La Difesa delle Lavoratrici - anno V - n. 12 - 2 luglio 1916

Colloq ui di D ei Vag,iri:, nel! ·etere azzurro. un giorno s ·111- contrarono i due spirit i di Budda e di Cr isto. Com 'era n:.uurale cominciarono a parlare del– la loro p2:=:-.sara \"ita t~rrena e dell ·um.'.l.tlilà. li discors,r, ,,cn era a:legrn. Brutte erano le noti– zie di l•,~tiù; della terra : odia eterno, odio che arm a 1 ìrntelli contro i fratelli. E -c•erchè qu es to ? osser\'.Jva Bu<lda. per– ch~ i m~1 successor i, i cc-sì detti Bonzi, invece d 'imit.lrl me che lasci ai reggia ed onori. e pel– legrin 3i rra i più miseri. i reietti. i paria, a pre– àicare !J parola di p:3ce e di fratellanza. si rin– chiudorK• IiElle loro pagode esigendo cane tri– but i a~o ed os.sequio. e. per di più, L,cenjo del– t'3 scienza. che io volevo diff"..!sa ·per tutto il :,1or!do. ~ome la luce bene .fic:1cl.eì :::ole. un egoi– sti,:o lc,ro p2trimonio privat ~ Intanto il popolo ignorante g!ace anc::>n avvinw fra i l3cci d~lla -:;c!1iavitù ;:-iù !)rut:i. Oh. è tri~te ! tris 1e ! triste! - (';h:.;; ..:0-c::a dovrei ailcra dire io. rispose Cristo. fo '!'ìOn solo predic..ai J "3more e la fra– :elhnza. e per cc::c::i affr"ntaì l:i moite serena– ,·,elì:c. senza rimpiant i e senza rancore: ma fr'.l :?li ~p2Sr.ili della tortura che mi strazia\·a le :re:rbrs e l ·anima . perdon:ii ai miei assass ini: ~bbene. -. ?di i mie i successori compiere carne– ficine a-- ende. col preresto di diffondere le mie Jon;-ine-_ 0 ; 2_ anc ora or3. dopo quasi duem ila !_\ DlFES_\ DELLE LAVORATRI CI anni dal mio supplizio, vedo i sacerdo ti de!la religione da me crea ta a prezzo del mio sang ue. benedire in pompa magn a, e sempre in nom e mio, gli orr ibili ordegni di morte! Una risata ironica risonò alle loro spalle : era Maometto. - Sì. si, esclamò i ·ant ico guerriero: vedo che anche voi. i filosofi della dolceLza. non sie te più contenti di me de ll ·um:m ità. lo non posso guardare laggiù , altr iment i fremo: tll tta la mia vita dedic1.i ::.1 111iop~po!0, che condus si com e meteora di gloria , di vitt(:ria in vittoria dan– dogli i I egni piu belli. Pe r lui de ttai il Corano. che avrebbe dovuto edu care tutti i miei fedeli alla temperanz:i. ed al coraggio: invece ess i. gli ipocriti, hanno completamente sv isato le mie parole. facendone dottrina di barbari e e d 'ig no– ranza : del\ 'impass ibilit à che io h::>predicato di front e agli eve nti hanno crea to un fatalismo che li rende indiff erent i ad ogn i cosa . ed ignari nel tumult o della civiltà. Oh, se potessi im– pugnare :rncora la mia scimitarra.. altro che sugli infede li... come sarei feiice di misurarla ~.u!!e ìoro spa lle! Sorrisero a questa be llicosa sfur iata i due dolc i ~piriti di Budda e di Cristo. e fissando !o sgu.udo lontano lontano, negli· orizzonti in– certi dell ·3v\'e nir e susmrarono: « Oh. ma la giustiz ia v·errà. vinceran no i no– stri ideali! Giuseppina !