La Difesa delle Lavoratrici - anno IV - n. 18 - 3 ottobre 19

Piccole e grandi verità I preti dal pulpito predicano spesso la rassegnazione ai voleri della divina provvi– denza, promettendo solennemente, come compenso alle prirn.zioni ed alle sofferenze di questa vita 1 le gioie del paradiso nel– l'altra. E siccome il premio di là da venire, nell'altea vìta apparisce più che mai dub– bio essi insistono continuamente sulla ine– luttabilità della rassegnazione con un ra– gionamento assolutamente falso. Con molti esempi, tolti dai fatti che s, svolgono nella natura, essi cercano di di– mostrare che tuLto ciò che esiste è stato creato, come essi dicono, all'unico scopo di rendere poS-Sibilela vita dell'uomo. Il sole, le stelle, i monti, i mari, i venli, le piante, gli animali, i minerali non servono che a rendere più agevole l'esistenza del più per– fetto fra tutti gli esseri viventi, che sarebbe stato perciò creato ad imrnagine e si1nili– tudine di dio, con la mìssione di 1:lominare su tutta la natura. E perchè questo dominio possa svolgersi senza inconvenienti, tutte le cose sarebbero sottoposte ad uno spe– ciale ordinamenLo di cui è frutto quello che si chiama l'armonia dell'universo e del qua– le è parte l'ordinamento sociale per cui vi sono quelli che comandano e quelli che debbono ubbidire; quelli che sono in pos– sesso dei capitali e quelli che debbono con– tinuamente contribuire col sudore della lo– ro fronte e con prh·azioni e stenti di tuUe le specie ad accrescerli; quelli che debbono LA DIFESA Dill,Lll LAVIO&ATRICI largamente vivere col lavoro degli altri e quelli che pur lavorando non riescono ad evitare sofferenze di ogni specie. La storia si è già assunta il compito di dimostrare la falsità cli questo ragionamen– to. Se rordinamento sociale derivasse im– mutabilmente dalle leggi fondamentali che regolano l'esistenza dell'universo, esso già non si sarebbe, varie volte, attraverso i se– coli radicalmente modHìcato. La schiavitù non avrefJbe poLuio essere abolita, i servi della gleba non avrebbero potuto miglio– rare le loro sori.i diventando artigiani e po– scia operai, questi ultimi non avrebbero potuto, formando le varie organizzazioni rendere sempre migliori le condizioni del– la loro vita e tendere ad un ordinamento sociale fondalo specialmente sull'equità o la giustizia. Ma a parte questo la scienza ha dato la dimostrazione diretta d~lle men– zogne delle dai preti. E prima di tutto ri– sulta che la vita dell'uomo non è se non un episodio di tutte quanùe le innumerevo– li trasformazioni che avvengono continua– mente nell'universo, che l'armonia dalla quale i fatti che avvengono in natura sono regolati, non risulta da un piano presta– bilito, ma dalla stretta dipendenza che esi– ste fra le modificazioni di tutte le cose che continuamente avvengono. Chiedere dun– que ta rassegna.zione a quelli che soffrono significa ingannarli nell'interesse di coloro che da queste sofferenze traggono tutti i gddimenti della ,·ita presente. Abbonamento an u alla difesa L I, 50 CORRISPONDENZE A MILANO. Domenica 10 Settembre ebbe luogo una adu– nanza di donne socialiste per discutere sul– l'aUuale momento politico. Lina lettera della compagna Clerici, a.vver– ti\·a che davanti a un così grave problema non le donne sole, ma il partito tutto doveva pren– dere in;ziativa. In tale senso si espressero al– tre compagne, fra cui la compilatrice del no~ stro giornale. La discussione \'ivacissima verti sulla appli– cazione dei deliberati del Convegno di Zimmer– wald di oui spiegò la portata la compagna Zanetta. La compagna Brebbia non crede a! \·alore pTatico di LU1apropaganda di carattere pa– cifista e sentimentale, e Yede date le circo– stanze di cose il pericolo che ,per noi una agi. tazione seria possa eventualmente nuocere al– la pace stessa, la quale non può andar