La Difesa della Razza - anno V - n. 1 - 5 novembre 1941

iCIE~Z4•IOCUMENT4ZIONE POI.EMICA• OUFSTION4RIO DIRETTORE TELESIO INTERLANIJl ANNO V n. I • 5 NOVEMBRE XX ROMA• IIP&Dl&ION■ IN ABIIONAM&NTO POIIT,U.R LIREUNA "l0Ul'1 SIAH, I-•• \U\ l'YCOHI, tlA lH', ,ìu11. 'L (:Jl IJIU IJJ JOITH-f I O/ ,n, RID 1"' lDA.,Ti>. l'A■A.l>f'>U \ I

2 SOMMlgìo S NOVIMIU•U ITAUAllll'A1WZ1ALECl NIZZA; IÌlèlllllEPIOUOIDIDIU."AflllCk .,--•-- LBal8&AZIONDEEI. RAZZI- -...,_ DOCVIIINTAZIOIB _.....,. ,LE QIIQUE IWZE Ila. MAIICIUCUO-, - - - Ml.O 111/- IIID lllll - § irti ca - -· IWI Offllllll INI OVIITIONUIO 11110E caltll0 LA IITEllUZZUIOIII mt ANCHE SI NON P~ICA'll NO~ SI IESTITIHICONO B NCA COMMERC~AlE ~lAllAN MILANO CAPITALE L. 700.000.000 INTERAMENTE VERSATO RISERVA L. 160.000.000 AL 18 MARZO 1940-XVIII

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LADIFESJ DEUA I • ANNO V . NUMERO 1 5 NOVEMBRE 194,l-XX t:SCE Il. :I t: Il. 20 DI OGNI Ml-:SE UN NUM&KO 11:t:l'AKATO LIKE 1 AIHWr,IAMENTU Al'fNUO LIRE %0 Aff80N,Ul&NTO St:)lt:s'TKAUl, 12 t:STtlKO Il, 001'1'10 Direttore: TELESIO INTERLANDI Co,nitato di reda~ione: prof. dott. GUIDO LANDJU . prof. dott. LIDIO CIPRIANI Segreurio di reduinne: GIORGIO ALMIRANTF. SCIENZ4•00CUUENT4ZIO POI.END• QUESTIONARIO ITTA.LIA.NITÀ RAZZIA.LE DI (Nelle pagine •eguenri un articolo di Guido Landra, che documen- 1--~f----+----+-:: ta l'~•oluta italianità della Città di Giu,eppe Garibaldi) • Ecco una carta - tratta dall'opera di Giorgio Montandon " L'Ethnie françaiae " - d,eUe zone marginali della raz.za francese. Tali zone, in cui i-~~t-----l....: gli stessi scienziati tran• &alpini ammettono non poterai parlare più di raua francese. mo: di un' assoluta prevalenza delJe alb'e razze confinanti, sono indicate ool tratteggio. La zona n. 8, che abbiamo contrasse gnata con una freccia, indica il Nizzardo. Nizza à inconfutabilmente ita• liana; la scienza stessa lo documenta.

, ITALIANITA RAZZIALE di Popolane d1 NizH, al tempo di G•rilwik:11 Nina nella Pfima ~•• del i.colo scono. (Ci--,tu raccolta delle sl•mfHo - Milano) Va l meriti m0991ori dt questa nvisla, che tanto ha preaente come la •era immagine del paese, d.r cui i coa- lotto per diffondere l'idea dello razza in Italia, va ri- fini politici non dmmo che una figura pron-iaoria ... cordato quello di avere affrontato lin dai primi mo- Dal 1939 ad oggi abbiamo avuto modo di compl-etare menti il problema della rozza itahana oltre confine. la nostra con010enza dei problemi rCJZZ1a1i: m numef061 Moh1 dei nostri lettori ricorderanno una certa carta razv1ogg1 abbiamo studtoto questioni complicate d1 rane e zia)e italiana, pubblicata nel gennaio dol 1939, che de• di nazionalità, ma, ovunque, abbiamo lrovoto moclo d1 terminò una notevole reazione nei paesi o noi ostili. Dal confermare lo verità dei dqfi eterni deUa razza I939 od oggi è pas.sato breve tempo, eppure, gran porte La razza ci pme semprè più come l'unica realtà con• dei conlini rozzioli indicati in quella cor-ta sono stoh rag• aeta sulla quale può contare un popolo nella sua storia. giunti ed oltreJX1SSQhdalle nostre truppe glonosg e gran Quals;iaai eohlnone politica che non ai annoniui con i parte dei territori, che abbiamo indicato come italiani, dati eterni della raua avrà HmP"• un carattere artificiofanno porte onnoi integrale della nostra patria. so ed effimero. Gran porte. abbiamo detto. non tuth Appare dunque necessario trattare d1 nuovo 11 proble- Ci PQTe qumda necessario ribadire ancora una volla ma della diffusione della razza italiona m Francia e JXIT· quei conceth fondamentali che sono olio base stesso del ticolarrnente nel Nizzardo. Gli orgomenti che potremmo nostro razzismo. Ricordiamo cosl le parole d1 Teles10 In- ricordare sono tonti e tali che dovremo hmitarci od una terlond1 che oggi. più che mai. sono di grande ot- semplice enumerazione. tuahtò "Gli Italiani debbono cominciare a "veder• " il Innanzi tutto, se esaminiamo l'areo di dilfusione dei dlSegno della loro razza nel mondo, e a tenerlo sel!'pre differenti tipi d1 civìltà pnmìtiva. vediamo che il Nizzardo 6

è unito alla Liguria da un tipo di civHtà comune, detta dai preistorici corso--Jigure, perchè si proiettò anche sulla Co.rsica. Le caverne, ad esempio, studiate nella Liguria presentano dei reperti molti simili a quelle del Nizzardo. Valga per tutte quello che è stato scritto sulle grotte di Grimaldi. poste, appunto, sul vecchio confine politico italo-- francese. Se dalla preistoria possiamo alla storia, ripetiamo la stessa osservazione. Tanto la regione di Nizza, quanto la Liguria, sono comprese in una stessa regione Augustea, la IX. Ugualmente, il municipio romano di lntimilii comprendeva tanto l'attuale territorio di San Remo e di Ven· timiglia quanto quello di Nizza. Lo studio linguistico ci porta alle stesse conclusioni. Nell'Italia antica gli abitatori della costa di Nizza parlavano gli stessi dialetti liguri di quelli della Liguria, con i quali erano anzi comunemente confusi. Nel medioevo poi, vediamo che nella oarta dialettale di Dante, non si fa distinzione tra liguri e nizzardi, che sono insieme compresi nella zona della Marchia lanuensis. Se noi però volessimo. a un certo punto, astrarre da tutti i dati della preistoria, della storia e della linguistioo, restano sempre quelli dell'antropologia che parlano in maniera inequivocabile sull'italianità di Nizza o meglio ancora sull'identità della sua popolazione con quella della Ugw-ia. Già il Montandon, nella carta riprodotta sulla copertina del suo celebre libro sull'etnia francese. mostra come dall'etnia francese debba essere staccata tutta la zona di Nizza. Più interessante ancora è lo studio della distribuzione dei caratteri razziali in base alle famose carte antropologiche della Francia pubblicate dal Topinard e dai suoi collaboratori. Cosl le corte della distribuzione geografica del colore dei capelli e degli occhi in Francia mostrano oome la La vecchia Nina - Il pastorello gie,dini dello vecchio Nino. (Civico roc.c.olto delle slompe - Mllono) 7

