La Difesa della Razza - anno IV - n. 22 - 20 settembre 1941

2 ANNO IV• N. a SOMMARIO 20 SlTTEMIU • X I X ICIINZA --,u.-mu: ----•DAU.\IIAZZA DI 11011A AIJ.A RAZZA ITAUAIIA • -- - POLIIIICA L -• l'ILOll0fL\ ETICA MISTICA DEI. IIAZZJ. SMC (P X .._.._.__,,~ -• YISPAIIANO E TITO Dl811IUT'IOIII DI ISllilu:, - TOS111LA RAZZAGIUDAICA -•-'- DOCUMENTAZIONE ~ COCCIDMA.1 LA TRAOIZJ'ONE DEJJ..A DALMA214; lWIO IIODlc:A I LE RAZZEDEU."U.RS.S. AUIAIIACCO- IIAJZIITA 1 1-ISSETTEMBREXIX. OUEfflON.AJUO A ""°"°51TO DI MATRIMONI MISTl EUIIITMIAFEM· MJNILE; NUVOLE. I MANOSCIITTI ANCHE SE NON PUBBLICA TI NON SI ltESTITUISCONO GLIUFFICIDELLA"'DIFESADELLARAZZA"·SI TROVANOIN ROMA·PIAZZA COLONNA !PORTICIDI VEIO, TELErONO63737 62881 CRONACHE DELLA GUEHHA GRANDE RJYISTÀ SE171MANAlt. IN ROTOCALCO ESCE OGNI SABATO • COSTA LIRE 1,50 ,e la -•• rlrlela <tlM .,_. ,_,cwa&IJa,VJ •• UIUI ' __ ,.._, _,, ..... •eu. pu-ni -..4era-. HIIN>MH•Ve■e I■ 11■ ••• .... .,... •• ,_ • -••••'- •• ~••"'• .-uue■• ··-·•-•Il••· ee••·-··· • •llllare. Per le ••rie •■ erle ■c.rlli.rl ■P•• dall■U VI S■l•era■■• ■ell'■•er,■- 11 ..................... fl ................. .. •••••11, ■U■ra•••• •• •••• e■•P• l'arlaaa ■ ta ••Il• ••••- -s■ lsla■I. 01■ t ■rlh•I• li ■l'll■p•••• ■ee•••• le fl■ lare••• •• ■■' 1■41■11•• e■■4■U■ I ■ •-'•••u• e ••■Il■•••• ••e•••• I e.rtt. .. l <lel.l• ••••I•• <1.11'_.P•'-• 11• ••PI• -rr•<I• <Il r......... e. UJ■• ••--•••••.......,. ••r•ese••r•••••e -rU■• ·•• .. tr•U" VI elftirilo U •M• •·•-.-1.re ta rapi•• •••te.I •-n. ._.. • p .. prl■-■M I■ •••--•- •et ee■.■ll.._ TUMMINELLIE C.. EDITORI CITT,\ UNIVERSITARIA ROMA TU.MMI N ELLI HA PUBBLICATO MERAVIGLIE DI G. CASTELFRANCHI LEMIRABILI,RECENTICONQUISTE DELLASCIENZAE DELLATECNICA UN LIBROISTRUTTIVO, DIVERTENTE E DI APPASSIONANTELETTURA VOLUMEIN BROSSURADI •23 PAGINECON 110 ILLUSTRAZIONI IN TUTTELELIBRERIEA LIRE28 VOLUMERILEGATOINTUTTATELA CON IMP11ESSIONI IN ORO L 35 TUMMI N ELLI CITTÀ UNIVERSITARIA· ROMA

L'ISTITUTNOAZIONALE DELLEASSICURAZIONI CONTINUA .ANCORA AD EMETTERE LE SPECIALI POLIZZE ABBINATE AI BUONI DEL TESORO TUTTF, U;" AGE/\"7.11, DEL/.' ISTITUTO ;,;,1. Z/01\"ALE DEI.LI, ASSICURAZIONI FORNISCOt,'0 A RICf/fE. STA INFORMAZIONI E CHIARIMEf.;TJ Che moltissime pen vivo spirito patriottico, ciparc, per cause svariatissime; Buoni del Tesoro Novconal fuor di dubbio. Tutti noi, dc mo potuto constatare fra r noatri parca amici, i nostri conoscenti. 84 i pe è stato sollecito, come in occasione di precede loghe sottoscrizionia mettere a diaposizioned pubblico speciali polizze di assicurazione, sentono l'acquisto dei Buoni ,addetti COD P8'IUIILCD1rll rateale del loro valore, E Dl.R.l DIATO A CONCORRERE PREMI. In questo solo ano.: due lionc di lire ciascuno oltre a molti stati vinti da assicurati dcli' lllituto Assicurazioni con polizze di queato in verità, di polizze originalisaime,. tengono tutte le caratteriatiche vita, pongono anche i meoo ab • bilità di entrare in poseesso di ti -------- .. 1ali polizze continuano ad esaere mente dall'Istituto Nazionale :s

11 DIFEDSE!LL1 I • ANNO IV · NUMERO 22 20 SETTEMBRE 1941-XIX ESCt: 11, S F, IL 20 DI OGSI MllSt: UN NUMIUIO IIEPAIIATO Llllll I A.8ONANSNTO ANNUO LlltF, 20 ,t.8110NANIKNTO SUU:.9TRALI!: • 12 Et1T1:110 IL oorr,o Dire1tore: TELESIO INTERLANDl Comitato di red1aione: r-of.dott. GUIDO LANDRA • prof. don. LIDIO CIPRIANI Se1retario di rcduione, GIORGIO ALMIRANTE ~CIENZl•DOCUUENT4ZION POlEUICl • OUESTIONJ\RIO UNA MASCHERATA ANTICRISTIAN.A · NELLA RUSSIA BOLSCEVICA sulla quale i prelati anglicani . invocano le benedizioni celesti! li

' E stato acu1amente oSff:rvato che la e1ori11 ddla Dalma• zia si può dividere in due periodi: 1uello della civi· lizuzione latina durato grosso modu da cinque a sci secoli fino allo !l.me.mbramen.todell'lmpe-ro e quello della dife,a di tale civiltà duralo 6no ai nostri giorni. La Oalmai;ia è, in fondo, un prolungamento delle Ve• ne:aic. cotì come Malta lo è della Sicilia. Ce lo alltttano i suoi monumenti ma ce lo aueetano anche i documenti dell'ani ma popolare, attraveno i quali la Dalma:r.ia ha sempre fatto impegno a quel patto d'amore, che si conclude nel mollo e 1'1 con nu, nu con ti >. Nel Prim,oJ,omorok e ciuik de&li llaliotu il Gioberti ammo· niva: e Appartenenze nobilì d'Italia per diversi rispetti sono la Savoia, la Conica, Malta, con altre minori illOlc e aggitmte etnograrichc della penisola. Intendo aotlo 11ome di aggiunte dnogra!ichc quelle parti litoranee e insulari dell'Illiria, dells Oa:muia e della proMim& marina, che sebbene distinte geogra· ficamente Jall'fla1ia hanao con eessamoltt&Simc congiunture di stirpe, di lellerc, di co.tumi, di antico po6sesaO e ci stanno a rimpetto quui a proeccnio dell'Adriatico>. E il Pitrè. rifaeen· do!i fone al concetto del Gioberti che, comunque. fu nell'anima di tutti "gli uomini ritorgimentati, nel presentare la sua Biblio• ~ra/iu delle trudizi-Onipopolari italiane, ouervava: e Limiti bibliografici svno 11w1i per me i confini etnografici e politici. Elnognficamenlc ,,on ai può eecludere da un'opera di questo eenere la Corsica, Tridte. la Dalmazia veneta>. G Che cosa non feuro, nella Dalmazia italiana, i Serbi per far &pegnere quella voce che dava il 10110 alla sua anima? Lo diet una villotta: Al bombin o~n.o. nato I che iJUc&na." maico nwio ., Mo la linpa ae 1M imbroia "Mamo,, mamo" il ,orna a dir. nella quak: non sai se dobbiamo ammirare di più l'agilità e I• achicnez.z.ao la fede a&SOlu1, nell'anenirc. 11 bambino che torna a pronunziare il nome di ''Marna", come se quee10 grido erompeMC dall'anima millenaria della raua di cui è uscito. non è solo un grido di martirio ma è un simbolo, nel quak il nome di "marna" usomma il concetto della famiglia e quello della patria. Cantavano i n09tri soldati nella guerra del '15-18: l'Id/a citùi dò Spoloto Noi. pionUrem la &iostra. Diremo oi ciucoslavi Che q~lla i: aa.,o nostra. E in que-Ma CUA - che e.ra, dunque, la nostra casa.- risuon•no nella nostra lingua, voci, pro,·erbi, moni, canzoni. Vid V11• le.tic Vukuovic pubblicando nell'Archivào del Pi1rè (voi. XXI, p. 203 e aegg.) alcune di queste produzioni popolari 05.iervau. anz.itutto, che e dalla Dalmazia alle marine e un po" ;alle l,or!•kinfra terra s.l parla l'italiano, che a il retaggio della regin• dn mari. di cui erano i Dalmati sudditi federi e militi v11lor0iiit·

