DIFEIESLI L1 SClENZ!•DKUNINTAZIONE POI.END•QlJffllONJ\- 01 RE T T o RE TELESIO INTERLANDJ ANNO IV n-24 • 20OTTOBRE XIX ltOIIA.. ■P&DIZION& IN ABBONAM&NTO PO■TAU: URUENA "to,11.\/ SIATI., E ,.\O,\ l'Y.COUf. llA'JTf •• ~J CJIE 'L Cll DE.O DI 1, 01 TUA. ~ 01 \O\ IUDA!" (DA.,,TE. l'i\lHl>?StJ \)
2 ID OrTOHI •Ult DOCVMIIIITAll6NI - .-a. ur. IIAZZII ....-UJI.U.. ~ AIL\'l'ltl0, - - au - ~ -•,-m -,..uaa •- 1-11 onoa a /, OOlfflONMIO BANCA COMMERCIALE ITALIANA UAPlTALE L. 700.000.000 I.NTJ<JKA.1'1El\TTE VEIISATO HJ"SEUVA L. 1.60.000.000 _AL 18 MARZO 1940-XVIII
A TUTTI E RESO -POSSIBIL DI SOTTOSCRIVERE Al NUOVI BUONI. NOVENNALI DEL TESORO 5'1, MEDIANTE SPECIALI POLIZZE DELL'ISTITUTO. NAZIONALE DELLE ASSICURAZIONI La sottoscrizione ai nuovi Buoni del Tesoro Novennali S,; a premi, con scadenza settembre 1950 si chiude nel modo più brillante; il che dimostra come il popolo italiano senta profondamente il dovere di contribuire con tutte le sue forze alle imprescindibili-necessità della Patria in armi. Ma vi sono larghi strati della popolazione, che pur COJlSCi di questo dovere non sanno come assolverlo perchè per la loro situazione economica o per cause contingenti, non dispongono di mezzi sufficienti. Per essi particolarmente l'Istituto Nazionale delle Assicurazioni ha stabilito di emettere delle SPECIALI POLIZZE D'ASSICURAZIONE che consentonc;i di partecipare alla patriottica sottoscrizione con pagamenti rateali del capitale e che in pari tempo costiruiscono un perfetto atto di previdenza a garanzia dei contraenti e delle loro famiglie• Ricordiamo che nel 1941, due assicurati con polizze di identico tipo emesse dall'Istituto in occasione della precedente emissione di Buoni del Tesoro, hanno guadagnato, ciascuno, un premio di UN MILIONE DI LIRE. E l'uno e l'altro, · fino al momento della vincita, non avevano speso per la loro polizza che poche centinaia di lire I -PER INFORMAZIONI E CHIARIMENTI RIVOLGERSI ALLE AGENZIE DELL'ISTITUTO NAZIONALE DELLE ASSICURAZIONI
• ANNO IV · NUMERO 24 20 OTTOBRE 1941-XIX 1;1f(,:a; Il.,\ t: li . .%0 01 OGNI Mt:~t. tlN NI Mt:ICO ~ErANA 01'0 Llllt: I Alf.80.",.",. .. NTo A/\:-lUO Lllu; 2U A8HO;\"AMt:.,·1·0 s,,;]o:STMAU> • 12 t:!IITt.lCO Il. llOl·r,o Direllore: TELESIO INTERLAN~Dl Comit•to di redaaione: 1>rof.doti. CUIDO LANDRA • prof. dou. LIDIOCIPRIAN~ Se1re1ario ,ti ndnione: GIORCJO ALMIRANTE SCIENZ!•DOUCEUNT4ZIONE POLEUICOAU. ESTIONAmo EROI OEllA NOSTRA RAZZA Gli aviatori Medaglie d'Oro di Romagna, eroicamente caduti per la Patria. Da sinistra a destra: f. e·aracca, L.Zanoni e W. D'Aitri {sculture di Mario Morigi, poste nel Collegio aeronautico della G.I.L., inaugurato dal Duce).
LARAZZA E 1- CAPI Se non in pratica almeno in leoria. un punto nel quale la concezione fascista sembra divergt"re d11 quella nazionalsocialisla riguarda l'idea di na• zione·razza. nei suoi rapporti sia con lo Stato, sia con i <.api. In Germania. in vari ambienli, si è formata una vera e propria e mitologia> del Yolk, 1ermi11e che ha varie sfumature, potendo dire nazione, popolo. stirpe e anche razza. popolorazza è forse la traduzione più adeguala. Il J/olk vale qui come l'elemento primario, :o Stato, invece, come quello secon· dario. Il Yolk sarebbe una en• tilà ber1 definita. dotata già allo stato di natura di leggi e norme etiche sue proprie, sì che permarrebbe identico di là dal mutare delle forme politiche. Così in una condizione normale, in es.,o cadttbbe il centro di ognj valore. :o Stato di fron• te ad esso sarebbe un < contenente > di fronte a e contenu• to >, non fine, ma uno stru· mento senza realtà propria creato dal Volk e condizionato da esso. Negli stessi riguardi dei Capi, si formula il princi· pio: Die Weihe des Fiihrer· tum., i,, das Volk. il che più o meno vuol dire. cbe il Capo trae dal Volk il principio della sua legittimità e della sua autorità. Così, se Duz e Fiihrer aono etimologicamente espres• sioni equivalenti (la prima pa• rola viene da ducue. identica a /U.hren, da r..ui deriva FU.· l1rt>r), pure, ideologicamente. ~u,-.sisle una differenza: il FU.- r, luer è qualco~ di diverso dal Dux perchè egli vale propria· mente come < guida > : è meno colui che crea, che non colui che interprela e che sta alla testa di un « 1>opolo > • Volk • assumendo questa funzione quasi per d~lega e per intN& comune. E' così che mentre da noi - giustamente -- la p3· rola e socialismo> consen•a sempre una sfumalura sospel· la e sgradita, nsa non l'ha in Germania. figura11do già nella designazione del Partilo. che si chiama appunto - non dimen· ticl1iamolo - nazionalsociali• sta, cioè sociaiista nazionale. Il punto di vista del fascismo è naturalmente di,•erso. Del e popolo>, cosi caro alla democrazia, Mussolini ebbe a parlare come di una e misteriosa entità > nel senso di qualco· sa di mitologico e di inconsistente. Egli così definl come re· gimi democratici e quelli nei quali. di tanlo in tanto, si dà al povolo l'illusione di esser $0Vrano, mentre la vera effettiva sovranità sta in altre forze>. Per il fascismo, peraltro, è lo Stato che, rispetlo alla nazione e al e popolo•~ costituisce l'e• lemento primario, avendo la parie di una e entelechia :t, di un principio animatore e for• malore dall'interno e, in una certa misura, anche da:l'alto. Solo nello Staio la na:i:ione si realizza come propriamente la· le. Mussolini afferma recisa· mente ~ma concezione qualita· riva. quella dell'c idea più po· tenie perchè più morale, più coerente, più vera, che nel po· polo si atrua quale co.scienia e volontà di pochi~ .inzì di Uno, benChè quale ideale tende ad attuarsi nella coscienza e vo· lontà di tutti>. Per cuj il Voli.. della concezione tedesca·, lungi dall'esistere già allo stato dì natura come realtà collcttiw.i o di massa che clir si voglia, csi· .slerebbe e si i-ealiz:zerebbe real• mente solo in una élite e, al li· mite, solo nell'apice di un po· polo: nei Capi, nel Domina· ton,'. La differenza fra le due ,·e· dute sembrerebbe dunque- rt'a· le. Tutta,•ia. come già awer• ti.mmo, essa si riferisce più alle leorie che non alla prati• ca. In Germania, infaui. in via di fatto :•azione autoritaria deUo Srato e del auo Capo sulla uazione si porta in alcuni casi anche più innan:.i:i che in Italia, tanto da far nascere il sospetlo, se l'accennala leoria de: Volk e del suo primato non sia un mito nel senso sore!ia· no, un'idea·fon:a, cioè, e una parola d'ordine usata non per \'ia del suo con1enuto di \'erità, bensì per gli" efferri favorevoli che ne derivano pel potere che la impugna e che afferma di seguirl.1. Jn ogni modo. noi abbiamo toccalo questo arl;'omento con un fine speciale: per mostrare che se teorie, come quelia del Volk, possono anche esser OJ>· portune