di– sgiunta da criteri di giustizia pure affermati al convegno di Zimmerwald. Essa attende perciò <liscussioni e delibera– zioni di maggiore competenza.. Obbiettano altri compagni e compagne par– tendo da ,premesse diverse. La compagna Genoni invita le donne a farsi prQ!I)agandiste dell'idea di pace. La ZanetLa chiuse la riunione con la propo– sta di tenersi pronte ad adempiere al com– pito del convegno di Zimmerwald che fu ac– colta con entusiasmo. Da TORINO. l nostri birnbi. - Che dire? un esito supe·. riore alle nostlìe speranze fu la prima. riun_io– ne dei bimbi al nuovo Circolo Infantile e< As– te e Diletto )1 creato dal gruppo femminile u La Riscossa n. Settantasette inscritti, visi graziosi di himbe, maschietti audaci, v,eri en– fants terribles. Vi era però un'eccezione; un gracile bimbo precocemente serio e pensoso prese un mio li– bro di novelle si sedette in un angolo e mal- VOCI DALLE OFFICINE E DAI Cara Lucia, Permettimi di continuare nefla mia opera di critica sulla vostra opera di propaganda socia– lista che andate svolgendo. Sono ora all'argo– mento essen:iale che mi divide da voi: la re– ligione. ll socialismo ha fatto un gran bene, iJme– gabilmente: in un tempo relativamente breve, ha trasformato tutta l'organiz:azione del Lavo– ro: a confrontare le condi;ioni del lavoratore d'oggi con quelle del lavoratore di poche de• cine d'anni or sono, pare incredibile che siano stati compiuti progressi così rapidi ed estesi! }la a\-rebbe fatto assai più e meglio - il socialismo - se non fosse caduto nell'errore di combattere la religione, di far propaganda d'ateismo e d'irreli(Jiosità. sen;a neppur di– stinguere fra religione vera e religione appa– rente, fra « lo spirito che vivifica,, e (< la let– tera che uccide Il, nelle manifesta::.ioni religio– se - che spesso si combattono da chi non le conosce intimamente. se vale la dichiara:.ione dell'aconfessionali– tà del socialismo come partito: perche, in pra– tica, il socialismo e antireligioso e non are– ligioso: si studia e si cerca di sradicare nel po– polo. il sentimento religioso, e di formare de– gli accaniti quanto incoscienti negatori deUa dhinità, che dommati:.::.ano a loro modo i nuo– vi principii imparati (non già acquistati), e ne traggono le più sconclusionate deduzioni .... le quali, naturalmente, si rispecchiano poi nel– la vita praticn. con evidente abbassarsi del li· vello mr;rale nPlla società. e conseguente di– lagar!'? di oyni sfrenato egoismo, di ogni va– nita e t:olgarilri. ! Son (Jia th'i,-___, accusi il socialismo d'insegna– re il male: tutt'altro.' So benissimo, invece, quanto esso si adoperi per coltivare nell'uomo la dignità umana. ed ammiro le nobili anime che si dPdicano a questa suprema m'issione so– ciale; ma vedo che (sempre salvo le eccezioni immancabili_ se si lai:ora per quest0 scopo e si vuol negare Dio, strappare ùt fede reliaiosa dall'anima del popolo, non si raggiunge lo sc.opr_:,. Si otterranno progressi economici, non pro– gressi morali: e quelli, sen::.a questi, sono quasi sempre un'arma pericolosa. Son dV.o - fra parentesi - che si debba educare Sùlr.J moralmente, trascurando i biso• gni materiali (per dir cosi dea/i uomini; tut~ l'altro: è un'ironia pretendere virtU ed eroi– smi do chi è esduso dalla partecipazione a diritti che sono di tutti, e che e pur dovere fa-,· rispetlart; ma il miylioramento economico, ù benessere matr:riale non devono scompagnarsi dall'educazione morale: e questa, per essere efficace deve attingere alla soraente d~ogni buona eneraia, deve essere, cioè, religiosa. Saturalrn.t!nte, vi sono diversi modi d'inten– dere la retigiort.e e la divinità: il volgo (che non è il popolo, ben.