LA TRADIZIONE DILLA ,.imi•· A Cun:ola, infatti, egli° ave,•a raccolti proverbi di questo gt'nere: UUtO ~Uernbrina Jetk lUN! inchino Chi sposa un. parente Il teno giorno si pe~ mentre, dopo aver osservato che nella stessa Curzola e la vigilia di tutte le feste principali, allegre brigate di giovanotti \'anno di casa in casa a cantare canzoni adatte alle feste>, riportava un canto di San Martino che si collega direaamcnte alle maggiolate o alle befanate toscane. Dice il can10 di San Martino: Buona sera, miei signori Siam V<f'nuti in compagniQ Augur<zrvi di bU-Oncuore Son Afartinc in olkgria Qiusta ~era è destinala Ad onore di Martino Sia ogni. CO.SO preparala Più di LUI.ti di buon vino Da levan.te i partito PercM il vino non. k piace Per reswrc è stabilil,o A u,der con noi lo pace mentre, ad es., le canzoni di maggio in Toscana così si rivol· gono agli ascoha1ori: Siam venuli a cantar Alaggio Alle voslre ca.se belle Spunta il sol colfa[IQ Alaggio Siam venUli a camar Maggio Y i chiediam grazia e licenza Di poler Maggio conUlre JI i facciamo riveren:a Jli vogliamo salutare. Il Vukaso\.!ic concludeva che e da questi accenni $i può sia· hilire che la lingua italiana, lingua di cultura, è ancora in vigore nelle terre della Dalmazia, benchè sopraffalla dalla lingua del popolo dominante: la lingua serba croata>. Bisogna, tultavia, :iv,·crtire che. come risulta dal mano::1eri1todell'articolo conser- ,ato nel Museo Etnografico Siciìiano, la parola e sopraffatta> è del Pitrè, il quale sapeva beniMimo che; nonostante tale sopraf· fnione insieme alla lingua d'Italia, risuonava·no nella Dalmaiia le più poetiche voci del dialetto veneto e di quello to.scano.. Lo aveva dimostrato un acuto ed esperto studioso della poe• sia popolare italiana, Paolo Villanis, il quale nel 1890 aveva pubblicalo un Saggio di canti popolari dalmati raccohi a Zara e in Arbe e nel 1892 il preiioso opuscolo XXV Stramboui popolari wralini. li Villanis aveva inoltre pubblicato nell'Archivio del Pitré (voi. Xl, p. 32 e segg.) Ouo canzoni popolari ::aren· tin.e. Nè certe minort' interesse offre la documentazione dataci da Antonio lve, il quale nello stesso Archivio (voi. XXI, p. III e l'egg.) pubblicò una raccolta di Canti popol,o.ri in 1,'f!gliau, cdil!rrw. L'lve, infatti, nel presenlare questi canti sì compiaceva che e notcvoli,ssimo fallo è che, salvo qualche rarissimo caso, ai piedi della Vena e ,Jel Caldera risuonano :e stesse canzoni che 1-1rofc~isce il labbro del montanino toscano e del gondoliere 1enez1ano ». Così. nella Dalmazia italiana, intenso era il dC8iderio dì caulare: Voria canlflre e :star de 6on.a 1,·oùi A lo dispN" di d:i r:.c:! r.:: rnia. f'o,iu c11n!art1e st.or a casa mia Chi rhc n~ 1,vl senlir, che r:agu 1.:ia. 7

mc.uiko. ke ti g:n-c,na preiil ti nontolo ke ti lo ciami alla rm· 1 Uia bonora, a tck:ondo wne!o. pn Jir l'u6zio e :a me&u. Kuàndo ti ~ 'nejL cl vuda al balkon c. ii· kome gera luzor de luna. lu ti krtdc, a ke sia ':torno e ke cl nonzolo 1ft' ga\'C$j dezme111egà: i,weze gcra un'ora dopo mezanote. [ giu~to ger• la note de.i morii. [I va 111 tt:u. e.I ~e.di Iulo i lumini; cl m· tra in u.kristria. e ti ~ meli I.i kota per andar in ltoro: e.I·n, e el lron la ccu piena ben de 'ttnle e e-I koro anka- pien de pm1 aparai. ke lu noi k:ono$e.\&. l-11 no •a\C\'A kosa far. e. ~r pruJenu ti ':u: ai.di •nka lu in koro; ma a un Irato. una M> komarc. kc !t'" 'iii morta. I• ghe sa a\·izina t la ghe di1.i ke e; vada suhito ,la: H: no. yer lu tarà mal. 1..erkèel morirà komf: loro. perL.è no 'ze or. -ua (le ~r in koro fina kt oo Ouuf• 1l•m~ r•ffigur• U gonl•lone veneil•no di colo,e ,cnso, rk•nl• il leone •l•lo che '°"9• d•I ll'Mlre• difendere I• c,oc.e; il qUftle v~iv• coniegMlo •ll'e,meta '°''•nto in CHO dì gu•rr•. l• gUftrd.. di '"•uo at• •ificwl• M<luMva~t• .gli .t.;t.,_ti ct.lt. città d.lrnale di Pe,uto -.ona l'a\'emaria. [ ku11i lu ·le an• i'à , ia in tuia foria. hutondo I• kota in miti Jel :-eko11do koro; e komt. d auda\a tor~. ,ut, e ,i canta. a ~via 111,e1la,rn.mifestando i f'IÙ deiicati senlimenli d·a.mo1e: l'orùt ""'u la cot:erta del tuo leto P, r stren::.trle d•intorno JITt>la slrt'la, ( um, t:J$t!r la 11,0comi&-0-ida l't•r ,tren::.erte cl'inMrno Urela slrcla o il J,iÙ Jµ111•~"-I0nato :attaccamento: 1/j IHnfflUCO la lua <:urti nruma Quellu che li Jm 11ut11to r che t, /rct:. (.Juei bei ucù:ti " quel ti::.u~,.. foto Con qut'/lo bocco piccolu che tfft>te la piii ~Ilo Ji tuU~ m1 purete 8eltr. ,I, roi che full," J'int1mom. Che il ,xwro /flTt' cl ·:e da si,;nu,u bunmdo dei con.::.onin aleirùt, \on mancano ::1cun1i più •Pl){l.:,'"ionqti m:11~ dichiar:u.ioni .unoro'4:: .41:ti fu bionda testa e ,io,, do,111;,c .\o lt: laJJQr piii t·Uf::.t:rdul ,ono! Qua1tro parole t'avuria da dire E tu/U quatf'O xe de bran bisogno. La prima: bela, clu: mi /m' morire IA, seconda: :re peno note ~ gio,no l,u ~r::.o: dte t'amo e te t-o' b,ene , W quorto: /e1VJml da queJte ptM. Qu~l'ultima canzone riYlc, per lo meno, .si Cinquecx-1110. •'iè. certo, bOOgua dimenticare che :1,1udiando attcnlamcnle i c,nti popolari. p.1.i•ati r-1tlla Dalmnia i1aliana dal V~K,lo e dall::1 T05eans. ci ri at"COrgc rl,e eiiòi. come ha già 0it«rva10 Paolo TOioChi li:1 IAreJ, anno Xli, n. 3, p. 166). !i :egano.di• r('tlamentc al patrimonio cauoro italiano. i J}O§M)IIO rilro,arc un J)Q 0 do,·unque: anche. e sopra1uno. in Sicilia quui • ri~n· rcrma~ che do,·e c"è l'llalia lì vi 6000 i suoi canti, la .tua poesia. Lo ,;teu,o si può dire del:a no,cllistica: popol.sre, di cui 3)- cuni documenti sono 111atiraceohi. in dialeao ,eneto. dallo ~te,• l'O h-e ucmpre wl citalo Atcltir:.o. ,·ol. XIX. p. 193 e ~C!!· e ,ol. XX. p. 289 e !'«'g,I. Etto qui. arl a. .. una nou:llina in 11!1· letto ,c~lidlo: e ~ra una ,olla in tempo antiko un vecio ka· .. Il' portr ghe ~t' ,.,•H.'\,1 <11iu -.,le, Alor:i ,,I ·l•• .111,l!t J l..-.1 µili morto ke , i\O J:il.i p.::urit. kua11.io I.e. :1i1'.. ,.1 -lattilicfa. ,I m,nwlc. lo , a. a cianlli. e lu El1e, rr-pon I: ke cl 'ie, "iado. e el ghe la L.ont:1kunk" ke la "ù:; indikandoglm la L.01a ke ,-er• re-1a.cla ud ""°kondo Loro: e ankn el !fhe konla ke ,101 po: 1,tr uj H'11i1 111 l'tZa \loro l"I 11onzolo (•I ·ze andà nel -ekondo koro in toa t' d pca lro,·à :a L.ota Iuta rola " ..,nntht. [ k11?1 -aria nato dt-1 kuq,o ~t'I fHHcro kanoniko. kome ,:a,eu dii"> J.nktt ti !..11t11.trf'morta :t. « ·\ttra,r~~v l'A,lriatiC'o. -· o,-•ena,a r~nff"menh' il fo.-thi Ind citalo ~rtu·nlo /.4114$1 - .. ·è inlrtttbta 11ue·1a --olida :ra· ma di.- ha tmilo • f'llll'rt'. t' ora ancl~ politicaime11te I• 1>.alma· .i:ia afflf3fi:t•. \ t>m•zÌ:t è ,fala pr~nte in Da:muia colle Hlt reste. coi ,uoi riti. <.-oi :iuoi ro~tumi. e. tcopra1tu110. ('On la -11• letteraluro l)\'lpolarf', \la in qun1a le11era1ura. c<m \cne:tia. ·" Dalmazia. ('·era ,lunquC" l'halia e Ti con nu. nu ron ti• fra tf"rniu..a,o il mollo f' .ua i leoni 1~0110 ria1.rirt' i loro lihn p<'rchè <1ut:Imollo \ i •plt>11da11<'1/a pura :uce del m11:1tino . GWSEPPE COCCIIWIA