Monumento a Carlo Felice, costruttore del Porto Lympia, a Nina massuna frequenza del tipo bruno si presenti tutto lungo la costa del Mediterraneo, inclusa la Corsica Già alcuni anni fa noi abbiamo ricordato su « La Difesa della Razza» che molto interessante è o questo riguardo la carta, in cui si vede dallo frontiera italiana attraverso i tre dipartimenti delle Alte Alpi, delle Basse Alpi e delle Alpi Marittime, estendersi una striscia continua ed omo• genea fino ai Pirenei, slrisc'.a di territorio che comprende i dip:irtimenti francesi posti sulle rive del Mediterraneo. In una recente carta dei tipi razz;ali della Francia, dovuta al Montondon, si vede indicato com3 appartenente alla « roce littorale » un gronde territorio della Francia meridionale, al quale. appartiene anche Nizza_ Ora - a quanto riconoscono gli antropologi di tutto il mondo - 1Imedesimo tipo razziale hanno gli abitanti della Liguria. La stessa affermazione del Montandon s( trova già in lavori antropologici più vecchi, come ad esempio quelli del Deniker. Relativamente alla continuità dell'elemento ligure a Nizza molto giustamente è stato così scritto da Nino Lambaglia. « I Francesi, che in Provenza si dedicavano ad esaltare od ogni costo l'influenzo " bienfQJsante " della grecità con spirito antiromano, non avevano fortuna a Nizza: nel Castello, dopa le tracce dei Liguri Ved!anzii, non riuscivano- a trovare se non tombe ed iscrizioni romane; e dovevano necessariamente tacere, oppure concludere che la vita grecp di Nizza fu un fenomeno limitato alle esigenze della modesta fattoria commerciale con uno metropoli ormai lontana e straniera allo sua origine, e la cui cultura non era neppure paragonabile a quella luminoso dell'Ellade ... I Liguri erano riusciti a preservare intatto il loro paese dall'infiltrazione straniera, contenendo i nuovi coloni greci nel castello costiero; e, quando Roma li ebbe civilizzati ed elevò la loro antica città, Cemenelum, al grado non solo di municipium. ma di capoluogo-della provincia, Alpium Marìtimarum e sede di un Praefectus, rappresentante diretto dell'Imperatore, riconquisla.rono, grazie all'opero di Roma, il Castello e i porti aviti, ed assalirono la sparuto schiero dei coloni greci, confondendoli nella compagine etnica ligure-romana». Tornando oro ai caratteri antropologici, possiamo dire che, oltre la pigmentazione, l'indice cefalico e la statura staccano nettamente i Nizzardi dai francesi e li ovvici· nano invece ai Llgun, con i quali costituiscono un tutto inscindibile. La prima inchiesta statistica sulla statura fotla in Francia fu quella pubblicata nel 1860 dal Broca. Nella carta del Broca sono indicate le percentuali di riformati olla visita di levo per bassa statura a seconda dei dive.rsi dipartimenti. - _ . Secondo questo inchiesta, la Francia può essere d1st•nto in tre zone diversissime. La prima. che dà appena dal 24 al 56 per mille di riformati, corrisponde al territorio occupato anticamente dai Golati e dai Belgi. La seconda zona. con una media di 57-81 per mille di riformall, corrisponde al pa:ese che fu un tempo dei Liguri e degli Aquitani. la terza infine, con il massimo di riformati, corrisponde al territorio abitato anticamente dai Celti. Anche sotto l'aspetto della statura quindi il territorio dei Liguri, al quale appartiene Nizza, si stacca nettamente dal resto della Francia. Analogamente gli studi del Collignon sull'i,ndice cefalico in Francia permettono di identificyre, una zona sulle rive mediterranee con oss_oluta predominanza di quelle forme crOJ;)icheallungate, nobilmente armoniose, proprie ad uno variante razziale, che coincide nella distribuzione geografica con il territorio abitato dagli antichi Liguri. A questi dati di carattere strettamente antropolog;co ne aggiungiamo un altro di carattere invece fisiopatologico, messo in evidenza nel l926 dal Niceforo e dal Pi ttard e da noi già ricordato sulla« Difesa della Razza». Si tratta della statistica sulla mortalità pe.r ca.nero, conlrontata con la distribuzione dei cara1teri antropologici in Francia. Da questo studio risulta evidente come più colpita doUo mo.rtolità per cancro sia la zona comprendente i dipartimenti del nord-est e come meno colpita invece sia la zona oomprendente tutti i dipartimenti mediterranei dalle Alpi ai Pirenei. La mortalità per cancrO nei dipartimenti mediterranei della Francia - come abbiamo già scritto in altra occa· sione - appare quindi molto simile a quella di alcune regioni d'Italia. E' questa una nuova confermo, non più trotta dall'antropologia ma dalla p::rtologia. della perlclta individualità biologica dal resto della p:>p:>Jazione Jran-

cese di quella parte di essa che presenta evidente il tipo dei nostri Llgu.ri. René Gontièr in un suo recente libro « Vers un Racisme François » ha cosi scrittv di questo antichissimo tipo: « Durante l'e):X)CQdel bronzo appariva il primo popolo di Francia, conosciuto dagli antichi, i Liguri. Bruni, piccoli, solidi, camminatori infaticabili, lavoratori ostinati, erano dotati, come dice Strobone, di una furberia straordinaria ... essi hanno avuto il merito di dissodare il suolo della Gallia e di coltivarlo. E' solo verso il tredicesimo secolo avanti la nostra era che attraverso la porta del Nord-Est i Celti incominciano ad infiltrarsi in Francia». Tutti gli autori concordano dunque nel riconoscere essere stato il tip:> ligure il più antico di tutti in Francia. Il fatto quindi che tutta la zona di Nizza presenta questo tipo, dimostra le strette allinitò tra la popolazione di questa zona e quella della Liguria vera e propria. Antropo• logia, preistoria, storia, linguistica concordano quindi ugualmente nell'alfermazione dell'italianità razziale di Nizza. D'altra parte, di fronte al popolo francese quello italiano ha una tale superiorità demografica che non c'à nessun pericolo che anche per l'avvenire, qualunque sia il ,,destino di Nizza, possa cambiare in un modo o nell'altro la suO struttura etniCXJ. Come difatti scrive il Gontiè.r, da noi già citato, la cifra degli italiani residenti in Francia .raggiungeva, in occa· sione den'ultimo censimento, quasi il milione. Si calcolava a centomila il n'umero degli italiani residenti nella Lorena, dove formavano un quinto della popolazione, e altrettanti nel Sud·Ovest, dove coltivavano la terra abbandonata dai francesi stessi! 