La Difesa della Razza - anno III - n. 24 - 20 ottobre 1940

sto oompo nei conlronti di chiunque. Il n0+ stro attaccamento al lavoro da quello nobiliSlllimo della terra all'artigianato, dal commercio alle allivltà Intellettuali, sta a dimostrare la concezione, del lavoro presso il n03tro forte popolo. I n03tri tenaci lavoratori che hanno so• puto irradianl per tutto il mondo, portando con loro la capacità colonizzatrice di Roma, dal Venezuela alle Indie, dal Canadà al• l'Oceania, gio.rai;'li capaC'i di' sopportare gli sbalii di qualunque clima, hanno dimostrato al mondo anonito la indiscussa millenaria superiorità del lavoro ftaliano. Neuun P.Opolo • riuscito ad eguagliarci nella conce• zione sociale e nella esplioaiione pratica del lavoro. Lavoro cho • il prodotto di tulle le tendente tradi:tionali e di tutti gli adaticmenti alle r.dltà, ma soçwattullo delle stratificazioni eNKlito.rie e degli Istinti ori• ginari dovuti alle dillerenze di raua; diverao a seconda dei luoghi e dei popoli e ll,pe· cialmente della loro educaiione sociale. Nessuna stirpe più della nostra w,.tò coscientemenle alfermOTe di avere raggiunto la più alta civiltà del lavoro. Lavoro che rappresenta per nOj_un valore etico, subordinato ad un valore plò alto, qual'♦ quello dello razza. Ciò • con• forme olla multisecolare tradizione italica, perc:hè giò Il Tommaseo. il Gioberti, li Mm:- zini e molti altri avevano affermato che il lavoro è un dovere sociale ed avevano com. preso ed Intuito come questo dovesse mirare ,più ad un fine piò 1rascendentale che materiale. Il Fascismo. manifestazione' la piò nobile della noatra raua, ha raggiunto questa no• bilissima meta, eoll'avere cioè allermato • reso il lavoro una lun:r.ione e manifestazione easeniiale di vita del nostro P.()polo. ~diUe, ~ cU-.a~d,'a,\te, G. Dell'Isol~ Il e Popolo d'Italia :t, il e Regime Fasci• sto. :t, j) e Giornale d'Italia •· ed altre pubt:licazionl, hanno di recente meno In nlievo il gusto apertamente giudaizzante cioi ispiroto r:j oiù vieto surrealismo, H?"eHionls."llO, astraltismo, pr-Qprii, come tutti sanno, degli qmblenti artistici di P01igi, gusto che stranamente, si nota nella moatro del e Pre• mio Bergamo :t, di recente Inaugurata. Hanno, poi. messo in rilievo come la maggioran:r.a degli espositori e dei premiati, oltre• eh♦ dei membri della giuria incaricata di assegnare i premi, sono noti per avere da annt fatto apertamente sfoggio di ta!e gusto. Ora, diciamo noi, non sorobbe tempc di mellervi fine? E' possibile turbare an• coro in lai modo la sana attivitò degli OI· listi italiani, e porli dinon:r.i ad una contra• oiiione? Come può avvenire ancora ciò•; Anzi, come • avvenu10? Come • stato pe:• oesso? E come, a.ncora si permette ? Riteniamo, Intanto, urgente, l'intervento delle autodt~ respomablli. Tollerare que• sto genere di fatti, anche in questo mornento, signilioa non liberarsene mai più. Gi_.ppe Griec:o dalla Quarta Sponda: Gli rcopi della nostra guerra sono chiari: ~ stabilire un nuovo ordine di pace con giu1tiiia Ira i popoli. Ho detto dl propoelt:> della e nostra :t guerra. perc:hè questa che eombo:ttiamo • per ecaillen:r.a la e nostra :t guerra, voglio dire la guerra di noi giovani CJesciuti. vissuti e formati nel clima ardente ed eroico della Rivoluiione del Littorio, In un certo sèn:so, essa non è che la conti• nuazione logica, sul piano