LA FORMAZIONE 1 DELLE RAZZE UMANE I lcnori della e Di(CN. del· ,----..,-,..---.---.-.-■-~---■-r--~-...,-----------, la Razza • Nnno qutl che ~ pio nome: « rinoceronte bi· cornuto >, e orso bianco >. In verità, circostanza capita• le. che si verifica nella mag· gior parte dei ca!!i (giacchè le Leui della natura sono ttmpliccmente delle regole ttal~liche che quasi ~mpre comportano delle deroghe); gli animali non dànM pro· dolli /t.e0ndi clit quondo 1i &Mrociano individui della mMe1imo ,puie, mentre in· dividui del medesimo genere, ma di 11pecie diversa. non hanno. generalmente. progenilu~ o ba.nno dei prodoui infecondi. Tuttavia, nel qu•· dro della spede, la più gran· de (requenu d'ineroci a)l'intemo di a.ree geografiche naturtli ha determinalo un compartimento; si hanno CO· sì, schematicamente, de.Ile 10IIO-t1pecie che si suddi• ,,idono in varietà. le quali. rappresenla, 1UJti.11iconU!nlt:, la raua in senso ri&1re11u, tvo1og1co, cne m IranctM- 11 chiama semplicemente ,oz:o, in rappor10 alla rana in ttMO largo. umano, che in frane-es.e ei chiama euu'o. e i nostri lettori non ce ne vor• ranno se ci ttrviremo qui della terminologia francete, data la tua maggiore brevità e il fallo che essa non dara luogo ad alcun equivoco, Perchè noj vorttmmo lenta· re oggi di rende.rei conio del processo dutomico, se ci ., può così esprimere. attravcr- '° il quale si cost.itui,ce la ruu. e di quello che. dal pun.to di t:Ùta ,omalico. ap portic:nc:aru:At al.l'c:Lnio. Se la formazione dei tipi IIsimbolod•II•croc•~:~i;.;c>;.~~.::::,::•uk•no anta,iOf'a alla (ricordiamo che il termirK" ~--------'------------~ Ji tipo non designa alcun gndino.parlicolare tusonomico, vale • dire claui6catorio <klla gerarchia degli esaeri, poichè si può applicare a qual.sia.si gradino della gerarchia), se la formazione dei tipi umani. diciamo, non fosse complicata da quella -dei tipi animali, non ci sarebbe bisogno di approfondire a lungo l'argomenlo. . 1 gradini del regno animale, dal più vasto al più 11re1to,sono i eeguenti: il raggruppamento ( vertebratj, per esempio) la classe (mammiferi) l'ordine (roditori) la famiglia il genere (scoiattolo) la specie (ecoiauolo comune) la varietà (tc0ia110l0 comune di Siberia). Siecome cia11eungradino può comportare delle aotto-Jamiglie, delle M>llo-11pecie cc., alcuni critici hanno pretèeo che questa costruzione sia artificiale e non corrisponda alla re.ahi. Ma, oltre al fallo che lo spirito umano è obbligato a schematiuare. cioè a sempli6care i (ani per comprenderne la compleuiti, c'3 qualcosa di molto reale nella &epara.zione degli eeaeri in com· par1imenti etagni: spec::~ opposte a tpecie, generi opposti a generi, famiglie • famiglie ecc. Buffon con,iderava il genere come il gruppo zoologico per eccellenu ed è certo che ancora oggi gli animali ,·eagono popolarmente designati col nome del loro genere: e un rinoce· ronte >, e un orao >, &enza entrare in altri particolari. Ma Lin• neo ha dimoelralo che la vera cellula del regno animale è la •~ e non il genere. etKndo la specie dmign.ata da un dopa loro ,•olla si su<kfoidono in aotlo-varietà, tulli gli individui delle quali, lo ripetiamo, dàinno, unendosi Ira loro, dei pro· dotti fecondi. Tale è la gerarchia corrente per gli animali 1elt.'Oui. Se dagli animali selvaggi noi paniamo agli animali de>mt:• Jlici, con&latiamo una modificaizione di queste regole. nel iw:nso <kl loro perturbarsi e dell'ac:cavallan.i, del confondersi dei fenomeni. I tipi au~tano note,•olmente di numero, guadagnano singolarmente nei caratteri distintivi. Semplici varietà (chiamate e razze> in zoologia domestica) differiscono morfologicamente a tal punto le une dalle altre che ee si tratta.Me di animali te.I• vaggi, i naturalisti ne farebbero delle specie distinte - che tuttavia non sono altro che varietà. perehè tra di loro dànno prodoui fecondi. Qutl.\ti ri1ultati aono prodoui, da un lato, dalla a.elezione artificiale organiuata dagli allevatori, ma anche dalla ste,sa vita dome9tica. Questi risultati si ouem:bbero con delle specie qualsiui? No! L'uomo ha (alto delle prove di aòdomNticamento con animali diven1i da quelli che s.iamo abituati a considerare come dortle8ttCi: il ttrvo, la zebra, il leopardo, periino il leone. Que-- tte prove non sono 11a1·eche momentanee pcrchè gli a11evatori hanno constatato che questi animali non vi si prestavano. Si può dire che l'uomo ha addomesticato tutto - o quasi tutto - quello che era addome.ticabile, e ei si trova dinanzi al fallo che gli animali suscettibili di ~re addomesticali, una volta .ottopo!lli a questo procesao si rivelano 'più differenziabili delle specie selvagge. 9