~i la masso dei ciechi spi– ritualmente, delle anime bambine, degli ad,– dormentali..., di qualunque clas.,e sociale), se dice di credere in una religione e mostra di praticarla, si fogyia una religione t( a propria imma(Jine n : suppone un Dio eh.e non trascen· de i limiti della intelli(Jenza infantile con cui si pretende de{tnirlo. analizzarlo! ... e si ap– paga di una religione esteriore, di pratiche in cui si sontJ spenti il calore e la luce della vita. Ma queste anime non saprebbero - per ora - intendere Dio e religione se non coJj : e chi s'affretta a condannare la religione, a negare la divinità, combattendo quel concetto di re– ligione e di divinità, s'abbassa d'un trotto al livello di tali animi!; rlfoiene, a .rn.a volto, un giudice ingiusto, perchè chiude dr,_sè stes:w i pronrii orizzonti, e si tarpo le ali dell'in{Inita ricerca dPL Vero per affannarsi in pit;cole po– lemfrhe futili: vere puerilitd che assorhono prPzitJse ener(JiP uman,,, il cui ftne sarebf1e bet1 diveno _r -'fo - si ol1bietto il rrt.Qf~ deve tsserr sra- dicafo: IJis0(J1ta straµparP qvesle animP i(Jno– ranti dalle lor0 Vl!dule ristrette. Sì: J:,ic;ogna illuminare queste ani.me. ma in che modo;, Qual è il mezzo più alt() o rlirad,ti,rr le tenebre? La opposizione violenta intempe• stiva ... , o la evoluzione gradualP, che prepara sapientemente il terreno, e vi coltiva il buon seme con mano paziente? Per uscir di metafora, io sono convinto, fpPr espf'rfon::.a basatQ sull'os<;ervazione dei fatti· perch,~ fp teol'le, anr:he le più perff!tte, si an- nu_llc~noquando i fatti le smentiscono!) che il migl1.or mez::.o per illuminare le anime è quel– lo di eleva.rle, destandone le energie latenti, a~dilando vette sempre più alte, ardue e lu– minose: ma progressivamente, come insegna la più elementare pedagogia ... , e quella pro– fondissima del semplice buon senso! Invece, che cosa si ottiene con la mania di sradicare ... sen:;,a coltivare? Si forma nelle povere anime ignare un vuoto spaventoso, che spinge le migliori alla disverazione e le peg– giori all'abbrutimento. Pensaci tu che vedi tanto, e che ami il va• polo; pensaci un poco alla rea•ltà dei fatti. e dovrai darmi rag ione. Cara simpatizzante, ).folte \·olte già in questa rubrica abbiamo trattato questo argomento rispondendo a com– pagne che ponevano più semplicemente il que– sito. D'accord_issimo con te che l'opera di propa– ganda socialista deve mirare non soltanto al- 1 'elevamento economico; ma anche a quello in– tellettuale e morale. D'accordo che non basta vedere nelle dottrine socia.liste il mezzo per giungere alla tranquillità materiale, ma an– che quello per dare a tutti lo svilu-ppo intel– lettuale e per migliorare la vita ne' suoi rap– porti morali. D'accordo nel vedere in tutte queste formalità un intimo legame. :.-Ia ciò che ci divide è il ritenere che per fare l'individuo onesto sia necessaria l'idea della di\·inità anche se elevatamente sentita come iu la senti. · Intorno al problema dell'esistenza ci soffer– miamo a ciò che la scienza ci dà per dimo– strato. Sul resto possiamo comprendere ed ap– prezzare le discussioni tendenti a dare una spiegazione ai fenomeni tuttora insoluti, pos– siamo dare il giusto valore alle concezioni re– ligfo,.e <lei pas,;;ato, possiamo comprendere il perdurare e l'evolversi di queste concezioni, ma p-ensìamo scientificamente che per la mo– rale della vita, esse sieno accessorie e non es– senziali. Del resto quando tu mi hai ben racchiuso nella formula Dio, tutti i tuoi ideali di perfe– zione umana, non hai fatto che una creazione tua, una astrazione, della tua mente. Noi non neghiamo, nè nffermiamo: diciamo ~,oltanto che le leggi della morale scaturiscono dalla vita vera, da Ila contingenza dei fatti e sen– tiamo che c'è in noi un co~mo che è centro della vita morale - la nostra coscienza. In poche parole: non abbiamo bisogno di pensare a un dio per evitare un'azione catti– va, ma l'evitiamo perchè offende t"'.Oinostro stesso io, le leggi