La Difesa della Razza - anno IV - n. 1 - 5 novembre 1940

I Y\O I\".,. l . ',PEI). ,nu. POSI ,u: . .; ~O\"E.\IBRI:::. . ~ " Uomini siate, e non 1wn,re 11wlle, sì che 'I Giudeo di roi lra t·oi 11011 ridu!" (Oanre - l'"ro,li,., YI L.1 DIHETTOUE TELESIO INTEHLANDI SCIENZ4•DOCUNENT4Z POLENICl • OUESTIONJ\RI

ANNO IV - N. I SOMMARIO 5 NOVEMIRI-XIX SCIENZA GUIDO LAIIDIIA: IL PROBLEMADtl METICCJ IN ElJROPA; G. L: LA RAUA 01 CRO-MAGNotJ ATTRAVERSOI SECOU. DOCUMENTAZIONE CIUSEPPEPEIIIAIEIIE: GRECI CLASSICI E GREC! MODERNI; ADIANDO TOSTI: RAZZA GIAPPONESE; n:nucao FEDOJII: lL MAR ROSSO coi,,:. TRO MOSE' • LE LEGGIEBRAICHEIN UNO SCRIT· TO 01 WlGl CAPUANA: CUUDIO CALOSSO: ADERENZE LEOPARDIANI ALL'EBRAlSMO ANTJCC E CONTRASTI CON IL GIUDA1SMO MODERNO; f. EYOl.A: SIMBOLI EROIC1 Da.J..A TRADIZIONE ARIO-ROMANA: L'ASClA. POLEMICA PAOLO NULLO: NON FURONO GU EBREI I FOKDATORI DI ROMA. QUESTIONARIO LA GRECIA, UNO STATO fTnlZIO, A VA.,."TAGGIO DEGLI INTERESSI!NGLESI - AI MARGINIDELLA CUNTCA. SU UN SINTOMO Ot SCNESCE?lZA RA2 ZIALE - PER LE MAMMEDlTAUA. PEMSIEBI DI U:OPAB.Dl: LA MONARCHlA NATIJRAU: E LA MONARCHIA MALATA I MANOSCRITTI ANCHE SE NON PUBBLICATI NON SI RESTITUISCONO GLIUFFICIDELLA..DIFESADELLARAZZA"SI TROVANOIN ROMA•PIAZZACOLONNA !PORTICIDI VEIO, TELEFONO63i37 b288C' CREDITO ITALIANO BANCA DI INTERESSE NAZIONALE SOCIETÀ ANONIMA CAPITALEINTERAM.VERSATO L. soo.000.000. RISERVA l. 120.,1&.212 Sede Sociale: GENOVA - MILANO Direzione Centrale OGNI OPERAZIONEE SERVIZIODI BANCA

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-- , ..iJL~ TEV~RE1 è l'avamposto della stampa fascista LEGGERE IL TEVERE diretto da Telesio lnterlandi non significa soltanto essere informati ma anche e soprattutto avere una guida è l'unico settimanale letterario italiano in cui letteratura, tt rte e politica s'illuminano a vicenda

L!DIFDESEIW I a ANNO IV • NUMERO I 5 NOVEM81lE 1940-XIX K!l:Ct: IL .S t; IL 20 l>I OGl'II )U:.SII UN J'IIJMl&IIO St:PAJIATO LIME I AIIDONAMl&l'ITO ANNUO LIIU: 20 AB.-ON'AMl'!'(TO SùUSl'RAU. • 12 t:!i1't:MO IL OOl'rro .\. Oirellorc: TELESIO INTERLA DI Comi1110 d.i reduione: pro(. clou. GUIDO LANDRA prof. don. LIDIO CIPRIANI· don. LEONE 1''RANZ1 dou. MARCELLO RICCI · dou. LINO DUSINCO Se1rctnio di reduione, GIORG!O ALMIRANTE SCIENZA•DOCUUENTAZION POLEUIC4 • OUESTIONARIO LA BATTAGLIADEI DARDANELLI(Pietro Liberi - Venezia, PalazzoDucale)

NONFURONO GLI EBR Sebbene gli ebrei considerino Roma come l'anti-Gerusalemme e aspettino un Messia, anz• il Messia, che distrugga questa capitole del regno Edomitico, come essi chiamano lo città di Cesare riportando la suprema autorità materiale sugl'. altri popoli al popolo eletto, tuttavia non sembravo possibile che l'importanza della storia di Roma' JXJSSOSSe inosservata ai figli di Giuda come fatto da cui poter trarre un guadagno, se i ca1coli dei proleti e dei rabbini ri• sultassero in definitiva sbagliati. Poter distruggere Roma facendo con lei crollare tutto il vasto mondo ariano a vantaggio di una Gerusalemme lo-- talmente ebraica è certo un sogno che per un discendente di lsroel val la peno di sognare. Ma se tutto ciò dovesse rimanei-e soltanto un puro sogno? Se nessuna potenza spirituo- Jole e materiale avesse lo possibilità di distruggere lo città di Romolo? "Perchè !"ebreo non dovrebbe giovarsi di questa città e trame comunque un guadagno riportando il mondo romano sotto la sua spirituole giurisdizione? ln un antichissimo testo ebraico si legge infatti che un soldato romano, lorne di quelli al seguito di Vesp...,siano o di 1:to, caduto nelle mani dei giudei, fu da un rabbino salvato e beneficato. In uno slancio di riconoscenza, il soldato romano, sempre secondo il testo suddetlo, avrebbe esclamato: « Sl. è ve-- ro, io sono della stirpe idumea e vo; siete i miei maggiori •. Cosi pensa l'ebreo. trasformando Roma. la più odiala delle città, in una cosa sua per ogni buon fine. Se tutto questo rimanesse nell'àm• bilo del ·P.uro sfruttamento della sto. ria dalla p:,ù illustre città del mondo, nessuno potrebbe dar torto all'ebreo il quale, non disdegnando di far commercio di WlO spilla non so perchè dovrebbe disdegnare di lar del commercio con Roma. Tuttavia, la questione delle origini ebraiche della città di Numa, o per lo meno del• l':.nfluenza che la religione e lo -spiritualità del mondo ebraico avrebbero esercitato su di lei ho sedotto 6 e conquistato tanti scrittori, tanti filosofi. tanti etnografi, più o meno ebrei, più o meno ebre:ZZOti, che è addiritturo uscita dall'àmbito della cultura giudai.cxr diventando un ramo della cultura storioo, filosofica. occultista. teoisofica. ecc. che si ricon• nette al mito delle origlni di Roma. L'argomento è stato come si suol dire oompulsato e svolto in tali e tant: ponderosi volumi che non è il coso qui di fame il più piccolo accenno. Voglio soltanto ricordare due tradizioni sul!' origine ebraica di Ror::,a