Maschera m•uicana in moHico, simil• a quella che Cortei inviò a Carlo V iperfunzionamento dell'ipofisi ttendenza all'arronicgalia), la morfologia infine dei Negroidi alla combinazione di un iper· funzionamento de.ll'ipofo,i e di un ipofunzionameuto delle cap• sule surrenali (quest'ultimo ipofunzionamento pro\'ota la forte pigmentazione, conformeme~te a quanto avviene nl'lla nwlauia di Addison). Ma ci si de\·e domandare se que!te secrezioni interne differen1i siano dovute ad una foiiologia dh·ers.a delle ghiandole o semplicemenle alle diverse combinaz.ioni chimiche dei liqu?1i che entrano nell'organi!mo (in seguito, per esempio. alla geo· logia dei territori abitati dalle razze) il che ricondurrebbe ad una influenza, indiretta, dell'ambiente. Tuuavia. anche suppo· nendo che l'ambiente abbia agito atlra,·erso le gllian-dole cndoc,:,1e sulla formazione dei tipi, è certo cl1e i Gialli sradicati dall"Estremo Oriente e i Neri sradicati dalle contrade meridionali. dànno origine, i primi a dei bimbi fla"oidi. i secondi a dei bimbi negroidi. Qualunque sia stata la parte dell'ambienle nella formazione <lei tipi razziali. questa parte è dunque at• tualmente compresa nel J)alrimonio ereditario. Abbiamo dello che non era impossibile che alcune ,.peeie di ominidi abbiano lasciato. per ibridazione, delle traccie morfologiche in ecrle raztç umane attuali. E' tutta,•ia 0J>J)Ortuno 0$-.Sef\'areche non »i sospettano queste traccie tanto nei Gialli e nei Neri quanto nei Bianchi. e cioè in certi tiJ)i europei poco frequemi . .J tipi fla\·oide e negroide sembrano al conlrario più recenti. 11011 solamenle più recenti di quei soltotipi t1bt-rran1i dalla razza biauca, ma anche dall'insieme di quest'uhima. Qualunque sia l'importanza di questi tre fallori. accanto alla geno/oria (o trasporlo dei genicli. "aie a dire dei fallori Ne· di1ari) processo principale clell'eredi1à. bisogna ora 1e11erpre· toenli i due seguenti fenomeni. Siccome un individuo è originato eia due genitori e un secolo Se ade:.so pa,..;iamo all'uomo, ossen•ia~lo due fotti importanti: corrisponde a circa quattro generazioni. gli antenati cli un solo I ► Tutti ~li e:..seri umani incrociati fra loro dànno proclolli individuo oggi ,•ivenle sarebbero ilati. quaranta generaiionì fecondi. L'umanità a1tualmen1e forma dunque una s.ola specie. fa. ,•aie· a dire \"erso l'anno 1000 della nostra era. più cli 1111 quelia dell'llomo Jopinu o gemplicemente dell'uomo. ~la nei trilione (mille miliardi) - impossibilità assoluta 1,ercht. al· tempi preistorie; la specie umana non era che una delle specie lualruente. la popolazione i111eraclelltt 1erra non sorpusa• di dt'I genere ominide; le altre specie si sono estinte. non fenza moho i due mìliardi e nell'anno mille non dou~,•a ragiiun~ere n,·ere fors-e. incroeia1,1dosidi un"epoca in cui i loro discendenti il miliardo. mentre la vopola:done dell'Europa non rag1iun· reciproci erano aucora \'icini, lasciato delle traccie in certi grup· geva il quarto dì miliardo. Che significa ciò? pi altuali, con1ribuenclo così alla difrerenziazione delle varielà Ciò ~ignifica che numerosi ascendenti hanno fun.tionato i,1 umane. chiamate. per l'uomo come per gli animali domC!!lici: qualì1à di a~enclenti comuni di numerosi discendenti. aImene, r(l:.:.e. ,No1iamo che i preuma.ni non contavano solamente molte all'interno cli una slessa razza: è proprio in seguito a queslc ~Jlttic del genere ominide:ma molti generi, costituenti comJ)le!'· diroenòenze comuni moltiplicate5-i alri111erno di uno stt"s~o sh·ament('- la famiglia degli omiuidi - di cui non re~la oggi ~ruppo. che questo gruJ)j)0 è di,•enulo rc,::u, di.s1inta ,l:igli al· e-fu· l"uomo. tri ~ruppi all'interno dei quali ~i ,crìfica\'ano le ste.s~e con· 21 La specie umana è così J>OCO uniforme che, uel regno--r~-~-,:,-l!l_'l_'f;,-.,.-i.~,--,-,=-,========:-= animale. esseri lanto di,e_IBiquanto il Bianco. il Negro. il Cial· "' , ., lo: l'Au~traliano. il Boscimane, sarebbero, senza esitazione, as· segnati per lo meno a specie differenti - mentre la feco1Y.lità dei loro incroci ci· obbliga a considerarli come ,·arie1i. cioè semplicemente come razze. Con:1ta1atì questi due grandi fatti. ci si domanderà a quali fattori si debba attribuire la formazione delle razze. L'adone dell'ambiente non è considerata oggi che come molto &eeondaria. Anche se, nel corso dei tempi, questa azione non è itata nulla e se i suoi effetti si 60110 a lungo andare addizionati. essi 50no oggi ereditari come modificazioni durevoli. Si può dire, insomma, che l'ambiente non esercita sulla morfologia che un'azione superficiale. Le ghiandole t>ndocrint ( vale a dire a secrezione interna, come la tiroide. le capsule surrenali, l'ipofisi, ecc.) hanno verosi· milmenle una funzione più importante nella formazione del tipo razziale: è così che la morfologia dei Mongolodi (FlavoidìJ C allribuita ad un 1i,orun:r:ionamento della ghiandola 1iroide (terrdenza al mixocdema), la morfologia dei Neandertaliani e.~1inti.degli Australoidi e degli Europoidi (Leucoidi) ad un 10 Negri adibiti all'•slr.ui~ne dell'oro nelle mlnier• di Hispaniola, ad Haiti (da: Th. D• Bry - Ame,icH pars V)

