Fiera Letteraria - Anno I - n. 3 - 23 aprile 1946

2 sta fantasia cavalleresca che trionfa dell'rinferno latino. Come sempre la poesia di Dante risulta dalla lotta tra il nordico e il latino ... ••• Le enormi roccie... pacificatrici, dopo che l'ideale aveva fatto stra– zio, e sacre alle più pure commo– zioni de1la mia vita. Che appaiono di scorcio, come nel sogno. ••• Nel portamento della testa Car– ducci ha del germanico : la tesa non inclinata da un lato di Ma,donna Lai– domine che si fa alla finestra tutta vestita d'argento. E.' vista per tra– sparenza: l'ultima ballata della poesia che fu. Tutto è preparazione pittorica. l fiori rosacei non rosa, i balconi gonfi e inginocchiati, la rug– gine della ringhiera e la pietra del– l'aTenaria e il barocco della prosa di Augusto Conti che culmina nella figura trasp3!rente di M 1 adonna Lai– domine tutta vesbita d'argento, re– gina di carte da gioco. Già Leopar– di vide « quelle dipinte mura e il sol che nasce da romita campagna ... Quella loggia colà volta agli estre· mi raggi de] dì. .. n Ma Carducci, rozzo toscano, non arriva a11a puri– tà della vita campestre e ai « fig11. rati armenti sulla loggia colà volto agli estremi raggi del dì n. L' orieq– tazione di Laldomine chi interessa? Nata morta ... Troppo a lungo durò la commedia della poesia italiana. E' tempo che Madonna si affacci cogli occhi consunti a la ballata che fu e che non fu. ••• San Francesco, delicatezza di sbirro, la luna non si stacca dal monte, Italia G.iolittiana, frasaismo borghese, imperialismo intellettuale, rospi, serponi e il domatore. ascelle di maestrine in sudore, zitelle ma– ture coli' ombra distesa sul passo domenicale, Louis XIV (l'ltalie c'èst moi), sull'Amo secolare rigovernn· ture delle lettere, industrie del ca– davere, onestà borghese, tecnica ce– rebrale. manuale de] pellirossa. Vo alla latrina e vomito {verità). Letteratura nazionale Industria del c:davere. Si Salvi Chi Può. ••• ccVigile dai tugurii risponde la forza dei cani ». Splendida definì· zione della usuale poesia Carduc– c1ana. lnvio. La. t.ua criniera d'argento Bianca cavalla d'amore Il tuo tosone dorato A more senza ritorno. ••• Ignoro la scena fanciulla La terra /e/ice So.la, Come unti melodia blu Su la rioa dei° colli ancora Tremaoo una IJiola. Biologia. f.ssendo una carogna in decom· pos1ZJone abbraccio l' universo. Guardate il mio cromatismo, i miei verdi e violetti. Guardate al resto, il mio sche!etro, ci sono dunque esisto P. S. A volte infilo una cam1c1a rossa per spo.ventare i passeri. Monsieur Pappin, per la m•ia m– g-enuità naturale volli fare lo sbino m~ poi vidi la filosofia. Nota su Campana PrecisazionJ e rettifiche, acon/essionr ed abiure, aoanzate dalla critica nostrana, non ,appena s'è trooata nella pO!sibilità fisica di riprendere fiato dopo le convulsio,:,i di questi ultimi anni, nei confronti del l'età let• tcraria del recente e lontano passato, non han tuttavia ti,vbato, d'un solo indiacreto accenno, la grande ,olitudine colla quale Dino Campana rende vioa la proprid pre, senza nella poesia italiana di que,ta prima metd