IFONDATDOIRIOMA che non sono delle più comuni, o per lo meno non sono più ricordate da molto tempo. Il racconto ha tutte le oaratteristiche dell'aneddoto pe.r cui il lettore ci scuserà se JXJS,Siamo in mOOo troppo disinvolto allo stile narrativo. Sulle rive del Tevere. un giorno. negli antichissimi tempi, ma non tali che già non avesse pi-ospera.to la ci• vilt~ d'lsraello, erano due giovani pastori scesi dai monti vicini con l'intenzione di fondare una città. Lo scopo dei giovani era soltanto quello di allontanarsi da una zona vulco• nioo, allora in piena attività e di servirsi anche del fluire dell'QCX1ua come mezzo di comunicazione lento mo sicuro. Nessun P.-esentimento di quello che sarebbe stata lo immenso forlWlO storica della città che essi stavano per fondare aveva neppure sfiorato le rozze menti cli quei due bossi latini. Come voleva l'opero. ess'. costruirono due capanne impostate di fango e paglia e vi si occucciarono col loro gregge sparuto. Vi si accucciarono sperando che altri pastori. altre genti sarebbero _venuti a tener loro compagnia elevando oltre capanne. Ma alle prime tempeste. che violentissime si scatenano in questo regione, le due COJXlllile furono sp:rzzate via dal vento; e i due pastori 6i diedero p:zzientemente o ricostruirle, e il vento e la tempesto di nuovo a distruggerle, e quelli ancora a riedificarle, e i venti a soffiarle. finchè apparve chiaro che lo città nascente era mal vista do qualche potentissimo nume, o che almeno per poterlo loncbre e S06tenere era necessario compiere un rito propiziatorio a chi sa mai quale potente" iddio. Tutto il lavorio dei due giovani }'.XJStoril,a loro ostinato fatica. - ero stata seguita da presso da un vecchio abitatore & una caverna in prossimità del fiume dove aspettava mercanti cartaginesi e greci per far commercio con essi. un ebreo: Abba Colon. Costui, dotato naturalmente dell'antioo vir1ù sapienziale dei suoi padri., sorrideva bonariamente crollando la testa ad ogni vano tentativo dei due fratelli latini per sostenere e· ricostruire le loro capanne, e finalmente. mosso a compassione. voile aiutarli. e E' inutile che voi vi aflatichiate, ragcrz.z'. miei, a impastare la vostra paglia con la vostro terra. Questa città non potrà reggersi se il legante tra la p:Jg}ia e la creta romana non sia l'acqua del fiume Eufrate. Quando avrete annaffiato abbondantemente questa terra con acqua raccolta da quel sacro fiume. alloro soltanto potrete costruire le vostre capanne, le vostre case. le vo7

stre mura ». I giovani lo guardarono non sai se p'ù altoniti o increduli; tuttavia ad ogni buon fine domandarono all'ebreo dove mai si potessero provvedere di quest'acqua miracolosa. fac:endogli ben chiaro oopire che ciò che loro importava non erano gli esorcismi e le superstizion;. ma soprattutto che lo città sorgesse e resistesse al tempo. Abba Colon s'offri di procurare egli stesso l'acqua dell'Eufrate o patto che i giovani aves. sero aspetloto il suo ritorno. visto che la suo assenza sarebbe stata di mesi e di anni. I g:ovani, pur di non rinunziare al loro disegno, promisero e Abba Colon partì per lo Giudea. a piedi naturalmente, esercitando tutti i mestieri per oompare lo vita e sostenersi nel v'aggio. Giunf se alle rive del fiume sacro che s'era occomcxlato con un vinottiere al quale rubati botti, otri, orciuoli, li riempl della mitioo cicqua per ritornarsene alla più lesta verso le foc~ del Tevere. Qui Abba Colon giunse vecchissimo e trovò ancora i giovani, fotti ormai maturi. i quali appena lo videro gli corsero incontro con allegrezza, raccontandogli che per quanti s tentativi avessero fatto olio scopo di mantenere in piedi le loro capanne. sempre il vento e la pioggia glie le avevano irosamente sradioote e disperse. Ma ecco finalmente il legante magico, focquo delJ'Eulrote, ecco la conditi.o perchè Roma nasca e stia.: ul Roma steL E cosl fecero infatti, cosp:xrgendo ti suolo tiberino dell'acqua g~udeo. E le capanne rimasero salde e diventarono Roma. Da tutto ciò ebbe origine un proverbio ebraico che dice: e Una città dove non c'è stato Abba Colon non merita d·es.sere chiamata città». E· inutile spendere parole per sottolineare il -grottesco della storiella lo quale non ha nemmeno quel tanto cl: poetico che non monca mai di Òve• re fino la più miserabile leggenda. Si può tutt'al più notare, ma molto in fretta. quel che di sottilmente ma+ gico e dolosamente occulto c'è nei due elementi: l'acqua dell·Eufrate. equivalente al seme ebraico fecon+ datore; e la terra del Lazio. che rappresenta la matrice feoondata; il maschio innesto giudeo sulla femminilità latino. Chi crede a queste cantafavole può spassarsela un mondo. solo che prenda per argomento Je origini di Roma. a proposito della quale è stato scritto più di occultismo e di sìmOOlogia che in diec'. trattati di arte magioo. Torneremo più tardi suirorgomento, premendoci oro di liquidare il secondo raccontino sulla fondazione. Questo ce lo racconta oddir:ttura il Capefigue, spulciando nello pseudo Giuseppe {il continuatore dello famosa storia degli ebrei di Giuseppe F1avio) l'aneddoto che non ci costo se non lo fatioo della traciuzior;:ie. « Le tradizioni rabbiniche assegnano all'origine dello stabilirsi degli ebrei o Roma e in Italia un·età che oltrepassa quello ·della sle530 città. e presento aspetti addirittura mitici e fovolosL E' al tempo di Giacobbe e dei re pastori che incomincia la dispersione dei figli d'Israele e il loro peregrinare attraverso il crudele regno di Ed.om. (Cosi essi chiamano l'Impero dei Cesari). A quegli antichi tempi, Zelo, figlio di Elifaz, figlio di Esaù, partito do Cartagine in cerca di fortuna giwise nel Lazio e fondò sulle rive del Tevere la C:ttà meravigliosa. Mischiando ai ricordi del-

lo Sacro Scrittura le tradizioni poetiche di cui fece uso Virgilio, i rabbini celebrano i combattimenti fra Zefo e Turno, e innalzano lodi alla beltà di Lavinia, nobile premio del ~..ncitore. Zefo liberò l'Italia dai mostri che la desokrvano. vi portò le arti della civiltà, illuminando popolazioni barbare. Gli fu doto il nome di Giano e di Saturno dalla riconoscenza pubblico: che gli elevò perfino degli ollari. 11 re Latino, Eneo, Romolo, regnarono dopo di lui Sorsero meravigliose città Ira cui l'antico: Alba, e Roma racchiuse i suoi templi illustri in un muro perimetrale di quarantacinquemila metri». f'm qui il Capefigue. E pensiamo che con questo ciutore ci si posso fermare perchè non si vede la possibilità di aggiungere una sola [Xlrola di commento olio leggenda di Zelo a meno che non volessimo spenderne una sulla povertà dell'imitazione d'uno storia che ha inspiralo, con ben diverso slancio, tcmti e tcmti poeti. Essa. cosi. piattamente plagiaria. è veramente degna del popolo che l'ha rafla22onata. Queste le due leggende che volevamo evocare sulla fondazione di Roma quale gli ebrei la rivendicano. Ma a sfogliare con maggior pazienza le pagine della cosiddetta sapienza ebraico, ben altre dimostrazioni di cultura e di civiltà romano-ebraico s'incontrano, ben altre selve fitte di cespugli capziosi e imbroglioni si trovano; tanto. che a volersene districare non c'è che un mezzo: evitarle. Basterà un accenno alla famosa corrispondenza fra il tetragramma ebraico, col quale i giudei rappresentano graficamente il nome del Signore, e i primi quattro re di Roma. Chi si domandasse quale affinità ci o