giunzioni. CoA ~i può qua,1 dirl" rhc:- lulli ~li indh iclui non ~lt"rili di una raua - la formula ,art"hbt" rtM'llO ,('ra 1;,eruna grande razza e mt"no cht" mai pt"r l'in,it"Rlt" dl"ll'umanità - hanno 1,artecipalo alla ('Omum:- di.-<'emlt'nza: in una parola, clu! lulli di.J~nr/or,o <fil lulli. Akune pt'riOnt si inor{l:ogli~no di a,tre 1nincipi e re ,ra i loro a.!ttncknti. ma ~e il «nciaiuolo potb~ ri~lirie ~hrt"I· 11nto in su i lignaggi di l1llti i suoi a~ndenti. egli arrin:rt"hl,e a risuhati qut1~i analoghi. Non è un paradosw. per coloro cht' ahilano fra le Alpi" l'Atlanlico. quN-1Omotto di un mio amieo: e In fondo. ahhiamo tt1tti del qn.gut" di Carlo Magno nelle \t'ne! >. Pf'rcM. tte0 prttUlimente qudld cht" c~lilui.M:e la rana: lr~ami ~n,i:ui!ni pt"rmanenli allra,erro i M"Coli. le!'.•· mi che con!en-ano & rafforiano, aur11,t"l'l!-Oìncrod co~lanti nel• l'interno del gruppo che !i considera. i caratteri p11rticolari del tipo. Risalendo nel tempo. se !i ammtllt" una ~rirnle panterf'blre più o fflt"no indifrerenz.iata all'origine (oloimNil. qut"· 5ti caratteri particolari 10110 slali cruti da ~ingoli mnlamt'nli che hanno fini10 per addizionarsi, aocen111ando~i in ,•irtù del principio dcll'or1og:t"nNi (t,•iluppo degli ~ri. in ~gui10 a foru interne, in una data direzione) ~r formare le varietà (rH· iel. poi7e ~1>«ie. poi i ge,ntri ecc. Il 5eCOndo fenomeno di cui si de,·c tener conto quando .i!Ì parla dell'uomo, è l'accresciuto polerc di difrerem:iazionc lr:t lt razze. quale lo ili COBilala· presso gli animali dome!lici in confronto agli animali stl\aggi. Sono qllblo pun1O di ,•i!la (Eugenio fi5-eher, quando t"ra ancora a friburgo. ha partioo· larmente a1ìira10 l'attt"nzionc su lale fallo) l'uomo dc,·e essere co11.eidera10come un'animale domtttico. La 5ua maniera di vi- ,crt in 50Cietà gli dà il beneficio del pro«s$o di s, iluppo esu• heranle che ai o--serva tra gli anim~li addom~tiuli. ~fa •iccome ,.j tralla d1 U!1 ad,lonw--ticamen10 l'pOntantJ. noi lo chiamiamo auto!Jd1lflmr$t;eunu-,11u - lt'rmine ('he ha il untaggio di indicare immefhatanwnlf' che t$.$O ai riferi!Ce all'uomò. Il mN:CAnismo combinato dell'eredità animale e dell'autoad• ,~ome,-tk111nt"nto,lànno ('OSÌ conto ,lf'lla differenziazione ,lei tipi umani. Fin qui ... iamo rimasli "ul terreno zoologico raniale in t1en-o i-lreuo. l\la non ci :,ono ,lei fattori umani, inesistenti preslk> gli animali domestici. capaci d'influire sul 6sico clelruomo? Certan~nte! Il tipo umano, 11 1empo S,l~o che si !'.Uddhi<k, agli occhi dcll'O!èot"n11ore. in 5uddh·isioni ~mpre meno dis1intt, :1-i sitziona in catt-gorir, cht' concordano o no con le ,uddh,isioni &Omalkhc- e che cli1>endo110dal 11001. dallo l!µiri10: in qut'~tt' categorie. che abhiamo imµarato a conoscere con il nome rli elnie. e cht" sono caralleriu.ate dalla lingua. 11 ttligiont. i r-o· -.1umi e I• mt'ntali1à. il caralltre M>matico ereditario non ha che una parte con1ingen1c, condizionale (parte a,•ai rile,anlt" in alcune etnie, quasi nulla in altre), Ma l'insieme de.i fattori noolog.lci potrebbe reagire !lii 1onu..,. !ul corpo? Non biM>gna dubitarne e diamo subito un ~mpio che farà comprendere il fenomeno. Il \·oho allungalo . ..ouolineato da nighe sdegnOM, del lord ingleM, è uno di queàti 8.!J>t"lli de1ta1i dal noos e che ili' consen•ano nella stirpe per lradizione, cioè ~r imitazione più o meno cOfCiente. Noi chiamiamo que· ..,o ft'noJMno l'ouu,mod,llaturu, ''\~r di.!1inguerla dall'autotid· · dome31icamento cht" ~ 1pon1aneo e del lutto inCO!Ciente. Spesso sarà difficile dire: se una particolarità morfologica è dovula all'automodellatura o all'autoaddomesticamcnlo, perchè i dtit" fanori si sviluppano simuhant'amente. Si può ammettere che la depi&RM"nlaiione dei Noridici. la grande tlatura di po• li

polaz'ioni·caste come i Badima e i Batussi dell'est africano l'ahro dei due fattori menzionati. So quello che colpisce prin· (ai quali i grandiScSimiuomini di Cromagnon della p;eisloria cipalmente nel fenotipo è strettamente razziale. si hanno dei sono forse paragonabili dal punto di vista eociale), la pelosità iruppi somatici. razziai.i (80mato•ra:uiali); se invece l!li. impone deì Toda dell'India e degli .'\.inù del Giappone, l!IOnofenomeni il fattore etnico, si tratta di truppi .somatici.etnici (somalo· di autoaddomesticamento. L'automodellatura invece si manifesta etnici). Questi due gruppi corrispondono insomma a quelli che soprattutto nella, mi.mico. e nel pOrkunenlQ. Senia parlare di un Eickstedt chiama Lokal.ty.pen (i noetri tipi somato·ra:uiali) e volto di ca.sta, come quello menzionato a proposito del lord Gtuay~n (i nostri tipi somato-etnici). Ma, oltre al fatto che il inglese, quello che noi chiamiamo la e maschera giudaica> è termine di e Cau > Q. una desinenza territoriale quasi intraduci· un prodotto. combinato di autoaddomesticamento e di automo- bile, noi preferiamo una terminologia non topografica, ma cau· ckllatura. Il ponamento trasandato del tipo ebraico è un puro sale. La quali.fica di somatogruppo ra:uiale e di somatogruppo prodotto di ·automodellatura, poichè l'ebreo, subco.scien1emente, etnico fornisce questa terminologia causale. vuol far .sembrare di non avere un atteggiamento studiato, Graficamente, la gene!!i dei gruppi terminali, cioè dei gruppi che egli non possiede in verità allo stato naturale. Infine sono somatici, sarà rappresentata come si vede nella tabella. dovute all'automodellatura le dure espres&ioni di diverse po· Beninteso, se si può sempre suddit,idere un tipo in sottotip~ polazioni marini.me come la particolare maniera di camminare non si può dis.,ociare statisticamente i somatogruppi razziali dai di molti montanari. somatogruppi etnici. poichè i fattori formativi combinano i loro Se riferiamo questi due fenomeni a ciò che si sa dell'eredità, effetti in tulli i gradi delle possibi1ità. Si parlerà di gruppi ci si renderà conto che gli effetli dell'autoaddomesticamento sono • tornatici. Ma jJ convergere dell'effetto. di diversi fattori non in sostanza (contrariamente alla genoforia e alle mutazioni) deve far dimenticare che essi risalgono a due elementi fonda· delle modificazioni durevoli e che quelli dell'automodellatura mentali distinti: alla rau.a considerata zoologicamente d:i una sono delle nwdi/i.t:aziorai tro.n.silork. parte, all'elemento propriamente umano che è il noos, lo spi· • • • rito, dall'altro; meni.re il frutto della loro fflutante combinala I fattori noologici. tradizionali. etnici s'incontrano così con è la razza in senso largo o etnia (Vollimun), fauore .,rìmor· i fenomeni ereditari, strettamente razziali, per costruire il /erw- diale della storia dei popoli. tip0 (tipo apparente) degli ultimi gruppi della tassonomia, GIORGIO MONTANDON gruppi somatici o somatogruppi. Ma quoti somatogruppi po· Prol. d1 otMoa..,ia d♦Ua Se-a. tranno essere sotto l'influenza pttponderante dell'uno o del· c6 aatropo~ 4J Pariqi SCHEMADELGRADOD'INFLUENZA dei fattori somato-razziali (ereditari) e dei fattori somato-etnici (tradizionali sui tipi umani secondo il livello tassonomico preso in considerazione (applicazione particolareggiata al tipo biondo e ai suoi derivati) (l'influenza etnica non è disegnata che sui som.ato-gruppi) '\V:'\.r.::-..An C\n..rv:vì ~n Influenza \::,/'-.l ~ - ~ ~ v v \J\J'" somato-etnica I i \ I \ I I \ \ . (lineeondulato) □ QB &)□ d~B: \ t Somato. gruppi apprezzabile diver ...i Sotto-razze abbastanza forte Razze forte Grandi assoluta razze n u Ila lnfl\Jenza I E e somato-razziale. ~--S_P___ I_E_____ U_M_A_N_A_~ (r~ttangoli) (I~• questa colonna dal ba~ inalto)