del aecolo. Tanto è il mistero che cir– conda tuttora l-1 sua breoe pauione terrena, di poeta e di uomo: e tanto è l'amore che i suoi fedeli gli han conservalo lung_oquesti anni intatto, per la sua ooce e per il •uo me»Òi(gi'o. Vien fatto subito di notare, che di tanto ,i oanno allontanando nel tempo, con non so che precario e stridulo timbro inattuale, I• podiche che fino all'ultimo ieri andaoono per le maggiori, di altrel!anto vi.gore, e in~to, e verità, ritorna a noi, come ;11n ir• rimediabile riflusso, il colore e il sapore dcli~ sua e11pericnzxz. Cosi acarso -'t - nono•lante la pubb'tica• zione degli lnedili, compiuta da Enrico Fa/. qui colla c~ o l' aUettuosilà di cui egli solo è capace _ il bagaglio di que.Jli Canti. E tuttavia ancora coal allucinante di /orza, e di senso, e di ind,caxioni: e 5opralt.ullo cwi pro/etico, delle cose che abbiam oedulo e •offerto, quaN che non dal piccolo e i'm• petuow mondo della prima Guerra Euro– pea egU traesse i succhi e le ragi'oni della sua figurazione lirica, ma dal profondo di– luvio che ha traoolta, ier~ 10ppcna, cos? grt.lnde zona del tempo . Redimere l"uomo, que,la creatUTa " 16.che, se pourrissant d'elle mime ·•. Sanare il •• mfrume '' della oita. FMe, degli "spet– tri", delle creature •'pure". Tullo, fino alla fuga, al dileggio, al l)(tgabondaggio, '111apa.::ria, tutto qucnto era in polere della poesia, q.ucsto pclleg~·no irriducil:.ile ha ten– tato: egli che, aolo, aftra0erso il suo errare per i paesi mediterranei, ha saputo espri• mere della nostra r,•zza lutto la miseria e il dolore, e insieme tulio la Ìorza e la vita• lita. Ricaixda dal n'cco limo della tradizione popolare, la aua '• Ct1nzone all'Italia '' resta oggi ancora come l'immagine più fedele delJa no~tra terra, .abituata a,.' diluvi. Là, è da ricercare la sua voce oerd. E là, forse, la poesia italiana potrà prendere impunemente l'ai>vio, per un canto nuovo, più umano cd aperto. Perchè, la parola, non ci basta. più. Nè ci ba.sia più, per saloare in noi il n081ro istinto di vivere, l'illuderci dell'estrema jf. fusione della poe•ia. Qud che Dino Cdm– par'fr cercaOa, noi abbiamo cercato, con lui e ~nza di lui, lungo questi anni. Ma ora, che il dolore sembra chiuK>, ed esa.uriti tuW gli obblighi di non sperare, ora è della noatra vita, e non solo degli attimi nostri, ma del futuro in noi, che soprattutto ci preme indio,duare e regolare le sorti. Ora che i "tamb.uri '', che accompagnarono Di– no nei suoi canti, come Giotto nelle sue Madonne, hanno c.ccompagnato anche noi e le nostre vicende, e wno dappertutto laciu– ti, è della poesia il compilo di trasformare q,uel che abbiiamo wfferto in sostanza di vita, di giustizia, e di amore. Nw' abbid· mo terminato cia.Jcuno il nostro personale Diario, la nostra Storia di uomo. Ora co– mincia, per la poesia, la storid dell'uomo quale noi oog/iamo e ci sforziamo che .Jia. Dino Campan,a continua, e continuerd lungamente ancora, a soffrire in noi. Ma non più come sentimento, od occasione del tempo: bensì, aopraltulto, come un grande monito della coscienza. Ed è a questo mo• nito che la