La Difesa della Razza - anno IV - n. 24 - 20 ottobre 1941

Figurine di proto.Studi (Muleo di C•gliari) stia, i dO(;umeuU rtunmentauo aooora I Sardi, (flli.>.,la volta però oome mercellari al ~vizio del Faraoue, e un ,Jipinto del ge. colo Xlii a. C. li mostra combnttentl In Si.ria contro Pt:lth;gl e Teucri. probabilmente durante la t1I>(!dlzlone largiù c:ipit..:mab da Seti I. Le notizie tramandateci direttamente dall'antlebltà sono quiodi pocbi.uime, ma in compenao st.::tbiliscono chiaramente duo fatti: l'appartenenz.a dei Sardi alfa ra.ua modlterranea ed il popolo• mento dell'iaoln In un el)OCa anterioro al 1600 o. C. Questo prove però riveetono caratteri d'lnsnf!icicnza, ma fortunat1uneuto non sono le sole In nostro pc>ssesso. Esami molto più seri si possouo fare sui ritrovati archeologici, sul fossili umani cd anche sui viventi, ricordando che, dato il tipo particolare, di civiltà sarda, molte o.iratterlstiche somatiche di epoche superate si 30no con• se.rvote. Si tengo presento che, nel popolo italiano, la stlr1>e isarda oostituis«1 un tipo ben determinato. perl)(ltuatosi attraverso l'lso• lamento dovuto al be.li precisi eonftni naturali. St:>.ndo alla fiOln distribuzione dc.rii iodici cefalici. mentre nella 11Nìlti0ln le ZOile di dolicocefalia sono llmltatlnlme od appartale, lo Sarde1rna roppres:enta un·aroa di indici evidentemente b.'l:Mi (dn 7.f,9 nella ))arte meridionale a 76,9 in quella centralo a 78,9 uclln. KCttentrionale) o In dollcocefalin è fìJ)iccatis..,ima: con&ido• rando il Qual faUo e tenendo conto ch'eaao è localinato, In tt.alla, nelle parti terminali della penisola, come la Sila ed il Oargano, dObbiomo considerare il fenomeno dollcoldo come primario. Anche la statura ci offro lntercs&antlssimi dati: essa oscilla frs i J~ cm. (Ogllastra) o i 163 (Gallura), crescendo da end verso nord, eccezion fatln per qualche area Isolata al eeotro. che sembra lraltl&elart Qualche fattore della progreNIOne; si avverte Quindi uu , u,i11imu111,. di 11t1.1tun1, cui \·a aggiunta la minlu111 perceutuale tli biondi, limitali al 2,-4%, e di nati aquilini. Tali caratteri, rìanumiblll nella piceola tto.tura, nei rllJevl 80· 1lraorbitall SC&'llnti113Jmoi nel grado di mesorrinia. che si dleeo- &tano In &"enere dall'attuale Upo mediterranide, hanno attratto l"nttcnzione di parecchi studioaì, I ~ali non banno esitato ad :aas.egnarc i Sardi a varietà razziali che il Deniker chiama "iberoinsulari,. ed il Cipriani • paleo&ardl >, avend'e&"ll ravvlaa.to In queste particolarità la pre&enza di elementi arealci. Le inda&"ini compiute dal punto di vista etnico nel Mediterraneo neolitico banno ugualmente accertato l'esistenza di una grande rnua dolloocefala, la 1teua che ha lasciato visibili tracoe di 8è 241 dalla Spa&"na all'arclpelaj'O E&eo; la cranlolo&"ia cl offre:: uleuui dati J)(lr la rlcoetruz.lone sommaria del tipo fltioo dell\ipoc:i: straordinario aono le raeaomi&"lians.e con la ra:a.a sarda U10o.leron: ,tatura piccola, decisamente Interiore alla media (1~7 cm.), mNM>r• rlnia aeee.ntuata, Indice facciale bauo, sviluppata dolicocefalia. Osserviamo ebo l citati caratteri non ripetono fedelmente quelli trovati nel neolitico puro, ma &0no piuttosto proi>ri dell'eneolillco, epoca di trantblone lo cui certi fattori, t.anto etnici, quanto culturali, al vanno attenuando e si orientano verllO un tipo particolare di evoluzione.. La qual cosa è t'.lovuta certo alla pre&enm di una stirpe brachicetala, 800nOllCluta nel paleolitico ,uperiore, ma J)N!SOntenel vrencolltico, per quanto rap1lresenlata da percentuali minime; rlmoesa per deDcienza di prove la teoria della provenienza asiatica di questi brachioerati, ti suppoM eh'088i sicno clà stati conglobati nella rn:w. dollcoido On dall'inizio, anzi fos, sero stati tipici dell'esemplare alpino. 11 loro aumento avrebbe trasformato aleuni caratteri de.i dolioooefali (8f!Otnpana della no• tevole alteu.a del cranio e dell'hulice nasale allo, apparizione di forme plaUcefale), mentre la ba88A 11tatura 111sarebbe monte.nuta. li ritrovamento dei brachicefali eneolitici rlvC!lte importau&a e<.