~otto questo aspetto, un momcmo, sebbc· ne inferiore, della civiltà; la forma di ci• viltà, possiamo dire, propria dei popoli che generalmente vengono chiamati pri• n:.itivi. Ciò è stato mirabilmente intuito da G. Battista Vico, che possiamo considera· re come il precursore teorico degli studi e:nologici. L'imporcanza del Vico, negli studi ctno• logici, è riconosciuta dal Biasutti, accennata dallo Scotti, ampiamente documenta· ,a dal Dc Martino. 11 Corso, invece, nel passare in rassegna gli studiosi ddl'emo• grafia non dimentica nessun straniero. Ma dimentica il Vico. Pro«diamo. N('llc teorie chiaramente formulaie dal Vico è già in abbozzo non solo "il la\·orlo delle scuole etnografiche, o meglio etnologiche, le quali riprendono, appunto, Io studio degli umani costumi per ricercarne l'origine e lo S\•iluppo, ma an· . che la cond.·mna di alcune di quesie medesime scuolt'. La teoria, infatti, dei corsi e dei ricorsi, quale viene formulata dal Vico, è, ad es., un·esplicita condanna dd concetto di una evoluzione uniforme e indi~ndcntc dei gruppi umani, formulato ~al Bastian e ap• plicato dai primi etnologi (G(rland, Andrèc, F. ,·on Luschan). Nè, in fondo, con c;cclla teoria si può conciliare lo Schema della scuola e\"Oluzionista che considera il mondo pri!Ttiti,·o come una totalità, don si possono. facilmente, stabilire leggi e cause. Il Corso afferma che < l'originalità del Tylor » {il quale, attra,·crso la cosiddetta sociologia dello Spcncer, ratificò ncll'et· nologi.\. le teorie del Délrwin) • consiste nell'applicare l'evoluzionismo alle manifestazioni di cultura, nel trapasso delle rin· fcriorj a quelle superiori :t. Ma, appunto iu questa originalità, è la condanna del• l'opera stessa del Tylor, la quale resta Nt· cavia valida solamente al di fuori di quel· lo schema. Lo stesso si può dire in fonJo, del Frazer, per Quanto egli. all'animismo del Tylor sostituisca la magia. Nell'uno e nell'altro identica è la pr('()Ccupazionemetodologica; ricercare, cioè, nelle civiltà primitive, le prime forme religiose. Le quali sono, invece, riportate dal Marett al prc:mimismo, che è quanto dire alla stessa fonte di conoscenze casuali, cui si ~spira• no le teoriche del Tylor e del Frazer. Contro l'intellettualismo inglese (che, nonostante le premesse errate, seppe dare agli studi di etnologia uno sviluppo vera· mente no<evolc) scese in campo la scuola sociologica francese, fondata dal Dur· kheim e di cui, net campo dell'etnologia, il maggior rappresentante è il Lèvy-Bruhl. L'uno e l'altro, tuttavia, come ben nota il Dc Martino, ansioso di portare in un campo teorico gli studi etnologici, e al pMi dei loro avversar,j mancarono di scn· so storico, e la storia mortificarono; negli schemi della sociologia :t. Si pensi, infaui, che la scuola sociologica francese se da una parte utilizzò quella tradizione che aveva salde rad:ci nrl sociologismo com· tiamo, dall'altra parte, invece, si ispirò nlla scuola della Vollu:rf1sychologie, la quale fondata, in Germania dal L.uarius e dallo Steinthal ebbe il suo maggiore ra_p• presentante nel \Vundt, a cui dobbiamo, tuttavia, uno dei migliori tcntat-ivi e ~r collocare i fatti relati,•i all'evoluzione psi· cologica dell'umanità in un ordine logico e storico». Si dc\'e, comunque, ossen•are che sfug· ge a queste due scuole l'-incremcnto che la coscienza indi\'iduale pone nello sviluppo delle tradizioni, quali che esse siano. L'c. samc del De )farlino ri\'Olto a queste scuole non solo è preciso cd acuto, ma fa ,·edere a quali altezze di pensiero può gmngcre l'etnologia quando esce dalle sue minorilità manualistiche. Qual'è, d'altra parte, la logica su cui si n·ggc la socialità primitfra? Negli ultimi corollari dclb. Scie-N:a Nuova il Vico notaxa: < 1 primi popoli, ,j quali furono 1 fanciulli del genere umano, fondarono