dell'armonia sociale. E non abbiamo bisogno di pen-:are ad una. divinità per sentire la gioia del nostro dovere com– piuto. D'altra parte se ben ci guardiamo intorno vediamo che in pratica. non sono sempre i ere• denti i. più morali; nè sempre la rrligione è bastata a sorreggere gli animi. Prendiamo ner es. i suicidi. Fra quelli che credono vera– mente nella divinità non ce ne dovrehbrro es– sere. Eppure quanti esempi! Insomma per noi la morale e indipendente da idee trascenden– tali. Que:,te idee possono essere per taluni un .bisogno. ~Ia. noi miriamo ad emnnciparc le co– scienze da questo bisogno non perchè in sè st,ec.;c;o questo bisf)gno sia dannoso, nia perchè nelle povere masse esso è sfruttato dai turbi che se ne valgono al loro scopo. Questo IJio senza di cui ti pare impossibile la vita morale P, una creazione troppo comoda per chi trnde sfruttare o dominare e si taglia a meravig-lia a.gli scopi del Kaiser eh~ mena str;i,ge nel mondo. Ti pare un'eresia portare nei contadiui, ne– gli operai, nelle nostre donne lavoratrici il concetto di una mo,-ale indipendente dri. credi religio~i. \.fa r·hi vive in mezzo alla povera gen– te "a nure rhe ~-e la o::rupersti.zione è un fPno– meno di ignoranza. P di miseria, la ~ua astra– :done o spirif.ualizzazione della morale, è un artificio inulilP. La vita insegna, dalla vita nascono le /pg-gi della coscienza! e tu senti spesc,e volte affermazioni di una morale cosi crkura anchr> nei gpmplici, per cui c'è da attin– gere lezioni di l0gica e di buon srn<;0 ! Tu pensi rhe la trascuranza dPI concetto re– ligioso e divino da pnrte del partito, impe,di– o,ce la ricerca del Vero. Ma no che tu sbagli ! Noi siamo iispettosissimi della ricerca del Vero. Appunto per ciò non vogliamo giurare su delle ipotesi. appunto per clò tendiamo a d01·c agli individui la ragione morale della vi– ta in sè stessi, piuttosto che sottometterla a un credo che domani pctrebbe cadere sotto i col– iPi della critica scientifica o della logica stessa. Amica carissima, tu fai della filosofia che può lusingarti - ma noi miriamo ad essere semplici e chiari. Perciò esemplifichiamo: an– che noi ci siamo trovati spesso turbati da– vanti al mistero dell'universo, ma non ci siamo appagati dì una parola che può rap– presentare la pigrizia mentale - e abbiamo posta la nostra fede nella scienza. Anche noi abbiamo avuto dolori profondi e abbiamo cer– cata la tavola ,di salvezza, ma l'abbiamo anco– ra trovata nel pensiero del dovere che ci at– tendeva e nel poco bene che ,possiamo fare a chi ha bisogno del nostro aiuto. Anche noi ab– biamo sentito il bi.sogno di un ideale che ci sollevasse dalle piccole miserie d'ogni giorno e l'abbiamo trovato nella ·speranza di coope– rare, colla nostra opera modesta, al migliora– mento della vHa sociale. L1.tc- ia. Cara Lucia, Lessi nell'ultimo numero della <( Difesa H, la lettera che t'inviò il soldato che venne ferito sul .Monte Nero, il quale ti chiedeva se ti sem, bra loyico che donne sovversive, socialiste la– vorino al fianco delle dame della Croce Rossa. lo mi rivolao a te - perchè non conosco questo soldato. Non credere ch'io abbia simpa– tia per queste grandi dame: t1.ttl'altro; mfl vor– rei sapere per quale motivo questa sovversi• va non possa prestar opera colle aristocratiche dame. lo mi sentirei tanto forte, sicura di me ,stes– sa, da entrare in tali ambienti a lavorare col– la massima sicurez:a, tenendomi sempre sulla retta via, ferma, irremovibile sull'idea mia e se avessi occasione d'assistere a sciocche:.::.e e frivolezze sarei pronta a dar loro la lezione meritata. E poichè in un ambiente simile queste si– qnore cominceranno forse con delle smorfte o faranno della rettorica se non del bigottismo bene sarebbe che le donne nostre portassero l'eco della nostra fede. 1l ferito che scrive non sarebbe stato con~ tento