno ron i colonnini lungo i ni:1rciapiedi (~1ut1nti ne u,·eva "al. tali. a gambe l:irghe. ,la r:igazy.o!), Stcf:mo non a\'rcbhe voluto per nulla al mondo. in 1111agiornata di pioggia. 11assur tl, lii senza l'ombrello. Vi era 1,assato quel 11omcriggio :~:iu:b:~~f~'.l!~~·/::: ~:;~r~:!t e !~~~~d<! 1 f~: gli scmbruva proprio come uno ,li 11uci wati e.hc ~i rb,·ei;huno all:1 primn 11ioggia di primavera e si sentono ad un trullo pul. lular in tillie le raJ,ci e J:1r fuori in unn erhettu co~ì fre~ca, .::osi tenera. eo::oì111ir:,co– os:1111cn1c ,crde, Jt1 restarne i11c111uutiJ>Cr un see.olo. Cii"1, ma un secolo non dura lu ,,i,a dì 1111uomo. Tu1tavia. finchC fo~c durata la ~1rn ,·itn. Stefano avrebbe rivoho sempre J":inimo inca11t:110a quel pomcrii;gio. A .,c,lici :inni .,j va iu cerca di tutto o di nulla. urn c'C un momeuto in cui 6i ere– tic d'aver trov:no lutto: ci fii esa!la, si guar– J:1 01mi cos.i con occhi 11110\'je p:1r d 'a,,cr scoJ)er10 ili oolpo ùu lingu:1gi;io interiore per 1forc espre:sione fresca. invc111ata di s:1m1pia11l11a c1ucs10 llccre1•••0 mo11do. Jn. s-0mma &i rifà l'uni\'erso: J'a:r.zurro C il pri. mo incom11:1r:1bile azzurro della creazione, I;:, \ 0 :f1~0~0 11 ~1~ti~:~1o't\':~ 1 1~~~I~ tev:~~~t~ on1tta1u Jallfl JJioggia. qucJl·:111i;cl::~. ~formn10 rèsta 1mr sempre un angelo. Stcfouo rifia ora. do11ù- tt1n1i nnni. 1111- lo il (JtJrcor~o. lo ri(à 111111erialme11te con 1·11ni1110d'allora. Uno. a qualunque ctia. puO 11rendcrsi il gusto di rimet1ers.i, den• ;:o J!1 .~~::11:'1 r~::::~.i\,:~~1;z:;e 5;,1i~~,!~~;1l~~1:: larie. egli ~ente anrora il ,;;110110 di quella ru11111:111a 0111:11111. Pass111:1lu s1rada sirena dte s'allargu e ::oirestringe Ji nuO\'O fino ari :1ltre colonnine. Stefano svolta e sule per una \'i:1 ~tort:1: ,•ia « Ma<lomrn del ;\la. ri, ,,. li nome i;li 11iu•·e 111oll,'E~i1110 cd lrn esercitato sempre ,-u di \u; ( 0 0111euua ma– gia: gli pure ,·he in fontio cì debba essere un ripiano u pi1·co sul mare. 111111 chieselta ~ à.ll~ U~)~:~gi~~o t:~;:!0~;;1\~~:e·,1::~~l~ll~e:.:: ,·uee chiacchierio, ~·affolla,·a di forfalline azzurre che ,•eni,•a110 o ingl1 ouiie o s1•ri• gionute du un austero edificio: il Liceo fom111inilc. e di là ~i' ri~p,1rp11gh;wano 11cr 11111a la <'it1à. L'angelo c:l1eS1cf:111ninsegui\'u. era pure 111111 fnrfolhn:1 :1zzurra, et! egli so.-pella\'u 111 ,,e<lersela SJJ:trire in c1ucl &e,·cro edificio. ~ebbene l'ora ro~se singolure e 11essun·a1tra farfolliua s":iggirassc 11:i quelle parti. Ma co111ro il suo timore in 11ucl pomer,ggio ella proscguh•a e lui sempre dietro. coi cuore in gola c1ie gli faceva groppo alle 11arole preparale per i11vi1urla :t volgersi: :::: 1 ~~~v~::::::~ :~~u~:.';a:~ ';~l~u:~~~11 1 cu~:fc~~ za d'esser inseguita: « Prendimi, prendimi per lo ali, I) parc,•a suggerirgli. Fu più su, 1111"armoniosa ·piazzelta roton• d:i. e.ho l'ombrello di Stefano si soontrO con un ollro ombrello. - Toh, Stefano, quanti anni che non ci si vede! E e'inco111riamo 11ropri 0 qua. Ti ricordi che banaglie in questo 1mnto? Tu1. tu la ,,ia seminala di squadrette rotte. (Gii1. ricorda,•11: piU in ,su c'era una palestra e ci anda,·uno a 111r110 le ,·arie 1>colaresche maschili, e come di solito avviene, fra 1111elli d1e usci\'ano e quelli die en· tra,·a110, gare <li 11rc~tii;io gelosie e bot– to dn orbi). Come ,·a 'del resto? Vi– ta grama, no? Con questa pioggia, do– , e \'Ui per <li qua. posso accompagnarti'! Stl'fano cm caduto di colpo dalla poesia nella J•rosa. dal sogno alato nella pacchia• ~1a realtì1 di ogni giorno. Lasciava parlare 1Jsuo ~omp11g110 ,li i;cuolu che gli cammin:1- ,·a a f1:111co.e ogni 1a1110 1l1wa segno del proprio 111:1l11111orc imprimem/ 0 un giro ver• 1igi110~0all 0 ombrello pesanltl e ,;costando cO• !