11 Gontièr scrive inoltre che in alcune lo· calità dello Guascona e della Guyenna esistono delle vere e proprie minoranze italiane. In queste zone il francese è quasi sconosciuto e anche le scritte dei negozi sono in italiano. Questo fatto semplicissimo dimostro chiaramente come il popolo italiano, per le sue particolari caratteristiche raz. ziali e demografiche, abbia delle risorse di resistenza maggiori di quello francese e come di conseguenza qualsiasi tentativo di snazionalizzare Nizza sia fatalmente desti• nato a fallire. Lo resistenza della nostra razza a Nizza è magnifica. mente simboleggiata dal trofeo di Augusto; che sorge a pochi chilometri di distanza dall'attuale frontiera provvi• seria tra Italia e Francia. Questo trofeo è stato giustamente considarato come il primo monumento dell'unità d'Italia. La grande iscrizione, oggi ricoistruita, tramandatoci del resto da Plinio, posta nella fronte principale del monumento, è degno di meditazione. Essa dice: « All'Imperatore Augusto figlio del Divo Cesare, Pontefice massimo, nel• l'anno XIV del suo impero e XVII della potestà tribunizia, il Senato e il Popolo Romano, perchè sotto la sua guida ed i suoi auspici tutte le genti alpine che sì estendevano dal Mare Adriatico al Tirreno sono state assoggettate al dominio del Popolo Romano». Nella iscrizione dei popoli vinti da Roma e ad essa legati d'aUora in poi indissolubilmente, sono gli Ectini, gli OroteUi, i Nerusii, i Suetri, gli Egnìturi, i Nemeturi, i Velauni, progenitori diretti degli attuali abitanti di questa regione. Corde il trofeo di Tw-bia, cosl il popolo di Nizza ha re• sistito gagliardamente alle alterne vicende dei tempi. E' difatti impossibile dal punto di vista biologico cambiare il substrato antropologico di un pop0lo a meno che non gli sì opponga ad esso un altro popolo demogrofiCXJMonumento a Garibaldi in Nina mente più potente. E questo, per il caso di Nizza, è com• pletamente escluso. Nizza è dunque razzialmente italiana e tale resterà sempre. Questa verità non può esse.re contraddetta in nessun modo. Nella nuova EuroJXl - come ha detto il Duce - Je frontiere politiche dovranno coincidere con quelle raz• ziali. se si vorrà fare un ordine veramente giusto e stabile. Dall'applicazione rigorosa dell'idea razziale l'halia ha tutlo do guadognwe. Sarà cosl compresa nel nostro territorio tutta una regione,· dove perfino le tombe dei cimiteri portanct soltanto nomi italiani, come abbiamo constatato noi stessi, in uno dei nostri viaggi. Riavremo cosi i giusti confini, segnati da Augusto, e fi. nalmente troverà pace l'anima esacerbata del biondo Nizzardo. Eroe dei due Mondi! GUIDOLANDRA

Il rabbino Wise, eminente griq1~ di Roosevelt, perla ei giudei di Nuova YOt'k Si C chiusa in questi giorni a Cmcinnati (U.S.:\.) la ..w• coniercnza sionista. J giornali giudaici anglo-sa.ssoni, la grande Stampa democratica in genere, i bollettini e j fogli delle varie comunicà ebraiche internazionali hanno dato alle riunioni, e alle deliberazioni, un'evidenza di primo piano. La conferenza ha infatti direttamente esaminato i problemi della guerra e della pace e i motivi che dovrebbero condizionarne la soluzione secondo il punto di vi!ta giudaico. Si è trattato di una presa di posizione che, assai meglio di tame altre manifestazioni della politica an· glo-sassonc-sovietica, giova a far penenare tra le quinte della grarKie rapprese.ntazione bellica delle democrazie e del bolsce· vismo staliniano. La polemica statunitense tra isolazionisti e ami-neutralisti si è alimentata dell'avvenimento con una virulenza almeno pari alla ne,•rosi propagandisttCa e razziale cM si è dilatata da Cin• cinnati verso le maggiori città dell'Unione. Con rincontro, immediatamente antecedente, del e Poc.omac•, si è in realtà integra· ta, in senso che diremo ufficiale, la trama delle indicaiionj e degli orientamenti che vorrebbero coincidere con i motivi propri della vita americana e tramutare gli interessi 1>.\rticolari in in• 1eressi generali. NcJla dialettica di questo distacéo, e di questo $0Stanzialc COn· trasto, è, come tu lii sanno, il dramma dell' Am<'rica contempora• nca: la quale giunge alla sua maturazione im1>erialistica per uno sprigionamento di forze irraggiate in eS1ens1one,.1ggrcgatc e non fuse, proicc!ate isolatamente \'erso gli sconfinamenti dell'in1en• sificazione vicahs.tica e prevaricatrice. ~onda, in eui C appunto estremamente agevole lo scambio tra il panicolarc e il generale, c o\·c le 1ensioni dell'empiria si cristalliuano it1 una dinamica IO indh•idualistica uniformemente costa.mc, i>cr cui la storia è con· tratta neJla cronaca, la morale nelle meccaniche secchezze delrutilitarismo e del proselitismo protesrnme, il mito liberale nelle crudezze delle dittature di stnso e di classe. L'eterno puntare ebraico sugli imcressi particolari, l'acre, la pcnìcacc fedeltà alle grezze "elleità della razza, trovano in questo mezzo politico e sociale stupefacentemente fluido le pos· sibilità per un gioco senza restrizioni e senza riscn•e, attraverso l'inserimento nella genericità di forme ideologiche comunque adattaMi cd estensibili, o atcraverso la scoperta propaganda di metodi e di obiett1\'i razziali aggregati ai me1odì e agli obiettivi dell'atomismo demo-liberale. Un processo singolarmente analogo. oltre le differenze apparenti. è quello che ha condizionato e condiziona la spinta propulsin giudaica sul cos1ituirsi e sul modo d'essere della società bolscc,·ica: dove l'assoluta ridu· zionc al materialismo. l'immobilizzazione in una razionalità giunta all'estrema elementarità della meccanica, sono le zone di presa sulle quali rcbraismo fa gravitare, in modo più rigido ma parimenti consentaneo, gli interessi connaturali :1lla razza. Questi molteplici \'Ohi di un'azione internazionale arri\•ata oggi ai ferri corti con la reazione del mondo europeo, e con la sua indomita potenza di ch1illà. sono ancora una volta affior:iti al congrc-sso di Cincinnati. nelle relazioni e nelle dichiarazioni, sia pure ufficiai;. delle rapprcsencanze delle comunità. E' poichè quest'anno le delegazioni hanno raggiunto un numero par• 1icolannente elevato, dato l'ininterrotto afflusso ebraico che si verifica da qualche tempo l'erso le due Americhe, può dirsi che la riunione statunitense sia staia tra le più significative del· l'ultimo periodo, i~ quanto ha reso possibile un sondaggio pres·

