mentale. clue presirde a lulli qu~ti sviluppi. rende tali direzioni in uhima analisi piut• losto paraHele che veramente divergenti. li Rosa prendendo ultimamente le m<>:;Sdealla tesi già sostenuta dal Niigeli e dJ a!tri, ha detto in un suo luminoso discorso: ...non possiamo respingere $enz'ahro l'ij)O. tesi che anche l'evoluzione storica o filogenitrice pOMaavvenire in tal modo per cause interne, intesa l'asserzione in questo .w:nsoche i fattori esterni, dei quali tutlavia non si nega la cooperazione. non abbiano bisogno di cambiare pcrchè l'evoluzione anenga. Chiamando e idioplasma specifico :t que:la sostanza caratteristica di o~ni singola specie. la quale si trova giil presente nella cellula germinale. noi diremo dunque questo: che reagendo con un ambiente (cioè con un compleMO di fattori esterni) un idioplasma A si cambia nella .serie dei tempi in un idioplasma B il quale re.agisceancora allo stesso ambiente. anche immulato. lradormandosi in un teno idiopluma C e così di sep;uito, sinchè un'ulteriore modificazione non sia possibile. Una .simile evoluzione de,,e naturalmente andare dal .w:mplice al complCS50; così le cellule germinali nella serie dei tempi producono organismi sempre più complicati. Cosi nasce la cosidetta t,mdem:.a al per/e:ion.amento che non ha nulla di mistico. perchè per perfezionamento si intende solo una maggiore complCMivi1àche può sempre essere o non essere adatta. Se ne lraggono dal Rosa medesimo diverse conseguenze: I>che l'ambiente non po1rà rar sì che unat specie si evolva in una piuttosto che in un'altra direzionf' o che essa invece di produrre certe nuo,·e specie ne produca certe altre; 2) che si ha la massima probabilità che ogni nuovo carattere che appaia (mos1randosi ~so !~sto o tardi in tulli gl'individui della specie e .otututta l'area da C:S$8 occupata) trovi un ambiente nel quale esso sia pcrf ettamente adatto; 3) che le variazioni non a,•vengono in quasi tutte le direzioni. come ammeltono ancora i selezionisti: invece ogni nuo,,o caraltcre es§Cndo una form11ipiù differenziata di un carattere anteriore che nella sua forma più indiffe. rente si era già dirr~s1rato compalibile coll'esis1enia della specie-madre, ne viene che in qualche ambiente più specializzato~ sarà utile ad una delle speeie-figlie: e così molte altre conclusioni che tralascio, Accenno sohanto alla relice spiegazione. mediante una differenza originaria nella potenzialità filogenetica. del fatto che quasi tutti i grandi gruppi -di animali e di \'egetali si mostrano suddivisi fin df\lla base in due sol• to.grupp~ di cui uno raggiunge una elevatezza molto maggiore dell'ahro. Abbiamo l'esempio nei Primati. in cui gli Antropoidi e l'Uomo hanno mostrato di possedere così differente potenzialità. e,•olutiva; ma, in piccolo, credo ahresì che ciò si verifichi nelle varietà umane, nelle specie elementari. che si sarebbero originate, giusta la defi1 n;zione dell'ologenesi. da tulli gl'individui tiella $pecie.madre. Que:ila è la più bella risposta a chi ha tronto irrazi~nale e antiscientifico (se ba. stasse accumulare le mgiurie per avere ragione!) l'ammettere che uno stesso sottotipo umano. il cosidetto canCA.sicoo. poco diveNo. possa es.,ersi originato in vari punti del ,i;1obo. in Europa, nella Nuo,·a Zelanda, 3 Yeso. qua e là nel Nord.America. come io ho amme$SO.per ovviare alle solite migraiioni (che risalgono al De Qu11:trefa11;esj di un ramo frammezzo a molti altri, cosicchè ,·eramenle con un miracolo si sarebbe 1>0tutosalvare dalla panmixia. Soltanto. 'a origine di que,ta speci!!