se avesse trovato una compagna al posto di una di quelle donne? Ti saluta NER-\. Cara compagna, Ti sono grata per il fatto che tu mi abbia dato ragione. Certamente noi negli ospedali porteremmo ai feriti 1n·oletari quel senso di solidarietà che \·iene soltanto dal conoscere da vicino la vita proletaria. Perchè il trovarci fra dame aristocratiche ci dovrebbe guastare? Anzi, tu dici bene che po– tremmo giovare come esempio. E intendiamo– ci: io sono di fronte a un compito cosl deli– cato del parere di rispetta,re le individualità. Come odio le imposizioni religiose cosi odierni altre imposizioni. Certo da correggere c'è molto: Ilo sentito in qualche mia scorreria per gli ospedali descrivere l'assalto alla baionetta e ripetere con gioia. il gesto feroce (< Alzavano le mani invo<"ando pietà, ma non si poteva per– donare .... )). Qui c'era da rischiarare una mente offusca– ta. E lo fece tanto bene la persona che m'ac– compagnava, una infenniera della Croce Ros– sa, ~enz'e~sere sociali!-'ta. Certo una socialista avrebbe potuto dire anche di più; avrebbe po– tuto far brillare in quegli occhi ancora atter– riti, la bella fede per cui rimovendo le ca11se non si avranno più guerre. :vJa prol)rio non porterei in un'Ospedale di feriti, nessuna 1 pa– rola che T)os-sa svalorizzare il loro sacrificio. Mi parrebbe crudeltà. E' una questione, tu vedi, delicntissima. :\1a ritorni:indo alla compatibilità o meno a· f:ir parte drdla Croce Rossa rico,.derò che nep– pure il Segretario del Partito da me interro– gato osò fare questa artermazione tanto asso– lut:1. Si pofeva, far dell'intransigenza quando que– sta istituzione ci portava come è avvenuto, a rerti compromessi politici e a certe manifesta. zioni imperiali.sticile, ma oramai davanti alla I grado teniass-i d'invitarlo al giuoco spensie– rato, con genlilezza squisita, disse che al giuo– co chiassoso preferiYa la lettura. Un'altNt macchietta: si \·oleva fare un 1 esperimento di recitazione e mentre tutti i birichini in quel momento dh·ennero timidi, una bimba alta circa 80 centimet1i, si che dovetti metterla sul– la tavola recitò senza la minima soggezione facendo Lè opportune pause, dl\·erse poesie di– cendo con serietà somma. - Se voi ridete io vado via, ma im·ece proseguì. .. Un compagno del circolo entusiasta ed ammiratore di que– sta futura artista detta nostra compagnia Lil– Hpuziana, le offri in premio una cravatta fiammante e spontaneamente sentimmo un' ap· plauso generale di tutti gli altri bimbi. Non si commosse punto la nostra grande artista, prese il dono e disse che l'anebbe regalato aJ fratello. Il compagno Men.sia s'improvvisò maestro coi·ale, e le voci infantili elevarono l'inno <( Vieni o ::viaggio)). Come p,remio del buon saggio ,permettemmo due salti nella. sala da ballo. Fu una vera irruzione d'allegria. Era– no le 12 e 1/4 ma nessuno, nè bimbi nè edu– catori se n'erano accorti. Così intendiamo pro– seguire ben lieti che i figli de.i proletari ah- ~;,~1~0 u 1~ ~~~{;~~~e ~e1t~o!Lr~oli~aeJe~tilezza im- Un ring.raziarnento viYo ai compagni Men– sio, Correg,gia, ed altri rper la loro opera entu– siasticamente prestata, nonchè alla. famiglia Battù vera beneme1ita del nostro Circolo. ELVIRA ZOCCA. Da TAINO. Anche qui noi povere donne siamo sfrut– tate in modo vergognoso. Per avere le cami– cie bisogna andare a tre chilometri di distan– za e non sempre si possono avere, per di più ci vengono pagate a 20 centesimi l'una. Noi domandiamo alle compagne della Difesa, co– me possiamo avere quei miglioramenti che dovrebbero venire 1per legge? Non sappiam0 a chi rivolgerci perchè in questi piccoli pae– si nessuno si cura di noi. CASTELLANT CATERINA. CAMPI gravità degli avvenimenti, non era più il caso di sottilizzare, dal momento che la Croce Ros– sa rientrava nei li.miti <lelle sue precise fun- zioni. LUCIA. Carissim,a, Quando