sochè imegralc degli orientamenti del gmdaismo contemporaneo. ).1a q."l1almente significati,·o il congresso è apparso in un senso che chiameremo interno: confermando nel modo t>iù ncno, attra\'·crso la particolare tecnica delle discussioni e attraverso il metodo cui si informano le dichiarazioni conclusil'c, quella tara or:ginaria, quella incredibile insufficienza coscituti,•a da cui dcri"a il carattere involutivo della razza e la sua rattratta incapacità alla storia. Un dibattito sui desiderata sionisti pOtcva essere di qualche attualità in Inghilterra e negli Stati Uniti, in considerazione del eontribmo giudaico al finanziamento e all'estensione della guerra. Due tesi sono state, a questo riguardo, propugnate alla conferenza Ai Cincinnati: quella del presidente della Com·enzione, ).lurray Gurcin, che ha richiamato gli inglesi al loro antico im1:,cgnodi cedere la Palestina agli chrei; e quella di Israele Goldsteìn, che ha proposto l'inclusione tlella Palestina sionista nel Commonwcalch britannico. Ma il problema palestinese non ha costituito in realtà che 11110 s1>untoper ben pi1'1 ,•aste formulazioni: di cui sono d'altronde sensibili gli elementi nelle stesse mozioni Gurfc:n-Goldstcin, le quali, nella divcr~1tà dei suggerimenti, palesano pure un attcgtiamcnto fondamentale comune. Le discussioni si sono venute grada1amcnte allargando; le rcl:u.ioni delle ultime sedute hanno avuto solo dei semplici riferimenti alfa Palestina e si sono "icc,•crsa sofferm:uc sull'azione giudaica in rapporto al conflitto e alle future siste· mazioni politiche; e alle relazioni si sono innestate dichiara· z·oni pubhliche e inten•istc dei maggiori esponenti della coniercnza, intese a dettagliare e soprattutto a sottolineare il senso e la portata dc-Ile rdazioni ufficiali. Con soq>rcsa di talum, e con 1>articolare interesse: degli am• t,icnti bellicisti slatunitcnsi, l'chraismo si è pronunciato a Cin-

~s VoLOnTAIRfSJUIFS • tl(tnm., ('Ìm1h11 lfon I , .,••~,,•,,.. ,, •I ( f, • Il lt 1 • I Il ..l_tll llff I') f:J_f')/8 '!t'",. l't<>l,~1k,-auJ/n• lt· • ( ,'/1,oalt', N·'u ;_. ,v • ./tifi( •IC/11((',.J lE SAffGJIJlf COU•l'f' ALLE MAGNE I P od . 8ot1cott"ez es ~ uits Allemands Manilesla.tione anlitedeK• di giovinastri ebrei, avvenuta in Francia nel 1936: quesli rogau:elfi avevano il coraggio di P.rodamani · "ex-combattenti delle guena 1914-18 •I -cinnati molto riservatamcnt-c sul conto dctl'Jnghil,erra e, in via generale, suHa condotta del conflitto. Più di un oratore ha te• nuto a rilevare che gli. sviluppi degli avvenimenti non sembrano a rutr'oggi aiutare la soluzione della qucS<ione giudaica. Spc· cìalmcntc esplicite a tale riguardo sono state le affem1az.ioni di uno de.i più noti rappresentami del sionismo, Barnct ·Brikcr, che in sostanza ha richiesto ai govemi anglo-sassoni, come con• dizione basilare per la pace, l'immediato aecoglimento dcUe richieste del giudaismo: cioè, oltre l'autonomia della Palestina, la concessione di quelle garanzie politiche cd economiche atte ad assicurare l'inquadramento e il consotidamento del nuovo nucleo statale, e deUe sue attività, nel mondo di domani. Ritornano accomunati in questa presa di posizione i motivi solo formalmente diversi delle mozioni G-urfein e Goldstein: cioè la volontà di inserirsi e dì agire net cuore della politica ani,•a, di imporsi come protagonisti nella trama dei rapporti internazionali, dopo aver alimentato ovunque e comunque i ten· tativi di disgr<'gazionc delle grandi forze nazionali costituite, e delle loro concezioni morali. Si rinnova cioè, .per un'ennesima volta, l'errore tradizionale del giudaismo, l'c,quivoco tra ti mezzo e il fine: il porre come mezzo la tecnica disarticolata, insidiatrice e dissolvitri.ce che in realtà forma t'insostituibile obiettivo terreno ebraico, per un fine di unità che:, come dimostra•l'intera storia di Giuda, conirac:klice in termini all'atomismo prevaricatore della rana. All'<'rrorc ideologico si accoppia l'errore politico: nell'illusione di un'autonomia irosamente sollecitata P<'r decenni, attraverso du(' ,conflagrazioni mondiali, la quale dovrebbe e-ssere ritagliata nel bottino di due imperialismi dal giudaismo stesso scatenati con tutte le forze all'avventura. Dall'interno e dall'esterno, Giuda è serrato nel circolo vizioso di due opposti stravolgim<'nti, e in un'identica inanità. Si noti ciò che di acre e di teso è nel fondo dcHa dichiarazione del Briker, e nell'alternativa che egli velatamente prc· 12 senta alJ<' democrazie anglo-sassoni, condizionando la pace del· le nazioni all'attuazione delle e esigenze :t ebraiche. La realtà del lungo e sinuoso lavoro del giudaismo internazionale s'illumina in questa minaccia e ncll<' possibilità che essa presuppone. Sono Jontane le famasime e le beghe sioniste: è qui, in questo affioramento di contratta volontà di violenza sul panorama di un mondo insanguinato, che le assise di Cincinnati assumono il loro senso pitì vero. La rete pervicacemente tessuta ne.I corpo molliccio delle democrazie, è tirata da Cinci,11nati.per uno dei suoi capi, infittita di tante maglie per quante sono quelle lacerate dcfinitivarncmc in Europa. li metodo dello strozzamento s'identifica letteralmente, ancora una volta, con l'ossessiva ansia di potcnu e con la tecnica dell'ideologia politica del giu-, daismo. I valori etici della civiltà anglo-sassone e del doppio imperialismo britannioo-starnnitcn,e sono delimitati da questa aggrega· zionc e da questa intcrdipen~nza di interessi. Lo '\trozzamento, come è nelle linee della grande morale storica. rimbalzerà a suo tempo di per sè dall'una all'altra gola. Ma si ricordi la dichia· razione di guerra che, attraverso i suoi vari Brikcr, il giudaismo rinnova al mondo, impegnandosi, sotto lo schermo delle parole, a operare per quanto è nelle sua facoltà affinchè la pace non sia ristabilita se non dopo la realizzazione della più aperta prevaricationc politica. E' evidente il coincidere di questo atteggiamento con l'atteggiamento fondamentale delle due dcmocra• zie anglo-sassoni: ne risaJta, in un modo che non po<rcbbc essere pensato più netto, tutto ciò che di vischioso e di violento è nel fondo dell'azione bellica contro l'Europa. Guerra, certa• mente, di m<'todi e di morali: il giudaismo è <'sattameme al suo posto insinuando nell'ombra i colrelli alle spalle dei popoli, come duemila anni fa gli ZelOCialle spalle dei legionari di Roma e dei seguaci di Cristo. GIOVANNI SAVEIJJ