internazionale, dello lotta che abbiamo sostenuta e vinta sul piano interno. Ancora~una volta abbiamo di fronte Il e Grande Copi.tale :t, invano nasco.io sotto lo consunta cappa democratica. Scocciato da ogni parte, egli si • trincerato nella sua roccaforte più potente dopo quella d991i Stati Uniti, l'Inghilterra, e di là tenia resisterci con oç,nl mezzo, ma invano. Dovrò. cadere. Cadrò. Noi non ci fooc:iamo illusioni perch• non abbiamo mai creduto, nà crediamo, o una vittoria facile e a breve scoden:r.a. Noi non sottovalutiamo il nemleo che abbiamo di Ironie. Sappiamo bene quanto sia grande lo sua poten:to e di che cosa sia capace sollo l'assillo tonnentoso della disperoiione. Ma abbiamo la certena incrollabile che la villoria tarò, preslo o tardi, ancora e sem- . pre la nostra. E questo ci basta. Intanto Ci prepariamo. spiritualmente' e malerlalmente, per i nostri compiti luturi, Nel nuovo ordine. quale uscirà da questa guetTa e quale il mondo attende ansiosa• mente, i principi basilari della Rivoluzione fascista dovranno avere la loro logica e necessaria applicazione: primo di tutti il Corporolivismo, il quale è destinato a formare Ja bo.se fondamentale del nuovo ordine Tramontato e ormai per s&mpre il liberiSmo, infrante le ultime velleitò del e Grande Copilole :t, il corporativismo per• mee,rà di sà sempre piò profondamente gli .strali della societ6 umano. In esso ogni popolo, secondo le sue e reali :t ne-cessità e lo suo e effettiva :t polen:r.o, avrò il suo posto nella gerarchia degli stati cui .arò rigidomeJ\le informato il nuovo ordine. Cadranno cosi molte pericolose illusioni, molti stat&- relli che. e montati :t da una pol!l!ca la qualo operava esclusivamente sull'equivoco, speculando sulla e buona :t e sulla e mala :t fede di certi e piccoli :t Machiavelli d'Europa e di fuori Europa_ si erano creduti al cen1ro delrunlver.o. sar-onno portati alla oonsta• lozione, forse amara ma necessaria, del !ero e reale :t valore in rapporto agli oltr: alati. Solo coa\ si avr6 lo saldo base per potervi costruire quella pace eon giustizia che è nel votj più ardenti di tutte le anime. L·oro, signore e tiranno delle economie liberali, perderò nel nuovo regime, tutto :I suò valore, con gran dolore certamente dei Vari banchieri d·oltre Alpe e d·o1tre Oceano. ma con gran sollievo dei popoli liberati finalmente dall·esosa. tirannia dei pochi plutocrati detentori.del prezìoeo metallo. Ca~rà cosi uno dei più grondi pilastri, anzi senza dubbio il più grande1 della potenza d'lstrae- . le. La grossa figura del bonchiere-stronino ebreo non si et9erò plò, col suo ghigno SO• tanieo, sulle masse del popolo oppresse dal suo gioco, L'annoaa questione ebraico sar6. come tante oltre, rigorosamente e lotalita• riamente risolta, ·senza Inutili angherie, che, del resto, non sono nel noetro stile, ma anche, ~fova dirlo chiaro una volta per sempre. senzo deleteril pietismi. Anche gli ebrei, inscmma saranno coetretti a cambiare metodi e sistemi, Se vogliono \.ivere In pace e indisturbati nel nuovo ordlne. Noi slam,:> e eoremo sempre più intransigenti. Come lulti i veri oostruttori, noi non possiamo tergivel"$0re, non possiamo c:on~re nulla al gusto o alla mania di questo o di quello, ma dobbiamo tirare diritti alla meta perch• l'opera riesoo: Yeramente quale la Yogliamo . e quale SOiò:, nonostante l'opposizione di· sperata dei