lalvolta, dal pun10 di \•ista vragmatico. cioè poli1ico in senso streuo. esse tuttaviJ possono ingenerare nella teoria, della raz7.a degli equi,•oci e delle confusioni, susceuibili ad eASer i,wece faò!ilmenle preve• nuti quando si parta dalla ,·eduta fascista e mussoliniana. Qui vogliamo hreveme111echia-· rire tale idea. Volk abbiamo detto che si• gnifica nazione-raz:ta. Ma qua· le è, oggettivamente, il senso di una tale designazione? Un cerio fiacco nazionalismo e idealistico> fino a ieri ha avuto il torto di traseurare la razza. dj dar ogni peso alla e nazione> come una unità generica e spesso retorica, va• sta abbastanza per accogliere e santificare col suo crisma es· seri di ogni sangue, ebr3ir.:o e negro compresi. Bisogna vedere di non cadere nell'errore opposto. cioè ne: supporre una unità di ra:u:a là clo,c c~i,1c semplicemente una unifà di .Ja· zione e di stirpe, cement:ilit da fattori, che in buona mi,mra non sono razti.i.li. razziali con riferimento non s~lo alla razza del corpo, ma a quella stessa dell'animo: in lai modo nou ~olo si svuolerebbe-, ma anche - ancor peggio - si demo· cratitzerebbe e degraderebbe la nozione di razza. Perciò torniamo a doman· dare: che significa propriamente nazione-razza o Volle cht" <lir si \'oglia? Nel caso della slessa Germania, i razzisti più ortodossi son d'accordo nel ri· conoscervi :a presenza di almeno sei rane principaij del ceppo europeo. a tacer di com• ponenti di raue semi•europ«" o non europee. Ci s.i vuol riferire, allora, alla generica qualità e ariana >? Ma anche a prescindere del contenulo ne· gatiwo di quesla designaziont, perchè oggi purtroppo può at• trihuirsela chiunque non aia proprio di discendenza ebraica o negra o di altra razza di co· lore, forse che il solo Volk te· rlesco può dirsi e ariano :t, e non pure quello di ahre na· :zioni?' A quesla stregua. per una differenziazione, sarebbe giuocofoua riferir.si ad altri fattori. l.;,,,... prrìi k.:alml'nle riporterebbero all anc~ idea di comunità nazionale, più che a queHa di e razza ». · Clii volesse invece conside· rare realisticamenre il proble• ma, a nostro parere, dovrebbe impostarlo nel modo segucnle. Il Volk è danero la e miste· riosa entità :t di cui ha dello Mussolini. Esso ha. sempre il significato di una mesco!anza raztiale. più o meno omogenea e stabile. Non è dunque, in sè sles.so. razZ3. Contiene però. per così dire, la razza. Polcn• zialmente. Qui si aggiunga an• cora una considerazione. Sta ~uor di dubbio che in molte correnti razziste agisce una 1endenzialità livellatrict-. Non bisogna collettivinare il con· cetto di razza. Ruza significa sempre qualità. Quindi non si può attribuirla ad una masaa, anche quando que· sta massa, sia di uno sle.sso sangue. abbia la stessa ori;iue. Tanto più ciò è vero per il Volk, per una stirpe o 11.11.icme
,li ,Jj,·ff!la o 11 ricfo del.«" ffl'i a orpnauzòonì ooél:ld.l. 11.. dir addirillÒir• •~ q.a~ eoloro elio~·,..,. '-Qu,,to • .re ....... Jel · · in i-cn,o ~~rioN ,i •Caccna· maltriali,g: il quele bop no r-d en,,e~,·i'~ ,·itibil men- speMO eo,a(oude .lie condi · tt'. come ~liu, dirig,enti. dalla n~i.,e per la difes:a est • tt&a,nte 80lllanu dt': Volk. può riore delta rana con quel dir$'i. per l'Europa almmo. cssern:iali ~ inlttnt': e ci chiuso. E' eoeì che si è dello pt>rchè tsSO conosce solo· esi~ter~. la rana. in una natio· razza del corpo, ignora la ra ne. pote11:iulmt>nte. ~ è me- 1.a interna cp1>erò anche i ra no una rtahà colleuiu eht no,1 porti diell'w,a CClJl l'ahn,
metti materiali si può aolo procedere ad una profilassi e ad una igiene razziale : si può cioè impedire che per via di alterazioni e di contaminuioni il livello razziale di un popolo si abbassi ancora. Per ottenere, oltre a ciò, che esso si innalzi e che la razza superiore, o raz• za in senso proprio, si risvegli, bi&Ognahattere es&e:nzialmente una via diversa, spirituale e interiore. Si tratta come dell'estraz.ione ..di un metallo prezioso da un minerale, ove si trova frammi• sto a scorie. Ovvero, con un"al• tra ima.gine: si tratt&.. di u.o processo di cristallizzazione. Ancor meglio: di un processo di precipitazione catalittica. Una pule fondamentale in t■· le processo l'hanno i Capi, con la loro azione visibile e invisi• bile, consapevole e involonta· ria. Si ricordi che cosa sono le sostanze catalizzatrici: sono quelle che con la loro sola presenza., senza un'azione vera e propria, determinano una precipitazione o cristallizzazio· ne neUe soluzioni in cui sono messe. La tradizione estremoorientale ha, nel riguardo, la espressione wei • wu • Wf:~ cioè e agire senza agire :t. Nella metafisica di Aristotele si par· la dei e motore immobile :t : è, di nuovo, colui che deter· mina un movimento senza propriamente agire: per una specie di attrazione, esso trae all'atto le forme che· dormono nella materia allo stato di con· fuse e incerte possihiiità. Con ciò, le vedute già accennate relative al Volk risultano capovohe. La razza esiste nel Volk, nella nazione•popolo, come possibilità; nei capi essa esiste invece come rea:tà. Non solo: a questa stregua il Capo diviene l'elemento primario. il condizionante, il Yolk restando in,·ece l'elemento secondario, condizionato. E la YeiM, il principio della legittimità e dell'autorità, cade nel primo, non nel secondo. Aristotelica• mente e scol.ssticamente diremmo: il primo è la e forma :t, il secondo è la e materia :t, j) primo è l'atto, il secondo è la e potenza :t - ma. sempre aecondo il linguaggio di quella filosofia, che sarà noto a molti nostri lettori. la potenza non s raggiunge il suo atto se non per il tramite (uione catalittica. azione animatrice, wei• wu•wei. ecc.). di ciò e.be è già in atto. E' l'inferiore che ha bisogno del superiore, e non viceversa. Idealmente, il primo esiste davvero solo in funzione del secondo. Traducendo nei termini speciali del nostro problema: co-, loro nei quali la razza esiste, là dove essi come f.api appa· iano come un ideale incarnato · e si lrovìno in grado di eserci• tare tutto il loro prestigio e il loro potere visibile ed invisibile, divengono i fattori aUivi di una lenta ma sicura diffe• renziuione, per via della quale dalla matrice o sostanza elementare e confusa deìle nazioni storiche prende forma, affiora e sempre più univocamente si afferma la e razza>, un tipo e puro >, ·nuo,·o e, ad un tempo, antico, originario. Possiamo dunque pensare ad un intervallo. all'un estremo del quale si trovano i capi, co• me e razza attuata :t. nell'altro. invece, sta la massa, la e miste• riosa entità :t, nella quale la razza può essere solo un e ideale :t, una tendenza, una possibilità mista a varie altre e a ciò stesso che, come sostanza ormai livellata. può ben dirsi i'antirazza. Fra queati estremi si possono concepire gradi intermedi, nei quali spe· ciali processi, di là dall'astr:uto e ideale~ dei pi~ hanno già creato certe e quantità :t di razza. Ciò potrebbe esser la premessa per una precisa arti• colazione gerarchica, a precisar la quale aggiungeremo quanto segue. E' d'uopo ricordare la ,,edu· la da noi formulata in varie occasioni - e partitamente nel nostro libro SinteJi di dottrina della razza - secondo la quale la razza non esiste solo nel corpo, ma anche nel· l'anima e, poi, nello spirito. 