possa essere fra questi due termini, dimostrerebbe d'essere un ingenuo, e di non conoscere fino a qual segno possono discendere la dolosità e la moliz~a del ragionamento ebraico Le quattro lettere del tetragramma ebreiCO sono proc1samente una jod, seguita da una he, cui segue ancora una vau chiusa da un'altra he. La relazione che passo tra questi quattro segni è uno relazione naturale o, per dir meglio, uno relazione naturale-supernaturale, fisioa-metofisica, umana-superumano. In poche parole. le quattro lettere rappresentano nò più nè meno due copp'e di sposi. m.ctici evidentemente, i cui elementi mmchili sono rappresentati dolio jod e dal!.:i vau e i due elementi femminili dalle due he. Chi ~on vedesse come in tutto questo JCgionamento possano mai entrare Romolo, Numa Pompilio, Tullo Ostilio cd Anco Marcio sarà subito • IO do noi, o meglio dolio sapienziale virtù ebraica, disingannato. Che ollro rappresentano infam i primi quattro re di Roma. i quali si avvicendano in una singolare duplicazione come guernero a sacerdote. come combattente a legislatore, come conquistatore a ordinatore all'interno della grande casa nazionale; che cosa rappresentano mai essi se non due insigni coppie di sposi. di cui naturalmente, Romolo e Tullio Ostilio i moschi, Numa e Anco Marcio le femmine? La successione insomma lino a! quarto Re d; Roma ripeterebbe esattamente il tetragramma ebraico. Sipano. A questo r:;unto della commedia potrebbe veramente calare il sipario, non prima però di aver goduto lo spettacolo di Numa Pompilio e di Anco Marcio in veste di due brave massaie che preparano e rassettar.e la cosa ai loro maritini occupati di fuori a far fortuna. Queste favole che un bombino rifiuterebbe, sono state prese molto sul serio da studiosi di indubbia cultura e di indubbia intelligenza. Abbondantemente condite con quel tanto di mister:co e di divinatorio che c'è nella storia delle religioni dei popoli primitivi, esse hanno dato l'avvio o uno quantità di interprelazioni mitiche, talvolta assai suggestive. talvolta poetiche, ma il più spesso strampalatissime. Eppure, se mai esisto uno città che alle sue origini presenti una storia semplice, reale, piana, questa è proprio Roma, la quale à sorta per pura necessità di genti dedite all'agricoltura e al commercio. Forse è proprio per questa semplicità di origini che gl'inventori di miti si sono potuti sbizzarrire o loro piacimento. I peggiori, naturalmente, e i più aridi sono stati gli ebrei. PAOLO NULLO

ILPROBLEMA DEMI ETICC IN EUROPA Ceneralmenle c1mmdo si parla del problem:a dei melìcci si ha presen1e unicamente l'a$petto coloniale di t:!!SO. oppure ci si limi1a a CQnsiderare il caso degli incroci tra ariani ed ebrei. Sarebbe bene im·ece 1enere pre;enli tutte le p~ibili1à <li incroci con razze non ariane che possono an:re nuto luogo nella metropoli e inohre stguire le discenden· /A! dei meticci, che per lo più ,•i,·ono confosi con il resto della po1)olazione. Non a,·endo alcun dato per l'Italia ci limiteremo a riportare alcune ossen·azioni compiute dal HOmer in Sassonia. per incarico ,:Ml'Uff.eio Politico Har.• a:iale del Parlito 1uicnalsoci3Jista. Corne scri\'e q~to autore indipeudcntemcnlc dagli ebrei e dai loro mc• ticcL ,•h·ono in Germania numerosi individui razzialmente molto di,·ersi dal popolo te<ICS1Co. ln primo luogo bisogna tenere pr~nte gli zingari, che vivono talora in bande e talora innic:e dispersi in muzo al ~10 del popolo. Più comple!SO ancora è il problema della ide111ificazio11cdei meticci di razze tli colore che ,•i,•ono disper6i in mezzo ai te<leschi. Il ROmer ho potuto constatare cl,e tale influenza razziale estranea 8i può rilevare perfino in piccole località, tipicamtnte agricole. Uno inchiesta per giun· Fig. 5 _ Orienklle mediterraneo gere al la identificuione degli elementi razzialmente di,-ers.i, ma non ebrei. t: molto difficile. Questo autore rtcOrda come in una l0cali1à tiella Sa.ss.ouin. accauto a.I imli,•idui che presentuano il tipico ~pt:tto lcvan1ino, mongolidc e n<'groide. ma di cui era impossibile i<a· J-tCre con Hallez:r:.1. l'origine. vh·e~•ano tre famiglie. razzialmente bene identificate. La prim'1 di que$1è ramiglie. che potrebbe es-cere confosa con una comune fomi~lia tli l)O\·era gente. comprende inH.'t'C dé'gli zingari che virnno in maniern del tulto asociale. senza alcun me- .iti~re vreciso. La seconda b.11 in,·ece per padre un mulalto, figlio di un:,. tedC5Ca e ili un negro. Come si comprende facilmente i· traili ere<lilari tipici di <1ues1a fruniglia. anche negli indh·idui della secoucla generazione, sono sempre quelli negroidi. La 1erza famiglia infine C co• stiluita da un tedesco con i suoi due fi. gli nali dall'incrocio t."On una malese. And1e in queslo caso sono os.~rvabili nei meticci i tratti della razza 11011 ariana. Questi esempi moslrano quindi come in Europa esista ltittora un gra,·e problema dei meticci - che 11011 si limita a 1111ello degli ebrei e che 11011 si può ~urire tentando l'aS$'imilazione degli indivìclui della prima o anche della se• Fi!J. 4 • Oriento.le aaon901ìco Fi9. I • Orientale leTG11tino Fi9. • Ori 11to.l Fi9. 3 Orientale meditenaneo ll

conda generaz.ione. Qu~lo problema deHl essere partioolarmenle grave nelle &e· guenli zone: I) zone do,·e sono vis:sute o \i\'Ono soprattutto per ragioni ()i larnro. colonie di indi,idui 11011 ariani; 2) ione do,·e in seguho a guerre o ad oc• CUJlaxioni militari sono state lr11Sferilc truppe di colore; 3) zone do,·e sono stati .:oncenlrati prigionie i di ahre nazioua• lità; 4) zone do,•e uistono porti mari11imi e flu,•iali. e do,·e comunque M>no inten,i i commerci e i traffici; 5/ zone infine do,·e abitano i rimpatri.1.ti du 0011tinenli extraeuropei. lk>l>rattuuo quando si ignora l'esatta composizione razziale delle loro famiglie. Il leuore potrebbe credere che si trai• ti unicamente di casi $poradic::i prh·i di importanza pratica. Noi ci limiteremo a dire che nella sola Sauonia - paese che per la sua posizione geografica e le sue vicende non pres.enta nulla di par• ticolarmente interessante per il nostro proposito - M>no state ~minate dal ROmer circa 70 persone, muni~ di regolare cittadinanza tedesca. le quali fH'e• sentano i araueri delle razze non ariane. A queste bisogna aggiungere J>it'1 di 30 stranieri cd apolidi. i quali ormai. a,·endo pe~ino dimentlato la lingua matenia, ,,i,·0110 perfellamente iuoorpo• rati nel popolo tedesco. Ne) s;olo l9J(i dall'incrocio di uomini di colore con donne tedesche ~acquero 14 meticci. 12 J Allo scopo di rendere più facile lo ~tudio dei mclicci è bene distinguere que,iti in tre grup1>i. nei <1uali natural. mente 11011sono compresi i figli degli ebrei e degli zingari: 11 lmlfrid11i eh~ prt:$t:nlano il 1ipo le1:fllllino. 21 Ato115oli c mclicci di mo11goli. 3) Negri e melicci di negri. li nuniero degli irufo·idui che pmsentano il tipo le,•a11ti110 è in Europa note• ,·ole e non se1111>re è facile identificarne l'origine. I le,•011tini ossen•:1ti dal HOmer sono yer lo più clisceudenli (li :irmeni o di prigionieri di guerra ru~i. Anche i 1iiscende111i dei georgiani e dei · ~iriani presenta,w 1.er lo più ,1ueslo tipo. Com'è noto. gli srmeni parlano una Jin. gua ariana e sono JJ('rfdtamente distinti dogli ebrei. lulltwia il loro lipo ra7.Ziale è di,•er..o eia ,1uello degli europei. Cli incroci ebbero luoso in Germania ~- J>rallullo durante la pa...,,aata guerra quando questi prigiouieri la,·ora\·ano la :et' ra irn;ieme con i tedeschi . .:· faeilrnenle comprensibile come unicamente in base ad un esame a111ro1>0logioo sia µo5Sibilt· mettere in e,•idem:a il tipo lennlino d:ato che esso è presente anche in dh·cl"si J>Opoli cl1e parlano lingue ariane, come ad esempio il ru~ e l'armeno. Abbiamo già a,-u10 ahre ,·ohe occasione di ricordare la triste piaga dei me• licci con i mongoli, particolarmente rile

