simo panorama deglì usi. dei costumi e delle. attitudini psicologiche e sociali dei popoli e delle razza umane abitanti da secoli nelle più svariate plaghe della superficie terrestre. Mo il JXInoramo non si esaurisce nei limiti delle rozze viventi. ma si dilato ~uosi all'infinito nelle rozze che han. no vissuto prima di noi e dalle quali sono derivate le rane viventi. se hanno avuto caratteri e proprietà immanenti caJXIci di sopravvivere , svilupparsi; mentre oltre si sono spente o sono rimaste assimilate da razze più forti e resistenti. E lo sguardo s estende dall'altro lato senza fine, che si ar.9tofonda nel futuro, e che miro a scrutare il destino della nostra razza. Il concetto di razzo, biologicamente inteso, non si limita infatti nello spazio geografico del momento, ma si estende..nel tempo. prescindendo e superando i limiti della vita indivi· duale. L'individuo, provvedendo allo grande legge della conservazion6 della specie, si può considerare come un semplice trasmettitore o veicolo, quasi anello di una catena che si perde nel passato e nell'ovveni,re. della continuità razziale. Nel concetto superiore di patria, pel quale l'individuo con tutte le sue doti fisiche. fisiologiche e spirituali rappresenta solo un membro attuale e contingente dell"unità immanente e continua nel tempo. coll'alto compito di servire ai lini più elevati della conservazione e del progresso di ,essa, si identifica il concetto della unità, nello SJX]zioe nel tempo, di razza. Delle diverse scienze biologiche che sono chiomate a chiarire questo preminente lato, apparentemente qua. .si inesplicabile ma profondamente vero e ineluttabile, dell'unità razziala nel tempo, è lo fisiologia, che è lo scienza che indaga le leggi delle funzioni dei vari orgoni e del complessivo organismo, che deve risolv~re il problema della continuità immanente della razza. Come ho avuto o...--casione di rilevare nel mio opuscolo .sui « Principi di Eugenica :o (Napoli 1926) e successivamente nella mia relazione alla XXVI Riunione della Società Italiana per il progresso delle Scienze (Venezia 1937), sono le du-9 grandi legge genetiche della ereditarietà e della variabilità, che regolano la riproduzione degli esseri viventi. Dalla memorabile scoperta morfologica (iniziatasi nel 700) degli elementi germinali, spermi ed ovuli, che si fondono per dar principio al nuovo essere, è stato un rapido suc-c1b dersi di nuovi lath nel campo della morfologia e della citologia, culminanti colle moderne vedute, secondo le quali la massimo importanza per spiegare la trasmissione dei caratteri ereditari si deve attribuire ai due pronuclei dell'ovulo e dello spermatozoo, e precisamente ai cromosomi, il cui numero, pel processo di riduzione, nella maturazione degli el~ menti germinativi, diviene metà del numero dei cromosomi propri di tutte le cellule delrìntero organismo (somatiche). Nella fusione del pronucleo maschile col pronucleo femminile (che avviene nella fecondazione dell'ovulo ps,r la penetrazione in esso dello spermatozoo) che inizia lo serie dello sviluppo del nuovo essere, il numero dei cromosomi ritorna ad essere uguale a quello delle cellule dell'intero organismo. Ma poichè metà di essi provengono dall'organismo paterno, e l'altra metà do quello materno, si intende come posso avvenire: uno mescolanza nei caratteri somatici ereditali dal nuovo essere. Il problema più difficile ad intendere riguarda la natura di tali carotieri ereditari. Per molto tempo si è data la massima importanza ai caratteri morfologici o anatomici, ossia della peculiare struttura dei vari organi, attribuendo ad essi quasi una proprietà statica e trascurando lo proprietà dinamica, dipendente dal corr tinuo tramutar.si ed evolversi che caratterizza ogni manifestazione vitale, e che in fisiologia è indicata come metabolismo o ricambio biochimico e bionergetico. E' dilficile poter intendere, sopratutto se si pensa, come sinora è stato comunemente pensato. che i carotieri ereditari consistono in proprietà morfologiche o somatiche .(come il colore della pelle, dei capelli, le dimensioni del corpo, lo formo degli occhi ecc. caratteri a cui si rivolge dapprima lo attenzione perchè più salienti e appa. riscenti) il fallo che questi dipendano do speciali proprietà del metabolismo dei due elementi germinali, maschile e fémminile. Ma se si riflette che le recenti conquiste nel campo dello fisiologia hanno ben dimostrato come i cosl detti caratteri morfologici •che appaiono quasi come stati fissi del corpo, effettivamente sono il prodotto di lénti, ma continui mutamentì biochfmici delle cellule e dei tessuti, poìchè appunto il metabolismo materiah ed energetico è il carattere essenziale degli organismi finchè essi vivono, il concetto che attribuisce la trasmissione dei carotieri e.reditari alle proprietà biochimiche degli elementi germinali, non solo appare accessibile o verosimile, ma decisamente esatto. Non siamo certamente in grado. allo stato attuale di nostre conoscenze, di potere esattamente stabilire quali siano i fattori del complesso ricambio· materiale degli elementi germinali, che provvedono olla trasmissione dell"uno o dell'altro carattere; ma questo incertezza non attenua lo sicurezza della dottrina generale, in quanto che siamo ancor ben lungi dal conoscere in tutti i suoi particolari il metabolismo cellulare dei vari tessuti dell'organismo adulto. In via di ipotesi, possiamo pensare che questi dive.rsi fattori possono essere o gli agenti biochimici, quali i fermenti, o enzimi, oppure gli ormoni, oppure altri fattori più intimi e, par così dire. più vitali, che di ordinario sono compresi nel concetto collettivo delle cosidette attività specifiche o vitali del protoplasma e del nucleo. Le future .ricerche avranno il compito di chiarire questo importante problema del metabolismo specifico degli elementi germinàli e della prima fase della vita intrauterina. Qui possiamo ben fissare il concet• to generale che i cosl detti caratteri ereditari. i quali finqra, seguendo lo sviluppo storico delle nostre scienze, sono stati prevalentemente considerati come fenomeni e proprietà morfologiche, debbono essere çonsiderati più specialmente come funzioni, e che perciò I:ereditarietà o trasmissio- -ne di doti pd:tEVlleo materne consistono nel passaggio di particolari caratteristiche del complessivo metabolismo e del metabolismo specifico funzionale dei diversi tessuti ed organi, e che questa ereditarietà assunta in forma di potenza è in grado di manifestarsi successivamente durante e per opero dello Sviluppo dell'intero organismo della prole per tutta la sua vita individuale. Intendiamo allora anche facilmente che questo trasmissione non si limita soltanto a particolari aspetti somatici, mo si estende più profondamente e più intimamente a tutto l'insieme delle funzioni dei vari tessuti ed organi del .sistemo nervoso e dell'intero organismo: r ereditarietà è cosl allora ben definita anche nel campo delle qualità psichiche e morali. SD.VESTRO BAGUONI Accodemico d'Italia
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