un pensiero, un'idea qualunque, si è fatta strada nella mia anima, vi si abbar– bica con radici cosi profonde cosi salde, che nulla e nessuno riesce a strapparvela; per questo non mi do ver vinta e ripicchio il mio ch"iodo, un poco ver dirli che la tua risposta non mi ha mutato, nè convinto, e moUo per, chè coloro che di mio non hanno visto nem1ne– no un rigo, possono aver travisato il mio pen– siero, tanto più che il censore ha creduto d'in– travedere ·uno sfogo anlipatriottico dove non c'era in realtà che un intenso, fervido deside– rio di pace, desiderio che egli stesso se è, co– me credo, un uomo di cuore, non può che con– dividere pienamente. Si può essere contrarii alla guerra per uno spirito antipatriotlico, e si può esserlo anche per un principio, per un sentimento di wna– nità. Io appartengo a questa seconda cate– goria. Non posso dimenticare com.e nella scuola e nella casa, mi si sia insegnato ad amare la patria sopra tutti, sopra tutto; lentamente, per non so quale fenomeno psicologico, si è an– dato formando in me. sovrapponendosi al con– cetto della patria un concetto più vasto e più nobile : il concetto dell'umanitd intera senza distin::.ione di religione e di Patria; ma non credo di averla amata meno per aver nutrito l'onesto desiderio di vederle risparmiato il pia terribile de-i flagelli. Non ho mai avuto la pretesa di possedere 1l monopolio della sensibilitd femminile, e tan– to meno quello del socioli'smo; an:i confesso di sentirmi più donna che socialista, e se in– vece d'intendere il socialismo come un simbolo di fratellanza, l'intendessi come sinonimo di strage e di violen::.a, non esiterei a rinnegar– lo come il più mostruoso degli idoli. Appunto JJer questo, accogliendo nella mio anima di donna e di madre tutto lo strazio delle donne e delle madri europee, dicevo che tu avevi fatto male a scoraggiare colla tua nota, coloro che i.n me::.::.oalla loro angoscia, avev-ano sorriso per un attimo alla speran::.a fl-i volere colla loro opera di vace e di amore. porre un termine all'altra O11era di distruzio– ne e di morte. È un'utopia questa? Pub anch,, darsi, ma verchè toglierla se essa aiuta a sop– portare con pil4 coraaoio la propria sventura? lo coltivo forse delle ingenuitd ridicole, ma non comprendo il perchi! oagi possa essere considerato come un delitto quella stessa pro– paaanda che '11,noa ieri costituiva 1.ln merito cosi grande, da essere premiato col vremio No– bel. Io non ho mai messo in <hlbbio la tua fede di socialista, nè quella di chi pensa co– mr te, ho sostenuto e sostengo soltanto che noi abbianw un modo diverso di conce11ire il socialismo, e questa è una verità innegabile. .V~mmeno ho mai osato nè difendere, nè gilt– sti{lcare la condotta dei dirigenti tedeschi ma mi sembra che chi seaue il loro stesso 'lneto– do, non ~avrebbe in{ìerire contro d·i loro, ma trovare in se stesso, nella sua stessa ar.ione le attenuanti da accordare ai colpevoli. P~rchè ammettere negli altri la mala fede. se m perfrtta buona fede si è fatta la stessa propayanda? lo vrnao drtl popolo. o com.Paana, come U 1wpoln ho il linauagaio rudr, schietto senza fron::.di e senza inutili ricercatez::.e: èome U popolo !~a la mia logica forse sbagliata, ma pn1'a (l mcoeren::.e. per questo tro·vo che ciò che si b!cuima non si deve imitare, nemmeno per punire, nemmeno per vendicare: e questo nrm 11er spirito evangelico, ma perchè vendi· randa non si sa che aggiungere vittime a vitti. "';.e, e perchè nellrr puni::.ione, quasi semprr l rn.nocente pagr1 PP1' il colpevole. Fraternn– mrnte MARIA CERRI. Pensiamo che il censore stavolta non saTà troppo .n.rcign(? con te, buona compagna; e promettiamo risposta nel prossimo numero. _ _ RTGAMONTIGIUSEPPE. gerente Tip. Editrice della Società u Avanti ! n

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