,·anle in alcune ciltà dcll'EurOJ)a cenlra· le e seltenlrionale. Ai meticci nati da regolari matriu;oni si aggiungono i nume• imi figli illcginimi, dei quali però basia una .superficiale OS6en'a:r:ione per metterne in evidenza l'indubbia origine. Naturalmente dei tre gruppi di melicci quello con i negri desta più di ogui ahro preoccupazione soprallullo per 111m nazione come l'ltali:i:, che è destinata sempre più ncll':t\'\'enire ad a,·ere stretlC relazioni con J'Af rica. A titolo di egempio ricordiamo come nella sola Sassonia ,•i\'ano non meno cli 50 mulalli muniti cli regolare ciun1linanza tedesca. Com'è 11010 mohi negri \'0110 in Europa come sen•itori, carne• rieri. 1mlisli, ccc:. a qu~li \'anno aggiunti i numerosi altri che come ballerini. illlò• natori. cantanti passano da un pae:$C all'ahro nei teatri e nei circhi equei'lri. Tutta questa gl'rlle las<:ia sul !illO pa.-s• saggio una figliuolanza di mulatti. che rappresenta un serio pericolo per la purezza ruziale dell'Europa. Soprattutto debbono os.scn•arsi gli strali pili ha~i della popolazione llelle grandi cit1i1 e i gruri,i iii inclh•idui asociali: tra di essi è spesso possibile lr0\'arc dei meticci. Come u;timo ricordiomo il pericolo delF"'9',. 15 . Europeo c»n i li91ì aolj do una malH• l'incrocio con gli zingari. dei quali so• no note le 1e1Klenze al n1gabondaggio e al ladroncccio. Come si sa, gli zingnri sono par1icolarme11te numerosi ncll"Eu• ropa Orientale e in S1>agna. Tuttavia la loro pre!t:11za negli ahri paesi desta :.C· rie preoccu1>azioni. sopranutto per rin• cenezza che si ha circa il loro numero clTetti,·o: è clifalli \'Crosimile che sangue zingaro sia l)r~nte in <1uasi lutti gli in• di,1idui che ,·anno vagando a guisa degli zingari e che ne esrrcilano le 1.ol~C aui,·itll antisociali. Gli zingari ,·engono dall'India e sono arri,·ati nell'Europa centrale e,1 occiclcn-

Il tale aura,·crM> i Balcani. Si calcola che r-===========i in Germania il loro numero giunga a 20.000 ~nlre im·cce nell'Europa Orien• lalc M1JJCra110 il milione. Gli zingari appartengono quasi &em• 1•re alla razza orientale e i loro rne1icci .ono quMi .empre degli individui uociali. 111110 più pcricolOlli in quanto difficilfflftu,e diSlinguibili dagli europei. L'~nazione delle unile figure urà più dimoMraliva di una lunga daierizìone. Le fin;. Ja I a 11 m~rano degli zinpri di ruu più o meno pura. E.fii s.1 J)ft'M'ntano dolicocefali, con vOO allun• gaio, colorito liruno. naso leggerme.11te COll\eMO. ocd1io a mandorla quando sono iOltanto di rana orkn1ale; ahrimtt11i pr~nlano anche le~rmenle i caralle• ri delle raz-te CUl"\)f)('t con cui ei sono mescolati. Come si comprende facilrnenic. un eume anlropologico •u1,erficiale fardHJC confonder-e la razza oriw1alc con la mf'diterra~a, da ~ coei diver• ~• psichicamente. Ba~terà può tenere rr~nte ehf' il na .. o <k-i medi1e,nmei ;. E NECESSARIO INDIVIDUAREI METICCI EUROPEI tlirino e m:..n con,Ci:,(.I e che l'occhio uon è a mandorla per distinguerli dagli orienta.li. E' nec::e5Slrio quindi diffidare ,li lutti ~li indil'idui che ,,i,0110 \'agahonda"'lu alla maniera degli zin(!:ari e che ne prnocntano i i0praricorda1i. lnuli Mlllalid. Si tratta di indi,•idui aJOCia• li. differe111i~simì dal pu11to di visla psi• chioo dalle popolnioni euro1>ee e so1m111utto da quella ilaliana di cui iORO note le quali1à di laboriosità e attacca· mento alla terra. Le figure 12-13 rnostra110 una 1i1,ica famiglia di :r.inguri: l'eterogeneità dei figli è chiaro indizio delle anenule rl'K":tCOlanu-.Dala l'auolul:t mancante di set\!O mo,ale di quNli r1crni randagi ai co1111>r·cnJecome CS$Ì po:Mano facilmente unini con gli alrali infrriori delle popola:cioni che incontrano peggiorandone M>llo ogni punto di ,j,.1a le qualità l):<-ichichc e fisiche. In Germania è stata compiuta u11a inchieNa ed è in ,,rogetlo il éon«nlrau~nto di luni gli iinga.ri in una località 1•articolare. Sarebbe sommamente au"-picabile clw 111111inchiMa dd genere fosse com· viula anche in Italia e che f06..---ero pre-i i rela1i, i prowedin1ot.nli. Più faci:mcn1e rilc,abili sono i caratteri dei mulatti: il colore mollo scuro della vellc. lo forma crC!lpa dei capelli. il nuo largo. le labbra tumide tono dei sicuri indiii per g;i incroci di hianchi e Ji ~gri. · Fi9. 10 • Orientale lnantino alpino

La figura 14 moslra la di,;cendem:a di un mulauo con una bianca. Come $Ì ,·cde chiaramenle non solo il mulauo ma anche i suoi figli, che giuridicamente &0110 considerali alla SICSM illregua degli altri ci1tadini, prescnlano degli indubbi caraueri di ruu. Si pensi al grande numero di C4.!!isimili in tutti i 1>at:§idi Europa. e sopranuno in quelli ,:o!oniali. e iii a, rà presente in tuffa In •ua tragicità l"a,;pc-tto melro1>oli1trno del problema dei meticci. l...a figura 15 mo.slra ancora il caso tipico e frequente dell'europeo, ehe pur 11011 avendo ilJ)0§81o la donna imligerm ne ha rico11osciuto i 6gli. che ha fallo educare all'europea. Nel ca.so particolare i me1ieei hanno gangue malese, Molti elci meticci che si tro,·a110 in t:uropa hanno una origine analoga e sono a1>• punto i figli di militari e di colo,d rimpatriati. La figura 16 ci dà un e!Cmpio di donna europea ehe ha a,·uto un figlio da 1111 cinr"S(". Sono ffUt"Sli frulli che l:i• IL VELENODEL METICCIATODEVESPARIREDAL SANGUEDELLEUROPA ,-ciJ110 al loro pa,;.....aggiui gi.dli n!11tb1ori di collanine e di cra\'atte! La figura 17 infìn~ ci m~tra una me1iccia ;;ud,amerieana eon sangue indiano e con e,·identi caratteri rttuiali non aria· 11i. Bi.sogna quindi ;;lare molto in guar d\a qu:mdo si s,cnte parlare di J)OJJOli latini dell'America del Sud, perchè in questi paesi accanto alla razza bianca vi- ,·ono in numero variabile milioni di m~ licei. Il pericolo del meticci.,to con questi elementi è presente anche in Europa. W· prauuuo nelle ci1tà do,·c si tro,•ano per ragioni ,,arie numerosi cittadini indmnne. 1icani, dalle earancris1iche razziali molto duhbie. Infine la fig. 18 mo~lra un 1i1>icoesempio di razza 'ievanlina e la f1~. 19 una meticcia di ma-dre ledesca e padre le,•antino. Quanto abbiamo serino mostra luna la comp!CS§ilà del problema del meticciol<, in Europa. Qu~to problema è destinato ad aggra,·arsi 1101e,•ohuen1econ la guerra e con la pr~nza di truppe di colore ehe l'inc06Cienza delle democrazie lia 1>0rla• 10 a combattere !lii nostro continente. E' neces5ario quindi che a tempo ,·cngano indh,iduali i meticci e l!iano pr~i i pronedimenti necnsari onde impedire che il san8ue della ,·ccchia Europa 11011 ne resti irrimt'diabilmeute a\',·eleno10. GUIDOLANDRA ..