PIGMEI e PIGMOIDI DELL' AFRICA Durante gli ultimi decenni l'attenzione anche del grande pubblico è stata attratta ri1>etutamente sui minuscoli abitanti deJla foresta africana da pubblicazioni varie. compresi articoli giol'nalistici, nonchè, e con insistenza, dal cinematografo. Nel medesimo tempo visitavano quelle genti diversi studiosi fra cui Czekanowski, Trilles. Schebeeta e lo scrivente; però i dati antropologici ed etnografici raccolti concernono piuttosto in esteso i gruppi pigmei dell'Ituri e assai 1)000 quelli che da occidente di tale reUn Negro con• golete, di ,talu~ re medie, • ••"" P..-Owocoel•neo gioo.e giungono fino alle rive dell'Atlantico. Ciò dipende dalla insalubrità e dirtlooltà di accesso inseparabili dalla maggioranza dello zone abitate in Africa dai Pigmei. Diffidenti di ogni uomo non della loro razza e in particolare degli Europei, attribuendo ad essi poteri misteriosi, costoro rifuggono inoltre da ogni contatto se non procurato a mezzo di speciali segnali e di speciali persone. Circondati da tribù negre dedite tuttora al cannibalismo, quando fuori del eontatto·dei Bianchi, giustificatamente debbono nondimeno vegliare di CQ.Dtinuosulla pro1>ria salvezza; è per questo, anzi, che scelsero la buia foresta equatoriale come ultimo sebbene malsano rifugio. Con tanto timido papolo entrai in contatto per la prima volta nel Congo Belga e precisamente sull'alto !turi. Dopo una permanenza di quattro mesi ne riportai nuovi dati antropologici, circa quattrocento fotografie e una serie, la più ampia del genere, di 21 modelli facciali. Il lavoro mi 1>rocacciò l'amicizia di vari Pigmei 13

t·•Ji 11lutli mi nvventurui in imvrese ..;ilH8ll'i, {.'Ollll)l"CSH unu CU<.-Ciuto. Xon ri1:>etci lroJ)po l'es1~riwcnto perchtl "nelln rorcsta vergine, um• hiente di vitu tlei Pigmei, lo lcx:o-- rnozio11e è oltremodo l.)(!1108.il 1,cr •1mtlUll(IUl' uomo dèllu nostra raz.zu sin pur(' agile ed iwoorto. Tronchi <' Jinne, qunndo non sono UC()uitrini J)estjlenziuli e putridumi vegetali entro i t1uali si urrondu avvolti nl'I• Ju migliore i1)()tesi da grondi felci <-11e tuloru comprendono sgradite orticm1ti, vi ostneolauo ud ogni mo• mento il 1>asso. Si oggiunguuo i rrie- •1uenti 1\saalti di insetti e la probohilit:ì di imbattersi in fiere o sc-rr)cnti v<•lenosi. Simili inconvenienti n1>· 1>uriseono inezie ai Pigmei ttu1to che c.-ou iudifferenzu JH!N."'()rrono perfino di notte In foretitfi aiutati dn unu vi• stu che eKSisoli sembrano JK>ssederc. In un nruhiente siffatto. oseuruto 1,erienne111ente dal jfroviglio dellu ve~etuzione. i miei 1:1.ccompagnulori uvuuzuvuno saltundo di liarna in liunu e ,mleudo in certi inanti aucbc u <tualebe metro dal suolo. Sebbene <.-on ogni dono andassi avanti mi c:ui,itò, <.'OSì. di essere sempre so1,ru• vunzato daJlu min banda di piccoli uomini nudi. Di quando in quuu<lo si iucrr>icavano sulle liane per c.-o• gliere frutti oom1>0rtandosi non molto diversamente dugli 1:1<.'imvunzèdi cui lu stessu foresta è po1>0lnto. Qunlcuno, stretta in bocca una liunn mentre era in ulto, non csitnvu uu• che u sostenervisi con lo scovo di uver libere le mani onde scagliare la fr('(..-cin. Pur facendolo d'abitudine i loro dl'nti non ue soffrono dato che i Piumei 1>0sseggono un robustissimo u1w11rnto masticatore: il J)iia robusto. rorse, fra tutte le rane umauc. .Xonostnnte gli inconvenienti, non si snprebbo immaginare, ))erò. un ambiente piit adotto della foresta equatoriale 1>er l'uomo incivile. O· vuuque, in mezzo ul verde, essn è pro<lign di riserve in forum di iute• re Jlinnte, rrutti, grani, rudici od animali. Di norma rende superfluo anche costruire ripari pcrchò offrt> asilo nelle rocce o nelle cavità degli immensi tronchi; ~orro però molta esperienza per non morire di fame, o J>eggio, fra tanta dovizia. Nella forosln OQuntoriule, diftt.tli, In selvaggina o le fiere ci sono mu non si ve-- dono; i frutti eorridono da ogni parte IIIH molti di essi fauno male quando non Mno uddiritturtt velenosi. Quunte volte i Pigmei non mi trattennero dall'tl88ftggiare frutti 1>rofu• mati e che tutto faceva supporre ec• f'Cll<'ntiT ln conclusione la coccia io a.li foresta coi Pigmei mi riui:wi vroHcuo soltanto come etnogrufo. lu fatto di aniornli. ud ct:"<.·ezionedelle scimmie solite u volteggiare numerose sulle cime degli nll>Cri, non uvrei J>Olulo scor,:ere nemmeno un elefnntc a causa del folto. C'he dire J)()i di tante bestie minori use a mettersi inuoo- · bili nl 1,ri11.10rumore SOSJlCltoo II volersi tiella verduru per fuggireT A un e11ro1)(.'().llt dentro. rit'SC(' llJ>J>Cllll lu caecia II ll"ns1K'tto eon uu buon numero di battitori. La provui mu i:aucb'esisain quei 1mruggi non ru per noi a meno di nssoggettursi, per In durfttn dell'attesa, a far della vropri11 1:H!Heil luogo di eouvegno di tutte )(' znuzurc dei dintorni. X('llt\ rorestu i Pigmei mi diletta• rono <:on molli spunti dello loro vitn t"OnRueta. J n llll luogo "i venne Tipo ptgmeo incontro 1111 uccelletto, 1,ocu pili grosso di un passero, il quale. strillando, prese n svoluuarei vicino uvnnti e indietro. Si trattava di uno dei CO· siddotti indicatori del miele. In brc· ve i miei Pigmei sco1>rirouo e mise4 ro tt sacco un alveare non senui lasciare parte del bottino uJlu guidn sagace. Un uomo, da solo, affrontò le ire delle api dopo essersi spulmato il corpo, per difesa, col succo di una aristolochia o di altre piante. I.A1 i,eru, uua danza io cui era Tievocato u mcruviglin ogni 1>nrtirolnre di <..'Ole• sta cattura &0lcnuiz.zò, 1>er eosl dire, ru vvenimeuto. Si tenga presente che i Pigmei, frn tutti gli indigeni nfri• cani, sono insuperabili nell'arte di mimetiua.re, .. da.nuudo eventi della loro vita. Vi dànoo motivo e1,isodi 11unlsinsi di caccia, di rapina o nitro <.'08iechè quelta beata gente passa tre ,1uarti del suo tempo danzando. l.li è wpitato di vedere rarflgurare, oon comicihì irresistibile, perfino le mie prutichc su loro di studiosv di au• tro1X>logia fra cui la ripre~u. 1,iut• tu@IO complicata, di modelli fnceudi! Unilo mie gite silvestri eoi Pigmei ri1,orto uu ril.-ordo curioso ooune880 alla morte casuale di un innocuo ca• walconte sotto il piede di uno degli ae<,-ompagnntori. Al ruuaecio t;eguì 1mreccbio trambusto pcrchè so ne trussero J>essiwi presagi richiedeuti scongiuro immediato. Con febbrile ra1,iditù fu eretta uuu miuusc.'Ola cupunnu di rrniSCho entro lu ,1unlc venuo arso il cawalooutc. I Pigmei, eootaudo. presero a danzare io cerchio intorno al fuoco fluo n che nou restò traccia deiranimule. Allora ognuno contribui u tiJ)CDgere i tiui col si.steJun di Oulliver; J>Oi, <."01:>erti i carboni e le ceneri con foglje, tutti ripartirono io rrettn convinti di avere uunientato così ogni cattivo. <.