' i. P090l.rione dell'onlico Egitto: Libico. Egi:r.iano, Ebreo, Etiopico, Aniro, Sud•nese zio,wle, special,mente nell'attivìtà del cervello, e nell'uso e 11eU'e• stensione cli questa attivitd. Nessuno. nevrmre it 1nonogo11istapiù couvh1to, potra affermare che vi sio eguaglianza Ira povua e chines;, fra fuegini e europei, fra negri d'Africa e esquimesi. Le differenze di colore ~,.ellapelle, di. str-uttura nei ca.pel-li, di tonna nel cra,iio e nella faccia, di disposizione delle membra di tutto il corpo, sono tali, che1 l'eguaglianza Nsica è inwoss-ibile sostenerla; e le di/lerenze cli aUività cerebrale per le funzi011i psichiche sono cosi mani.feste 11ei /etwmeni• sociali, 11ei quali si esplicano, 11elle "bitudini, nelle tende,ize, in O(IHi mo<lo di vivere, che è anche -impossibile a/fermare l'eouagliania degli uomi,i) sotto questo aswtto. Queste differenze psichiche divePlgono ancor pit' evidenti, quando si guardino dat loro svolghmmto. Senza neppicre voler esam:•11are .,e lo svolgim.e11topsichico dipenda da comlizi011i esterne o da interiori., primitive o secot1da·rie, si guardi soltanto 1H Quel che è r-eahnente. e s1 troverei che fra le diverse razze umane è di/lere,itissimo. De razze di colore sono infini.tanienle foferiori alle bia,iche; le -raue mo11goliche. chinesi, e giamxmesi ham,o tmo sviluppo che si avvichia a quell-0 delle bianche europee; ma sono miche di!- fere11ti da queste per moli-i. aspetti. Queste dil/ere,rze clJ varia ,wtura remlono i11compatibile il 1110do di vivere di twa gente ad tm'altra,· chè nel modo di ·vivere si trova tm insieme di fe,wme11i fra loro convergenti, abitudini, relaz:oni aU'ambie,1te fisico ed al $OCiale. eredità, plasticità c,;,ratteristica det gruppo ummw, maggiore o ·mi11ore,0U'aclattame11to: 11,110 ciò apporta di/lere,ue pilt o meno notevoli fra le razze e perciò disegicagtianze. Anche ammessa l'origine co,mme di queste razze, ammessa l'u11ità della specie 1rn1a,ia, nel fatto ogni gruppo ·risulta differente e diseguale. E i,i questo -i gruppi u,na,ii. 110n sarebbero dissimili dalle specie ani-mali. che pur ave11doleggi generai,, che le goven1a110,tmiche, hamw particolari modi di vivere e a<flltlame11ti speciali, che le rendm,o solo per questo differenti. ( da G. Ser6i: Le de6enera%ioni umane) conoscenze, qualcuno avrebbe ordi• nato i libri a seconda della grandez. 7.a, altri a seconda del contenuto, al• tri ancora a seconda dell'edizione. Cosl pure non è mancata la divisione tra gli scienzìati poligenisti CO· me Giuseppe $ergi e G. Sera e quelli monogenisti, come Vincenzo Giuffri• da.Ruggieri. Ma nè poligenismo nè monogenismo escludono l'esistenza di razze umane: ne spiegano soltanto l'origine in modo differente. Ugualmente il secondo punto del Manifesto della Razza, quello cioè che riconosce l'esistenza di grandi razze e di piccole razze, cioè di gruppi sislematici maggiori e di gruppi sistematici minori in seno all'umanità non presenta alcuna contraddizione con i 1isultati della scienza antropologico italiana. Tutti gli antropologi italiani hanno sempre riconosciuto come le grandi razze debbono essere divise in razze minori. Già Giuseppe $ergi era staio a questo riguardo molto esplicito. Le descrizioni che ci dà della razza nordico, di quella mediterranea, di quella alpina, ecc. possono ancora considerarsi di viva attualità. Aggiungeremo anzi che alcune delle varietà da lui messa in evidenza portano oggi il suo nome nelle classificazioni tedesche. La classificazione presentata dal Biasulti recentemente è una delle pili complete che si conoscano. In essa non solo si distinguono delle grandi razze, come per esempio gli europoidi e i negroidi. ma anche delle piccole razze come i nordidi, i dinarìdi, i medilerranidi ecc., ecc. Il Biasutti procede più avanti ancora distinguendo le piccole razze in sottorazze. Cosl egli distingue, per esempio, nei nor• didi i teutonordidi. dai feunonordidi, ecc., ecc. In altri termini egli dà anche importa;ua a quelle farme che comu• nemente sono conosciute come tipi locali. Sul terzo punto del nostro Manifesto raccordo è ugualmente completo. Nessuno degli antropologi italiani ha mai messo in dubbio che il concetto di razza sia un concetto puramente biologico. I Dai l~mpi di Paolo Manteg'azza ad oggi gli antropologi hanno avuto sempre cura di evitare la confusione tra il concelto di razza e quello di popolo e di nazione. Se noi !~giorno l'introduzione delle opere princ;pali di Giuseppe $ergi. di Vincenzo Giuflrida-Ruggieri, del Sera, del Biasutti. e di quanti altri hanno scritto di an
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