L'Apollo di Fidia • C[ on IJ caduta del predominio inglese e franetie in Euro1•a, Mediterraneo, ri\·olto, in quel tempo, contro la Russia. e l'in· una grande mutazione sta n~riame111e anenendo. Tra i nu.,l- !eresse francese di nascondere, in qualehe modo, il fatto teplici as1>e1tiin cui si mani(esta, uno è certo il cadere dei giu• che solo in halia era rimasta la razza capace di fare rividizi clic <1uei due popoli hanno foggiati intorno alle qualità ,·ere 'l'arte e la civiltà clusichc, che istituirono, contro tutte le ~g;i altri, basandosi sopra nessun migliore fondamento clic ossen·az.ioni falle da gran tempo, la crcdcnta nell'identità ru· il proµrio interesse. Furono. inrani l'intereMC inglese di costi- ziale, tra greci antichi e greci moderni. tuirsi, sul pri11cipio del secolo scorso, un punto d'appoggio nel Basterebbe l'epiteto di le,·antini, di cui i greci moderni sono

gratificati, epiteto che li accomuna ad altre popolazioni del lenmte e che deri\'a da un'accentuata 11omiglianza (i.sica che l1a11no con es.se. a mostrare quanto fosse fals.a quella credem.:t; .:, far 54:ntire quanto ignorante ed ingenuo, M:bbenc tendcozioso, suoni il ricl1iamo che inglesi e americani, in occasione del13 g1,1erra. tra la Grecia e l'Italia, fanno con tanta abbon• danza a Maratona,, a Salamina e ad altri nomi, grandi ~nza dubbio, ma in que&IOcaso, complelame11te pri\·i di senso. Del resto ciò che da moho tempo si ,·ede è che altri importantis!imi fatti confermano, oltre che per il fisico anche per il morale, (cioè, in primo luogo, la caratteristica mancan1,a di .spirito militare e, in secondo fuogo, l'impossibilità di raggiun· gcre un'ahra \'Olta, come invece fu possibile all'Italia, un alto lh'ello nella creazione artistica), può essere seguito passo passo, 17

Stotuo di Apollo 11ul ltonlone del Tempi:1 di Zeus fino da età molto remote. L·inizio della trasformazione. i;uhita dai greci nella loro razza. è già e,·idenle fino dagli anni tlella guerra del Peloponneso: quando il lungo assedio d'Atene. a,·endo per sempre distrutto le campagne dell"Auica e il @uo fiorente contadinato, dà. la JJreminenza, nello stato ateniese, ad una popolazione molto dh·crsa: cioè a quella che. C0.$1.ituit.i da stranieri, in gran p~rte le,•antini, e dedita al oommercio, abita soprattutto le coste. Lo stesso an·iene in tutti gli ahri piccoli stati in cui è divisa \a Grecia: l'elemento che di.scende zione religiosa e artistica. è distrutlo durante i trent'anni della guena; oppure emigra dalle patrie ormai decwdutc, e si dedica alla professione del soldsto. servendo lonttrni paesi. In Grecia rimangono i rifiuti della razza: gli elementi inferiori, che )ler lunghi secoli, 3 causa clella vicinania dell'Asia Minore, vi si sono insensibilmente infihrati; e che ora, essendo in prevalenza numerica, aherano ovunque il carattue della civiltà. La conquista dell'Impero peniano, av,·enuta mezzo seeolo dopo, dò. l'ultimo. mano a questa distruzione. Tutto ciò che di buono ancora resta, le scuole d.i scultura, qualche poetn, qual• Lo V•n•r• di Milo

che scriuore passa tutto nelle capitali dei regni formatisi ,;lo. l>O,\lcssandro: ad Antiochia, a Pergamo, ad AlC$...~ndria. An· clic rn1ti\'ità commerciale emigra: Atene diventa una povera ci11à, sede di professori di retorica, che può \'i,•acchiare solo grnzie alle elemosine dei sonani asiatici; Spana. alla balla· glia di Sclassia, combattuta nel 221, può inten•enire solo con sellecento cittadini, che vi sono in gran parte distrutti· Già dopo alcuni decenni Polibio può scri\•ere: e Sebbene la lingua resti, la razza è cambiata. Pochi sono onnai in Grecia quelli che diKendono da greci>. Non ,,i si trovano, infaui, più le qualità, nè del corpo nè dell'animo. Predomina il tipo levantino. Con questo, s'incontrano i romani: questo imparano, soprattullo a conos-cere: nel suo 8$SOluto difetto di &pirito guer• riero, nella sua mancania. di scrupo]i, nella sua ipocrisia, nel euo amore per le aottigliez-ie e i ca\'illi A questo attribuU<:ono l'appellativo, rimasto poi famoso, di e grec:.hetti >: come per dire: i veri, i grandi greci, quelli di Omero e di &chilo, non ci sono più. • Caduti, dopo poco tempo, i nuovi. regni d'Asia, anche quella parte de·IJa rana che vi è emigrata, sparisce: disperdendosi nel