poeSia italiana dovrà rispondere. FnANCO MATACOTrA Gli svaghi ~ del libraio MOLTI c'invidiano la professione di librnio. • Vivere sempre in mezzo ai libri, .una meraviglia,. è il meno che capiti di sentir dire, e tono generalmente clienti profwnate e ben mes.se che s'immaginano il lil:.raio in• tento gran parte del giorno o divorare come zuccherini romanzi o a lisciare preziose ri– legature. E cosl anche il libraio commuove fa fantasia della gente come il cuoco o il po. sliccere, e anche queslo è un risultato; aenuzi dire che può essere una ragione di ~ù per tentare q,ui, nel corso di questi • svaghi :t, di rivelare qualche segreto della cucina libraria, che è poi un reparto del più oosto spaccio della carta stamptna; il penultimo momento, .ta più vi piace, della vicenda di un libro. E si oedrd for-.e che l'invidia un po' di ma– niera della cliente che oorrebbe oioere tra i libri non è poi tutta insenaata, giacchè il li– braio, anche il più incoho e sprovveduto, fi· nisce per contagiarsi di questa ,orta di amo– re, e si raffina e a'incapriccia, in queato - ed ecco ristabilite le proporzioni - assai di– ver.amente dal cuoco che mangia aolo ver– dure o dal paslicciere che schifa il dolce, e fini.ce, il misero libraio, per amare il suo mestiere a tal punto da arricchire la biblio– teca domestica a tutto KOpito della esigente ragione commerciale. N o:a ~;~ a~1 ~~~~ci:. c~~;~anosc:er:t: ~:t~: mana un tipo con occhiali affumicati è entrato in libreria e dopo un rapido sgu&rdo circo. lare mi ha chiesto sommessamente: e Avete un libro che parli ... che parli su ciò che deve sapere un giovan'C marito)•· Più tardi un giovane vestito di scuro e con l'aria un po' cattiva ha insistito per avere un libro sull'arte di farsi un'amante. Purtroppo non disponevamo che del Diario del sedut· fore di Kierkegnard. No, non andava bene: voleva, il cliente, un rn,nnuale, possibilm-cnt'C tascabile. SI SONO viste in questi ultimi terr:ipi molte belle edizioni. Il fallo c'interessa soprat– tutto come testimonianza di una ricerca che vuole 1oddi1fare una determinata -esigenza del pubblico. Infatti belle edizioni se ne sono sempre fatte e sempre -se ne faranno, ma J'C. sta a vedere quanlo tali raffinatezze influi. scano sul gu1to medio e ne orientino l'Cpre. fcrerv:e. Ora, si può dire che il pubblico si va scaltrendo e che è più dispo1to a togliersi magari il necessario per un bel libro ch'C il superfluo per un libro mal stampato, su brut– ta carta e con un'orribile copertina. Proprio l'altro ieri in libreria una aHidua cliente, di quelle amabiliuime che prendono tanti libri al mese e scelgono tra le- novità con grande impegno, sfogliava un grosso volume di un noto editore romano quando. non potendone evid'Cntemente più, se ne u1cì con i più vi– vaci apprezzamenti 1ul gusto dell'editore. Era. no in verità crudeli apprezzamenti. Uno dei presenti in libreria fu vitln arroHire violen. temente, poi coprirsi il viso con le mani, infine poi sbuffare. Era l"edito1e, o eca Gino Bianco FIERA LE'n'ERARIA GLI ANNI MILANESI DELLA "FIERA LETTERARIA,, Quando Umberto Fracchia