4 dove la 11uarealizzazione è completa in tutti e tre questi piani, 11i ha il tipo davvero < puro :t, quello, in cui la raz· za è veramente e interamente attuata. Ora, nelle dottrine tra· dizionali (e possiamo ricordare, qui, quella 11tessadi Plato• ne. meno completa. ma, per molti, più vicina e nota di va• rie altre corrispondenti' la triade corpo-anima-spirito non solo è stata messa in reluio• oc nnalogiea ad una triade di funzioni dell'essere umano (vita vegetativa, volontà. sa• pienza), ma anche ad una tripartizione gerarchica di quel più grande organiemo, che è lo Stato. E' cosi che si può individuare approssimati· vamente il luogo per q~i gradi d.i realizzazione intermedia della razza, di cui si è detto or ora: il grado meno elevato corrisponderà al livello delle masse lavoratrici, dynamiJ o e materia :t dell'intera gerar· chia, che, corrispondendo a sua volta al corpo. come criterio più alto o ideale pei- la realiz• zaz:ione della razza avrà essenzialmente quella biologica, cioè la rana del corpo. Nel secon• do grado l'ideale si sposterà verso la razza dell'animo, na· turalmente. non nel senso di trascurare con ciò la rana del corpo, ma nel senso di fornire ad essa la controparte più adeguata sul piano dei valori morali e del modo interno di es· sere.. e, quindi, di fornire una specie di sostegno interno e di anima vivificatrice e trasfigu• ratrice alla stessa raua del corpo. In grado eminente,, lo stesso 11idirà per il teno grado e la lei'%&articolazione ge· rarchica, corrispondente allo spirito. Qui 813rebbero appun• to i Capi, nel senso più alto del termine. Al •grado precedente invece noi tenderemmo a far corrispondere una élik guerriera, guerriera come attitudine e come stile (disciplina, coraggio interiore, incJina· iione a forme virili di associa· zione e di attività in comune, ecc.). perciò, senza necessario riferimenlo ad una milizia vera e propria. Ed ora un ultimo ·,ilievo circa lo Stato. La tendenza a svalutare lo Stato a favore della nazione e del Yolk ha un ca· rattere puramente polemico e, !e non maschera istanze senza alt.ro sovversive, prende le mosse da una forma di dea• denza dell'idea stessa di Stato. Ad un ceno momento, 11icredette sul-serio che lo Stato esi• stesse come una astratta super· struttura, come qualcosa di au· tomatico. di impersonale. di e oggettivo :t e di giuridica• mente e po1itivo :t, che soffoca la realtà viva delle nazioni e degli individui. Ora, tutto ciò non è che decadenza dello Sta• lo. E' soltanto ciò che come re· &iduo ha sussistito quando le strutture politiche create da Capi e d1 èlile.s personificanti tradizioni viventi non furono più sostenute da una forza in· · terna. Allora si cominciò a parlare di uno Stato e oggetti• vo :t nel senso di un alibi: ai dette ad intendere l'esistenza di poteri pubblici autonomi, di istituzioni e di norme giuridi• che e neutre > per continuare ad ottenere quel riconoximen· to e quell'ossequio, a eui l'affermazione diretta e il presti· gio inerente all'alta statura dì Capi e a principii superiori più non bastava. Contro tale Stato disanimato e svuotato sorge ap• punto, come pura istanza polemica. la teoria del Volle e del suo primato, insieme a varie altre di pari tendenzialità so· cializzante. Senonchè noi intendiamo ri· prendere e affermare l'idea del vero Stato, inconcepibile senza un Capo e, anzi, senza una éli· le e una rana superiore, culmine, centro effettivo e soste• gno della nazione. In tale C3· so, lo Stato non è più un morto meccanismo. E' invece lo strumento più potente e vivo per l'azione di reuificazione, di risveglio e di animazione cser· citata dai Capi. E se noi poi vogliamo particolarmente riferire quest'azione al piano della e razza :t latente in una stirpe possiamo senz'altro estendere, 11ulla base delle precedenti considerazioni, l'affermazione di Mussolini. e dire che non solo la e nazione :t, ma anche la e razza >, come compito, come razza effettiva da realizzarsi ed attuarsi, non esiste che nell'interno dello Stato e come Stato, vale a dire, esiste so:O nel sistema ·organico dei pro· cessi spirituali e politici svol• gentiai nel nuovo Stato e come anicolazioni dell'élite o dell'ordine che regge la gernr<:hi~ di questo stesso Stato. J, EVOLA
Tipo armenoide Un Armeno. dal cranio delo~m~lo (SETTORE ASIATICO] La transizione razziale dall'Asia all'E11ro1,."\si può ossen·are percorrendo il ter· ritorio dell"U.R.S.S. da Orienh: ad O<:cideute. I principali l'ipi che poi costitui• scono le ,·arianti rauiali dell'Europa so~ no rapprcscntatì - in questo. vaS1issimo spazio intercorrente tra la penisola di Camciatcs cd il massiccio uralico - s1)(:s- ;,<.1 nella loro forma lliù rozza e pili invo· Iuta in modo da essere poco riconoscibili. F per quanto non sia rimas,a sempre compro,·ata la parentela di rana e rori· r;mc degli europei relativamente ai popoli che esamineremo, pure la scienza antropologica ha riconosciuto nei gruppi che almano l'Asi,1, ad est degli Urali e sino al confine gcoantrot)ico con i mongoloidi (Asia :\111criorc) i caratteri curopoidi, i quali - nella SJ)('Cic - ,·engono a. tradur· sj in determinate ,·arianti del comune ccp· J)O,e cioè: il t~po an11c11;<ki,l tipo h1ro,tidc-, il tipo Qricntalidc <"dil tipo ìndidc-. Ai primi due tipi, planoccipitali. si attr•ibuiscono caratteri asiatici montani e cioè: coq)() brc\·ilim.-o, faccia l,4,rga <' naso forre e promincm1:. Gli altri dm: invece sono conrraddistinti da. una conformazione somatica longilinea. accompagnata da allungamento dt"llc. ossa craniche. ~ta n:.R.S.S. comprende anch<' nel suo Slermin;uo tt"rritorio grnppi rauiali moN· [10/idi. che sono stati classificati come di tipo fl1Ngid<f (Eid:stadt). mentre nelle isole settentrionali dell'estrema SiOCria si noia il t-ipo curopoidc arcaico c.legli Ai111,ìdi e uclla Siberia occidentale, sin verso la linea Ji sutura con lo s1)azio europeo, la prescnu considcrc,·olc degli urato-altaici (urali· di) co_stirni~ccuna forte riscna di clementi pre-euroi:~i. Scgut"ndo il metodo adope· , ato ndlo scritto pubblicato nel n. 22 de L, Di{C-S(I delle• Ru:.:" - 1icr maj!'giort" intelligibilità del complesso quadro 1n1ropo: logico della Russia asiatica - il quale poi presenta numerose souo-,·ariam1 che sa•