-on• scguenz.a dell'nccaduto. 1 Pigmei t.000 poliglotti o almeno intendono i linguaggi dei loro vicini di razza uegru. MOBtruno tcndcn• za spiccata a introdurre proverbi o similitudini uelle Nl)ressioui rivelando talora <.'Oucctti non rari anche · rru i civili. Se interroJ(otc un Jligmeo sulla felicità dell'uomo sJ)O&D.to, è capacissimo di confrontare la moglie con .... la scorza d'albero da cui, buHeudolu, si true storrn; può quindj rispoudero che e moglie e scorza d'albero si somigliano• perchb ambedue richiedono il bastone! Oppure afferma che e lingua di donna o t>UU• ta di freccia sono la stessa cosa• dato che ambedue feriscono. L'astuzia della donna ver dominnre il marito può esprimersi in uno municru ol· tremodo pittoresca: e l'esile liana ab-- batte l'albero 1,osseute •· Un 1:>0' ru· dc è In maniera con cui il marito intende accennurc alla suo. indulgenza per i diretti dello moglie: e qunudo si omo il pro1>rio cane se oe so1>1:>0rtano Je pulci•· L'amore materno si trova i,ure es1)r<'~-.o in J)rovcrbi CO· me il seguente: ii', lo scimJuiolto è piagato più suu madre lo lecca•· Beochè <..'Oica1>elli lanosi come i Negri, i Pigmei non hanno niente del negro nemmeno nel colore della pelle. che in preferenza è gialliccia o rossa.stra, e tanto meno nella racciH, che nei tipi puri hn labbru sottili D.!JSOCiutoad uu nnso diveNJi88i· mo dal negro, straordinariamente largo ed a1>piattito, con narici la cui apertura hn un diametro trasverso s1>essodoppio di quello antcro-1,osteriore. Alcuni sono barbuti e con ascelle, torace, addome e arti molto pelosi. Robusti più che non li fnrcbbo sup1>0rro In ridotta stntunt, l)C'r·

~i~l•,1111 iu unu vitu 1..-omplctumente M·lv:1~giu. <.-ouleoti del ricovero oflct Lo dalla foresta. &eDza case o ca 111t11uefisse. scout animttli domesli· ci, meno quulchc raro cune. e senza aJ(ricoltura. ignari di ogni orte all'infuori di quanto concerne la caccio che essi J>rnticnuo n mezzo di minuscole frooco nvveleuntc cn1mci di dare in breve la morte ni pii1 grossi animali. A difrcrcnz.a. delle altre 1:>0· polaiioni africane a piccola statura, Qtrnli i Boscluumi, i Pigmei sono lungi dal trovarsi in c,stiuzione; piuttosto il loro ti1>0 si inquina ogoi giorno di 1>ii't per introduziono di clementi rnz.z:inli eterogenei. DisJlCr• si e S<."l)urntigli uni dai,cli nitri urllu sterminata rorest.u equntoriule e~istooo ftncorn 1>er UD numero che per In solo regione dell'Ituri, rihlgio dei migliori rupprescutnnti della ruzzn. può fneilmeute calcolarsi non inferiore n 20.(NM) individui. Nel complesso dei Pigmei si debbono distinguere ulmeuo duo tipi e cii, indi1>endentemeute cht ogni impuritù roz.z:ialc. Senza dubbio etsistono Pigmei dolico o Pigmei brachiccfnli; In brochicefa1in dei Negri centro-africani può anzi attribuirsi o miscuglio coi Pigmei .scompani appunto su varie areo per incrocio coi loro pii1 potenti vicini. Un nitro motivo per asserire l'originaria diversità dei PigUJei dcri,•a dalla oscillazione in caratteri quali la statura, le proporzioni generuli del corp<>, il coloro deHa J)elle, dei cnr>elli e degli occhi nell'interno di alcuni gruppi indipendentemente da concepibili intrusioni t'tniclw. Si hn del r~to che i Pigmei non puri sono ormai caratterizzati meglio da quanto ))08scggouo di negro piuttoato che d: pigmeo. Altrettanto ò per genti africane, in passnto imp<>rtouti, corno certi Pigmoidi comunemente detti Bittua e dispersi io-Africa ancor Jlii1 dei Pigmei. A cotesti gruppi soltanto può n1mticnrsi In qualifico di Negri o piccola statura che talora, erroneamente, vedesi estesa n Pigmei e Pigmoidi. A 1noposito dei Bi:t.tua dirè> che per alcuni antro1>0logi essi in origine sarebbero stati Pigmei simili a Quelli odierni dell'Ituri. Non così penso io dopo quanlo h<' osservato non solo nel Congo ma unehe un 1>0· in tutto il CODtincnte africano. I Bàtua dovettero sempre differire dni ,·eri Pigmei non foss'nltro por lu ~tatura e il colore della pelle. Oggi, :tUr frequenti stature di l..30 o l.3S e al colore giallastro ph) o meno ecuro d<."i Pigmei. oorrisJ)Oudono le stnture di 1.52, o più, e lu velie ncru. u quasi, dei Bù.tuu. Una inconfondibile caratteristica bàtua è 1>0i In fronte hMsa o 1>elosn con inserzione l·ircolnre dei CllJ)CHi su essa. Innumerevoli indizi pro,•nuo che i B1'ltua occuparono in passato vaste e fertili regioni dell'Africa d'ondtr scomp:irvoro perchè ossorbiti principulmentc dai Uantu. Imbastarditi sem11rt.' piì.t da questi ne oCQuistarono .1 J)()OO n J)OCO i modi di vita tnnto dn confondersi infine con le loro tribù. 11 fo. nomeno può sorprendersi in ntlo iu diverse plaghe tropicali e llartieolnrTipo pigmeo mente nella llbodesin socoudo 1 dico in vnrie mio pubblicazioni (/1, Africa, dal Capo al Cairo; Consillcrt1zioni. aut pauato e l'avccnire delle po-- poi.azione africane; ecc.) prendendo lo Bl)Untodai 131\tundelle paludi Luknnl,fn. L'influsso ruzziule bùtuu fru i Unntu è 81)(.'SSO riconoscibile. rru l'altro, dall'accennata forma e pelosiUL della fronte: carattere che si ripresenta anche in J)(}J)Olazioui rrn le quali è perduto do. epocho ogni ricordo biHtut. Il fenomeno. nuu volta valutato- a sufficienza, indurrà nel includere fro. gli aborigeni del continente africano. allo stesso titolo dei Boscimani e d("i Pi,:mei. onehe i pigmoidi Bùtun. All'opvosto dei Pigmei mn unnlogamente ai Boscimani. i Bùtun i;OllO io procinto di estinguersi come grup1>0umano n 8'., e oomc cnlturt\. Per il loro notevole significato scientifico non lasceremo certo che si disperdano 11rima di averne s1>remuto il segreto di cui sono ignari detentori. SapJ)inwo che il continuo inquiunrsi di cultura e di sangue bantu non porlcrù ad una vera acomparsa ma. ri1>eto, ad un• completa dilui~ioue clui Ilàhrn. sl che nullo J)Olr:ì trnrsene nèl senso indicato se giungeremo in ritardo; e ciò bisogna evitare. Si consideri che l"n880rbimcnto in 1mroln resulto aceelcrnlo iu <1uesti temvi dnlla venditn delle donnf' dc; llùtua ni Bantu in <.