venne 3 Mila no l'inflazionismo lellerario del dopogurr, ra, rosi .;imi!c e pur CùSÌ diverso da <roeJ– lu d'oggi che varrebbe lu J}Cna ,li clist'or• rcn1e un po', magari un'~hra volta, era or. mai defiuitirnmeute al secco. Sì, si slnm• pa\'a ancora <1ualche ronirmzo llal tilolo Vo. glio godere disperaUu11e11tt;/ oppure Stra11- 15nfot,i dlii $UOi. capelli; ma erano senz'aiì:;:·o ra&cami. li U,uufogio di Pastonchi non uve. va uvuto il potere di gal\•rnizznre l'epica in sonetti, nC il Boccacci,10 del buon Balsamo. Crh •el.li di ridar fiato al poema in olta\'C. IA1 Ro,1da usch•a sempre piì1 saltuuriamt'II· le: al Co1weg110 di Fcrrieri, più puntuale, 11011 gioviwa forse il grigio d'una strcua \'ia del centro, all'ombro 1>crenne (!'un pa. laz;r,0palrizio. La ,;;ua moderni1:1 era piì1 ne.i 1>rogranunj c.hc .in w1a dccis.a µu.sa di po• &izione critica o polemica. Faceva dell'ot• lima divulgazione, aperto com't•rn alle cor– n•nli della lcllcratura europea; ma ~enza un piuno organico e con.,;eguente. L'Esame cli ::iomaré s'orientava sempre 1,iù, ~e non e· .tclush-amenle, verso i problemi di critica (rarte e \'Ct:.o la rivalutazione dell'o1tof;tnlo Jiiltorico. Riviste degnissime, 11111 ·ancora di renncolo, se non di stre110 ceuacolo. E .;o d;1 un lato la ripres:1 edi1orialt.:, con la nD• S("itu cli nuovi editori, si ucceruuava. si sen• tiva ,lalJ'ahro ~emprc più il bisogno di usci– re dui cenacoli, non volgendo le spalle ai cenacoli e tradire le loro migliori e:,igen· Zt! ma Jlort11ndo queSle versu un diballito più aperto, e meno tendenzioso. Jnohre, eru nislila e ancora non s'era risoltu una polc. mica fra anziani e giovani: gli auziuni che occupavano 1c case editrici e i grandi gior. 11ali. i giovani che n,evano fotto più d·una vi(;ili:t nelle ri\'iste di gruppo, e di e, chll. pelle». Gli anziani che nvevuno guardato eon qualche indulgenza l'inflazione di cui 1,'.Cd(•tlo e qualcuno vi nvev<1partecipato, i giovani che ernno ijlali ad es~a più o meu fieramente 11vversi. Si ccrca,•a ora un pun– Jo e 1111 luogo d'intcsn: ;ti qu.1lc for c•Jll• fluire gli uui e gli 11hri. Chi !"avrebbe J)O· Iulo lrovnre"! Non cerio un Ojctti e nn Ror– gece; ma uno scrittore che, per formazione lt'lteraria, i;usli e simpatie, non vedesse di nrnlocchio i primi e non sposasse in pieno le intransigenze dei t-econdi. Uno scrittore cioè t he sapesse accogliere in un:1 sorta di sincretismo lellerario l'n11ivi1ì1 1>revalentc. menle e talora focilmenlc nnrrati"a di <1ue– ~li scrittori venuti in luce e ufT,~rmalii;i fuor ddl'ambito delle ri,•islc di tcnd<!nza e <li gruppo, e gli scriuori che in co1es1l! rivi. sii;- U\'C\'ano finora la,•ornto, in fose pulc– micn, e con risultati lcllcrnri J!i:1 notevoli. E' evidemc che coteslo luo:;o di ....nlluen– z:1 come non poteva essere t1·0\•a10 e rea· lizzato da un anziatH), tanto meno era adat- 10 u crearlo un giovune, o un giovani,;simo. 1,n trovò Fracchi11; e questo lu,\go fu la Fiern. li cui ~1gnifìcalu, ,Junq11c, ~ta ap• 11111110 qui: nell'aver lro\'alo 1m p1111lo d'in– lcsa fra anziani e giovani 1lcl dui•ogucrra, frn I.i lcneralura