Quando la terza generazione dn pirati inglesi, nella prima rned, del S«. XVIII fece vela per la prima volta dalle coste afri. cane della Nigeria a quelle delle colonie americane con un carico di negri incatenati come belve, in seno ad alcuni cc<i puritani della Georgia e della Pcnsilvania spirava un certo vento di resisten:u. Cotanto imuho aJla coscienza umana e alla religione di Cristo st'mbrava troppo anche agli inglesi di allora. Ma le esigenze del lavoro nelle piantagioni dei tertitorii del Sud, la pigrizia dei coloni anglosassoni, cui la fatia. e il pane sudato andavano poco a genio, la prepotenza dei mcromli a:ssolu1amcme decisi ad importare e a moltiplicare il commercio della came umana finirono per aver ragione di rutto e di tutti. Ben pre• sto qu.alsiasi scrupolo ucquc e su 1utte le bocche, anche quelle di Wi1hffleld e di Habcrsham, cosidc<ti apostoli del sentimento rclfgi0$0 nord-:uncricano, la uadi• zionale ipocrisia anglosusone celebrò il suo trionfo massimo con la seguente dichiaru.ione approvata da tutte le popolazioni di quelle colonie: « Se si prendono dt'gli schiavi con la sincera intenzione di guidarli al Crist:0, non si commcne p«· cato; anzi si acquista una benedizione». Messa cc»ì a dormirt la coscienza.. il commercio dei negri divenne presto il pro· blcma più importante della vira colooiaJe anglosusone. Nei terrimrii delle pianti\• gioni per un certo tempo tutte le riunioni pubbliche, tutti i conviti terminavano con un brindisi alla « n«cssiù. delrora » vale a dire l'introduzione della schiavitù mediante rimportaiìone dei negri dell'Africa. E la legge coloniale, autoriuando la schiavirù, impose nientemeno che una muha di cinque sterline a carico dei padroni colpevoli di maltrattamenti a~li schiavi, compresi fra i maltrartamcnti anUN TIPICO DOCUMENTO DELL'IPOCRISIA ANGLICANA: JS "Se si prendono' degli schiavi· con l' intenzione di guùlarli al Cristo, non si commette I peccato; anzi si acquista una benedizione" che la mutilazione e J'uccìsionc degli stessi, e nanne il caso in cui il fatto avvenisse in istaco d'ira pro,•ocata e sempre che si potesse provarlo con testimoni giurati dì razza bianca! ... Il commercio con le cosce d'Africa era gcstifo fin dal tempo della restaurazione monarchica, in regime di monopolio dalla Rt'lle Compagnia del Mare del Nord. M:t il commercio ncgr~ro cadde ben presto in mano di vmturieri della peggiore risma i quali si accomodarono con la Compagnia convenendo il pagamento di un canone. Allora la uaua. dei negri, aperta alla libera concorrenza, si s,·iluppò enormemente, sol• kcitata daffincroduziooc, nelle Indie Otti• dentali, dalla coltura del caffè, del riso, del tabacco e dell'indigo. I vdieri <lclla Nuova Inghilterra e di New York e soprattutto quelli degli armstori di Bristol e di Liverpool conducC'Yllno il traffico scaricando in Africa alcoolici e prodotti manifauurati delriY-la, caricando schiavi a destinazione ddle colonie e rit0rnando in lnghiherra con i prodoctì delle piantagioni. Nella seconda metà del Senecento il primo pono negriero del mondo divcnu;, Liverp00I, che deve a quCS10fatto la sua rapida ascesa e la sua fortuna. /\ quen·epoca i ~oi armatori ,~ano in mare, per la natta, circa I 10 va.scdli che :rasportavano in /\mcrica 30.000 negri all'anno, vale a dire più della metà di tutto il com· cio. E di quCSI.-.. paMO le colonie nord-americane che contavano verso il I72~ appena
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