gran mare ~Ile rane indigene. Ebrei. egizi.i. siriaci. frigi. prendono il sopr•wento. Nella Grecia. quasi &popolata. il predominio lc\'antino è ormai 1tAM>luto.Co~ì r~tano le CO$t i,ino alla fine dell'età cluaica. Allora si delinra un fallo nuo,o: la iCtle dell'Impero ,iene lr •3ferita a Bi~nzio Ma ques.to non •no· difica, anzi 1-.eggiora, la :;ituazione d~ritta. Ecco, infatti, ciò che a\\ienc. La tceha di B~nzio. è 111:tta falla untelmente per i nntagg:i d,e offre la posizione del luogo. Queillo è tale che, se si chiude con una flolla, nei i,uoi due ilbotthi, ,erso l"Egco e ,·el".IO il Mar Nero. il mare su cui la città ti a.ffa«ia, ne55un ne-rcito. che non abbia contem})OraMamtnL: il predominio mariuimo. 1•uò tentarne r,usedio. lnfatli la cilld giace sopra una lingua di terra che, aoio per uu tratto brevi.!1ilimo, è unita al conlinenle; meni~ da tutti gli altri lali. è circondata dall'acqua. Per tale ragione, è adatti.Mima a l'Cflislcrc, e a manlenere integre le fonc: militari del go,·erno clie la OC· cupa. anche quando tulio il territorio circostanle !lia ima.-o. Piano che fin d'allora, viene 1ubito adottato; e poi ~uÌIO, duronle (licci ~ii, da tutti gli im1>era1oribitantini. Durante dieci s.ecoli, per cui. non etisie la ~•isola grtta. ma Bisant.io. de.Ila cui di(eu. unicamente s.i occupano. Primi .scendono. e ripartono. come un turbine, gli Unui; 1>oi,nel VI secolo. l'altro popolo, pure tque!ltre e guerriero, de.i Bulgari. c-he si tratcinano dietro, allontanandoei. intere popolazioni. Le f)()rte della Grecia rimangono aperte, in1eri suoi territori. af. fauo prh•i d'abitano: ne approfitta un ahro 1>opolo. nume· 20 r080 e no11combattivo, gli Slavi. im1i11ua11do,,isie 111ahilendo,·i.1i a fJOCt. a poco, fino all'istmo, do,·e può essere fttrn~u~• ~lo nd 558. Nel 600 occupa già l'intero terrilorio; e giu111:l"fino si ettpo Matap,an. Seguono, nel VII secolo, altre irr~i:.til,1li e , iuoriote incursioni ~i Bulgari. Carallcrisli(':a di lutle ques-te in,·u.ioni ~. insieme aHa loro imponenza, il fatto che piccolo, in co11fro11to, è il numero tk• gli abitanti che trouno nel pane. facile. dunque. rince slOg• ,:iar:i o dlllruggerli. Tanto che di,·er.1i imperatori. Ira cui, J>Cl esempio, Costantino V Ca1lro11imo, pensano addirittura, di tra• piantarli • Costantinopoli; e di togliel"ji cosi l'obbligo della difesa. Già nell"VII I &ttOlo la immigrazione è tale che 11pui• &e<1110 gli a11lichi nomi dei luoghi: il Pelopo1111c,osi comincia a chiamare Morèa: varie montagne. Zagòra; ,ari fiumi. V"triza: urii luoghi di confine. Gran~. l..a lingua greca, molto aherala e corrotta, rimane solo per l'inrluenu. 1lella O,ie,ia: però vi iJ,j aggiunge, nri ~li !IU~· ili,i., l'alban~, parlato dalle colonie di qlleìòlo popolo gtabililNi in Morea. e all'i1111liano,parlalo durante la domi11a.i.:io11c \I'.'• 11eziana. Ma, nt-nuneno una tro«ia, dopo il ungue leumtino gii a_qorhi10 11ell'a111ichi.ta.e dopo quello di tante ahre ima• tioni, 3!60rbito nei i,e,coli di meno . .si può dire con crrteua che è rimasta, del uiugue classico. Con i: quale l(li ()j_lit'rni gn!Ci non hanno usolu1ame111e nulla a che \·ederr.

in ,dal 1913, in un numero della NorUI A~ricon Re- E invero, la posizione geograrica è stata ,favorevole alla for• vU'w, il Sig. W. E. Griffis combatteva l'idea che i mazione di una razza nipponica. Le acque che hat1no separato Giapponesi appartengano alla raua mongolica. La loro il Giappone dal continente l'hanno protetto dall'avarizia e dal. storia. la loro lingua, la religione. i gusti, i costumi le lotte degli stati continffltali durMte il Medfo Evo. e l'l1anno mostrano- &eriveva il Griffis- che es.,j sooo il meno salvato da invuioni nelle quali molti Stati della Cina trovamongolico dei popoli uiatici. Nelle loro vene non scon-e d1e rono la rovina e la morte; perfino le correnti equatoriali, le 1>ochissimosangue cinese. Non esiste alcuna &0miglianz.a fra maree e i mort$0nÌ hanno contribuito a creare una rana pura la lingua cinese e la 'giapponese. FJ5icamente, i due popoli sono che ha, per tre ragion~ raggiunto un notevole sviluppo fuico. sono vari aspetti profondamente dissimili. La primA di queste ragioni è che il sistema militare e l'educa• Per quanto riguarda \a forma mentale, CNi &i trovano addirit- zione ginnastica della gioventù dell'Impero hanno prodotto in tura agli antipodi. In una parola i Giapponesi, per il loro poche generazioni risultati simili a quelli avuti in Germania: a.spetto. per la loro mentalità, per le loro istituzioni, per le aumento di statura, sviluppo del torace e dei muscoli. Un'altr.:i loro costuma'nze, non hanno in 8èc nulla di mongolico. ma sono . è che il giapponese della città pren.de adesso un più ricco nu• e bianchi > come gli Europei. lrimtt1to - la carne - çhe ha ri.&ultati fisiologici favorevoli

allo ..,,iluppo; in11umere,oli 1)i«olt: trauorie ..ono ora Jo,1111c111c,in cui la cucina occidcnlalc è prepar.110; al m~dC!imo l,uon mcn::alo del cibo indigeno. La lt'r.i:a è che i matrimonii, coutratli con it0mma oculateua. hanno prodotto una migliore generazione. E le slraordinarie differenze di &1.alura,note,oli in lift.li folla ,;iappo~, sembrano pro,are che la ruu sia ancora ca• patt di gra1\Cle 1wilupJ>O, .!IOIIO una i.e,era di:iciplina &0eialc. IJ'tiltra parte, una razza ftUÒ ~re paragonala biologicamente all'organi&mo dell'indi,iduo: gli elementi e!lram~i. intro, doni per fona nel al&tcma dell'una o dell'ahro, e che 110n po>'• ~no ~re U!imilal~ producono irritazioni e paniali dl5inlegraiioni. finchè non M>no 1111uralmenlc cli111inati o ar1ificial· mc11te rimoui. El>m!ne, il Ciappoue ha pre.o da grau tempo ,igol't! per eliminare gli elemcnli disturbatori: come lutte le nazioni isolate. quando 5011 ,enute a contatto con il mondo e.lemo. il Giappone ha resistito ~trenuamenle conlro <111ali1ia~i ten1a1h•o di ingercnu delrt:6tcro. Ciò è da più anni 1>ro,•a10 anche dal fatto che l'Impero 11i è complttamcnte c11111nci1,ato dal dominio dei medialori ::,tranicri. E in c1u~10 MO\Ìntt"nlo di rana. ,i è più che un M-nlimento: vi è la fenna con,inzione e~ l'aiulo 3-tranicro 1>ro, 1a la dd>Oleua nazionale, e che il 1,ae- :.c i!i di:.onora agli occl1i del mondo commerciale, quando l'im• por1n1.ione e l'ei!portozione 80110 in mani <.-stra11tt. Ma t11v-ora. Oltre all'autarchia economica, non manca alla rau.a ~iappon~ una ,era c propria autarchia monlc c .i,piriluale. Prima di mille e cinquecento anni or &Ono, comindaro· no :ad infiltra~i nel Ciappo~ gli elementi della ci,·ihR lndi1111a e Cinese. E' note,•ole, però. cht· tulio quanto il Gi11ppone &!S..~rbida queste civihà (li\ennc poi ,nL11:.ù1lm,11le~iappo11eS(': la n:-iigione e l'arte della Cina e dell'India a.séun!OC::rocanlleri parl.i.rolari. quando furono importate prt:MO i nip1>0nici. Si può dn-idcre la trtoria ddla ci,-iltà ,iap1>0n~ in 1>elle periodi. Una prima epoca dal 660 annli C. C. 111 200 d. C. è qut"lla j)OClica dd Sin1ois1110,quando p:li Yanmto-Mi11:r:()(·ou. stabili1i!i ndl'arcipelago. ,he,•ano con gr:111de kmplicitH patriarcale od omerica, pur ~do moho aui, i e J~po:-h a.I 1uog~. comè fanno chiaro i documenli l\oJjclii c \,pl11m. Ual 200 (lopo C. al 719 corre la ~nda epoça. qua1Hlo il Conh,eianismo cinese in poco tempo ma con l)arecchie modificazioni, di,·crulC i:tiapponesc 1>er circa du(' aecoli, fincht' 11e 1 400 d. C. gli tpirili più eleui aocolsero le tlollr-ine llel Duddi :!RIO Un le-r.«>1,e-riodo. qu&$Ì di rtazione 1719-1119t e-1,er ciO di lu"..O e di i,fan:o. di pObia e di ìem:ralura., di arte rnetico10!!11 e di romanticil'mO <lifru~o. 11'indiHcrl'nza religiosa e un po' anche di corruzioni'. segno il pt1SéaJt:(l:iOal quarto \ fino al 11901 più ca\alll'!r~o e marziale. Il sentimento della giu~ti:r:ia e del do,ere f)tt,,e allora uno '"-lraordinario a,iluppo: l"rle,alo morale di quel ,~ri()(lo ;;i chiama llou.shido. e-contie11e prttelli di 11hruismo. di l,eucficenza. ◄li pudore, 1li temperanza. tli !;ra• 1i1udinr e di gcntiltua s<1u~ila. \la pi1ì tardi (quinlo ,,eriodo: 15-lOJ, i Buschi, per oslentuione di ,·alcnlia. lrasc::urando il re sto. di«lero il primato allc armi, finchè ela11chi di guerra. ~li Scho~hi slc:Mi dbi<k:rarono la pace incominciando con u11a rina~cnu, filoM>fica. arti:.lica e leneraria il s-Nlo e lungo 1,eriodo che ,·a dal 1510 al 1868. Per la primo ,olla il Ciapvoue si 1ro,ò., contallo con i Por1ogl1Ni e gli Spainuoli nd 1513: ma ne;1nche i mi••ionari cauolici poterono ,,an che i;ui Ciaw ponbi, che quasi !!oell:ta sfon:o. fu"'ro la morale del Sin1oi-mo con <111ella del Uuddi,;mo. ba,1a1ulo alla ,,oee. come giil 11ll11 guerra. il Bou1Shido. Il p11ci,caccetlò :Wlo il mai,pa111011do, IC' armi, la chirurgia dei gesuiti, ma non ,olle l!-.tJ>ern~della 1mon reli~ione. ~oc:hè (OS6t JH"N.lic:atacon zelo. Più lardi cominciarono le ri,alità commerciali de~li ln~lc--i che furono ,inli dagli Olandeii, benemeriti per lu diffu1-ione dell'a-tronomia. Sport hmmlell,, neU1mpero del Sole