di )Orme 1,rcvnle11t1•mente narrative e qucUa di forme 1•r•!Val,:11lemcn. le riflessive e liriche. Con la 11,1sc11adel giornale di Frarchia i giovani "cntirnno di avere uno ..1rumen10 per una viù larga dif. (u~ione e afTer;11nz1onedelle loro idee lct· teruric e gli amdnoi uu luop;o do\'C m rcb• bero potulo esseri! ospiti. se non abituali, almrno senza disaJ(io e :,ospello. Lu 1>0le, roicu, durata quasi un \'Cntcnnio, cb.lla Voce (1909) aJla F,ern (1925), fini\'a: na<ocr, va un (< ronunerce >>. cioè una possibile ri. ,ilt3 leltcraria. E nasCC\ti, è da insistere, senza la minima abdicazione lla parte della "io, ane gcncrazio11e; che si trovò cosi ,1 giudicare, in un clima civile, l'opera dc~li anziani, E ;rnesto è l'a1n►orto rorsc 1:irinci pale e di muggior significato, ndla sloria o nella cronar-a delle nostrt; lcllcre, delln Fi"~– ru lellcraria. L.1 Fiera lctlcraria nacque ui primi di di. rembre clel 1925. Fracchin vi ,hdieò l'est:i• te e i mesi d'autunno C1Jt1 quel fervore, e ron quel distacco a un tempo. che sapeva 111ctte.read ogni C0Ea che faceva. Finalmen- 1(.•. unu notlc di <1ucll'autunno uiovoso ve, demmo uscire dallu rotaliva le prime conic del giorn:1le. li prolo, un omcllo hiondic• J L CASO non è eccezionale, anzi frequen. tissimo anche se, per fortuna, accad'e di solito quando gli editori intereMati non sono presenti. Il che potrebbe anche significare che sì, commuovono il Verlaine illustrato da De Pisis o i classici di S-elene o le grandi edizioni numerate di Hocpli e quelle del Ca– vallino: ma pi\1 ancorn. interessa il progresso delle edizionì normali, come hanno progre– dito, p·er esempio, F ra'Ssinelli, Documento, Astrolab!o, l'Istituto editoriale italiano. D,ULCIGl\O lnfor,na::ioni Sig. F. L. Roma,. - La direzione della ri. vista Les T emps Modernes è S, Rue Seba– stien.Bottin, Parigi (7). Il prezzo ddl'ab· bonomento annuo per l'estero è di Fr. 370. Sig. A. C. Venezia. - Belle Le1.tere pres– so editore Collana Lugano: abbonamento an . nuo per la Svizzera franchi sviz:zeri 5; per l'estero rivolgersi all'editore. Lctleratura, pa• lazzo Strozzi Firenze; abbonamento annuo li. re SOO. li Mondo, palazzo Strozzi Firenze; abbonamento annuo lire 400 li Oramma, Corso Valdocco 2 Torino: abbonamento an– nuo lire 1050. Società Nuooa, via Petrella 6 Milano; abbonnmento annuo lire 300. ' Sig. M. L. cd altri amici • Roma. - Fac– ciamo nostra la proposta di dare ai no·slri !et. tori notizie precise sui premi lellerari e ar• tistici, ed invitiamo i comitati dei premi stessi ad inviarci i relotivi regolamenli. Sigg. D. M. Milo110 e S. D. //. 1'ori110. -· Per conoscere i particolari e le m1,– dali1à relative alla richiesta di un artista italiano per l'Afghanistan, vi con,;igliamo di ri\•olgcrvi :11 Ministero della PulJIJlic:i h1ruzionc, Direzione Generale delle Arli. cio e arguto ch'er:1 stato per tanti anni al– rAvami! e raccontava - allor~ ern ancor 1>os~ibile - aneddoti salaci su Mussolini, sj mise <1uella notte p1ù volte I'-' mani nei cn1>clli: sul bozzone r_naleodor:rntc J'inehiu :itro, Umberto cambiava 1>0sto ;:gli articoli