•m11drenon può <CSMrsetata cosmopolita: se si può ammettere che e$!1a bbia occupato in principio una ~ola area. ad C§. la Malesia (o l'Africa cenìrale. come ,,oleva il Darwin). anche l'olo- _gene3isi conci'ia col monogenismo. Il Morselli - che per la sua Va$tacoltura e il felice equilibrio psichico non perde mai di \'Ìsla i fatti per correre dietro alle teorie a,·venturose e in cui tra.spare il blu/I (i 1edeschi hanno il qualificativo e ,,crblufrend > che noi non abbiamo) - dà un·o,. lima ragione per cui le prime ,·arietà del genere Homo devono CSjtre sorte « vicini~- sime l'una all'altra•· la quale nessun naturalista potrebbe trascurare, e Dalla. non &\'Venutapiena separazione, egli dice, degli Ominidi in gruppi moho dìfferenziali e infecondi tra loro. si può arguire una relativa ristrettezza del centro geografico di for, mazione. il che permeueva le unioni miste obbligando gl'individui appena variati (i mutanti. noi diciamo) ad unirsi con altri c:onsen·anti la forma originaria. Coll"C:i!pan. dersi degli Ominidi per migrazione su territori diversi. si ebbe più ttirdi quell'isolamento spaziale che ,·alse a perfezionare i singoli tipi e a renderli stabili, almeno nei caralteri distintivi di prima formazione vieppiù consolidati dall'eredità. senza che per ciò C§!li perde:,i.!eroe una modeuta modificabilità ml':!!Ologicae la mutua fecondità inter-specifi-:a •· (da V. Giuflrida Ru16irri: L'uomo attuale) facilmente se si pensa all'epoca in cui vissero e alle condizioni in cui si trovava rltalia. li problema razziale del meticciato si è imposto solo con l'Impero. Per quanto poi riguarda gli ebrei si tratta di un -problema ignoto nell'Italia liberale. Arriviamo cosl alrottOvo punto del Manifesto. In Questo punto si affermava la necessità di stabilire una differenza molto netta tra i med.ìterranei d'Europa e le popolazioni orientali e africane. Anche questo punto era in realtà molto meno in contrasto con i dati della scienza ita • liana di quanto non potesse sembrare a prima vista. Lo stesso Giuseppe Sergi. autore della teoria della stirpe mediterranea. aveva distinto nel h• bro « Homìnidae » ì mediterrane~ d·Europa dalle razze orientali e africane. Questa distinzione è ancoro più netta in altri autori. Si confronti ad esempio la recente classificazione del Biasutti, che à molto esplicito a questo riguardo Il nono punto relativo alla individuazione dell'elemento ebraico in ltalia era suffragato da un importan• te contributo scientifico da parte di Livio Llvi. Nell'opera « Gli ebrei alla luce della statistica», il Livi avevo nettamente distinto questi dalla popolazione italiana. Arriviamo cosi al decimo e ultimo punto del Manifesio: quelJo relativo al metkciato. Orbene se in Italia vi erano degli studiosi che avevano trar scu.rato tale problema, altri ve ne erano che lo avevano studiato accu• ratamente additandone il rimedio. Ricordiamo cosl. tra gli antropologi il Cipriani e tra i biologi lo Zavalto· ri. il Ghigi. il Donaggio e numerosi altri. Da quanto siamo venuti esponendo, appare evidente che nessuno dei punti del Manifesto era in sostanza antiscientifico o addirittura in contrasto con l'insegnamento ufficiale italiano. Sarebbe siato dunque logico Or spettarsi un diverso atteggiamento da parte di coloro che si sono occupati di esso. Per carità di patria sarebbe stato molto più opportuno vedere in che cosa il Manifesto coincidevo con lo scienza italiana anzichè in cha cosa ne differiva. Purtroppo però ai critici mancò la necessaria serenità di giudizio. Di questo stato di cose profittarono lor· gemente gli ebrei e gli antirazzisti. GUIDO LANDRA
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