\-fo ro Landoni. sospeno cii essere egli stess o a car-ico di quella immensa legione di s frutta ti, eh 'e gli avrebbe voluto àiu tarc, aveva sfiorato la sua anima di ribell e. Una donna aveva portato la rivelazion e, e per quella donna egli aveva concepito un se ntimen to indefinibil e. formata di affetto, di 3mmirazione. di st ima. Che in fondo a que!la anima irr equi eta di v:1gabonào si annida ssero dei nobili se ntimen ti lo pro vò il fatto se guent e. Durant e uno sciopero di contadini qual che prop rie tario, con oscendo l'in fluenza di Guid o su lla fo.lla, eh ·egli trasci nava col fasci no della parola facile ed eloquente, aveva creduto di renderselo amico con sple ndide offert e. Gu ido aveva ascoltato dapprima se nza com– p1enderc, o per dir me glio se nza parer conce– piie, nella lealtà della sua anima onesta , il perchè di quell a inso lita generos ità; poi, come l' altro si era affannato a sp iegargli, egli avev a finalmeme compreso che si vole va comperare il suo concorso per indurre i contadini a ripren– dere il lavoro a pessime cond izioni. Allora tutto ciò che era in lui di buono . di giusto, di retto si era sollevato, in piena rivolta contro qu ella pa~•-se cor ruzi one, dandog li uno sca rto violento di in-dignazione e di coller a. - Che vi credete? ohe io sia nat o per ser– vire i ricchi e per trad ire i poveri? Andat e al diavolo - aveva risposto. Un vagabondo sulla viadiDamasco li giorno dopo una sa lva di applausi sa lutò il suo appar ire su lla ipiaz:z:a; egl i ringraz iò sor– ridendo, poi tra un relig ioso silenzio, pre se la parola. - Compagni io non mer ito .i vostri applau si pero hè rifiutand o ignobi li ,pr oposte -non ho com– piuto ahro che il mio dovere , non ho seg uito che J 'impulso della mia anima, e 1 ·1approvazion e della mia cosaienza mi dev e bastare. Gur<i-J era gio\'ane. forte. nerboruto ; nelle sue \·ene pulsava con veemenza una vita sana e gag !i -<l2.. epp ure nutriva per il lavoro una av\·ersione che conlìnava coi! 'odio e rasentava il terrore . ~on la fatica. lo spave nta va; piutto– sro quel la specie di schi avitù ohe s' impone a ch i è costretto a lavorare per vivere. Fin dal l' infanzia era stato la disperazion e di sua madre , che a\·eva notato in lui un 'insof– ierenz..a di ~reno. una brama sconfinara di 1 !iber – r3. brama che lo teneva assente giorni e giorni d.1 cas2 sua, a cui non ritornava che quando la farne !o as.sil!ava, sicuro di trovarv i, con una buon3 dose di busse. un 'eccellente razione di zuçpa .. l3 le busse scivolavan:> sul suo corpo senza mu:are la sua anima , ed alla prima occa– sion e G:iido sgat t.3.ic- ~ava di nuo\'O, per ricom– parire q:.:.ar..<lo i! digiuno minacci ava di prolun– garsi troppo. Solta mo il freddo aveva il pote re di rratte- 11erio in c.as2. e. dura=ite le lung he giornate invernali. si raggomitola va in un angol o pre sso la st..:fa. sonnecchiando p:acidamenr e o leggen– do :on .a·.i-O!rà q:.ialche libro rrovato a prestito. Ccs; le molte letture, ài cui egli afferrav a so: cam:o ciò che più si confaceva alla sua indo– le. a\'e''a !:!-.:>p:-~:mo ne lla sua mente incaica, uno ::;cc:r.pig!io. un caos d'idee. in cui il diritto çredc-rn'.:12·.2 sul dovere, il giusto si confonde– va coil "ir.gius:o, dandogli. come risultato. un pretesi.O -;e-: giustificare la sua vita randagia ed OZi'JS8 Pu :-e. quando sua madre ave\ a esa lato 1 'e– .::,trt:mo rc:5piro, egli a·,ev a giurat o a sè stesso di mu~ar ,..j:,a_ E la mutò infatti ; ma per poco; chè ::1 sua ir.esti..."'!guibile sete di iibe r1à Io ripre se, ed un bel giorn o aveva voltato il tacco alfa f2t.:oria in ::..ii era occupa to, piantando in asso padrone t: servitori. D2 .2.!!ora 2ve va viss uto del soccorso di tutti . ::.r:mtarn:k.> g:i altri per non essere sfru uam , ser– vc.r.do t:i:ri pei non servire alcuno. Però in paese gH volevano bene , perchè in fondo egli ~-a buvno. generoso, e c~ ì iprofondamente n::esro. c~e sarebbe mono di fam e piutto sto che racca re :ma cosa non sua. Ed era bello anch e nelh fi.er.s baid.anz2 dei suoi ven t'anni , con qud!a c;ua tes:a forte e leonina ed il suo cor– p1 at.e : co. .