mutava i 1i1oli. scompaginava la paginu giit im1>aginala. Usdmmo ch'era l'alba. E dn quella notte, lulli i giovedì m:civamo pocfi primn dell'alba da quella vecchia tipoftra fta del vinle Piave; i tram non 1111coraripi glia\'ano a circ-0larc, &e ne vedeva appena qualcuno col suo occhio rosso laggiii ver so Porta Villoria, o girare in Piazza Vene zia, verso la stazione. S'andav:1 sp-:.so an d1e noi \'erso la &ttnioue, ira Jo squallore tlcl cielo sborralo doi grandi ippocaSIUJli e lo squallore dei marciapiedi deserti. La Juu ga prospelliva ù...i palai.z.i d.i \·ialc Venezia guardava l'nlt:1 barriera dei bas1ioni, :mtic:1 1,nsseggia1a napoleonica, dove ~ià era ap parsa la carrozza dell'inclila Nice, e Foscolo i;:ioYincllo :i'cra incontrato con Parini. Alla slozione il buffet era sempre animato cli gente; sui grandi tu,•oli di marmo, lungo i div:mi rossj e morbidi, valige e ,•iaggia lori; e nell'aria il gralo odore del caffè d,•J caffè e lolle, dei p:111iniarrivati freschi dai forni. Ci si 6cdeva a uno ·di <1uci tn voli, ,•enh•n il cameriere assonnato, s'apri \·a il giornale, per rivedere i titoli, i dis<· gni, l'impaginazione d'una novella, dcll'tu ticolo di fondo. Era raro che non trovas;;i mo qualche errore; ma ormai i pacchi del giurrtalc filavano 11.elcamionrino ,•crso i 1)1·i111i 1rcni. S'asr,ena\'a il giorno sedu1i u quei tavoli, a discutere, vincendo J fatica il sonno che ci chiudeva gli occhi a tradi mento. A noi il lavoro comf)iuto 1,areva modesto, e Ci si meravigliava quando 011 INterato di J>ussaggio o ignoti lelloii ci ve r?hano a dire o ci scri\'evano le loro lodi Ou1H1uc andava, piaceva la Fiera? Era sem Jlre wia cosa che non si riufci\'a del tulio a credere ... Chi c'era a (Juei tavoli? li noi:tro Umber to, e Angioletti, Bacchelli, Franci, e spes SQ anche amici e collaboratori del giorn11 k, Chiarelli, Riancoli, Serretta, Ducci. 11 giornale era nato in due sta11zelle di Viale Piave, a pochi passi dalla ti1>ografia: in unn J"amrninislrazioue, con l'anenla e i.i. lcnziosa signora Bruna, ncll'ahra Umbcrlo, dinanzi a una ,scri\'anfa con le casellr, pienf' di manoscritti, vicino alla finestra. E il buon Ferrarin dislribuiva i libri per rcccn. sionc, mcllcva i «corpi» sulle carlelle, tra. duce.va dallo SJ>agnolo e preparava la «cam• busn ». Poi il giornale passò in tre starnall" d'un palazzo ,signorile di Via della Spiga; Ire slanzelte non più gral}(li delle cabine d'un 1ransatla11tico, a cui facevano 1,ensarc. Erano sempre affumicate; e del resto yer riempirle di (um,o ci voleva poro. Ma A. s1,n• lancar le finestre, si vcdevan di là le chio. me degli alberi dei Giardini, e un fJCU" di via Srumto. A sporgersi, anche la spal– letta del Naviglio (che ora non c'è più). na&coslo dalle grandj Jliante dei ,::iardini priva1i. Quanli scrillori ilaliani han salito le oca– le dclb Fiera in Via della Spiga? Credo lulli, l:(iovani e vecchi, professori d'univcr• i:ità e ragazzi con la prima novella in ta- 1:ca; non c'era 1:Cri1tore o poeta di pa.;1,ag– gio che, sentendo un'affinità o una simpa• ti:i col giornale, non venisse a riempire Je