.-~ E I~ I ì • -,,l'~ - <.< - 32 La CGMI di o..demona o: Vneùa ,·olto di Ocllo nel .suo animo». I gu:ii cominciano quando anche questo animo, per !°improvvisa, dinmpante e feroce gt· losia del Moro, si rivtlcrà quello di un « l»rbaro ». a cui alla fine i signori ,·cnc. zìa.ni, nella novella italiana, « in1esa la crudeltà. usat.t in una lor cittadina », faranno « d,u delle mani addosso», saiza alcun riguardo per i ~rvigi fin allora prestati alh Repubblica. E del resto runionc dd Moro e di Dcsdtm0na sembra a tutti innatur2le, a cominciare dal padre della fanciulla il quale crede che Otello abbia operato su di lei • con qualche mistur2 potmrc sul sangue, o con quakhe bevanda aUatturata ». Nella novella l'alfiere, <ioè lago, non esita a dire al Moro che Desdemona lo 1r2discc « come- colei a cui già l ,·enuta a noia questa. ,·ostra ncrcua ». Otello non si of. fende, come non si offende nel dramma di ShaL:cspcuc, quando lago insinua che l'a"ier Dcsd('fl)Qfla rifiutato molti partiti « dd suo stesso p.1cse, e colore, e grado ,. potrebbe far .sospettare in Lei « pensieri contro na. tura». E· invece naturale, Kmpr,e secondo lago, ~ ella tradisca Otello, p::,i. chè la sua ,·olontà, « ritornando al suo miglior giudit.io >, de"\·e averlo paragon2to « con le fo~ del suo paese». cd essersi forse pcntit2 <klla scella. E così tutti gli 2ltri, chi più chi meno, non 1ral2SC12nomai di accennare al colore dell.t pdle dd Moro come si acccnn2 ad una in(crmità. Perfino Otello dice ad un certo punto di se stesso: « Forsc-, pcrch~ io son nero, io l'ho per• duta ». Ma nella novella del Giraldi c't' d, più. Quando si av,•cde dell'improwiso n:utamcnto di Otello, Desdemona si con. fida con 12 moglie dell'alfiere, e presmtendo la tempesta che si avvicina, le dice: « E temo molto di non essere io quella che di~ cscrnpio alle giovani, di non maritarsi contra il voler dc· suoi; e che da mc le donne it2liane imparino di non si accom. pagnare co0 uomo, cui la nanm. e il cielo e il modo della vita disgiunge da noi ». I'. Giraldi, ripeti2molo, moraleggiava: e l:i nc.,•ella del Moro e di Desdemona non Kmbra ad ahro fine ~ritta che per venire alfa conclusione riferita. Prese dunque abb.tglio lo Schlcgel, quando nella sua celebre interpretazione dclr01,//o credette di poter affermare che nella novella italiana si parlasK di un « mero dell'Afcica settentrionale». di un • sar:acino battezzato», che lo Shakespeare, commettendo un « felice sbaglio», avrebbe scambiato per un « vero etiope»; l'errore dello Schlegcl derivò pfOOObilmcnk d:..ll'aver egli pensato, senza andare a riscontrare il testo del Ginildi, che solo un
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