:ebbe: prolisso ducrivcrc anche per sommi capi - possiamo considerare - anche per questo settore - tre grandi aggruppa.men• t1 ognuno dei quali è - in Russia - rapprescncato da divc"i sottogruppi, od tlJtit: !,ulo·ttit'Opti: Armeni, Ossd'i, Tagicchi; Couco.si,1: Georgiani; Uro/o-altaici: VoJ,:ali, Ostiachi, (acuti, Samoi1..·di.TunJ.,'llsi, Tatari e Ahaic1. Kozach1 e Kirghisi, KaraKalpachi, V.rb«chi, K:uhgariani. Turco· manni, ,i\zcrh:urgi:111i. Tra questi riconosciuno le ctn~ di tipo :unropol~ico: tHroptd,· ri~1ll()1\dc1111 :i{ili Armeni, agh Osseti, ai Tagicchi, ai Gcor• 'giani. cd agli ahri nominati esclusi i Sa· moicdi cd 'l Tungusi che insieme ai Sib.t· ridi appartengono al grande tipo razzia1e mongolidt e pre•moogolidc. E' chiaro quin- <11che la massa ncomorfa e paleomorfa del. le razze che complicano lo studio antropo• logico dcll'U.R.S.S. - e che ad un primo esame sembrano più di quante ,,era.mente siano - anche pcrchè le mistovariaz.ioni e I•· idiol'ariazioni, di cui p.irfammo nel prettdcnte studio, spesso trasfigurano e rm· dono poco individuabili ceni caratteri comuni a.d altre etnie V::cinco geografica· mente lontane - t: riducibilt dai tre aggruppamenti t'tn1c1 (grandi ernie) sopra· elencat 1 a due soli aggruppamenti raztialt (grandi .rane) e ci4X agli turopidi cd ai nio,,,gttlidi. Tra. gli curopidi jJ gruppo o""t""id, è il più discusso. Anche porchè: ~ swo spcs• so con fuso con gli clementi antropologici di cui sorsero gli Ebrei, i quali invece - in b.1.sealla sistematica di Biasutti - sono una ~r,cma discendenza della rana 10 ouiridc ( = ass1rotde di Denikcr) estinta. Weinert - riferendosi a dabi prtiscorici cd archeologici - ha ,ro,·ato nella civiltà hittita il tipo armenoidc. Ma secondo il pcn· siero di questo autore gH armeni si avvi• oinano ai mtditerraMi che noi sappiamo originati dalle estreme propaggini palcolili, che dell'uomo di Neanderthal: con i nordi. Ci e con i mediterranei gli armeni hanno in comune l'occipite appiattito e comi i proto-nordici la loro stanza preistorica è l'Asia anteriore. Eu.ropldl: gli Armeni La repubblica soviccica sociali.su di Ar• DKnia non comprcm:k namralmentc tutti gJi armenoidi che sono disseminati su più nsta arca. D'altra parte le zone: dell'Ala· ecsc- che appartengono amministrativa• mente a questa repuhhlic111- !ono 1>01.oolak da Curdi che sono di razza turco-mongo· lica. E ciò se si astngga da a.lcre minorità tra cui quelle turche e greche. La statura degli armeni è mtzuna, la corporatura n-assiccia, il tronco è ampio, le gambe '°" no rclauvamc.nre corte, la ptlle è bianc.a., i e.a.pellie gli oc.eh; sono castani o neri cd il sistema pilifero è cospicuo. Il cipo c:cfa· hco è brachicefalo planoccipitale, la faccia è allungata, il naso stretto e prominente sP.,.ssissÌm.QaqtiiJi•o. Tuttavia i dolicoi<H sono discr~amente rapprcsc.nt.ati ollOCnon può dirsi che la brach1cc!alia sia un ca· rauere fondamentale agli armeni, tanto più che le deformazioni artificiali - operate sin dalla tenera età - hanno agico in sc.n• so brachimorfo su soggetti originariamen.• u dolicomorfi. Ora il dolicomorfismo armenoidc,, - an• che se commisto a brachimorfi.smo - è uno di quei caratteri che insieme a molti altri di ordine etnico cd etnico-psichico av. vacina quc,a_ etnia a.i mcclitcrnoci. Gli 0...,,1 La contrada ove ,-ivono gU Oucti su a cavaliere della catena caucasica. li versan• te del sud è popolato dai georgiani. Gli C>,.scc-iformano attualmente una e rtpu.bblica autonoma•; il loro tipo fistc:0 accusa - in modo nccco - la loro appartenenza ad una branca iranica dcll'a.ggruppamcnto indo-curopc.o. Non è accertato - dal punto di vista. storia:> - che gli Osscti discendano dagli Alani, i qual; s1 erano stantiati nelle stq>- pc del pa<'sc ~gli Sciti prima della noscra èra cd i cui resti furono obbligati - da ,uecessivc. oodak migraAOrie- a ripiqa~ r<. verso le montagft(' del Ponto Eusino. Tra gli Osste:i si risconcra frtquentcmentc il tipo nordeuropeo planoccipita.k: dolicoide a statura elevata che è mc.no dif. h.:so tra gli altri caucasici. Ed è per que· sto chc gli Osstti si distinguono da questi ulrimi e vengono ascritti fra gl.i indoeuropei in stnso proprio. Anche il biondismo è comune fra gli Ossd:i cd i dati .1.ntropologic; rilevati su di essi da Djawachi· schwìli co,ncidono con qutlli dc.I nord Eu· ropa in g-ran parte. Scatura 1~, indice sc.hclico 52,3, indicc cefalìco 81 19, indJcc nasale M,5. Mettendo in raffronto taJi dati con quel· li rilr"\'al1 da An§Crow sugli Arme,11 si noca la loro stretta parentela antropologica con questi ul<imi. Armeni: statura 165,5, indice schelico S2,9, indice cefalico 85,2, indi· cc facciale 88,2, indice nasale 61 15. I Tagieehl Nello stato SO\•ietico il Tadjikistan è una repubblica dcli' Asia centralc confinante ad csc con la Cina e a sud con 1' Af~nistan. I Tagicchi - che partano un d1aleuo iranico - presentano spkcati caratteri indoeuropei. 51 osserva in cui wia prccisa..tcn• dcnza alla dcpigmcnca.zionc. 1 biondi appa• iono nella misura dell'S-10 per cento e gk occhi azzurri sj riscontrano ncUa misura del 15 pcr"Ccnto. Il tipo domìnance è quc.l· Jf) che presenta cranio alto e corto, faéci.a piuttosto larga, naso lungo cd aquilino, corpora1ura massiccia, pelosità abbood.ance e morbida. Caucasici: I Georgiani I Georgiani possono definirsi com'-' una razza caucasica tipica che diverrc dagh Osscti J)('r i suoi caratlcri ffl('no ,·icin1 a quelli del ccpp0 indo-curopco. Infatti vi prevale il tipo e brunctco > fo luogo di quello a pclJc bi.anca. Tutta.,•ia anche 1 G1..'(1rgianipresentano il tipo dtlla grande raua europea per quanto ahtrato da mol• 11·plici mi.stovariazioni determinate dalle correnti migratorie eterogenee IK>pra:uuo ~: ordine mongolide. DjawachiKhv. ili ha J)Otuto rilt, are tk·•