-:subcranv: di vigor~ e di salute. :,la I<! .c-.:i.a robusta bellezza non gli era valsa k sirr:;.z:ie Jell~ ragazze del paese che non -,.ape·,a;-;.; na~:r)nd~rgli ;I lu:o disprezo La rag! •.Jne di quc:I disprezzo malce~ato egli fa chiese :m gir1rno a Deledda, una bella intelli– gente o;:::.adina dagli o;çhi moreschi, e d-all~ bocca ·,e:r..iglia risal:ante come un flore di car– ne sul ; a!iv:-e d::irato del volto Ti c:-edi forse degno di stima e d1 s1m- pc:i1;a w-:;, a'd!',a risposto la fanciuHa stupita J1 .:mena d::.-manda · Perd":~ no-:.. ...;on ~ono forse un galan- 1UQffi<.> 1.... ~.;on e g,:1,iantuomo 5ùltanto colui che nc,n rui a e nrJn cc)mpie nes~:.ma azione delittuùsa V r.rnù !"•i che !1 legge non .punisce come; rea– t. e ne:-. '- ,,. per que~!') men--> di!'.-Ones.ti Il \ ~~-e d.. ;¼.--z.sJ'a ·ome i..: hi costituisci: ap r un::-,, uno d1 quc,;:i fatti. ".iegl;,, vivere d- parassita cht:: da c:,frut– Wt Chf ti .a 11.!.egnarr~ q:iesta btlla mas– sima:. Chi~ l ~ociaiismo. L;:1 ri~o<:.a era 43tata cos, stupdacenre che Dt,tdda oon aveva potuto trattenere uoo scop– pi<> di ri~ù. Bella pr&paganda che fa; al ~ocialismo' A st::ntirti si porrebbe cred ere che soc ialist a si– gnifidhi fannullone. - Deledda - e v'era no s1a1e delle lagr i– me ne lla voce virile. Essa lo aveva ,gualidato serenamenre. •tran– quillamente : - lo \ orre i che questa parola che ora ti risuo na come un oltr.aggi o, potesse· incitarti al lavoro come una buona sferza ta sprona il ca– vallo alla corsa ; vorr ei che tu potessi compren– dere come il lavoro sia per l'u omo uno dei più sacr i doveri. Chi non produce non dovreb– be aver diritto ·nè alla vita nè alfa gioia. - I ricch i l'ha nno 1pure que sto dir itto. Non l'hanno: ise lo arrogano; ma ap,pun– t.) perchè ,il .!oro esempio è deplo revo le. noi non dobb iamo imit arli; appunto per questo noi dcbb iamo renderc i super ior i ad ess i lavorand o perdhè solo nell'opera. solo nella produzione sta la vera supeniorità. - Superiorità che ci vale il•loro disprezz o. - E tu credi forse di possedere la stima di qualcuno? Tu ch e ri att eggi a seg uace del so– ciali smo non sai nemmen o che cosa s ia ques to ideale. Perch è inlìne che cosa vuole il socia– lismo? Vuole abbattere questa barriera che esi– ste fra capi tale e lavoro , vuole che tutti siano uguali nella vira, come lo sono dinanzi alla morte. Ma come la vita se nza produzione non è possibile , vuole ch e tutti concorrano, ne lla misura delle loro forze. a dare questa produ – zione. - Ebbene lavorerò quand o tutti lo faranno, ed ognuno sarà padrone del propr io prodotto . - Ed intanto continui ad usufruire del la– voro degli altri, godend o. se nza mer ito alou– w>. il frutto degli altrui sudori. Così tu. c.he ostenti un gran disprezz o per i signori, ohe cosa fai in rea ltà se non schier arti dalla loro parte? GU"ido non aveva sa puto replicare, colpito da quella logica cosi sem plice, eppure così giu– sta. da cui sca turi va una grande verità: egli non aveva compreso il soci alismo . Non mai il Compagn i lavora tori, la mia amicizia per voi e più ancora un senso di ribellione verso tutto ciò che è sopraffazione e prepotenza, mi hann o reso solidale calla vostra causa cau sa giusta ,perchè voi