-cttionale, 1Jerehè è Aòj.,j()éiatoeon la (mltur8 1lel e bi("Chiere n campa11a •• &pecie di ceramica dlftmm nel bacino occidentale d<ll· l'Ea'eo ed In tutt.a l'Europa centrale e che ha dato iJ uomo ad uoa civiltà; gli studiosi baooo potuto precisare l'epoca della dUJusione di questo "blcc:hlere •• rieonofiCendo nella rana di Borreb)' (Danimarea) il popolo promotore di tale tipo di cultura; Il movi• mento d'espansione avrebbe secnlto una curva che, d11I centro della Spagna, attraverso la Sarde&"na, le Alpi centrali e la Ger• mania aVTObbe rarcluoto lo Jutland. Il panorauia otnologloo della Sorde&"no rifletto tutti i momenti auddeUi; I ritrovati sono riferibili all'eneolltlco inoltrnto, per quanto il carattere di ritardato avlluppo ci ol!ra Il modo di ve• dere anche forme riferibili ad 01>0eoanteriore, cosloohè non e11I• ste una netta linea di 1eparazlone tra l'età neolitica e quella int• .mediatamente aegnente. Sopra tutto le tombe cottituisoono ti 1Jri11cl11t1loe,c,cetto d'indagine e ror11i~o110 Il Hlftterlole in llJ-ulJ011ito, .ebbene le località arcbeolo,ricbc non sleno molto: Aughelu lluju, sui lidi del golfo di Alrhero (coata oeeidot1tale) è lo 11rl11eipale, S. A1itonio Uuina11, Cu&"utta, Dirori le meno CODOfiC.iutc. Sono· documentate tombe dei duo tipi neolitici, il dolmenico ed il curvilineo, con netta pre,·alenza del 11econdo. La pratica del• l'inumazione è, oaturalmo.nte, mantenuta, ma Il sepolcro non si limita più alla semplice 1088.II In caverua; generalmente 11ispOfltn all'al)(lrto, generando un vero tiPo di archltetturn funebre: ~m• pllce, quando ci ei limitò a &eavare un l)Offetto cilindrico ed a ricoprirlo di cippi (si hanno esempi .nelle culture coeve della PO· nl90la, apecle nel Vlte.rb<-tc), più compleS&O, quando il pouo ,•enlva Jutrlcato e ricoperto e&leriormente con pietroni (dolmen); altrn forma ern data dalle é'elle a torno, inta&"liate nella roccia e oollcgate per mcuo di un corridoio d'acoo880. Numerosissimo 90110 in tutta la Spagua le tombe del secondo tipo, cot1truito però artificialmente e di preterenzA sull'orlo degli ultlplani; ,ch\ In epooa preromana erano s;tale osservate, 11ebbene non se ne intendesse ph). l'u110 primitivo e r0$tlero l!ltftte ndll>itc ad altri &eOJ)icon opportune tra1forruaaloni. Diodoro e le sue fonti le chiamavano oon il nome di , 06).•,; , (torre a volta), il che significa che de&"li11trani edillci ,•era J)(lr• Juto anche il nome. Per luogo tempo 11Ifavoleggiò di tali co11tru• zioni come di rortiRcazionl erette nell'Interno del paese 11 fl110 direu-.ivo (1); il 1101,1tant1,·coon cui I Sardi aUu111\ lè deslJrn:mo: 1\\1• rniçu o uura,rbe, venne arbitrariamente rif(lrito al 8Cmitlco "nur •• dGè fuoco, quasi che i Fenici, tardi occupatori dello C08lo meri• . dionali del paese, avessero eretto quelle torri per segnalAs.lonl ot• tlcbe; altri parlarono di luoghi di adunaoze delle 1100ictà 1>rimUlve.. Do un quarantennio l'arcomeDto è ormai paclOeo; l'etimolo&"i11 di "nnraru ,, fl(ltnbra doverei riferire poco poeticamente ad unn alterazione del dialettale • ruuracciu •• oorrisJ)Oodcnte a "ruina ,, e cli 11tudi del Pinua, appositamente compiuti, lu,nno offerto una me&&edi doti in proposito. I "nuraghi,. più 110mpllcl conttaoo di una cella a cupola allun• 1rata, co,truit.a con filari di pietre n seec,o, più o meno &Quadrate; la ceUa è ricoperta esteriormente qa un rou.o paramento troncoconico (la creduta torre), pure di pietra lavorala, nel cui IIJ>H· gore è praticato un corridoio che conduce nell'interno. I J)iù com• pleasi vantano pnre nna celletta superiore, meua In comunicazione con l:I corridoio per mezzo di una tcala elicoidale: ai Inti etlttono delle agcìuote, nuratrbl ad un solo piano, APJ>O&'ginte alla oogtruzione oe.ntrale. Alcuno volte. per esempio il Nuraghe di Lugherraa, tutto H complouo è circondato da una vera e pro• pria cinta fortiOcata, dl et.A certo Po1terlore. la quale però f:i. pensare ad una particolare orcanlzs.azione della soeletà del tern.

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