NTf»HIA ,TERA lt •: l,j Il ... -1. zz I ~ JI • t I T L-1. l,jI A X •• E' tempo di riassumere brevemente lo storia vera del razzismo italiano. Come punto di riferimento prenderemo lo data del 14 luglio 1938. In tale oa1a appare il Manifesto fascista della R02zo, detto anche Carta dello Razza. Si tratta di un documento di importanza eccezionale, al quale è necessario riferirsi specie nei momenti di sbandamento. Prima del 14 luglio 1938, possiamo affermare francamente che in Itollio non esisteva olfatto una coscienza razziale. Possiamo anzi aggiunge.re che la quasi totalità degli intellettuali italiani ero decisamente antirazzista malgrado l'opera di Benito Mussolini, che risale alla fondazione dei Fosci. Esaminiamo un poco quello che era l'atteggiamento nei diversi settori della vita nazionale nei riguardi del problema della razzo: I) li settore scientifico era nettamente e C06Cientemente antirazzista, con pochissime eccezioni. L'antropologia italiana, che pure era meritevole di tanti importanti contributi nel campo t~ero-contraria al razzismo. Basti dire che i più illustri antropologi italiani non facevano segreto nel propugnare l'opportunità del me,. lìcciato, nel denigrare la politica~razziale tedesca. e infine nel condannare severamente la sterilizzazione e tutlt i mezzi di prohlassj prematrimoniale. · 2) Il settore buroc:ratico era completamente imprep'.ITOto ad affrontare il problema della razza. "Difatti l'unico ufficio che di esso si occupasse in qualche modo era quello del Minist&- ro degli Interni dedicato alla demografia. Essendo però composto do persone mancanti di adeguata prej::,arozione scientifioo anche iJ probh,- ma demografico fu affrontato in Italia da un punto di vista puramente amministrativo. Cosl fu completamente ignorato che la razza fosse anche un problema di qualità, oltreché di quantità. 3) Il settore giornalistico era l'unico in cui l'idea i-azziale poteva tro4 vare libera possibilità di esprimersi per merito di pochi isolati_ E poiché é bene dire pane al pane e vino al vino, noi vogliamo qui riconoscere il merito che ha avuto Giulio Cogni, con il suo libro « Il Razzismo » seguito dagli scritti pubbliooti su « Quadrivio». In questo libro egli è stato un vero antesignano del ta7.Zismo italiano. Contro il Cogni si è sollevata o suo tempo lulla la massa degli ebrei, dei massoni. dei clEUicoli, degli antirazzisti in genere. Mo il livore dimostralo da- tutte queste persone è molto signihcotivo. Riconosciamo che l'opera del Cogni presentava dei• lati deboli e discutibili. Il libro. poiché non ero staio troppo maturato. p:>teva sembrare unc1 imitazione di analoghi lavori tedeschi. Ma le p:>lemiche che tale libro suscitò avevano peT causa non tonto questa enologia con opere tedesche, quanto il livore dei circoli ebraici e t:iloebraici. Ugualmente da ricordarsi è l'opera della « Vita italiana», diretta da Giovanni PMziosi, per quanto .riguarda la parte antiebraioa. Se noi abbiamo ricordato primo il hbro del Cogni, ciò dipen♦ de dal fotto che in esso il problema delle razza fu affrontato da un punto df vista più ampio e non soltanto pol!tico. Quali furono i quotidiani e i periodici italiani che primo del 14 luglio 1938 ebbero il coraggio di proclammsì razzisti? ['. molto facile numerarli. Essi fwono e La Vito ltaliano », e Il Regime Fascista•. « Il Tevere » e «Quadrivio». « La Vita Italiana » e e Il Regime Fascista» non facevano altro che seguitare nella via maestra, da tempo indicato dal Preziosi per l'antigiudaismo. «. Il Tevere • e «. Quadrivio » invece affrontavano per lo prima volta in Italia il problema della razzo con una visione totalitario. Non si trattava più. di semplici mi• sure di polizia da augurarsi agli ebrei ma di una umana visione d9ll'uomo e del rrtondo,_che bisognava ad ogni costo affermare se si voleva salvare l'Italia e la Rivoluzione. E' stato cosl che Telesio lnterlondi ha preso sul « Tevere » coraggiosamente le difese del libro di Cogni con♦ tro tutti I denigratori Quale inveoe l'atteggiamento del resto della Stampo italiana? E' mol♦ to facile rispondere. Tutta lo stampa italiana ignoravo il problema della raua con l'eccezione di alcuni gior• noli che erano apertamente antirazzisti_ Questo t\ in sintesi il panorama che presentavo l'Italia prima della pub• blicazione del Manifesto della Rau.a. Vediamo oro come questo Manifesto t\ nato. NeU-invemo 1937-38 le superiori autorità decisero di portare il proble-- ma della razza dal piano della semplice disputa giornalistico o quello dell'a·pplicazione pratico. Si arrivò cosi dopo varie vicende ali' estate del J 938. Non era più il caso, di perder tempo. ti razzismo doveva diventare una realtà anche per l'Italia. Era necessario una base dottrinale per agire. Per incarico superiore noi compilammo alcuni punti fondamentali, che opportunamente riveduti e corretti dovevano apparire il 14 luglio,•comt: Manifesto della Razza che ebbe la consacrazione ufficiale anche dal S&- gretario del Partito. Nello stesso tempo fu creato, e o noi affidato, presse il Ministero della Cultura Popolare uno speciale ulficio per lo studio dei problemi razziali e r.el mese di agosto apparve « Lo Difesa della Razza», affidata allo direzione di Telesio Interlandi e considerata fin dal primo numero come l'organo principale del razzismo italiano. Poichà nel passato numero di questa rivisto sono stati esaminati i vari punti del· Manifesto dello Razzo, ci sembra inutile ritornarci sopra. Esso conteneva delle linee program♦ maliche molto precise. Ogni discussione in merito non avrebbe mai dovuto degenerare in un rinnegamento dei principii in esso contenuti_ Invece la reazione al Manifesto, come era fa-
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