Scure e doppia lame di fabbric.zlone et,u,u, Attorno •I in.nico si distingue il fucio di verghe colare nell'avventura di Zeus che, mutato in toro, rapisce Eur0r1- (illotropia della dea madre), futura genitrice di Minosse. Un mito puramente cretese, quello di Asterios, ci mostra poi un guerriero, simbolo della fertilità Ct'ICS{esollecitatrice di quella terrestre, che stringe legami nuziali con Europa; il guerriero è simboleggiato dal toro sacro. Oltre al cuho reso Ula « dea madre» perpcruatosi e corr0<1osi poi in Grecia !'d. a Roma, ed a quelfo del già citato Asterios, abbiamo notizie Ji sacrifici e di riti Ct'lcbmi all'aperro, ciò che fa pensare alla presenza di numi invisibili, forse simboleggiati da oggetti e da animali sacri, passati più tardi, almeno in parte, presso i Greci. Rammentiamo così il roro, simbolo principe della divinità massima, la colomba, il leone, la pantera ed il serpente; d'altra parte primeggia, inciu ovunque, l'ascia a doppia lama, la bipenne, vero anribu:o della divinità, come ci è ricordato dalle citate scolture di Yazilikay.a, e fors'anche della regaJità, SC'dobbiamo prestar fede ai rilievi dei palazzi di Cnosso, dove la scure o « labrys » è ritratta decine di volte non solo, nu dà il nome al palazzo stesso (labirinto infatti vale: palazzo della .scure). Elementi più ceni per una maggiormente compiuta dissertazione non posscdiamò, quanrunque indizi di grande imponanu. debbano essere custoditi dall'ermetica scrittura cretese, finora inin1erpretabile. Un nuovo problema linguistico, quello della. Sllnge minoica, si aggiunge alla sJinge etrusca, Gli sforzi dei competenti hanno avuto buon esito nell'ordinare e nel raccogliere la serie dei SC'gni,nei confronti minuti con a.lui simili, ma non sono riusc!ti · a decifrarne il significato. La fase più antiet di tale scrittura, stu· diata dall'Evans in« Cretan· pictographs » (189,), ci ril'ela un vero e proprio scadio pittografico, in auge, a quanto pare, verso il terzo millepnio avanti Cristo; le prime os.scrvazioni furono condotte su • resti di muri, corroborate poi dalla presenza di altre incisioni su pieuuue, amuleti e coppe, ritrovati quasi cuui nella tona di Gul". Poca differenza da questi SC'gnici offrono quelli lici cilindri ci• prioti e cidadici di età alquanto posteriore. Materialmente le ideografie trattano s.oggerti che piendono spunto dal corpo umano, dalla casa, dal mare e da figure geometriche. L'Evans ha srabili10 ben trentadue segni ed ha accostato la mcd. d'essi a geroglifici hiniri e l'altra metà a corrispondenti egit.iani, tenendo però presente che alcuni simboli _erano proprii solo per i cretesi e per gli ctei. Dominano sopra tutto i simboli tratti da armi e da animali; seguono a distanza quelli derivati da vegetali, da utensili domcsttCi e da corpi celesti. Speciale osservat.ionc meritano la doppia ascia (il suo natro significato è ancora. incerto), che ~ presfflte non solo a Creta, ma a Cipro, in tutto l'Egeo e nell' Anr..- 22 tolia; ed è considerata sotto due forme, di cui una più perfetta: cQo. e l'altra stilinata: bfC3 ; la nave a sei remi: ~ che Jndiret1amente ci prova l'arte navigatrice in uso presso I ereresi in tempi in cui i Fenici non erano ancora apparsi sul Mediterraneo; un corpo celeste con prolungamenti a svastica: ~ Accanto a questo sistema pitrogra6co, ma più tardo, si sviluppò un sistema lineare di origine incerta; lo Tsuntas crede che qucsr'uhimo non derivi dal primo. SussiS{e però il fatco che desti ouaniaduc canmcri gcroslifìci via via scoperti, spio i trentadue dell'Evans hanno una corrispondenza con quelli lineari cretesi e ciprioti. Detto sistema non si limita all'area cicladica propriamente detta, ma se n'è avvenita e trovata la presenza pure in Palestina, negli scavi di TelJ.el.Hesy, ove vennero messi in luce frammenti di va.si incisi con segni minoici e ris.alen1i .111ornoal 1,00 .1. C. cd in Egitto, a Kahum, ove F. Petrie ritrovando vasellame egeo con le stesse uratteristiche, conduSC' le sue osservazioni con le scguemi parole: « dovrebbe essere necessaria una solida prova della creduta fonte araba dell'alfabeto fenicio prima di a.rrischiau:i ad escludere che qui (cioè nella scri1rura lineare cretese) noi a!:>- biamo la origine degli alfabeti medi1err-anei ». , Affrontando ora il compito di trarre le conclusioni da quanto sopra abbiamo esposto e di delucidare lo scopo del nos1ro lavoro, stabiliamo che le indagini compiute hanno l'effetto di abbattere le teorie correnti sull'origine dcUa civiltà europea: non deriv:i.• t.ione fenicia, assira od egiziana quindi, ma• sviluppo di forme civili au1oc1one in runa l'arca del Mediterraneo, forme per o~ documentate dagli scavi condoni a Creta e nelle Gc.ladi, che tes~imoniano solo una pa~e dell'attività della grande razza che popolav:i. il mare e le sue cos1e. I ra.pponi più o meno metti con le etnie viciniori hanno determinato un scambio di idtt e di cOStumi che non ha potuto però alterare le genuini1à delle espressioni civili mediterranee; cd i guerrieri dal volto imberbe, nudo il corpo, armati con Ja doppia scure di bronzo, tes1imoni:i.no attraverso le sculture, dall'Egitto all'Anatolia, il travaglio conquistatore della rana s1cs.sa. L'esistenza di monumcmi egei in Sardegna, il ritrovamento in Spagna di una scrittura lineare che vanta contatti con quella cretese, ci fa certi della presenza di tale artivirà civile su 1ucti i lidi del Mare Nostro. Principi religiosi e politici, scoperte di utilità sociale, alfabeto, finora attribuiti a popoli del vicino Oriente, trovano dunque Ja Joro genesi in quei rempi lontanissimi, deformati dal prisma della leggenda, e ci permettono così di liberare le radici della nostra. civiltà mediterranea dal nefasto influsso semitico. CLAUDIO CALOSSO Pittura del palazzo di Cnouo
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