>Ì il compagno che, pur a,·,·cdentlosi con <111alchcstupore di quella !Ila &tranezzn i;li ri1orna,·11 ogni ,,olta \'icino e continua'. ~a u s11occiol:1re confidenze una più slUpi• da ~ldl'ahra. Stcfuuo gli 11:wa delle €birciate c11cerano come colpi di coltello. Vecchio gro~o, pie– no di rugfìe e ~tempiuto, le labhra viscide con l,ollicine tli sch,uma ai;1i augoli, le pa. role inerii senza magiu, oucrul 0 e morbo– sumcnte cur,oso. C-0eì ero diventato il suo •·o'.npagn-0 di scuola, bel giovine110 allora, 1lri110, s,•el10. morb,noso. Li ci scnti\'alllo sicuri. re1:c1; e la sor• presa 11iUgramle era che ci lasciassero Ji. beri ))er 101110h:mpo, che nessuno veni~- se a cercarci. , La primo che comr•arve fu una donna· u.na vecchia, e::oosa e scupi~li111a. che er~ I alleala Jl:i_U fedele e acnrnita della passio• ne che gn1 in queg,li anni t'Olllinciava a pr_endcrc il no,;tro tutore: l'avarizia. La murui;liummo subuo. con gioia feroce. lo no~ so se•. 8Cllgliandole contro, dal foho dei e_e::op~gli,quella. pioggia di pomodori acer~,, c1 fo6:!e in noi, anche. la gioia di c?l1ure pro1mo lei, l"allea111 del tutore. Non lo credo: per <1uan10 mi sforzi di n,– dere tra le. nebbie di quegli anni, non mi 1>11re che c, fosse aJcun sentimt'ntO' di ran– core; neppure infontile. Ta1110 è vero che 11~i1ra.glia1111uo C-On gioia anche la povera zia Ca~lot111.che venne. messaggera di p11· ce, g,11 udi orto: e che subilo 1-i ritirO 61'"' cntatu, agit:indo le brncda in croco come a esorcizzare quella aran diavoleria e che, rifugiatasi entro In porticina d'in– gresso all'orlo. bada,•u a dirci: u cattivi, cillti,•i! I). Mn la coea Slraordinaria cm appunto qucsla: che noi era\'UIIIO felici d'csacre catti\'i, d 0 esscre una volta. t:mto, nella no– .slra. i.n(elice. timidis~ima infanzia, un po• cut11\'l e prepo1en1~! . La zia Cu~lona Komparsa. nell'orto oun runuse che ti sole, un bcllise;imo sole tut– to d'oro che indugia,,a nel ciclo e pare,•a non. vole&ae spegnersi. Nei momenri di .,j. lcnz10. a noi clic c:i cra,,amo riacquaua1i nella piccola &eh•a. giungevo da un vico• lo rus1ico ... 0110 le b.ilze dell'orto un grido che ricQrdcrO ))er tulla la vit;: eh~ 6 11 1 ~n;?;tia !C <li chi se lo 1,iglia, di Era un vecchio parali1ico. che alcuni b.11ubini mcuevano lì al sole, nelle gior. nate Luone, su mm se<lia sganghero1a, dal– la ma11i11aalla sera; e lo lasciavano 60l0. P~r ore e ore. ne( \'icolo deserto. pieno d1 mosche e di zanzare. Sol~ co111c uu c:,ne, con le muni tre- :;;:~:a 6:;~::1u~ b:::ci1:1~ia ~:~1:, 6C~~abbi:~ cont.ro le mosche che lo tonnenta,•ano, ogni. tanto, nel gran sileiu:io, il paraliti– co s1 alza\'a in 11iedi barcollando e si sfo• gava a urlnre: - 11 ~no.udo C <li chi se lo 11iglin, di chi se lo 1uglrn.! Quel grido rimaneva nell'aria dolce del. la sera. con una vibrnzione h111Ma,crude. le. ~omo se. 11011vole5lie 11iù cadere. Poi c~a 11 ''ceduo che ricadeva sulla 6edia, sfi. nito l>. "Se m·i11ro111ra~se il rngazzo <li primn - pen•ava Stefano fra 6 (l - quello che a,•evo LA « MOSTRA D"Al\'l'E SOCIALE> di Cc1101m,dotata di rilevanti premi i11 da· 11aro clallrt P1·c1ihle11=(1 dd Conllir,fio, (/rr E11ti gouenwtivi vari e d<1/ plirtito socia– listCf, si e C'o11clusa. Il J>ittorc Alberto fouo ri,,i,•erc •!entro di me e che in~cgui• \'a l'angelo e avrebbe continuato a scguir– h1. 111rnlorn 11011 fo••e ,•cnuto queslo gran scemo :1 farmi inciampare, <'Olllc u11 tro111·0 turi.Ilo clic la pioggi:i degli :inni ma~era •! sulla terra. E se quell'angelo, per )lOtcr mnoveni frn gli uomini. s'è messo un gon. ncllino e un giubbe110 e &'è fono le trecce ai capelli come 1111:1 lir,.alc. e c:1111111ina ~01. lO l'ombrello. e dall:;-11i:1zza JJrende 11ro– prio quella via flrella come per sfup:!t'.ire all'im:cguime,110 di S11:f:111f• - o 11011 f,,r~,~ per incanalarlo meglio? - e gli fa bu11cre '--------------------------------'-' il cuore comtJ 1111:1 campuna 11cJl·a1111oi:fcra ~fini.:;c,·. Se ,ptt·I ru~a: r.zù in.-0111ra;.se mc·! Go()fiardfl si è daslli{icato primo,

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