lottate in nome d ·u~ sacro diritto contro un indegnò sfrut tamento .. S'arrestò; tra la folla un viso noto e caro gli diede un fremito, un capogiro ... lo assaise vivo tormentoso e rpur dolce il ricordo dei saggi cons igli pr oferiti da que!la bocca vermiglia , che ora sorrideva come per incora ggiarlo.. e cad– dero impro vvisamente tutte le dannose es ita– zioni, stroncate , distrutte dal se ntimento del do– vere. - Compagni - continuò - quando la vit– toria avrà coronato la vostra costanza mi avrete con:pog no nel lavor o. come mi avrete avuto compagno nella lotta. E fissando i suoi occhi negli occhi moreschi nw.rmorò fra sè con pass ione : - Per te, Deledda buona!.. Per iJei che aveva fatto d'un vagabondo un uomo conscio dei propr i doveri, faceva il sa– cr ificio della sua indipende nza, delle sue ab i– tud ini ; sarebbe stato compreso, sarebbe sta·to apprezza to? MAR-A SAVARE ' C ERR I. Alla guer ra ci sono anda ti gli al tri !.. Gli eroi in terventisti non solo si imb oscano. ma si 11 {tnlano anche che nessuno lli loro sia in guerra. Ecco, 7,er esempi o. (JUanto scriv rva, da Genova, pochi gi orni or sono Spasimo Col,, .\egretario dell '·uterolog o Bossi, a quel tal gio r. rw le c1,e 11ive.. di vi ta 7Jrov ria: 11 All e ore 21, r11tarUl(1 il sPgretario d.cl Fascio i11terventista di chiara aperta la secl'llla, la vasta sala è te/. tuatmenlf' uremita. l fas cisti sono ol completo . Tulli (Ili WJmini della 1)rim.a gio rnata sonù prt ·senli . ness un o escl uso ... ,,. T nlli presenti.. cl11nqae . gli inlen 1ent isti. al fronlf' interno _, L'eterno mi n ist r o senza portaf oglio . Una disgraz ia Ne,Jl 'aula qui eta l'insegnante continua va a far lez ione. Dopo cinque lungh e ore di Lavoro faticoso . snenante, continuava con voce stanca e monotona. Er::1 il tempo delle cosidette ripe– t;zicnì che, se arreca no un aument o al magro stipendi o delle maes tre rurali , apportano pur e ·noia indicibi le agli alun ni dhe appr ofittano ben poco. Nell 'a ula gravava il silenzio causato, non dall 1 atten zione della sco laresca , ma dalla spo ssa– tezza di essa; fuor i rideva il più be l sole di giugno: il pr ofumo delle rose in fiore ne{ giar– dino d ·una villa vicina arr ivava fin dentro a! sacro tempio del\ 'educaz ione, a rend er anco r più vivo il desiderio di fugsire in mezzo al ver– de della na1ura luss uregg iante. I bimb i che non sta'Vano a rip etizion e, ne!J corti le dell.a sc uola giocav ano allegramente e le loro voci fes tose distraevano i piccol i marrtiri dello studio. Ad un tratto s' udì un grido acuto , poi silenzi o, indi un pesta r di zoccoli che indi– cava un fuggi fuggi ge nenale. Ancor prima che l'inseg nante affacc iando si alla finestra , potesse re ndersi ragi one dell 'ac– caduto, entrò in c!asse il messo comuna le con un piccolo sco laretto fra le braccia che si lame n– tava, tene ndo rattrappita una gamba. Era ca– du to dagl i sca'lini che mettevano su\1-a strada . : I ferit o venne portat o nella came ra ch e se rviv a d ab itazi one ali 'inseg nante, ve nne cor icato sul suo letto , si con statò. o meglio si s uppo se la rottura deJl.a gamb a des tra e s i mandò pel me– dico. I bimbi, contenti forse nel la loro spens ie– ratezza, del div1ersivo che aveva procurato una ina.spe ttata vacanza . .fuggirono fuori ,di scuo la. Rimasero so li nella sua cameretta , la giovin e maes tra ed il piccolo soffe rente. in attesa del medico e dei :genitori . Il bimbo si lamentava, la ,maestra gli pofgev a le cure del caso, ma non riusciva a oaima re il dolore e sopratutto non riusciva .a far ta– cere il piccolo che invocava: (( Oh mamma , Oh mamma! n E la mamma dov 'e ra? Nella filanda fra ~'o– dore nau sea nte, fra il rumore deLle macchine , fra il caldo oppr imente dei fornelli , lavorava . Ed accorse alla chia mata. spaurita . assistett e dolorante ali 'operazione che il bi-mbo sopportò , sì potrebbe dire. eroicamente . NeJla camera misera, resa sem ibui a dalle per– siane socc hiuse, il 1Piccolo .s colare tto riposa. È solo . Il babbo è nei campi, Ja mam ma alla filanda. € so lo e s'an noia. Ha già s fogliat o tutt i i libri ~llustrati che la b uona 'maest ra gli pr ocu– rò, ora vorrebbe svagarsi in altro modo , ma non c'è nessuno ; ha se te e ch iama, ch tama forte: ma la vicina a cui ,fa mamma .lo ha affidato non se nte, i1 tenta come è a cu rar.e i suo i polli ; ch iama finchè stanco scop pi !a.in pianto e .pia nge prima acco ratamen te, rpoi più sommesso d ',un pianto lamentoso e ,mono tono. E nessu n-o ·com– pare. E il babbo lavora intanto sotto la sferza del sole, fa mamma si consuma nella lìlanda, •fati– cando dieci ore di segu ito per guadagna re poco più d 'un a lira al giiorno. Oh, ques te filande, eh.e tolgon o le donn e alle Loro oase ,che accolgono .ragazze fior,enti di sa lute e le rendono ben presto vecchie ing ial– lite, fiacche , que ste lìlande ove si sfrutt ano le migliori energ ie della giove ntù con un sala– rio mise rrimo, come io le odio ! Come vorrei ipoter entrarvi e farne u sc ire tutte le opera ie dando loro la liber tà di dedicars i alle cure domes tidhe, dan do alle mam me \a li– bert à di allevare i pro.pri figli non essendo co– stre tte ad iaffidarl i alle cure delle mo nache de l- 1'asi lo o ad abba ndoqarli s ulla via! E ii bimbo piange. Ma ecco , sulla sca letta di legno che porta alla sua came retta si se nte sa– lire qualcuno. Cess a il piant o, il piccolo spa lan– ca gli occh i e manda un'esd.amaz ione di .g~oia vedendo apparfre la sua m-aestra. Essa viene ogni giorno a tenerg li un po ' compagnia . Essa è l'a rnica dei ,bimbi, so lo dei bimbi , ,poi– chè s i se nte isolata fra person e bigo tte ed igno– ran ti. Ma quando, qu:rndo qu es ti paes ucoli del la campa gna lombarda si sveglieran no e µ rende– ranno parte attiva al viver civile ? Ben poc o ancora può fare l'ed ucaz ione impartita a scuo la, quando le fam iglie, de.vat e ::ti pr,eti e alle s uore, lavorano in oppo siz,ione ad essa. A volte pcn<;o c.he, ess end:> tanto radica.ti i pregiud izi e l'ig noranza ~ s ia imposs ibile un ·o– pera evo lutiva, ed indispensab ile una violenta rivoluzione. Forse è I 'imp3z icnza giova nile che mi fa ra– ;;icnar cos ì : ma vi è di ,che sco nfortars i e di– ventar pe$simis ti. vivendo in simili ambienti! ESTE R GOLA . oxoxo~oxoxoxoxoxoxoxowoxoxoxoxox PER LA PRO PAGA ND A Ca rla nton i /,a rfo1rn,t e il ,._twiu/i.: 111<• L. 6 4.- Gal!i Villcrio. - f/l11H •111•"J1u•oio _ _ . ." " t .Oi Kuli scioH f\. PN il s,1ffm(Jifl f1•m,ni111le ~ Q.10 Per 50 opuscoli Sconto 20 per conto ~ 100 :. 30 " maggior quantità ,. · 40 Turali e Kull !-cioff. li cot,> ollt' cfo,wP l{uliscfoff f\ . - 1l monopolio dell'uomo _ » - Pro lt:lar ;ntu /e 11m1inii" . Stactl.elberg. /,et. donne,,. fo ril-olu:ionf' _ L. . _,,. li> • • 51 • 0.10 ) ....o

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