DALLA RAZZA DI ROMA ALLA RAZZA ITALIANA TRAPASSISTORICI Una fa~ che appare pro• hltmalica nella floria della rHu italiana t! la , iccnda dd corpo etnico i1alico•rornano aur&\C~ i contalli con i J>O· poli e inn1~ori >, dopo ia ca ,Iuta dell'Impero Komano. Nel. la ~opran·alutat.ioue della por· ctta delle inu~ioni barbariche, -i è C'rea10 di ~~ una ~ria di o--curo rnìto. C'ome ~ c1ue· ~ta ondala di popoli a\fil!C tro,·ato in lla;ia un elemento rau:ialc complc1amente pa.!Si,·o t'd amorfo. " come ~ rt"thno.r da <jUl'i popoli fo-se ti'lato d1 11po biologicJmcnte inferiore. tale da rappr~cnlare 1~r la rana aria lo ;,c.iso i,ericolo che una r:nu di colore. Ora. il ~n~o negath·o auri· hmh.1 a 1ali contatti, pr~nt11 lulli i caratteri di una pedestre t' ,uperficiale interJ>rct.uione drlla ~n:ra storica. Infatti. allhO che i due predominanli gru1>pi di irn·~ri. Goti e Lon• @.Obardi. ap1>artenendo dal punto di ,•i!II a111ro1mlogico :il gruppo nordico· celtico. rit11lrl\'8no ne,la vasta fami· ,-lia .:.ria. OMia nella st~a fa. mi~lia 3 cui ap1>ar1ene,•ano i fi,:11di Roma. e non signi6undo perciò i confatti con es· ~i un.1 conlaminin:ionc per la razza italico-romana, quello d t inteN:S~ precipua~nle ri• lc,ue è il ~ll$0 roncffio u· sunto da tali confatti e ~tabi• lirt •e l"affcrmarai politico· M.s.siMO Scall9ero JM scritto p..- Il "- 10 detf' A11"0 IV Il pre• cedente a,Hcoto di quest• SHlone. (uo 1'tntiloln1: • i.. n11dt1 dell• lfngu• • • lt1ttna del p11s.g9lo dii l11ino 11 .-ol91re, no• t1ndo come l1 conlinuit• lln9uhlica che lega la rHH di Roma •Il• ,1111 ltallana non si• che "" ••petto della conllnulta raulale. n,ilitare degli invuori signifi- renz.iazioue che ha come fonchi altrn1 Jffermuione del· damento l'('l/tnos nel et-n,o l'anima e dello spirito dcl,11 concrt'I0 della parola, ma che loro ruza Va -,tudiata, per mo1hi di tcmSc "lii piano biologico la Vo e di spazio, attra,erso gli serie dei con1alli ctni<'i •1.:tn tffeui ctico-,ociali. polilici r µuò p~n1are alcun &en.sodi . culturali. comunque manifc,.ti. rtgrcs.sione e di conlami11:11io che da f!'~ dcrharono. 11t'. data rarianità dei Goti e Ora. un fallo che 11uhi10 dei Longobardi, e ili "olge colpi!>Cc è l'influenza e!iercitata J)erciò su un piano, per co~i dallo "'J)Ìrito imperiale cli Ro· dire. di armonia; .per p:>lcr ma ~u tu lii ,:li e jll\·awri • e •lahilirc il significalo inlimo ("he ebbe un ,igniftcato \Cradi tale comunione razziale. ~- menle po~ith-o per il dbtino corre indagare se lalc pari1à 11i cll"lle popolazioni italiche. mantenga 11ul piano psichico- I re nordici c-he. dopo il animico e sul piano spirituale. quarto ~olo. forzarono j con· perchè ,eramentc. non a, \C• fini dell'lm1>ero romano, mo• nuta sul pi1no fuico, ia lotta l'lr-arono una parlicolare ambi· si porta sugli altri piani imme· zione per i titoli dignitari ro· diatamente euperiori. Oeeorre mani e un ri.&1>ettoprofondo dunque poter 11abilirc quale per i ,alori etnici e spirituali dei due sangui rtc.hi virtù ehc di Roma, ~la - ciò che è ,i affermino. per il tra.mite ani· maggiormente significati,·o - mico. liull'altro sangue. E ciò essi upirarono ad essere par· 11ignifica - occorre ben preci- IN:ipi degli onori dell'Impero 8arlo - non dare \·alore ad e più preei&amente ad ac<1ui· clementi ll!lratti, ma ~•mina• starne la ciuadinanza e ad i,,-. re la portala e la fona di quei corporarc i loro popoli nel ,·a lori psichici e a1>iri1uali che mondo romano; per cui un i· hanno rome supporto il un• gi:;mondo. re di Borgogna, gue della razza. Si tratta dun• J1oCrin~·,aa Vi1aliano 5e11a1ore quc di identificare una difff'• ,li Co.itanlinopoli: Quoscumque honorurn pr:vu~siù erigi• tis, Romon,os putorf' debeti.s. · Quc--lo --teuo Sigismondo. scri\Cndo all'Imperatore Ana· ~tasio. affermava che gli asccn· c!enti ,lella sua razt•, per la loro de,o:tione all'Impero, pre• ferhano i e titoli di milizia> e i ricouo,cimenti dignitari u·uti da Roma. a I lo stes!O rei aggio di 1«"g11li1iia,•uto dai loro padri. Uri ~imile orientamento \erso Koma non po1e,;1 a\'",enirc soltanto ron1e fenome.no ideale e -.en1ime111ale. ma a,e,a il sen--o di un ,·ero e proprio ri· couo~imcnto di auperiorità della ~tirpt di Roma. lnfuui. il titolo o la dignità di .ipo romano che un Principe ,1,aniero ollene,a dall'Imperatore, non a,e\11 il \'alore di vana e con,·enzionale onorifictnta, ma naturalmenle importau ed esprime,• un ,·inco;o di ami• cizia e di fed«"razione. nonchè di dipendenza e ,·assallaggio ,·crso l'lm1•ero. Cib procura\'8 al Principe dignitario Ire ~- scnziali ,antaggi: in primo luo~o @:li a!;licurl\a da parte dell"/mP"'r"tor il 1ranq:.iillo posse!M>delle regioni occupatf' nel territorio dell'Impero (tra· sformando in un fatto giuridi· co e positivo per la romanità l'impul.so della prima imasioncj; inoltre. lo protegge,·• dal· la minaccia di ahri pof>Oli barhori. gru:ie al valore dell'1111· 13