Georg-iam QCC1dcncahtbu antropoktg1c1 che fondamentalmente non differiscono da qucUj delle ra.z.zc curopidi od indo-aric: scatura 165,1, indice schclico 50,1, indice cefalico 82,3, indice nasale 56,1. Nelle altre etnie caucasiche meno tipl• che sono stati studiali - comparativarMD· ~ - 1 daci antropologici cd è Utile nocare le singole 1'11eva:iioniper stabilire l'esi• stcnza di un certo grado di uniformità rau.iale tra di esse. Circoui: statura 167,0, ind:cc: schclico ~2,2, indice cefalico 83-4, indice nasale 64,o. c,,,ni: statura 171,3, ir.di<:e cefalico 82,1, indice nasale 65,3I Tatari: I Knzadal e IUrghl•I Uno degli aggrnppamcnti etnici più ,importanti della Russia asiatica è CO$l'ituito <:ai kara-kirghisi e dai kataehi (ka1uaJc = cavahcN) ai qua.ti s, aggiungono k tt· nie JJOCO diffcrtt1zia1c dei kirci e dei ka· ra-kalpachi. Domina in qucsti grnppi rauiali una accentuata brachicefali.a, l'indice cefalico medio è suptriore ad 8+ I kara-kirghisi hanno un indice cdalico di 88.2 (Loyce) mentre i kauch1 delrOrda Mrdia 1>rrscntano cn indice di 9.i,.4 (lvanowsk-i). Il cranio, brachimorfo è basso cd appiattito. Il corpo ~uto e massiccio. megolospJanen~ "tamp10 sviluppo del tron· c:o); la scatura oscilla tra i valori mcdii <'i 1,64 e 1,68: l'elemento sanguigno mongolide che si trova in q~5'e razze è parucolarmenle: tenue. Però i e tratti fisionoTipici conledlnl lelar, d•ll'Aierbeigien mio mongolidi spcsscggiano tra i bra· kirghisi e non sono rari fra. i ka:u.chj dell'Orda Media, ma vanno progrcssivamenk svanendo verso QC:cidente, dO\'C degli effetti del sangue mongolico non rimane: per lo più che una ~na pienei.u e pcsan• tc.ua di faccia• (Biasuui). Gti Uzbccchi - che etnieamcntc si contrappongono ai prc<c<.lcnti popoli per la loro sedentarietà ;tgr,:cola - o per il loro sc:minomadismo (cacciatori) - ditc:endono da tribù turcomongole cd appaiono eomt: il risultato di tina mistione con i prc.csistcnti gruppi tu· ~.di cd ananoidi. La costituente mongolidc negli Uzbccchi ~ tuttavia maggiore che ne.Ile altre ernie tatatt cd ~ accus.ata dalla stars.a alteua ctfalic.a e dai tratti faccu.h più pieni. Sulle sponde sud,oric.ntali del Mar Caspio - in zona M:cpposa - Vllveun alcro gruppo tataro dedito a règim( nomad1co. Questa razza diHc:risce dagli Uzbecchi per l] predominio dc:lla costituente curopidc. Infatti hanno statura alta e slanciata (1.69 in media) sono molto barbuti e bruno-chia• rie prevale in essi la dolicoc:cfalia (e qualche gruppo ha soltanto 76-77 di indice cefalico medio•>· I dati antropologici rc.l.ativi a tutti quetti gmppi antropologici non differiscono molto tra loro. Kora-chirghìJi: statura 162,0, indice Wldico S4,7, indice ccfahco 84,8, indice nasale 73.J.. Tagicclu: statura 167,6, indice cefalico $3,1, indtCC facciale 94,0, fodicc n.ualc 66,5. T,minoidi: indkì cefalici:. 85.1, 84,2, 86.7; sta.tura media: •66.J, 165,5, 165,0; indici facciali: 89,5, 86,J, So,2; indici na sali: j8,3, i4,7, '79.7A:abmrgrani: 1'talura 167,6. indrct schclic,, 50.8, indice cefalico.> 7i,8, Ni:I loro complesso i gruppi ru:u.ali ta• cari - che si trovano disseminati nella Russia eun,pca cd .:n quella asiatica - costituiscono - per alcuni loro caratteri - una sor1a di aggruppamento prc·curopco. Infatti lt' migrazioni prdstorichc dei brachimorfi dalle grandi 1tc::ppc alla volt.\ del. l'Europa «nrralc e sdtcntrionale influirono sulla formazione ruz.iale dd pr0to-nord1ci ~ppor1ando la brachicdalia r quiudi l'elemento dolico tra i dolicomorfi nord• europ:1. L'ahra grande suddivisione rauiale ncl1;,, quale vengono d:1tin1i contrapponcnoosi - non sempre dal punto di vista cinico - ma sopracuuo per i basilari caraueri a!1· tropologici - le popolazioni della Russia .sialica, è costituita d.a1 mo•gtnidi. Qu~ sto insieme di rane - in cui domina 1I mongolismo - rappretcnta.no le più importami entità etniche di quc::scosettore ac.1a· t:co e per numero e per qualità e per caraucrisi.ichc e1oologichc, le quali - allo stato presente - non risuhano intt~mcnte analinate. sttOndo un metodo di stu· (i:o critico ed obiettivo, scevro quindi da prc~uppo:.ti politici o sociali. . L'esame di cali aggregati - i quali s1 allargano dal circolo polare a_nico sino !i limih tibetani - e che raccluudono etnie degne del migliore studio anche:: dal pun: co di ,·.sta biologico - formerà oRctto d1 c.n teno scritto sull'argomento sin qui e!postO. ALDO MODICA li
GLI EBREI NELLE NOVELLE DEL SACCHETTI P.a~ue a franco Sacchrtti di mcscobre 41 lllcune Ìisa • tra i molti dolori di pestilt'flze, di suertt, di calamit?. pubbliche e private, come egli stesso di<e nel Proemio alle T,tu,rto No· ,,~I/,; e- ancora o&&i il comico ~ eBli spar- .sc m questi suoi pi:acn-olissimi r:a.ccooticomunic• al ltttort un salutare buon umore-. li Sacc~tì, in tempi dif6cil:, visse e viue litto, più fortunato di quel frana,c che, p.ilSSalo il Terrore, pot~ dire: • Ho vissuto •· fiorini. La donna a.ttettò, e cosi ,1 giudeo passò b notte aJral~rgo, coi soldi della vedo"a, SCtOCCllndo una cena, e la mattina le portò il breve, :usicur:indola che qu.mdo il ragazzo l'a· ,·~•a portaio al collo no,·e giorni e no,·e noni, lo doveva condunc in chiesa e far leggere il bre.,,e al prete, coram populo: e CO$l facendo « ,·edrtte - le dice,·a - grande es))':rìenu del crc,cere che avrà fatto•· Spirato qud cemP9 la donna portò il n_gazzo dal prete, impaziente di \'edere ,1vverarsi il miracolo; se non che il bre• ,·e :appari ~rido « in forma di gra.n beffe tSCMnc>•· l'imhr•·slìone giudeo ,•i a,·cv;a ••~ir:, Ihl punto di visu della storia dc-I tipo del· l'ebrt0 attntverso la documentazione lettera.ria, le no,·elle- del Sacrhcui intertssano non gìi pcrch~ in esse appaiano nwnerosi i protagonisti giudei, e abbondanti siaoo k notitie che si pos$Of\O r.cavare circa i costumi e la vita d1 costoro, dato che le nonl!e che- riguudano gh ebeti non sono che quattro; ma p«chè in queste- sole e·~ un importante progrtssO del tipo Jell'ebrco: le burle atroci fatte da Ser Dolcim· ~ne e da Gian Sega, non sono che il compi• mmto di questa evoluziooe dell'ebreo, il qualt dopo qutste burle non riU5Cirl più a riscuo· 1cho1con 1t consuete astuzie dai tiri che gl, ver~nno fatti, non ditn0$tttrl. più. le risorse ingegnose per riscauare come ~Ila XXXIII novella del e Novellioo •• e p:ù c~ian.mcnte an· cora nella lii novella della prima Giornata del e Dccamcrone •· Perciò se il Klein ebbe a dire che il Giudeo della Cort1&1ilR11 e del J\ta,,. J<11!u, ~ il upostipìtt- di 1utti gli ebrei da com, media, con altrettanta certcna si può dichiarartche gli ebtti di Franco Saccht-tti. quali 1ppa• iono dalle novelle XXJV e CXC, sono i primi paladini di tutta una letteratura nella quale l'ebreo, avviandosi con rusegnuiooe verso il tipo che nd definitivo - lo scraccionc- usuraio - ha sempre la J)':ggio, subisce e patisa Id' burb, ;1,vversato e odiato. C.OSkch~ io queste novelle assistiamo al pas.st&BiO dall'ebreo imbroglione t- fauu«hiero all'ebreo berteggi:ito e scornato che gira. il mondo, ancora Sffl.Zaarte nl pane-, senza ut1J. maschera che non .sia quclb tr'.s11 figura demonica che gli viffle dalla rana, e che J)f:rt.lnto costerna il volgo. Al primo tipo, rui si collega quello lontano del « Novell'no • e r21tro r«ente del e Dcca11"1('1~ •· ~pctiano le novelle CCXVIII e CCXIX, chc uranno appunto quellt- che cominct>remo ad ~•minare. Nella CClCVIU no•ella, un ebreo a CIYallo s) ferma per la rottwa di una cinghia aU2 porta di una CJ.sa, ove