delle m:ilcmaliche. della 111edici1111. ,fclla balistica. dell'indu• ~lri:&11a111ica:eppen). tirando li· .. ,,mmc, <1ucs1i~i 1>eriodi si po-,-ono ria~umere con le parole <lei 8t1ronc Kenloro Kateno - un membro della Camera dei Pari del Giap,~one - il <1uale scri,e,·a nel 1903: e Per un migliaio di anni e piì, rlopo la inlroduzionc della cultura cinese che scorre nella sua vi1a etnica. il Giappone ha a\•uto la. fortuna di po:s.se- (lere u,w cit.riltò orjcnwh: pro1iria incorporala 11ellins11ug• gio. r1clle ùfli. ,iei cc"stumi e nelle Ì.Mitu=ioni... La mente gi31)1>oncse è ora seriamente impegnala nel fomlere in una le due forme di cultur:a. l'orientale e J'occidcu1alc, la &ua :unhizionc es.._òlt'nd<o1uella rii armoniu:arle. come Roma armonizzò le proprie ,·irtù poli1icl1c e militari con la coltura dcli<> rau~ meridionali :.. I·: clurante il sellimo periodo I, ,azza tlimostra. sia in guerra 1'.b1· in 1•acc. le sue qualità di 11 1lu superiori a quelle di certi I "l'oli superiori, qualità che si ~•11•1to11gonimo m3ginarie. ideali e non rea.li. quando SOfH:t tutto i poeti le attribuiscono ag;i eroi pi1'1:rntenlici dell'Ellade e 1li Homa. t il caso di ricorrlare ancora 13 guerri con la ltuMia? Llmitiamoci 3d tin e1>isodio. Ecco due cillà in fesi a: Londra e Tokio; la prima è la metropoli degli uomini così deui superiori; la seconda quella degli uomini scimmie. secondo gl'lnglesi. A Londra si S\'olge la cc• lebre rU.>IU: di Ma/ekùig e si festeggia la liberazione di una minuscola cillà del Sud Africa e si c~rnta.\'ittoria contro i Boeri. A Tokio si esulta per la resa di Pori Arthur. I su~riori. un J)O· J}olodi 4J milioni che ha alla sua dipendenza un impero -di 350 milioni di abitanti, si gloriano delle ,-iuorie contro due minu~le re1>ubblìche di 500.000 3bitanti: 250 mila combattenti contro 50 mila; i Giapponei!i, circa 48 milioni, hanno fia.cea10 un impero di 135 milioni. con parità, forse di comballcnti sul campo di guerra. Ma il modo ,li manifestare la gioia nelle due metropoli. è quello cl,e distingue meglio gli uomini superiori dalle scimmie. A Tokio c'è tanta compostezza che sbalordiset:; a Londra uella noue ,li Ma/eking la frenesia di cui è Presa la J)Opolazione trasforma la festa in una colossale manifes1azione delro/igcmis;11Q, çioè della teppa e della mafia, resa pii1 igno• bile dall'ebrictà morhoH, dalle pantagrueliche libazioni di birra e di wisky. Onde sono più che mai e\•rdenti i caratteri peculiari di quella razza che, oltre le sue \'iniì guerriere. CMlta la ,•ita semplice, sobria, forse 1111 po' languida e un po' monotona, ma ~r1za falsi1à, senza ambizioni sociali. stravaganze. snobù1110 uso inglese. L'aMenza di snobis,rw e dei \'izi affini nel Giap1>0ne :-i scorgono in tulli. e ciò che dico non può essere smcn• 1i10 da n~uno. Al contrario. "i iK>nonel popolo nipponico cose invi$ibili assai preziose: l'onore e il rispetto di sè stes8o, l'amore ai figli. l'armonia della famiglia, i prh•ilegi del patriouismo, la ricchezza del sapere; fin dall'epoca feudale - lanlo di\"eraa in molti punii da quella dell'Europa conline11talc !1tru1ioni teorkb• per la difHa do.Ilo rano giopponeH - si \'edono fiorire in gran numero questi uomini famosi per il loro coraggio a iutta. prova, il loro senso d'onore e la loro abncgnione. Fra l'altro, la storia del Giappone non conosce ancora un uomo reo del delillo di tradimento; è vero che la storia accusa cli tale delitto un gran numero di Shogoun, ma essi erano sohanto colpe\·oli di abusare della fiducia dei loro sovrani e non è possibile accusarli di un delitto che non è neppure oggi conlemplato nel codice penale nipponico. In una parola. il Giappone è il paese degli Dei: e Oa che gli Dei, - scri,·e il Conte Okuma - slabilirono gli otto Stati dell'!Jn1)ero i$olano, e mandarono ad abitarli u11a razz.3 di uomini. cioè tremila anni fa. il Giappone non ha dimenticato che è terra degli Oei. La nostra altitudine religiosa tro,•a espressione in un epigramma di Sugawara Micl1isa.ne: Purchi il t·ostro cuQrc sfo fedele, ,mche se non pregale. sii'. Dei 11i u.scclteranrw >. Hitengo che nessun esempio \'alga a dimostrare, più di quello del Giappone, il fondamenlo reale e sostanziale del razzismo. Jn"ero, se fosse ancora nec:eMario confrontare la rau.a gia1l· ponese con la ,·era e propria razza mongolica, cioè la cinei;c, si tro,·erebbero queste leggiadre differenze. I Chineiii con:iu• mano gran pane del loro tempo a fumare, e $OllO dediti all'uso dell'oppio che li istupidisce a poco a poco, e toglie loro ogni energia fisica e morale. Vh•ono oon mogli e concubine: quando sono po,·eri abbandonano i proprii figliuoli alla ven• tura. lnoltre. la loro r.1zza è pure indebolita dall'uso delle bastonature che, in pieno secolo XX, sono prodigate alla pr~nza de.i mandarini, dinanzi ai quali il condannato, condotto per la coda, de,·e proslcrnal'$i, prima di subire la pena. Quindi un aguzzino gli amministra le sferzate .sulla parte più can1osa del

