Il!a dire la credenza che fa discendhe gli uumini da determinati .animali, verso cui ..; ha un timore sacro) nel quale è stato r:.cchiuso il conccno di famiglia e di refi· gfone (Frazcr e Dnrkhcim) non si riscon• uano in tutte le cribl1 e mancano ndle pili antiche; che l'istituto monogamico si 1ro- ,,~ presso le società etnologicameme più amiche, onde assurda s'è dimoscrata la tesi del Morgan (su cuj si b.tsa la cosiddetta psicoanal!si etnologica del Freud) che sta• biliva un passaggio dalla promiscuità allo s1a10mono~amico: che il matriarcato (Ba· c.hefen) e il patriarcaro (Morgan) ritenuti come rancllo intermedio fra la promiscuità e la monogamia sono invece due v~c distinte e di,·crsc attr:wcrso le quali è pas· s=.ta l'umanità; che, infine, in 1m1c le so· cictà primith-c (do,·c ci si è cullati nel ,•cdere una specie <li comunismo) non csi· stc nè un.t propr:ct¼ esclusi\'amente collctti\'a, nè una proprietà csclusi,•amcnt(! in• <hvidualc-.ma l'una e raltra ins'.emc, ciasctrna in riferimcnto a una classe di detcr• minati ambienti. L'esattezza filologica, che è quanto dire !:i ricerca e il coordinamento dei mare· ri:tli, diventa nella scuola c111ologico•Slor1ca, un vigoroso principio di metodo. Si aggiunga che lo stessa separazione fra la stor:a e la filosofia, così come è ragionala d:>questa scuola (e in special modo dallo Schmidt e dal Pinard dc la Boullayc). in· elude, tuttavia, come nota il Dc Martino (che pur di questa scuola non accoglie tut• ti i postulati) e un mouvo di vero cd esercita una funzione storica determinata; include, cioè la legittima conseguenza di sottrarre !°etnologia dalla falsa filosofia dcll'e\'Oluzionismo ed esercita, pertanto, una funzione che dentro questi limiti è pm1iti\'a >. L'l qual cosa non esclude - e qui è appunto uno dei lati deboli della scuola • etnologico--storica - che nessuno storiografo può sottrarsi alla necessità. della speculazione. in quanto per sceglie~ dei !ani in un dominio determinato.(artc, religione, ethos) gli è d'uopo riconoscerli come appartenenti a questo dominio. Ncll'El"ologia dello Scotti, ma ancor più nel Naturalismo del De Martino la scuol:i ctnologico-Slorica è, potrcmn10 dire, mes· s.'l a punto. Lo Scotti - che genera1ment<: cerca di esporre eleg.tntemente la sua materia senza impegnarsi criticamente, - su tale scuola ha pagine chiare e luminose. Le pagine del Dc Martino sono, i1l\'cce, pervase di un impc:ccabilc rigore logico (anche st certe sue conclusioni non sempre si possono acc~t~a;e). Chiarite fugacemente le varie qucstio11i ir.ercmi :ilio studio dell'e111ologia ritornia• mo alla sua definizione. Il Biasutti notava recentemente che e l'etnologia è una disciplina sostan:r.ialmentc affine alla storia e alla filosofia, p,erchè studia i popoli nei caratteri stessi che senoono a individuarli e a distinguerli, vale a dire ndla lingua, nelle tradiz:oni, ncj modi di vira~. Biso- ~crchbc dire, i~vece, che l'etnologia, ove \·ot"b liberarsi dai suoi schematismi ma· '<:1•.dl!,tici, de\'e di\'en1are esdusi,•amenfe u11;t~cienza storico-filosofica, che è quan10 dire una :.c1cn1a~wrica. Il che, dunque significa che non bisogna confondere l:l storia ctnologic.t con la geografia ctnolo• gica : poichè, ad es., e qui ha ragione lo Sco11i, e quando si studia la d:stribuzionc attuale di un clcm..-nto come di un com· •plesso culturale, si fa ddla geografia èlllOlogica, non della s1ori.t >. So:.1;1uire :ille pscudo-calcgoric na1uralis1ichc (sp,"tzio, tempo, cau:;a) le categorie d<Ilo spiriH> (religione, arie, ethos): <11w· sio è il comp lo che attende, oggi, l'emolo· gia. E Sr'ntirlo, questo moudo dei primiti- "i, in noi e con noi - chè $Olo allora può ... sorgere il problema storiografico - come un mondo, :1 quale ha un r:i.pporlll, dirct• t<.o o indiretto, col nostro, di uomini civili. L'etnologia, come la filologia, è staco giu· stamcme notaio. può essere portata :il momento storiografico se e quando nasce il problema