c'l- una vedova afflitta ))':I" chl- jJ figlio e non cresce: e non crepa •• e at• uca discorso domandandole come sta. e E quel12 - scrive il Sacchetti - coruiderando che era giudeo, e pensando, come poco .uvìa, in lui essere gran virtù. a poterli dart- rimedio al suo dolc,ie » gti d,ue: e yoi sete judco, e sapete fate uui cose • e Jo .scong:un di <Urie un ri· mcd.io ptt fJ.re crescere quel figlio. li giudeo a.llora - si noti la coloriu immagioe del Sacchetti - e s'avvisò di guadagnue grao parte delle spese che av~ fatto per cammino», •e per l2 CGruaiooe del « brieve • (scriue che allora si portavano al collo, pcn::M sì atttìbuiva ad ~ b, vinù. dì produrre effetti nraordinari, pc, m:ilie e iocantc,irni) con il quale assicur1Ya la donna di fule crescere quel figlio, chiese :\O,·e Mo~lro Adamo all'Inferno (dall'edizione d1 Venezia - 1-491 - della "Divina Commedia ..) - si ossen·i lo scrupolo di un cittadino d'J• u:r..cle - COSt", anche a dt'tta del prete, non mtnzogncre; vi era dunque senno: « ~i su un toppo, t- saui grandt- uoppo: se tu mi giui;ni, il cui mi pusni ». In altre p3rolt>, sc la donna metteva il figlio s.opra un grouo peno di legno (toppo). il lwnbiOO cmccva. Così finisce lll ncwella, e il Sacchetti, che non manca di mischi:ue ai w-rmoni gll llncddoti, così mescola alle oo,·ellc i sermoncini, e però esclama! e Quanto è no,·a cosa avventarsi neJ. l'o))':ra dc' judci ! e molte .,,oltt inren·iene che si crcderra. più 1os10 a uno judco che a mille cristiani•· L'ebreo in questa no,·ell:i si m.sura collll credulità di una donnctu, ,·alendosi di certo fa· .. scino demonico che il popolino trovll in quelli dcll2 sua razza, e J"in&aMa per rifarsi delle spese del via&&io. M:i mentre questo della no- "ellll CCXVIII può essere un fatto accaduto. ciò che si niccontt nella seguente novella è parto della fantasia, e se non ;1;ltro rfrela da una parte ttrti maneggi di empirici giudei, allora tristamcnte noti, e dall'altra la cìen credu· liti che ,·CTSO le arti: di costoro nutriva la gente. Due gentili signore. si ruconta nella CCXIX novell&, pati,·ano J)':«M non avevano figli, Di che avvertito un giudeo , po•er' uomo •• di passaggio nel paese ove qut-,tt- due donne fiorentine trascorrevano 110mi d1 ,, •su, s1 prc-• scntò :illa poua di casa, ove cuc;v;;1.noe, dim: « O quanto bene avereste d;, Dio, sc voi fucsie figliuoli! Osni ~ avete fuorchè questo: voi gionni e ricche, con li vostri nu.riti gcn• 1iluomini e dabbene •· Le donne alle p3rule d1 « questo Oavid •• chiesero come $.ilpt'S5c I faui loro. e r ahro rispose scmpliccmcn1e d' C$kre giudeo e poi disse: • anco mi darebbe il cuore di darvi a pigl'.ar CO$.ll che usando co· vostri mariti, subito ingravidercs,e •· Il giudeo « non disse a sotdc •• pere~ le donne lo richiesero e fcntramcn~e • del miracoloso beveraggio, pt-r la fr~para.uone del quale, egli pretese quauro fiot1n•. Ed ceco ch'c il giudeo e andossi 1:an10 388itando che trovò UO\'II di setpi e quelle d1. ,·isc J)':r met¾.,mettendole in due bocciuolì d1 canoa, con altre cose miste •· Alcuni &iorni do· po portò i suoi specifici alle donne, consigliandole di dire la im.uina tre paternostri, e J·uure coi mar.ti. Le donne ringraziarono l'ebreo, che se ne andò. U roauir,a seguente I.I più grande delle duc cosnatt>, noo tta convinta dì quesu bocciuoli. « Che so io - si domand;n•a la don• na - chi è costui cht- ~ venuto a d.ircì qu~ta ricetta? 1,cr lo mondo vanno di cattivi uomen:. e J)':l uno dcnaio tradittbbcro Cristo; e C'JSlui ~ 1udco, che lo 1raduono e \'cnderon<, per ttenta denari: io per me non voglio avere ,i gran ~·oglia di figliuoli, che ,o mi mctla a fare cosa che mi mct_tesse peggior n1gione •· E così, ri· pone io una cusa il beveraggio, risernnd~i di 1ire a!Ja cosn.au, qu.indo che b. interrogasse ,n propos:10, averlo preso; e- uene a vedere come riusciva resperimento della cogn;ita. fn. fani l'altn, che a,·cv:i. presa la medicina, dì lì :1 due mesi le disse: « E· par che mi cresca 11 corpo, t- parm1 sentir guizzare il fanciullo; sen• tilo tu ancora tu?•· A queste parole, corre a prendere anch·essa il miucoloso beveraggio, se non che, co,J\t' apre la cassa, c"ide :iv,·olte certe St-~iet-lle, nate di picciol tcmpo; onde come- u.v1a, guardando nel bocciuolo, coru1dcrò di qucllo cannont- (bocciuolo) essere uscite quel• le scrpi, e verllmfflte alla sua cognata e55er nate nel ventre quelle, di cht- dia dicca, ~ sr1v.da sentire•· A quella vist2 la donna corre 2 raccontar tuno 21 marito della cogiata. Allor2 s, sollecitò un consulto di dotrori, « i quali, ogni cosa veduta e intesa, aoppiarono la giovane t- . ordinarono d'avere latte, e appicnre la g·ovane con la bocca di sotto, e lt-nere alla bocca ,I brte, sl cht- li scrpicini. correndo al latte, n·uscis. sino •· Come i scrpicini uscirono, e la donna cosi liberata si svegl:6, le rimproverarono quel· la sua ~toltrull pt-r avere creduto « a cosi faui, non uomeni ma diavoli, essendo judci •· s·~ visto come lo stratagemma dell'ebreo autore del breve e quelraltro autore del M- \'t-raggio sooo ben lonta.ni dalla sottiglicna dei rì1rovllti di un Melchiscdcch. L'ebreo in queste due novelle è un imbroglione- di empirico. chfo passa come ombra, quel tanto che basta 11 Suchttti per fare la morale, che ci~ non bisogna dar retta agli ebrei, i quali appartcogono alla schien di coloro che e con diversi laccfaoli si ingegnano d·uccellare o di pesare a' ranocchi, non pensando nu.i. se non eome possono tro, vare modi che tirino Ji dt1uri a loro•· t·cbrco è duoque un meuo famulus di Mefutofcle, agli occhi dei creduli, e come tale fa questi tiri, cht- in ogni modo sono gli ultimi registrati nelle novelle del Sacchetti, comt- in lult;i quellJ. parte dell:i ltttcratura cht- riguarda gli ebrei. Con la XXIV e CXC novella, come vedremo l't-breo entra trionfalmente nei tempi nuovi, sofl'rt-ndo lt- sue prime tenibili beffe. MARIO STIGUANI
