La Difesa della Razza - anno IV - n. 13 - 5 maggio 1941

Un P.(lrticolore del ••Giudiaio Uni.-.rnle ·• di Micbe1on9elo genio ieclier a tro,•a10 ne • la lA Cen1rale una rana. l'rtru~. d carallcri ben ddinili e 11tteisi., Molte elucubrazioni e divagai.ioni di pr denti studiosi egli scarta &ull'origine degli. eltuschi. e rosliC"t'lc he la lo U?.-, $4:al)ilitNi . ltar ~~~i,. •le......a.ntichi da COn:\idcratt auloclona e pura. Egli l"ha chiamala rana aquilina. e ne ha ~tabilito i caraucri, ricavandoii dalle immagini dell'arte etrui;ca. !!jH:· cialmenic dalla scult,1ra. Coloro clic vole!SCTO poi approfondire questa 1es.i non hanno che da leggere la relazione dd Fischer all'Accademia delle Scienze di Berlino. alcuni brani de;Ja quale sono stali riportati in un articolo di G. Dell'l$Ola nel numero IO -- Anna XVII - della Difesa della Ra:::o. e Varrcbbe la pena di .studiare q~to falto anche dal 1)Unto di ,•isla della ~oria dell'arle e dello spirito. Se il Fr&MCtto nel suo ultimo la,·oro imi tipo ruiiale di Dante, chiama,·a Dante un etrusco. oggi mi stmhra che abhi:1 u·uto ragione ... >. Così il FiM:-her: ma noi ci 1>enneuiamo di risalire anchr più avanti. I Romani Jai formidabili a~imilatori qua;i erano. impararono dagli Etru..~i molte cose. Quando gli Elru;,chi i;i fusero con i Romani è nalllrale che ,·enne a creaNi una specie di 1ipo comune, il qua:e lro- \'8\'a rigoglio dal ratto clic era costituito da clue enlità peninsulari •Ieri~ ,•ale eia un cep110 unico. L'Etruria compren:te,•a ab antiquo una parte 1almeu1e vasta dcll"ltalia che Homa non poteva dJ)andersi &en1..a ~11etrare nei 1ennini razziali dei predecessori. Na~ co:.ì il ri,~o italico. cui potumo dare genericamente la denominazione di aquilino. percltè è inconle-stato che la ge11erali1à prerenta quf!3ta sagoma così ben d~ritta dallo scienziato lede:q:o: e In un· "i.so lungo ed in basso alquanto appuntito. e con gli zigomi sporgenti sta un naso. leggermente incun•ato, souile. ben coslrullo. Dalla cui leggera curvatura. sino a quella più genericli che !i dice naso aquilino. sl t-ro,,ano tutte le gradazioni >. '.\la il genio artistico. !tudialo anche anlropologicamente appare nellt> ,·arie fisonomie come un'ammirevole architettura lineamentare. Ard1i1ettura di misure. di rapporti e di proporzioni. Può awenire che 1alora la pinguedine o la magrezza abbia cancellato od accentuato quella che JK>· tremmo chiamare la sezione aurea di questa architettura; ma linee originarie esistono sempre: ba.sia sa1>erle 1ro,1are. All'ossen•alore do,•rehbero poi apparire palesi i tre gruppi caralleri!tìci che prt'SCtltano le fi.!!Onomif' tlei genii nell'arte. li primo più vicino alla teoria Cischeriana potremmo chiamarlo arc.iticc• elruschrggiante. Grandi lineamenti marcati. naso i11cun·a10. menlo 11ppu111ito. fronte possente ma anche obliqua, Dante Alighieri, Leon Battista Alberti, Michelangelo Buonarroti. Ludovico Ariosto, Torquato Tasso, Benvenuto Ccllini, ~no i più pcrreni ed evidenti rappresentanti. Esistt poi un 1iro che sembra aver preso. dall'anlico connubio, più dai Hornani ::fo• cbg:i Etruschi, per 111sua tendenza all'opulenza. alla regolarità, alla ro· tondità, con fronti \'a-sle e qu&drate cht si impongono ad ogni altro particol::ire ed; abbiamo Giotto, Cio,,anui Boccaccio. Francesco Petrarca. Tiziano Vecellio, Gianlorenzo Bernini e Vittorio Alfieri. Il terzo 1ipo C più ,,icino per In delica1èiz.a dei trani, la dolcezza dell'espressione e la regolarilit dell'insieme al fcmineo: Virgilio. Raffaello Sanzio, Antonio Cano,•a. Andrea del Sarto. Vincenzo Hellini. Questi tre tipi che hanno molte cosc iu comune. a ,•ohe si fondono per creare dellt- figure intermedie: ma in ognun di essi - siano fondamentali che intermedi - è raro non ri...,ahi l'impronta del genio. Il genio traluce. Non 1>erchi ci è noto; ma se noi prendiamo ad C!!Cmpio il busto di Oanle e qudlo di Niccolò da Unano. tanto simili ne' tratti, ci accorgiamo che l'uno fu grand<" e l'altro devtallo scultore quel poco di immortalità che gli viene in nome dell'arte. La ecienia così !'li accoppia al sentimento. Neìla maschera di Dante. nel -,uo volto tradizionale l'Italia ha 1rova10 il suo Poela sommo. Lo· scd· licismo potrà anche affemnare che con un ahro viso sarebbe stato identico il fenomeno della di\'iniuazione danlesca: ma idealmente la !!Ua figura appare tanto più gran-de e tanto ipiU !Ombolica, in quanto nei tratll ognuno di noi ha ra\'\'isato t ran•isa ancora Dante come il tipo. anti l'a1 chetipc:,, delt'i1aliano che oltre l'epoca latina risale anche alle origini etiu• &che ed arcaiche. Il volto di Dante è quindi come Taffermazione di que,;ta sJ)Onlanea e_naturale sensibilità n~lr,a. Anche nel Rinasdmen10 e nei 1empi modeffli quando di(ficilmentc gli artisti seguivano lc ricerche c la tratli-

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