prima il mondo delle arti: poscia i filosofi, che \'Cnncro lunga età appresso, c in conseguenza i ,·ecchi delle nazioni, fondarono quello delle scienze, onde fu affatto compiuta l'umanità». IJ Vico nega, così, ai popoli primitivi una logica intdlctti\·a; scnonchè, come è stato giustamcmc osservato, e un periodo della storia,. concreta dell'umanità, tutto poetico, privo di astrazioni e di rag,Iona· n~cnti non è mai esistito, anzi non si può nemmeno concepire :t, poichè e una morale, una politica, una fisica per impcrf-crte che siano suppongono sempre l'opera dell'intelletto>. Il che. e,·identemcntc, non esclude - e lo mette in rilie\'O lo stesso Dc Martino - che e il concetto del mondo primitivo deve essere determinato logica· mente con prevalenza della fantAi,.ia nel· l'ambito della teoricità e della \'Cra vitalità economica nell'ambito della fn'aA·is :t. E' un errore quindi definire ti mondo primitivo ìn senso cronologico, e riccrcan:, man mano, in questo mondo quali sono state, ad es.. le prime forme religiose, di cui ciascuna scuola etnologica crede di scoprire il segreto. Ma è, a sua volta, un altro errore, non meno grave dcl primo, ùencrc, come fa il Lèvy-Bruhl, che presso i primitivi la -logica indi\•iduale, retta dal principio dì identità e di non contradizione, è affatto dominata dalla logica collettiva, relta dalla legge di partecipazione. Lo stesso Lèvy·Bruhl avvene eh.: la mentalità primitiva non obbedisec esclusi. vamcntc alle leggi della nostra logica, nè forse a Jeggi che siano tutte di natura logica. E, quasi a chiarir meglio il suo pcn• siero, aggiunge: e Per la mentalità primi• tiva un essere è se stesso, o contempora· neamente un altro, è in un luogo cd altro- ,·e, è individuale c collettivo. La mentalità prc-logica si accontenta di siffatte :1ffer: maz,:Oni, e ciò pcrchè essa fa qualcosa d1 meglio che vederne e comprenderne la \"C• rìlà. La mentalità collettiva sente e l'ive )i\ verità, in virtù di ciò che ho chiamato simbiosi mistica. Ma ove l'intensità di questo sentimento viene meno nelle rappre• scntazionj collcctivc, subito la difficoltà lc,gica comincerà a farsi sentire>. Alla teoria prelogica possiamo, dunque, opporre la dottrina del nostro Vico. Nè bisogna d'ahra parte dimenticare che il J>relog!smoimmaginando un'umanità senza misura con la nostra, capace di rapprescn· fazioni e di espcrien:r.c, immagina un'umanità che come nota 11 Dc Martino non è possibile in noi se non in minima parte e molto impcrfertamcnre, incapace, pcrtamo e.I,: di"entarc per noi oggetto di storia. ... l tentati\·i pcrchè l'etnologia diventi og• getto di srnria sono, ora, dovuti alla co· sidd("tta scuola storico-culturale. E' meri• tr~ di questa scuola alla quale appartrngom, studiosi insigni (come il Ratzel, il Gracbner e lo Schmidt) l'aver dimoS<rato che la preistoria primitiva si basa su situa• zioni e su fatti che possono chiamarsi storici. I suoi documcntii (isfitu:tioni, riti, culti e credenze) sono di tutt'altro genere che la scrittura, ma in fondo, come la scrittura, sen•ono a testimoniare il pa$· sato. Quando la scuola etnologico-storica stu. dia storicamcnt(" le popolazioni primiti\'c e respinge il concetto di una evoluzione uniforme, le vecchie teorie dcll'c\'Oluz1one cadono una sull'altra. Si -scopre, ad es., che il culto degli. antenati, posto dallo Spcncer come base dell'organizzarionc so· c1ale e della religione, è poco in uso nelle popolazioni che la scuola ctnologico-sro• rica ha accertate e descritte: che l'animismo (Tylor) o il prcanimismo (Marctt) c:idono quando costruiscono la sC.1.la nima-spirito-Dio, oppure paura-mera"iglia anima-spirito-Dio, per il fatto che nelle ci· viltà più antiche noi troviamo l'idea di un Essere Supremo; che il totemismo (,·a-
RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==