-ouS<>guenzo di UD imJ)(),·erimento dei 1ni111i sempre oii1 accentuato in eonfronto dei i.ccondi. I U1ìtua nnche mel(lio t•onl'K'r• vati, rintracciubili io orde s1u1rute c J)crscguitate, seguono usi molto divt•rsi da <111elli dei Pigmei. \'unno nudi, cou un semplice cordone intorno ni flnuehi 1>erM>stenere fili vep;etuH eoJ)renti le pu<leode. Lo doD- .ue aggiungono un eordone uttorno nl torucc dn cui 1>cndono nitri idculici fili. Primu di venir soggioguti Jni Bnutu si coutentu,•auo di ricoveri nnturnli e mauenvnoo quindi di \'{•re CUJ)lltlllt. A riguardo dei Pigmei e Pi~moidi africani dcnunzini du tenwo. J>Crprimo, un fntto coucerneutc il rotore· dC'i copelli e degli ocd1i che hu ricevuto J>Oi conferme uutorevoli. Kl'l 1~;o. discendendo il Knsai. ebbi n notare indigetli di 1>icooln statura, biondi o biontlnstri e con occhi chiari. Posteriormente trovai lo stesso in varie 11arti del bacino del Congo. Pigmei biondastri e con occhi nuurrognoli li osservai nuche nella foresto di Bnrunbnkn in territorio Balil.:n, mischinti iodifrcrcntcmcnte con individui n capelli neri o scuri. Di questi vari tipi di capelli raccolsi enm)lioni orn de1>ositati 1>resso l'Università di Firenze. La possibilità ,li biondiamo fra nleuni vrimitivi (llontnndon per gli Ainu. Steph:10son per gli Eschimesi, Taylor per gli An'itralicoi, ccc.) ò atnta più volle IK>8tcnutu nin sempre respinto, ndducendo C<Jtne moti,·o della deJ)i~meutazione o8Sf'n•ntn ain l'incrocio con tipi euro1-.ei biondi. sia muni)lOlazioui 1,orlnnti al dN.-olornrsi nrtiflciale dei c-a1-,e1Ii.Xon è Questo il e-uso 1-.er 1tli individui do. mc veduti e di nlcuni elci <tuali i capelli. ripeto. trO\'UtUli in Italia. Aggiungo che di norma il ea1>ello pigmeo, anche se scuro, hn un riflesso rossastro e di rndo Jlrescntu il nero intt'nso e brillante- proprio dei Nt'gri. Per il tipo Osico ed il genere di vita i Pigmei e i Pigmoidi arricani vanno collocati fra gli uomini degni di maggiore nttenzione nel mondo. Molto cclnno ancorn, come vedesi, di quanto concerne la loro Mtoria rnzziale rnn tutto rn s1>erurc cito il giorno sia lll"OSSimo in cui. con ricerche fi. nalmeute adeguate. anche questo problema riceverà Jn dovuta soluzion<-. (fotogr•li• d•ll'•uto,•). UDIO CIPRIANI

16 DA DAVIDE A DAVIDE dice l'originale documento britannico qui riprodotto. E chi sarà mai il .secondo David.e, ritenuto degno di salire sul trono d'Iataele. dopo tanti secoli e tante vicende? Leggete bene: ilPrincipediGallesI E adeaso, risalite a poco a po· co, dal Principe di Galles fino aU',apice, ai primi giudei: incon· trerete, per li rami, tutti j' reali d'Inghilterra. Negli altri ·paesi del mondo, .. giudeo·· è una ingiuria sanguinosa; gli inglesi invece cercano ascenderue giudakhe per il loro Sovrano. F _j --;;-=:-:.:a..--=-·-- '=" ~r------- ?..r ~ - 4.9...:

~~~ Ll"IK O. [lill'lll!. 1, OF IRITAIII. SI LA REALCASA BRITANNICA non può certo vantarsi di un documento come questo. che la espone al ludibrio del giu• daicume mondiale. Eppure. ai tratta proprio di un d,ocumento inglese. che fa parte di quel movimento pgeudo - scientifico, pure inglese, che pretende di identificare nel popolo britannico l' autentico discendente delle tribù di Giuda (i nostri lettori ne sono stati informati da un articolo di Telesio lnterlancL1). Si tratta evidentemen· te di una tesi sballata. ma non per questo meno significativa. Il connubio anglo-giudaico è coel stretto. da far perdere agli Inglesi persino il loro tra· dizionale rispetto per il trono! 17

L 'uomo t• J, quando viene al m.011do. grida; e il dolore che emeue in quesw grùlo, e .;n quel ri~lulu piarigere che è la .sua/u11cWlle:.:.parima. esprime una rolluru, u,1 11,10. d1e lo speg11nsi dd pian/o placo. solo per risorgere di li a poco nuor.:nmente iiisislerile !JOtlo altra forma. Il piu11to, il grido di dolore ,.on s'incontra come rio~mole fenomeno della,1vita animale; la quale è tutta una wm, melu11· conia, che del cosmo segue il ritmo e il rol<Jre e1u110 st•n::.c, perchè. l'uomo wlo. le1•<da che abbia unu volta la fro111et·erso fin· finito cielo, è come se an~.ue /icw.:au, lu fronte dentro questo cielo; come se urlaJSe co111-rour, ~ano, nel cui mare ondoM, dc~ aoon.:are con sforzo tenace tutta la sua vita ,fa:.ione e tulkJ il .1uo tormento di ~11siero. PuciQ /'uomo piange e gridu. e urta contro un destino, che sempre, in4!1•itabilmente. .te egli t'Orrà compiere qualco!>a, gli farà male. Que.tta tortura è il fondumenlO del dolore tragico; perchè nell"uomo v"è. per ba.te di vita, qiu.tJ6 lrllgedi" e que.tt'urto. da cui egli m<Ji 110n .ti ri.tol1'f!, .te n<Ut 1·incendo l'eterno Ne• miro. Il qoole la lrndi:ù:me religio.ta identificù 11el dènwnto.tcuro, o.ttilc alla ,:ila: cui diede il nome Satauo. Que.tt"ombra di Satana .ti erge m.ae.sto.ta. fin.o a locc-are il ci.do. su tutta fo $/t'rminata ,;il<,U!rrestre. l>erciò l'uomo urUI di dolore: per infrangere con Iuli.a la mana delle sue for:.e u,u, frattura che è nelle .$Ut: fibre: la frattura. eterna di Sata110. Il dolore tragico è questa $0lleva:.io11e contro il nemico, e la .tlOri.<d,ei suoi trio11fi e ciel/e sue cadute. Ma colui. il quale si è pacificato. cioè lw riconiiunto le di.tgiunte parti. quegli 5ale come un fumo lento verso il cielo: e UJ .tua O.Ju.ta è pu più beatitu.di;,e e nt('n0 di 11wr1irio. Anche l'animale urfu di tragico dolore; ma solo i11,,quc,lche retro 11wme11l0di lact!ra:.ione fisica, eh! lo co11clucequasi .1em• pre ine1 ilabifom,te alla morU. Per l'uomo il dolore è int"t::Ce il pascolo di Iuli,• le sue ore più gmndi r di tutte I,- .t~ ore più inic11ue. t" inienuo il lxtmbino e f}f'rciò piottgf>: i11!,enuo è l'uortw di genio. e perciò ,lolora. Srnonchè vi ;. nel r,umdo IUlta u11Qschiera di umani. eh, pur .