lorità imperiale. la quale in diriuo era .empre 1emuta e ,eoerala da tulli i Barbari. co· me la eup~ma poll.""li poli1ica del moudo; e per ultimo, gli concilia,a l'adesione fauin c!ei Komani abitatori delle terre conqui~tate, giaocliè questi ri· ronos.ct, ano in lui un rapprc· !'Cntan1c dcll'Url:ie, in,.ignito tkile dh i~ urticiali romane. In base a ciò. ~ facile ca· pire 1>crcl1è i R" h11rhari. d1c ~ogliono c:s~rc con,.idero,ti co· mc implacabili nemici e di· !'I ruttori della cn illà romann, in !'O:!lania mo,.1raro110 un ta· rro risvelto per la romanità e 11mb1ro110 al:e in~~nc onorifi- , ·,e di Homa ... ino II preferirle al rc;tio uomc crrdi1a10 dalla loro rana o ricernlo d:alla 1>ropria na7ionc. Que-ta dc-, ozionc era in !!O· ~l!UIUI rr.. prc~acionc di 1111°&.."-JJi· rtt1io11t vrofonda del taaugue \t"t•o l'1ri~tocrazi11 di 1111 mo· tif'llo di raua che. come ..imholo e come , i, ente reahi. 11.1pµre..~11IA\a l'Urlit e il ,,.l•O 111,pero. In ~enza. 111que-lo ,i~nificath o fenomeno, !i ,eri· fica,a l'np1tcllo dell'anima del· lt rane 11on~iche. celtiche. !?er· ma11id1r t' -.arn1stiche. ,·et$() un JJriueipio •111M'rion:-. ,erM> lo ,pirito della rnu di Homa. o~ia ,·cr-o qudlo che a,e"' 11t>ll'anima e riel coq;o della rana di Horua 13 ,1111 , iHnh!' e~1,r,-..J1ione. <.Mi i Re harb.ari .!'i n,·ol~e:,11110 all'lm1>eratore come all'Augu-'to. 111 Monarca del le naziu11i. al &vrano del mondo. al 5'4pr~nuu orbi, Jp. minu..f: f"~i ricono~,ano in lui uon Aulttmto il Principe. ma il 1>ri11ci1lio~l~'O della ge· r.ud,ia e il vadrt- .!'lehO della razza. Co-i T wdelM'rlo re de":i Fr,111rhi si 1·ivolge,1t a Giu~li• ,1ia110. l'«ui /usliffia110 lm~- ,Uk>ri, e O,ildebertQ li a '.\lau• ri,io. Oomi,HJ ~lor:oso, pio. fJi'r{lt'IUC, inclyto. ti,um1,ha10ri. ac srm1~r 111,gusto1'11tri \luu,--cio /mp,,rato,i. l>i qu~la au1ori1i t'lnico•:Sf•i• ri1uul" l'i giO\'a,0110 i:i lmpe• ralori fin dal ~ecomlo ttcolo fH'r incan•la~ e controll.,e qu~lr irwmpenti fotzt" razziali. :-er,mdo lo "l'iri10 dell"ordi• ue di Homa. al lorchè conside• r:nauo ormai imp~ihile con· Sl•N• in porfido di un re germ.nko, Arte ,_,.. del Il Secolo t.-urrr tli. I.ii dal Hf'tlO e_ 001 d••~ (Giardino Boboli, Firenze] (Foto AliNiri) Oanul,io i·impt>IO drll• tione e ,-lv11re l'integrità tu· ritoriale del mondo roinano. qual er• r,tat• nel colmo della ,ua grandeua, ai tempi di Tr•• iano. l)j qui nacquero que!le •lleanu: con varie gt:nerazioni .ti Barbari, i qu•li IOlto nome di Leti. di Gentili, di Federati. di Drditiiii, dl\ennero gli au· iii.liari dell'Impero r<I rbbero il C'Ompitodi custodire ii fos......10 delle froutiNe romanr. o di coml1a1tere i nuovi inu:oori. continuando :sul piano della realtà materialr la missione della ru:ta di Roma. E pili lardi. di <111i pure derharono principulmt'nte lulli quei titoli e di~niti romani. di cui ~i \t" ,lono dal ~lo quinlo in poi decorati i Capiumi e i Princi· pi dcllt' <liu~.~ 11azioni eu• rOJ)t't'. Tra <1ue•lt' diJ:nità, ptr quanto di \&rii nomi e gradi .,,iano <rudle conreri1e a Princi• l)i -1r•uieri i come di \1at,tro de:te militit" di Corlc <lei1lomestic1. t.'d •nl"he l'olo di Sil..:111i11rio od ahro 11Hìeiopala 1ino1. la JtÌÙ amhi:a 11011dimcno ,. 11 1,ill Jl~~ia1a dai Re era qurlla cli Pa1ri1.io. ~ia rerchr qu~la tra 11elrim11t:ro la viù alta. ~ia pe:rchè. com1)or1:111do il Pa1ri.ua10 una luogotent0n t" qua-.i un consorzio drlla Po' lt..'-1,fàimperiale. 11«&·un'ahra dignilà 1,are,·a C011\C11ire me· p;lio all, condizione ~gUI. Ora, 11ulla meglio di qllbta voçai::ioue c Juttrizia • esprime il àenso del ricouosdme1110 del princivio « c,limpico • e e IOlare• che agi al ccnlro dcli• razza di Homa. Tale titolo fu conferilo anche atl O<loacre. f.osì Teodor;co, ,·enulo in nome dell'Intpe:ratore a conqui• stare l"halia, jkr st•bilin; i iluoi Goti irrec111ieti che Ji oon· linuo minacciavano Costantinopoli. fu iMigni10 <kl 1i10:odi Patrizio. lnohre. gli •torici bi• zantini ci parlano degli Unni, de' Bulgari. degli Unogundur~ dei Turchi. dei Pa1zin1ci ed 11· Ire !-imiii popolazioni barbari· che i cui Sovrani ebbero dai C,.sari il manto e il diadema d1 Palrizii. In Italia. i Principi Longobardi di ~llt'\t'nlo. di Capua e di Salerno, cornincia11· do da Arigiso Il più \Olle ,.ol· l('Citarono t'd t"b~ro da Co11la111inopoli il titolo di P11ri· tio: jl'ratie al quale. l'pont.e.ne.i

ntfnle riconoscendo nei loro Sta1i l'alto dominio èiell'lmpe-- ratorP. miravano a farsi indi• pcn1kn1i d11i Carolin!l;i, loro k~illimi So\ raui. t-. iotto la forma di ,a,-.alli delrlm~ro, ad ~rt"ilare una più lil~,a •i gl\Oria. Qua1110 alle ahre uzze del nord. occorre dire che nelle Gallie i Ke borgognoni e i rrarw:hi. per aulica alleanu. e dt\01.ione legali all'lm1>ero. tb· l:.tro. fra gli altri onori roma· 111. anche (1uello supremo del 1•a1riziato impuiale. Il poten· le re dei Franchi Clodo\·eo re• pulÒ anch'egli ecceziona'.e 0110• re il ri~u·re i codicilli e 1:- di,L~ dell·ar"locra:r..a roma• na. mandatigli dall'lm1>era1ore .\na~1uio. quasi come premio prr la grande- , illoria , isiio• tic.a. Dopo Clodo,eo. al1ri Hedella .riq,e \lerO\ i11g;a ouennero la di!tnilà dell'aha ca~ta ro· mana. la quale rornO ad an~re nuo,o e m111,iore ,i;;ni6cato fon i 1nimi Prin6pi dr-:la seron,la ,li11u,1i11. e ,iu0$e al coln10 del ~uo :1ple11dore al tem• po ,li C..rlomarno. Dt-pta ,li menzione i- J'incoronJ1.ione del ltt dt>i Franchi coi. la formu· la: R<"no1et10 Romani lmperii. Grazie a <111efla J>er$'.•lcni.a fi<-1 princi1>io 1=piri1uale e .,oli• IÌ<'O di Homa, prima i Franchi t J>Oii Germani poterono a,· 11nwre l'tredi1à del princiviq e olimpico •· eroico-mistico. ,:ella ru.za <li Rorno. L'anlico Patrizi:110 lrnperiale (che pur <.c';!:uitò a fiorire per 1•ar'tcchi .ft'O'i nelrlmpero hiuntinoJ romportava nel suo concetto una sorta di 1,rotl"zio11e e tu• lt'a. :'ia ,erao la per:H>n:1. c!el• ''lmperatort. sia ,·erso lo Sta· lo. nel cui 80,·erno il Principe in~ignito do,e,•a col coneiglio e roll"opera et:Stre concinuamente I .s('f"izio del C.po ,up~mo. C.O..ì anche in seguito. con il tonferimeuto della llignità ro· rn:ma ai Ue 1Uranieri, il Patri· :tialo non era mai di,1;,:iunto dall'idea di 1>atrocinio: lo sco-- po i;er cui :eole,·a conferirai, e il principale dovere che irnpo· M\8 al Re in§ipito. era ap· punto di aiulare e difenderr tli inte~i dell'Impero e del· rln11>eralorr dai comuni nemici Tale concuione: non risulta in nulla dheru da quella 11u cui si fonda\'& il Patriziato ori· ginario romano istituito da Romolo. in quanto ai Patrizi &pel• ta,·a come ~ingoiare vrerogati· Ht. oltre la tutela e il go,·emo ridia Hcpuhhlica. il patronato dt>i ditllll pll"bt-i. ~ IIU('l\3 di- ~11i1~dei C:uolingi -c.r1-ò dun• quc dc:l'a11tic3 11011 "'Olo il no· me e lo ,.plendo~. ma anche l'idea fondamentale ed il con· c-euo generico di patro:in10, continuando così uno dei più nobili e crealiYi coslumi della Tradizione di Rom.a. Se f)Oi ,.j tien conto del \Il• ltore :,,Ostanziale dt=lrelcmenlo razziale nordico - deterior· men1e inte-rpretalo da una tu• pt"r6cialc ,-toria scolutica - cht· in cfrrllo eni 3 contr,1!!13• rt"e a ueutralizzare l'inYaden.!a drll"elemenlo etnico <11cmitico nella peni"(\la italica. 1,j acqui· -.i~ la cer1eua che il tra.p.i~,~ d11; ciclo dclln rnza di Roma u r1ucllo dt>lb 1.1zzo ilaliana ~i eompi armo111came111e•ia ~ul piano 1,urn.mente hiologiro. rome i!lll quel lo aniniiro-~piri· tua:e. Lo ~tile di Homa. non• •~1ra1to. fo11da10:,,11 quel Een,o ,iu·nle <.lella /ùles e ~ell"hon::,r. rhe- !'i reea ncl ..anfme e, 11011 l'ul piono drllr a~1ru1ioni men· 111:ì. fu ri1tt1t1to d:1 quc-g:li ari ilalo-nonlici chr. anche f)Oliti· ramen1e c(1 eticament"· eredita• rono il pri, ilegio del principio ili Homu, ~i11.arono poi le fon• d:1:11,er11a per il S.ero Homano Impero. Usi appurh:nevauo alla :-ICll• )\,Il ra1:ia ò::i creatori del 1,1rimo Impero di Roma e :::~»1:m..._,-ero la .. !e-s.,.q funt:ìoue di qu~ti. al· lorchè le razze "emiliche ed •"'iaticite 1~1.larono di demolire .il polente edificio ,:iuridico· ttOCiale ('reato dall'Url)l". ,on ii 1ra1tò dunque di cin, asioni• da parie di uomini di ratza di· \f'r&a, ma di una IIU()\I form:s di r~i-!tenta deH'el~mctUO et· niro nordiro•romano. 2'\eglia• IO:ii a nuOHI ,,i1a. 1,cr la sua perenne miMiiOne e olimpica •· 1)3: queJto m0<'.ello nordico-ro· mano scaturirà il tip0 della 1111oi'a razza i1alia11a, que!lo che sarà condottiero e cavaliere di ,-entura, guerritro e na· viga10~. pioniere e l\\·enluro· to fCOpritore di rnondi: queno che ancora oggi f! il modello \henle della ruu italiana. MASSIMO SCAUGERO St•lu• in po,fido dì un re ~nMnko. Art. roman. del II Se<ol'!>. (Gi•rdirt0 Boboli, Fìr~r•J (Folo Alr:-oiui) ··•