noalrl nemici. Direttore ~pouclhlle: TELESJ:0 INTEBLANDI Questa guena, che poleva essere evitata, 101 che i reggitori dell'Inghilterra e della Francia avessero avuto un minimo di s.oggezza, ormai ha assunto un oaraltere, direi quasi e !alale :t, di lotta Ira due mondi e due idee: un mondo c:orrollo e docrepito che si • illuso dj riacquistare, in un tragioo bagno di sangue, la sua perduta giovineiza, e un mondo giovane e ardente. ICO• turito spontaneamente dal seno di due Ira i ,più grandi popoli del mondo, anelante. per sua intrinseca virtù, a una larga e ne• ~,sana espansione, nel mondo per affermare il •uo valore di fronte aoli altri popoli e di fronte alla storiu. E· la lotta della giovinena contro la vecchiuia dell'avvenire contro il passato. Sul suo esiio non vi possono esure dubbi di sorta. Il passato dovrà c.dere il posto olravvenire, il nuovo ordine sarò instaurato nel mondo dalla noslra volonlà creatrice dopo il travaglio sanguinoso della guerro, e sul Meditenaneo, tinalmente liberato da ogni sopro.lfottrice ingerenza straniera, le aquile viUoriose del nuovo Impero di Roma, voleranno a portare ai popoli allacciantisi, come venti secoli addietro, sulle sue azzurre acque, la tanto attow pace con giusti:r.ia. Il oomerata Arnaldo A11tcJnietti. podes1ò del comune di Vecchiano. in provincia di Pisa, ci ha scritto dolendosi perchè nel laccìcolo del 20 ag0e1to XVIII pubblicammo vna lettera con la quale il camerata Alfredo Andreini ci aveva scritto da Lucca, Ira !'al• tto, che :1 comune di Vecchiano non si curoue di certilioore la rana dei coniugi, al• l'atto dei matrimoni, e avevo anche scher• zato sulle *Overchie occupaziqn1 degli in:- pieg,oli di quel comune, Il camerata Antoniellj dice che questo addebito leda la dignità della sua amministrazione Ed ha ragione. , Chiede' una rettifica ·Jorga <:I. caratteri speciali. E lasciando stare il loroo e lo spo• ciale. egli ha ragione. se la rellifioo 911 spetta. Ma aggiunge che ,ae noi non rettifichiamo, 991i procederò: leg-almente. Che coaa è questa, forse una minaccia? Se la poteva risparmiare. Non lacciamo rettifica, tremmeno in punto di morte. se non la dobbiamo lare. facciamo il nostro dovere. E il oomerota Antonietti ROS9iede scarsissima ideo di se stesso. se crede che il proprio dovere si faccia per coazione mi• nacciosa, Ma se anche la rettifico ci fosse alato chiesta ~n, quell'elevato costume, che si Tede prima di tutto dalle parole, se queste sono lo specchio dell'animo; non avremmo potuto appaoare il oomerata Antonietti. Egli si limita ad allermare di non avere mai trascurato di certiliooro la ciuadinan:r.a dei coniugi, e invece il oamerata Andrein: parlava di certillcoto di arianità, cioè dì <citladinonza italianà di nascita•· f"ischi dunque J)lllr fiaschi. E allora si compiaccio il c:omorota An1<>- ruett1 di parlarci del certifioalo di ro:na. e noi ben volentieri pubblicheremo •la sua lettere.· . Nello stesso tempo tstontemente chiediamo al camerota Andreini che vo0lia egli pure mettersi a dispoaixione del oamerata Antonietti, spiegando al nostri lettori da quale fatto eoli dedusse l'omi.uione addebi. tata al eomune di Vecchiano, per quanto · riguardo il certiliooto di raua, Stampatori: Società Anonimo Istituto Romano di Arti Grafiche di Tuaunlnel_h ~ C: • Cittò: Universitaria ~ Roma

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