nostre stan:;r.clle di fumo, e di discuS:iioui. Veni\'a il hadiale e roseo Baldini; Monta– n<, do,•c,•a rurvarsi per entrare. e ad :ilzarc il braccio avrebbe toccato il soffillo; il gran di pep~ Longanesi, ancorn fremente per un duello, l'lu:i cono:.ciuto lì. Fraechia riceve. v11 tulli, parlava ron tutti, a lutti <=orride. va o posava la mano sulJa spalla. Più tardi si traslocò, &'a11Jò in Piazza San Carln, in fondo al por1ica10. Eran locali pili grandi; e·t'ra stata, credo, una piccola banca; in t..,o• 1·hi giorni Fraechia li trasformò, coprì Ji tela juta le pareli; vj si fece, neUn Etanza pii1 grande, una Saletta delic Ari i; all'in gresso c'cn la libreria e nelle due i;tanztl• te, la redazione. Ora i letterati, µ:li amici, non clovevan più salire le scale, ma solo i <1ua11ro scalini dtl porticato; ~ avrebbero u, ulo ~t dbpo:i.izione il )unito porliro p,•r p:1'ìs<-ggiarc. romode poltrone vcr s1•dcrc la salclla, e fuori una ftla di tassì scmp,·c pronti. In certt: ore, specie dalle cinque in poi, in questa nuova casa, pur tanlo piì1 grande, Ei ~tnva pigiali; e il chiasso e Il lhiacchicrc erano inicrrninabili. Finivano solo con l':ir,critivc:, nel bar di fronte: ad un augolo un fotografo aveva messa sollovetro una grande fotografia di D'Annunzio, \'C stilo <.on la bianca divisa, la mano ul fianco Quando Bc11cde110 Croce capita,,a a Mi lano, ospite del Cl"lnte Casati, non 1111111cava talvolta di forc una capatina alla Fiera. E ri<:ordo che una sera gli piac<1ue i:ic,..ocart'i i 1cmpi ciel Frm/ulu1 della Dome11ica, i suoi 1empi di ragazzo. Ma già prima che si Ira slocasse, e ci si ingrandisse un po', in piaz zu San Carlo, i tempi s'erano fotti difficili .. Hieonlo che quando ebbe inizio quella ret lorica montatura della romanilà, J'amico Gino. Doria, ci mandò dd Napoli un urtic1> lo brillanliss.imo, che s'intitolava: lo so110 Osro. Era una presa in giro dei vari Cor radini-Coppola-Forges che anda\'ono allora rispolverando (IUCI mito archeologico. Un lclegramma del non ancora Minculpop ti minacciò di soppressione. Bi<=ogna,,a andare cauli... ~la sentimmo fin d'allora che le cose si mellcvano male. Tu11avia 43iresi sieva, ora girando gli ostacoli, ora facendo I i finti tonli. FinchC fu 1>os~ibilc ... Poi Fracchia, illuso che la Fiera potesse a\ ere una 1Paggiorc stabiliti1 economica, fc ce credito :!Ile prome.ssc d'un i:;ernrca, e tra sferì il giornale ~ Roma, cnmhianclog)i no nie. E da quc~to momento la memoria <lei cronista milanese uon ha pili ricordi. E qui , i chiede scusa se ne ha alquanto abusato G. TrrTAHosA EDIZIONI DELLA BUSSOLA ROMA · PIAZZA MADAMA, 8 PUNTIINTEIIBOGATM UNA NUOVA COLLANA IN CUI CLI 1-:SPEllTI PIÙ ACCIIEDITA1'1 DANNO UNA CUIAHA E MEDITATA IUSl'OSTA Al PIÙ VIVI E UltCENTI rnOBLEMI DEL TF,MPO NOSTRO GIULIO CAPODAGLIO QUANTO VALE OGGI UNA LIRA? ANSELMO ANSELMI SAREMO TUTTI PENSIONATI DELLO STATO? MARCO· PENNAHOLI BASTA CON IL LATI– NO NELLA SCUOLA ? GUIDO MAHANCA CHE DOVREMO FARE DEI NOSTRI CAMPI? MARIO SAIBANTE E CORRADO GIN! CHE AVVERRA' DELLE lNDUSTRIE ITALIANE? 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