SANGUE e SPIRI Un fatto nU0\'0 si è \'erifical~ oggi nella storia delle scienze che riguarclano l'uomo e la natura: 1anto la psicologia che la biologia hanno acqui- ~ilo una. finalità uni1aria che :Sta propiziando ad esse il çonseguìmento della loro autentica espressione scientifica. La psicologia e la biologia oggi pre• i.t:ntano una missione al servizio di una scicn7,3 che. almeno po1enzialmente. le trascende: il rauismo. Se si vuole individuare il fine intimo che ha diretto l'evoluzione de:te sc:iem.e psicologiche e di quelle hiologiche d&.lla fine del secolo XIX ad oggi. noi troviamo che es!'O è !-lato una più precisa e concreta conquisla de:la conoscenza dell'uomo e della razza. Ora. se si lien conto ~he. per altra ,•ia, ad un'analoga conquista ha teso la scienza clello spirito (filosofia. mistica. etica I, si può affermare che il ruzi-smo- raJ>presenta il punto di confluen:r.a di queste diverse dottrine e cos1i1uisce la massima acquisizione della cuhura dei nuovi tempi. non i;Oltanfo perchè chiarifica il senso uhimo di rali dottrine. ma anche p,erchè. abolendo limitHioni e barriere ~olastiche e unificando le indagini. con.feriStt loro un carallere di uni• ,erMlità. o:isia di cerla validità. Grazie alla ,,astìtò del campo di conoscen111offerto dal razzismo. oggi si è rilro,•ata la ,·ia verso un unico punto finale di riferimento. sia per i; e-realismo metafistCo. come per la teoria della discendenza lamarckiana. per la teoria \'italistica teieol;gica. ~r la teoria darwinil'tica della ~le1.iont e per tutte le altre teorie affini. Queste diverse a:!5unzioni scientificlie, infatti. nella loro unilateralità. recano. ciascuna in se. un contributo che potrà e.,...ll('rveeramente ,•alorizz.ato dalla dottrina razzista. La concezione ,•i1ali.slica e teleologica ~ondo cui un intimo principio di evoluzione determina la fun.done della $vttie. di là dall'azione dei fallori amhien111li.- principio riconosciuto dal "·eismann sotto specie di una e forza ,·itale filetica~ e riaffermato dalla 1eoria e mec-· canico•fisiologica > della discenden1.a di Neageli - s.e ha il merilo di a,·e, riconosciuto al principio sovrastnsihile una funzione ger•rchicamen1e supe· riore nell'antropogenia. lutlavia "iene meno allo scopo. per la sua unilateralìtà. in quanto non ha tenuto conio di un faHore che. pur non presentando un valore essenziale. ha un• influenza 1>eeuliarmentc formatrice: l'ambiente lnohre, allorchè gli spiritualil!ti confulano l'eredità progressiva e il lluo rapporto con l'adattame-iuo funzionale. ,•engono in definiliva a di.KOnoscerf' l'azione formale e contingente, nella realtà sensibile. d<-llo,stesso prìnci1lio sovrammateriale da essi affermato hd es. l'intelligenr.a co~mic.a cli Heinke o il perr.iiero creativo divino di Agu.s1z). Oggi il razzismo ha posto un nuOl-'OcIompilo: poter identificare la realtà di quell'armonica costilutione dell'uomo. in cui non siano 01Jclusinè il prin· cipio sovrammateriale ni- quello animico. o quello semplicemente vitalistico. nè quello che reagisce sul piano biologico agli influssi ambientali Secondo l'idea razzi.sia, occorre poter identificare le condizioni di COC!!i· stenza di tali principi e saperne intendere i rapporti nella connessione uni• voca con l'individualità umana. Una prima precisazione consiste nel riconoscere il principio ~pirituall 11011 .eohanto come forza modellatrice del pensiero dell'uomo o come isem· plice pOMihilità di astrazione, o di indagine scientifica diretta alla cla..~i• ficazione dei diversi fenomeni, ma soprattutto come essenza profonda di ogni trasformazione evolutiva od involutiva dell'uomo. Un CHO tipico in cui I• poverl,ll spirituale si riflette nelle caralleriiliche somatiche: prigioniero sovietico 1:1
Se un erlill• vol•n• tradurre in imm.,gine nd- del più rouo primitivismo, qu•sl• r•geiH dell• Nuov• Guìn•• potrebbe lergli d• mod•II• Lo spirito agisce sulla materia; e 'luesta costituisce il limi.te dell'azione spirituale Una vi. per intendere l'intimo procedimenlo di 1ale uion e tpirilual..- i !"indagine sui rapporti dei due tipi di eredità. quella dei caralleri ertdit::at1 o utdit.à con.serca,iva, per cui vengono tra.smes&eai rigli le caralteri.sticlu morfo-6siologicbe. proprie alla razza, e quella dei caratteri acquisiti. o ~,r dilà progr~ufoa (Haecltel), per cui ,·cngono lrasme,,se alla disccndenin modificuioni verificatni durante ;a vita individuale. ohrt le carallerlStfohe proprie alla rana. Le più note,·oli di tali modificuioni IIOnD prodollt dal funzionamento particolare di taluni organi, in quanto l'uso più fre<1uenlt li 1,viluppa e reca ad esai un fluuo maggiore di sangue. 51CC()ndo il princi· pio ubi s1imul114ibi a/Jlux,u, mentre. allraverso il sangue e l'aueniiont merualc. viene propiziata in essi una più viva irradiai.ione de:te fone co11eiwti dell'uomo. e La funzione crea l'organo•• e l'esercU.io fa il macstro • e: l'abitudine crea tina seconda natura • comunemente Ai ar renna. V'è in tsli constataaioni una ,·erità più importante di quello che ei supponga. Infatti, da qui ai può prende.re le moMt per comprendere il e miAlero del 5a.ngue >. Nel sangue è ,·eramente la razza. nel sangue fluisu quel bene prca:ioeo della rana che può avere i carallui della più alta 1piritua:ità. senza e!!M:re asbatlo, in quanto la sua qualiLà spiritldlle è fÌl!N.ta nel Mnguc. I.A virtù che non fluiscono nel sangue, non appartengono aHa raua. ma 80110 un .e.mp)ice patrimonio in1ellenuale. Si recano nel aangue tolo quelle virtù che ai è capaci di vh·ere. non soltanto di concepire e aHenÙare ruionaimente. Ci apparkngono du.nqu.e soltanio qUf:i~ virtù che ruhiamo ~l saraiu.r r che realiuiomo sp0trlunn1ffl61U nella 1,'tkl, di là da ogni i11/lueruo mtnJalt. Ma il recare que,te vir1ù nel Nngue come eredità naturalr-, per cui ~i i sponlane~nk virtuosi. O!Wa&en:r.aproponi di essere tali. implica un a\tr prectduUtMnk creato in tè l'abitudine ad esse.re virtuosi. così che quC11la fìni.sse col divenire 8eCOndanatura. ossia in modo che la funzione vera mente creaMe l'organo. In altre parole, la viri~ naia inU:ialmc nle come idea. o convinzione interiore. si de,·e Oiktt poi truformata in sentimento, indi in volontà e infine in azione, in costume di vita, in vita ttesN. Avviene dunque che la virtù pre:eentatasi inu:.ialmente come pensiero, prendendo corpo n~ dh·er.i gradi di manifestazione dell'C18t:te. fìnt.9Cecol truformani in qual• cou di fisicamente \'ivo. ossia finisce col f:uire nel sangu e. Co!.i l'eredità progH:SSiva Ai traduce in erediti permanente: così un complesso di virtù può divenire la caratteristica di mia razza. Ma qui occorre poter intendere il ,alore di ql.lC§topassaggio dall'idea al sangue, o dallo spirito al sangue. Più di una volta è Alata giustamenle cri• ticata una certa interpretaiione AOggeuh••e idealiMica del r auiimo, .econdo cui la raua non consiste tanto nel u.ngue quanto nell'a1teggiamen10 i nte- riore; COAÌ ehe lo 1pirito dovrebhe decidere l'appartenenza a una data ruza o ad un'ahra. Ora, tale interpretazione ha il vi-iio di ogni idealismo soggd· 1i,·o. anzi ri\ela in pieno la sua unilattt111ità allorchè A-Ì pone acca.n10a quelli mirabile pietra di paragone che è la roua biologicame111econ1idera1a. Allorchè poi parliamo di eredità progreMiva. della funzione che cr~ ror• gano e 4e:1a pouibilità di ttndere ancora più puro e più nobile il sanguf' della rana, non vogliamo dire che è surficiente un aueggiame.nto interiore per raggiungere tale rigenerazione