corpo. Avviene talvolta che un colpe\'Ole, rice"uta la sua ra• zione, ~ ne vada lesto come uno scoiallolo, mentre un altro. emeuendo grida da indemoniato, possa appen11abarsi e camminare. Non bisogna credere però che questa differenza di contegno venga da maggiore robusleu:1 corporale e da nmg· giore forza morale; CM& proviene da una parola detta :'t h:m• po opportuno all'aguuino, il quale misura la forza sdel ~uo bambù secondo l'imporlanza della somma promessagli ... Inerzia, crudehà e corruzione sono dunque i tre caratteri fon• damentali della i-azza imbarbai-ila che spera"a, vel"SOla fin~ del secolo scorso, di potersi rigenerare seguendo proprio l'esem• pio del Giappone, e subendo l'influenza degli inviati e dei ccu• Ylf .A SS,ORTIY.A I .Ml

uon mancano energie rinnovatrici, C!,S& mostra sopra tutto in guerra le sue energie: dopo la sua vittoria nella ;;uerra. con la Cina del 1894-95, il mondo attonito scoprì nel Giappone una potenza che non poteva essere soppressa, mantenemlola St.tto tu• tela come un&nazione semi-indipendente. Pertanto, la raz-z.agial• la, più volte abbattuta e vinta e che fra l'altro, si è sprofon. data nell'abiS&Odel bolscev~mo. dovrà cedere il pa.s.,.oalla razza giapponese, che per storia, lingua, religione, cultura, occupa un posto a sè fra i popoli di raua. mongolica, anche in rapporto a.ll'antico ceppo etnico dal quale è sorta. • ARMANDO TOSTI l,J f.A RI DIL C.IAPPOMI ·

.. Il Ittar Rosso eontro LE LEGGENDE EBRAICHE IN UNO SCRITTO DI Nella seconda serie di e: Stu1ii sulla lellerntura contemporanea> usciti p~• so il Giannoua, di Catania nel 1882. Luigi Capuana dedica un capitolo allr leggende ehraid1e prendendo lo spunto da un ,·olume che sotto il titolo « Vita e morte di Mosè> Salvatore Oc Benedetti ave,·a pubblicato due anni prima dal Nislri di Pisa. Al Capuana, che fa preee<lere le con. siderazioni sull'opera da alcune pagine 26 nelle quali esamina i caratteri clie soprattutto fanno bella e rendono gradita alla fantasit1 una leggenda, non pincque e il genio sottilmente sori.stico llel commentatore biblico, -del rabbino fanalico >. il quale genio « iluerviene ad ogni passo e rompe la magia dell'impressione qutl!i per a\'\'ertire di 11011 lasciarci cogliere dalle sedu1,ioni della forma•· E non U\'C\'a torlo, e nessuno non può non essere d'accordo con lui - che era par1i10 dalle JJarole di Goethe « e~ere u11'01>er11 1•oc1ica 1anto piil pcrfcua qua11lo più è incommensurabile e i11saisissablc tlall'i111cllige111;a•· Non rimeneremo in ~amc la materia offerta.ci 0011 la traduiione del De Benctlctti, ma ci 3«:0ntentercmo lii ripetere alcune -delle SJ>ecifiche osscrnazio• ni dello &c::riltore colanese il c111ale ha saputo più che magistralmente mellere a fooco la qut'iltione·

LUIGI CAPUANA e Sia la natura dello i!pirito l!emilico. si:a l'eHctlo dell'influenza dt>I concetto religioso, che in quella ràzr.a ha i!opr.if• fallo ogn'allro !tnlime1110 - :;cri\1e il Capuana - !"organismo di que.~1e leggende è imperfetto. La trasformazione creativa del sentimento nella forma 11011 si è compiuta e non ci produce l'illusione della \'ila>. A distruggere una originaria con!istem:a poel!ca interviene appunto quel e genio sottilmente sofistico del comme11latore biblico" al quale abbiamo già ac• ccnnalo. e ~ì la leggenda « non è più qua:che cosa venuta fuori non si sa don• de, nè come. nè quando, una creatura gentile, sorridente, ingenua nelle sue fa• ciii gioie, ingenua nelle sue tri3lèzte e nelle sue paure, impressionahili:-.-.irna. esahata per la sua delicatezza di nervi. Ha una musoneria sacerdotale; vuol giustificare ogni sua parola con un te!!lo autentico del Libro. C'•importunn con la sua esallezza, c'irrita con unn sciocca credulità molto dh·ersa dall'ingenuità che 11011 si !!Orprende di r1ulla fon;e pcrchè l'impouibile le pare, 11011 che J>OS· !!ibile, !acile. 41 Non si contenta, per ~mpio. di nar• nuto a mantenere la !!Uaparola: quotlrocenlo anni. Michele non sa che rispon· dere; il ,·ct'!!Cltodecimoten:o dice: qual• lrocento anni. Ma Dio inten·iene nel con· flitto, dà la !!Ua interprelazione da perfetto rabbino, ed lfora il patrono rimane confuso>· Cerio il contenuto di taluna di qu~IC rare che quando faraone impose, agli · ebrei da gettar nel Nilo I li •liu ·:Tu D10 111v1ava quei bamb1111 pe1 campi , s,w1 angwl, 11 la = y gerh d'ungue11t1, ,, /ascuul1, ~:.i,ti.•"' ,,CNmto due pietre lec1ga1e, , ,'•• ' • ' 'r. . / q,u,b egl, succ/1101"',w laiM, :. -!,\\';\'~~ _. ,, 1na1u1 di nuele. non lii con\ __ ~C't 1'2, , ~ f rn_re-che, crescmh. il suofo "' ♦ boero e ngett<n'<l/1,che torn(n,r1n ,ç or~"'I")' - "" al pu,lre suo e tflla /cwuglt quali Jacew,no tutta/wtà ulle sot • ' ·:-Cl l.'f" li rimpù,uoimw, sl che gli- E loro oram110 sul dosso. ma ofleml non pot;rn110: ma ecco che oggiuuge ia-1 bilo: secondo sta scriuo: e cila il \·er,,ello del Salmo CXXIX: sul dosso mi lwurw arai-O gli arat~ri. rivelando CO!!Ì dn qual fonle è ~turito l'embrione lcg~l'ndario e. nello slts:10 1cmpo, uccidemlolo ». Due altri µassi il Capu:ma h:1 hrillan• temente lumeggiato. diSC'oprcnJo ancora una \'Olla quel tale SJ>irito ralibinico di interprelazione, e rinfor.1awlonc la cou· danna. Il \'Cr:setto 13 dçl capo XV .lella (;e. nesi dice a proposito llclla callivilà d('gli ebrei: U terrmino seri-i 1: t,li a//liggertlll· no pt:r quallroee111'wini. Orn gli ebrei 11011 rimasero in schia\·itù pl't'"Mo gli egizi cl1e ollantnsei anni: come ~u1>ernre la sconcordanza? li rnbbino 1.ensa e quando - @ottoli• uea argutamente JI Capuana - e trova In. !!lift solistica sol111.io11epro,•a la tenia• zìcuc di penionìlicarla. Hura, il polrorw dcll'Egi110, s,i lamenta con Dio e sfida J\·1ichelc il pt,Jrono d'hraello: Oio è le• Sta1U<l di Mo.è (Ant. Tanlordini, Milano)

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