che l'investa e la trasfiguri. Si aggiunga, inoltre. che la conoscenza - e <Juindi il iiudizio - dd e mondo pri· miti\'O>, è .tssa1 utile a chj SOiio detcrmi• ua1i aspetti si accing;. a vagfare critica· mente le lr,,dtzioni popolari,, o meglio alcu· ne di queste tradizioni, c1u:\liesse soprav· vwono o ri\•i\'ono nei ,·olghì doi moderni popoli civili. il Biasutti ha recentemente affermato che e il popolo. :inche nei I esi più ci,·ili, prcsema una cuhura ari-etrata, nella quale è dato rin\'Cnire clcme111iar· caicj e sorpassati, che spesso ricc"ono lu me suffici-emc dalla storia politica, ci\'ilf e letteraria del gruppo nazionale in cui esso rientra, ma che talora hanno carat1uc anche più 1>rimiri\'O e possono esseri' chiariti sohanto dall'etnologia comparata Per l'analisi di questi. fatti è sorra, anzi. cna d;sciplina particolare che è )o « studio del popolo» \'aie a dire <.!ellesue us.anzt e maniiesta.tiotlÌ tradizionali (tr:idizioni popolari, demologfa, 11 folklore degli in· gle~i). ma è in sostam.a una parte dello e studio dei popoli>, cioè dell'etnologia, e ne rapJ)resenta il prolungamento logico nel dominio delle civiltà supcrio11i e dei popoli storici >- Questa affermazione contrasta co:i quella - già più \'Ohe da lui stesso ri•.,adita - del Corso, il quale è del pa.rerc che lo s1udio delle tradizioni popolari ior· ma uno speciale capitolo della etnografia. e Compito fondamentale del follé:lorc >, \'gli osserva. « sono la racroha e !'es.a.mc delle tradizioni popolari, intendendo per tradizione non solo le credenze e le opi1:ioni che ,:1popolino ha rcla1i,•amcntc fat· ti e dei fenomeni dell'universo, ma anche I~ consuetudini cotidianc, le cerimonie fc. stive nonchè le manifestazioni estetiche di ogni spec:e >. Sta di fatto, 1>eròche le tradizioni po· polari, quali esse sopravvi\'ono nei ,•olghi c!<'gliodierni popoli civili, sono già ogget• cc, di stor!a; mentre l'etnografia è, per il Corso, e una s-cicnza dcscrini"a » e, ptrt.:1nto, e non è storia>. Come tale, l'etnografia ( fl)vo,; c=o stirpe "iene da l&o,; - OOstume) può identificarsi con lo studio delle tradizioni popolari, qu3ndo questo si c~aurisce nella raccolta delle costumanze o di quelle manifestazioni estetiche che si legano alle costumanze. Quando l'e!ame delle tradizioni po1>0l.'lTsi1 hhcra da questa sua prnna fase, che è quella stretta· mente filologica, 1>erdarci di quelle tradi· zioni la storia, esso rientra e nel dominio mctodologtco, che è quello dtlla più f1rOgtedit3 metodologia della sroria >, onde, se mai, potrà considerarsi e come un mo-- mento di un.,, emologia )toricistica > (che in fondo è ancora da ,·enirc). Nè si dc,•e. <i'altra 1i.1rte, dimenticare, come nota il Dc Martino, che il c;1rauere sc:entjfico tanto ddlQ su:dio delle tradiiioni popolari quanto dcll'cmologia « dipende esclusi\'a· mente dall:\ su3 natura storie."\, essendo la s1oria l'uuica scicn1a >. ~ella sua Guìda il Toschi, parlando, infatti, dell,l 1rad:zione popolare e d1 quella iliustre osscn·a che « la storia dei popoli è fatta di cnnambe e secondo il prc,•alere, l'avvicinarsi e il discostarsi dell'una o del· l'ahra nel tempo si colora diversamente». E aggiunge; e X ella tradizione popolare s, r:spccehiano Culti i tratti spirituali del· la nostra razza, si rivela il vero ,-oho dell'Italia. Jlluminarla, qucs1a nostra inconfondibile tradizione etnica, con tutti i mez. zi offerti dalla scienza è un dovere della nostra cultura». E la nostra cultura segna il passo. Etno• lcgia. etnografia, ~tudio delle tradiziom popolari rimangono, in iondo, dei termini empirici che sen·ono a distinguere un li· mitato campo Ji studi (come, ad es., i termini di storia antica, storia mcdic"ale, storia moderna) o meglio come i termim d1 filologia (==- etnografia) o dì storia ("- etnologia). Quel che conta è che que sti camp1 abbi.tno un'insegna. E l'insegna <lice: l.abo,.-emus. GIUSEPPE COCCIIIARII
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