profonda ed organica. Sarebbe troppo comoda una simile teoria, per chiunque: ,olesse arbitnriamt:n te rivendicare a Aè l'appartenenza sia ad una ruu che a un tipo di umanità. Nè il conce.Ilo. nè la meccanica ruionalist.ica poYOno essere la miAura del Yngue. L'atteggiamento interiore è soltanto un pu1110di partenza. e pcrchè eMo acquisisca un valore trumutatorio o modellativo de,·e ta lmente compene· lrare il mondo emotl\·o e tcendere nel piano della ,·olontà e in quello ancora più profondo della islintività, da divenire un'abi1udine ri &ica, sino a per· meare gli tirati aub-eonsci della personalità AOmati« ed a tcontrar&i con ii ciato della natura, ossia con ciò che nel mondo fisico è l'e.mfità coll!ervativa. In un certo senso, deve essere affrontata e vinta la propri a natura, &i.no• che div~g• natura il principio etico per il quale lo spir ito ha iniziato e per,islentemente condono tale lolla. Ma questa azione modellatrice de:llo &pirilo dell'uomo sul la sua natura. avendo inizialmente come limite- la natura Alt:Ma,risulta relativa al supe· ramento di questo limite: lo spirito, in altre parole, non pu ò agire che 11ulla materia ehe ,i oHre alla ,ua aa:ione, pe.r cui il risultato finale è iiempre corrclati\lo alla qualità di questa materia, OMÌa alla gua du uilità o alla ,ua resislenza. E qui ti lralla veramente della qua.ità del sangue. Talune virtù olimpiche. come ad etiempio la /idt:$, la pkuu e l',\onor, non pouono ~ in1egralmente a.saunle da uno spirito a cui aul piano 6,ico non corritpond,
un 11anguecapace di accogliere l'impulso di queste &uperiori vìrtù. Ecco r------:------------, dunque ancora il valore del &angue considerato come tramite di forze spi• rituali. Lo spirito influisce sulla eredità, O$SÌ& decide della evoluzione raz· ziale (idiovariazione) solo a condizione che sappia tradursi in forza vitale operante in fisicità: ma tale condizione a sua volta è subordinata alla qua· liti della materia che lo spirito deve plasmare, ossia al tipo di eredità con· servalri<:e. Per cui si può affermare che, anche am~ questi elementi po· sitivi, l'appartenenz.a a una razz.a per l'individuo non può ct:sCre « decisione Il rapporto tra sangue e spirito non è dualistico, ma sintetico interiore> se non nella misura in cui già esistano in eMO allo staio latente ._ ______________ ...J gli elementi psico-ematici di ta:e razz.a. Il rapporto tra sangue e spirito è già dunque contenuto nel sangue di una razza, nè questo rapporto ha un valore dualistico come quello che caratterizza la concezione separativa di spirito e materi.a propria a un decadente spiritualismo e ad una deteriore filosofia. Il rapporto tra spirito e !8.ngue è un rapporlo univoco, sintetico: dove è il sangue è lo spirito, e dove lo spirito si manifesta, lì è la vita del sangue ... Noi pouiamo considerarli separati soltanto per comodità di indagine, ma dobbiamo una volta per lutte superare l'errore di con!tiderarc- spiri10 e sangue come due forze che possono stare a sè. Anche ne:Je forme ineno evolute della vila. la sin1esi spirito-sangue è presente: varia soltanto il rapporlo tra essi. Il valore spiriluale del sangue viene ben intuito da Goethe aliorchè, r.ip· 1.,.....,,-.IJ!I!!•· presen1ando Faust esitante nel firmare i) palio con il proprio sangue. fa dire a Mefistofele: e 11 sangue è un succo a.ssolutamente peculiare>. lntereua alla entità che simboleggia raspello oscuro e distruni,,o delle forze cosmiche, che il patto vmga firmato col sangue, perchO nei sangue è l'anima dell'uomo e non semplicemen1e quella individuale, ma quella· ste8SI della sua rana. L'impegno del ungue è dunque un impegno profondo, di tuno l'essere. Il sangue della razza è il veicolo di una fona invisibile. la quale fluis-ce nella vita fisica. dando senso nell'uomo spocialmcnte alla coscienza di euue, alla c~ienza di vh·ere rcalmenle come io e come corpo. 11 sangue si jJuò considerare medialore tra anima e corpo, così come. attnweno la vita della t respirazione. esso è mediatore tra l'energia aerìforme del cosmo e l'esistenza fisica. Wo. poi, compene1rando at1ravel"$0 la complCMa rete circolatoria ogni particella del corpo, in effetto costituisce come un secondo individuo, sostanziato di sangue, vi,•ente nell'individuo compo~to di 0868. muscoli e nervi. e pervade talmente la vita fisica, che gli è staia riconosciula la stessa ,,itale funzione che ha il protoplasma per gli organismi inferiori. La vita del sangue dell'uomo contiene dunque il mistero dello spirito - mistero che chiede alla coscienza individuale di essere conosciuto e posse· duto. Solo intendendo questo ooncrdo valore spirituale. l'uomo può tra· smettere al sangue il senso di quella sua coscienza che continuamente si determina allra\·erso le immagini do,,ute ai riflessi delle impres!ioni ricevute. Nasce così la possibilità di un'autentica educazione cosciente del sangue. base per una ptena coscienza della razza. Mentre nell'animale la vita del sangue si trova in contatto in<liHerenziato con le forze del cosmo, nell'uomo, allraverso la coscienza, si dà la possi· bilità del chiaro rapporto dell'io con queste forze. che è poi l'aurentico rap· porto del microcosmo col macrocosmo. Là do,"e è il sonno del corpo, è possibile la veglia della coscienza, che. nel grande corpo della ra:tz.a,è la veglia profonda del genio della razza, Il &angue è il simbolo vivente dello spirito nell'uomo. Non dunque per foru di una semplice « decisione interiore•• ma.sollanto atlraverso una vi· venie e consapevole comunione col sangue, si acquisistt la coscienza della razza e la possibilità di agìre 1>eruna sua sempre più perfetta arrermaiione. allra,·erso la propria individualità. Così la mente dell'uomo può sentire se sie&& nel sangue. Come per me1.zodel sistema nen·oso centrale il mondo rsle~iore di,•iene percezione interiore, cosi il sangue riprende quesla attività interiore e, fluendo, la induce nel corpo, trasformandola ln energia crealrìce. Il veicolo solli le della coscienza nel corpo è perciò il sangue: soltanto attra,·erso il sangue, il corpo può essere partecipe della vita superiore del· l'io e di ogni attività mentale: il che vale quanlo riconoscere che il sangue ttnde possibile la comunicazione tra cervello e cuore. E poichè nel sangue dell'uomo è lo spirito individuale, nel sangue della collettività è lo spirito della raua. La chiarificazione di questa verità razziale potrà costituire l'obiettivo comune delle ricerche delle di\'erse scienze che contemplano ri· spellivamente un aspetto specifico della es.,enza dell'uomo e della natura. Ed e<co 1., ,emplicità ,.,11., pe, 10n.,: un giov.,ne MASSIMO SCAUGERO uquimesa
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