~i sia consolnt11e abbia vinto il dolore. lo schier" dei gau1ln1li. ,, cui s, aggiunge fQltra ilei fri,-idi; cioè ~li cdonidi del Mn.so e gli. cdoni.sti dclfi11telleu.o. Tunat•kt .te ad e.t.ti .ti av· t.'iCùta un'anima inge11ua.e /resro. congiunta. Ql dolore. con eiu111" alla solitudine di Dio, t proprio li, allora, in quell'indif J,·ren::a ul male, che /"anima, ricongiunta alle eterne armo· 1111•. "'ente più tlolore e più tormento: quella feuura c-l1etaglia e non cxmgiunge, quel sen.to aspro. e, come a dire. tagliente, ,·/,,. f,1stidis~, e moJlra ,ill'ini:.iato clic le parti nlJn si rico11· giun[{OIIOpiU insieme. e fa,mo fra .tè caufra armonia. Comr abbiamo dello t,iU, questa cacofonia è i/ .tegno del mnlc: e {uon&o. nel/ii sua tmgedia. storica. è tullO un drammo Ji loua /rn il bt'11e e il nwk; • • tlbbiuuw notGJO,non sen:.a. crediamo, profonda ragio!lc, che in /011do il problema della ra.z:a si riduce a qw:st-0 rrumdiale proble11u, di bene e di male. clie altrimcrrli dicemmo un prob!ema di cosmica arm.onia o disarmonia. Riport.al(>a quest'origine. il giud.i=.Wsui valori delle armonie ra:.:iali non pl.W più esseri: quello eh" confonde il meno e il più col meglic e il pt'&gio. Ala i due problemi sono due do· mundc divcnc, clie .ti fa in fondo ogni uomo che r;iffle al mondo per ogni elemento che egli tro11asu QUl!Sto mondo. E" la rosa che io t>edoin lbtale armonia; o vi fu in essa una .tCOS.jQ che la .tcombuùì? E altrimenti: è questa cosa la più alta che tocca il mio spirito, o se ne dà una ancora più alta? E' un nw• mento eh, cwt:olgc Cekrnitiì. o è un ottimo tran..seunu nel ciclo delk cose? Il momento del be11~ è come la gran luce dell'estak, in cui lutto si congiunge, dai cicli ctlla terra., i,, un.o .tola diUJganle armonia. E il male è COtm! l'inr~rno, che .tpeiM i cicli dello cita, ne mùw alle radici la /or:.a irrle.$0a salire, e pon~ la fini· te:.:a. del gr'o fra cosa e rosa. l'nciù il senio creai.ore, fu. sem· prc. inei:iiabilme11le. Ji1;/io dt'I sole; e cercò il .sole, onde poter creare. Ora, rip<>rlaloa questo pufllo il problen&a della ra::::a, si re11dcine1:ilabilme11tcchiaro cl,e per i due punti n· sono anclte due diflerenti metri di misura. e due diJ/erenti atl •ggiamt'nti da prendere nei gUuli:.i e ttelle conclu.1ioni. Molte cose dii.-cn15onoterribilmente chWre, quando ci si .tia formali que.110solido ronccllo di•lla sosltlnr.a del ret1le. a cui anche il problt'ma ,l,·!h, ra:.za .1og1;i.att. E,' molli 1•l,menti. eh,

l'iJtinto dei popoli .se1lleo presente, e che la rifleufone.appro,:a .ten.zadarsene u,w ragio11etultavia definitiva, ri«oono da que· .tla posizione più fina di fronte al reale la loro .sanzione chiaru e coscie11te. Il problenw. della ra.;.:a.si riduce oon qut:.sleai due problemi delle cosmiche guarchie, e della co.smica roltura fra il IHne e il male. E allora diventa chiaro che .se lo studio normalmente condotlO .sulle di/ferenti rau.e è in .sè un esame di differenzia:ioni morfologiche e di quelle t,erarchie che la natura ha di per sè istituito fra ra~a e ra:=a, quest'altro mo~nto, che è qut/W della lotta clu!. il problema della ra::za è chiamàta a condurre grandiosamente con.lro il mal.e, che .si annida nelle vene del• I'uomo, è il problema del punto di diVf!rt,en::a, Ot~ il bene .ti UlVf!rlenel mald: e di~nla un episodio di que.sto dramma. ehe, nella .sua più. riposta profondità, è ~ligioso. Chi può con. assolute::::adire dove, ca.soper ca.so, è il bene e dove il mak? Chi sapes.sequesU>,ne sapreb~ più. di. Dio. All'uonw, che ha il sen:,,odella vila e delle sue armonie. questa diVf!rgen:.a si rivela tutuu:i.a sotto le forme Utintframenle sicure, a~ se confwe, di un dUOsio inet.itabik nel secondo coso, e di una armonica pace tkl primo. Ed è per questa po«, e contro quel di.sasio - che, Mllo com• pkssione delle vicende umane, prende attitudini, intricale e poli· valenti - cAe Ji Jono comlxutule quasi tutk le guerre dell'iwmo. Guerre che osni popolo conduce contro altri popoli, per in.staurareappunto la pace Ml popolo e nella ra.u.a.. Nella vita di una. ra::,:ai conlra,ti sono terribilmente vari e comple.ssi. Perciò, ~ il problMJa del bene e del male, che uxca l'individtw singolo, è di reuuivamente facile .t,0luzion.e - facile, diciamo sempre, di fro,ite alI'Utinto c~ si congiunge ~n Dio - questo problema Mn è più facile, quando si applica aUe mOJse; cioè alle ra::::e ai popoli.. Il De..ttinodelI'umana carne ha 1,0/ut,o che l'uo,rw mansi il JU.O pa11ein/ridendolo di lagrime; e che la sua natura, com~ il JUO dolore, sia /alla Ukricanienle in due pe:::i; ùna le11denza che precipila ver.so la oonfu..tione, e un'altra, che è la sua pe· renne sek di arrrn:nu·a,sete che ognuno po.ssi~e a meno che non sia perverso e perdulo. Quindi ognuno di noi ha. il. suo /ardeUo di bene e di male; e il tragico i: che spe.sso so,w proprio le nalure più geniali e più creatrici, che hanno anche. nei loro scuotinu.>nlidi reden:.ione, più cadute nell'abù.so, più rotoli nt!l mole. Ni fu.mu.niuì tupeuò il sigill.o di Goethe, per rico11o~t'r,:quello eh,: r&li e3pres.se in fornu, monumenJa(e: Wer immer ,;trel>end sich bemi.ihl - deu ki.inncn wir erlUSen. Il grande è al di .sopra delle vi«ndr, ed è amico delle t~r• tigini, ove tulle le t:ice11desi confondono. Puciò. per il i:olo di queJlo superamento, ,: ~r qiuSla infinito armonia, o~ ,-sii svolge gli sguardi irradiai.i, ha d'ordinario una infinita pietà per le vicende piccole e tormentate del mondo, fra cui esli, il libt:rato, pii.i non si rilrot-a. Per q~slo sembra che egli. tanto urti contro il nw11do: e per q~sto anche Umte Jue a:ioni sem· brano fi&lie-del maU, menlre s~no non sono che solenni epifanie del bene. Aui eterni in cui ia11volge iJ. destino, secondo i/, cui J1l.Qvimento il grande solenne incede. Ora è coralleri.sticadi questi atti. del grande - che in fonde .JOrwil nwdello del bene per sii altri uomini - che essi hannt. Jem.pre una sicura belle::;,a;e ciò fa il loro prodigio, che trai a ,re le masse con occhi incantati. Perchè prodigio non .si com pie senza sostanziale bellnza. Basterò. dire - come generalmente si. fa - che per trouare la grande:::a di una ra:z.a occorre trovarne la belle:za? E che dovo è belle::=aè anche salute della razza? Cerlament~ fa/ferma::Wne sarebbe sufficiente, se a11chela bellczw e il suo crilt!rio a Jua volta. rwn fo"ero Jlali. perver· titi dalla for:a sottile del caltivo co,uit,lio. Nel mondo ri i osgi una belle:;:;asolenn~ e una belle;;::aa buon mercato. Gli uomini oorroUi, gli uomini del giorno geMralmente accolt,ono la seconda come la legittima e formonfosa; essa non dà do· lori; essa non dù peruirri. // più srave pericolo di q~su, fraintendimento della be[. lezZ{lsi /,a proprio nd problema della raz.:.a.CM del/,a bellezza esteriore maschile e muliebre c'è ormai un paradigma moderno: quello dei film unieriC<1nEi.ppure non ri è più corru::ioltt!' e più roirin•cl1e i,i quella <ippari~nte bellezza. /.,o ragione dt'll'erro11eitàdi quasi tutti gli apprezzamenti in· torno ai valori estetici f'd umani ri.Jiede nel /osto che il mondo moderno i inl~ramt:nte abituato a giudicare secondo categorie del finito. ci<H! di indole prevalentemente edonistica nel campo

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