FILOSOFIA ETICA MISTICA DEL RAZZISMO D1-SEGUAGLIANZA DEGLI ESSERI UMANI. Nel nosrro precedente attiroJr abbiamo ricordato che :i. rutto il mondo antico fu oroorio un uanquìllo, n,uuralc 0riCOnoscimemo di quel principio dc!- l'ineguaglianu del genere umano che, in sede di rn2ismo. ancor oggi continua a destare rcuioni irrazionali in alcune menti non ancora liberatesi da.i miti del progressismo demo• massonico. Nelle anl'iche civiltà l' incgu.i.glianu degli esseri umani fu riconosciuta da un doppio punro di visu .. Anzitutto in se. de sociale e politica. Nelle società tradizionali veniva contesruo che :id ogni essere convenisse ogni occupazione, che la nascita fosse un caso e J(' doti legate alla Oa.scita- quindi .ti sangue e alla razu - avessero un valore secondario. s) che ad ognuno fosse data Ja possibiliri di formare ad :u-hitrio la propria vita. Gli esser: na.v.ono disuguaH, .s«00do una disuguaglianza che riguarda l'essenza; a tale disuguaglianza fa riscontro quella ddle funzioni e delle aui..,ità e delle dignità nella \lita asrociua e nello St:uo 1 Ottimo, pcnltto, è, ira rutti, quel reggimento Poli• tico, nel quale runa discguaglianu ·va· ad accordarsi adeguatamente all'altra, s1 che ad ognuno rocchi il posto e la fun2ione mas.simamence prossima alla sua narura propria, innata cd ereditata. « 11 piano generale è uno - scriveva PIOl'.ino (Emi., lii, Ili, 17) - ma esso si suddivìde in parti dis:guali, di modo che vi sono diffl"renri sedi: e le anime, discgu:ili an• 1.·h·es.se, prendono rcsidenu nei luoghi differenti che si accordano alle differenze loro proprie. In tal modo tutco si accorda e 18 la differenza delle situazioni corrisponde alla diseguaglianza delle anime». Come altrove si è cstcsamen1e mostrato (1), in ciò sta la gmscifiazione e la base dell'antico sistema delle c:ute. E" un errore credere che nel mondo amico, tradizionale e soprattut• to ariano le caste avessero un cauttere arti6ciale, procedessero da circostanze esteriori e riguardassero semplici rappani sociali, come dovC'\·a verificarsi in tempi successivi, specie quando, più che caste nel senso 1radizionale. si ebbero semplici « classi ». Il sistema delle ca• ste procedette invece dalla fer• ma persuasione di una differenza interna. sostanziale - in filosofia si direbbe ontologica - degli esseri umani. So questa stessa base Aristoc:il.esvolse Ja sua no<a teoria sulla schiavitù, sos1enendo che vf sono uomini e razze nati per servire cosl cO· mc ve ne .sono di nati per dominare : sl che un ordinamento conforme a giustizia e a verità vuole che gli uni servano e gli altri dominino. Anche a Roma. benchè il sistema delle guerre, per via del quale esseri liberi potevano ad ogni momento p2.SS2rcallo nato di servitù, inficiasse non poco le premesse anzider1e di un vero ordinamento gerarchico, si mantenne tuUavia in più di un riguardo l'idea di una prcdC5Cinazio_ne connessa alla natura interiore e più forte di ogni arbitrio di individuo. Roma cosl concepì, ad 6cmpio, che vi sono deì domi- ,,; ,wi, vale a dire esseri che per narura sono signori e dominatori, a"endo comcosegnata una tale digniti - co~ vedremo - da speciali correlazio.. ni astrali. Per ca! via si affaccia il secondo aspetto del riconoscimento accordato dal mondo antioo al principio della diseguaglian• u: è quello di una disegua• gli,mz:a non solo o.durale, ma anche spirituale, di una diseguaglianza - si potrebbe dire - in fatto di razza J,llo spirilo. Si comprenda bene il luo, go di qucs1a idea: con ess.a si a,•vers.1 non solcan10 la doctrina dell'eguaglianza generale degli uomini, ma si a\'versa anche quella opposta, aff:mo individualiSlica, secondo la quale ogni uomo differi5Ce dall'altro e nor: vi è, ·(ra di essi, comune misura. Si afferma inv«e che esismno dei comuni denominatori spirituali, che accomunano gruppi di uomini - i quali. pcr:thro, come individui, pos.~- no trovarsi anche dispersi nello spazio - dis1inguendoli dasili ap~rtenenti ad altri sruppi. Si può già riconoscere, in ciò. una istanz:t ruzisu mi g,11eriJ. n· bene dire s11i gmuis, pcrchè mentre il ra:uismo moderno a base di qucsci raggruppamenti pone prevalentemente una eredità puramente nawrale e uma. na, quella del sangue, il razzismo antico, pur riconoscendo spesso in modo preciso il significaco di tale eredità (donde k leggi di endogamia, di chiusura di ca.sta, ccc.), come elemento determinante della differenza e dcli' ineguaglianza concepiva piuttosto una eredità, per dir cosl, dal/' alto, determinata da fattori soprasensibili e tal\'oJta persino sopra1crrcni. Vogliamo accennare a qu.11ClJnadelle vedute proprie all'inscgnamento tradizionale degli acnichi a ciò relativo. A pochi è noto che Giuliano Imperatore - o come. secondo un m.1iluso,.1nche si dice: Giuliano rApostata - fu un deciso sostenitore ddl' idea razzi. Sia. tanto da costringere S. Cirillo a scrivere un trauato per confutarne le tesi. Giuliano lm• per.itore sostenne l;1cesi del poJigeniJmo. Considerando Ger• m:i.ni, Fenici, Sciti, Etiopi cd altri pop<>li, egli si rifiiucò dì credere che le differenze fisiche e morali di tuue qucs1e razze potessero derivare dJ fattori esterni, da ambiente, clima, ccc.; rnenne im·cce noccssario cife. nrsi a differenze essenziali, di mtura, di genesi. Così andò ad anersare b. teoria ebraico,cristiam, Jel monogenismo, cioè fa suppos'zione che lutto il gene• re umano fosse dcriv.ato da un·unica coppia, epperò procedesse, in uhima analisi, da un solo sangue. Gli dèi immortali avrebbero invece creato, insieme al mondo, ab i11it,o. ceppi umani diversi. Di là dal ri• ferimento mitico. Giuliano lmp<'ratorc si mostrava dunque, con tali idee, come un ranista più spinto che non molti dei razzisti moderni, i quali face:ndo proprie le ipoc:csi dell'evoluzionismo·o del trasformismo. affermano sl la diseguaglianu. delle razze attuali. ma suppon· gono tuttavia che esse si siano differenziate da una $0.Uanz.a originariamente umca. A sua voha, il termine ti• 1101. che vuol dire generazione. schi.uu. o tazza, figura di freQuente anche nell'antica lett:• ,3,rura cristiana e pamrolarmen1c negli scritti ?aolini e gnostici. Qui designa però... ~. senzialmenre, una « razza dello spirito», th,oiè ginos, un i,- 1111mJ 7slio11, e una simile idea della diffcrenn fu a ooeo a poco SO?raffana da air~e idee

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