questionario G. Dell'bola: GiuMppe Croau, in uno lettera PJbblico1a nell'ultimo numero di quosla rivisto. mi al• tribuiece il proposito di e aatrarre dalla storia universale, e, peggio. di sorpassare sul voril !attori 11ranieri, che, a con1a110 con l'Italia, diedero un por1icolare aspetto alla storia >; e perciò mi acçusa di Yoler cadere nel e dogmatismo>. E9li, e't'identemente à contrario a tutti i e dogmatismi > ed • énimato da una lodevole impan:iali!Ò; ma, a parte il fatto che J'impanialilà e l'antidog-motis.mo sono, purtroppo, una quali16:, Inculcata, da più d'un .secolo, agli italiani. soltanto a loro do.MO e od altrui vantaggio, dò soprattutto nel considerare la loro 1torio. il Crosu evidentemente ha lrainteso quanto, con la maggiore chioreuo slatamj pouibile, ho cer• calo di espon-e. lo non ho mai detto, ne~ pure lontanamente,, che bisogna e astrWTe > la storia d'Italia da quella degli altri paeai; ma soltanto evitare che, come è avvenuto. e come, in parte, continua ad avvenire, vi aia. contro ogni veritò. interamente aom• mersa. Pure dicendo di aver :se9uito coSlanlemente, e da molli numeri, questa rivisla, il Croau eYidenlemente non si è reso conto di ciò che in molti scritti (e non soltanto miei inlomo a e La raua e lo storia>), vi è staio ampiamente dimostrato: che d~. a comindare dai talli di Roma Uno a quelli di oggi c'è stato un lavoro coatante, da parte degli sloriei tranieri, seguiti incoscientemente da una parte del nostri. por lar dimenticare l'azione preponderante eserdtato d:Jll'ltalio, nella formazione della civiltà dol· l'Europa. Gli argomenti che egli iter.so ancoro oggi ripete, seguendo le opinioni, divenute, pur• troppo, comuni, ne sono, del reato, lo provo. Ripete infatti : I) Che Giustiniano e l'imP.e,ro di Bisont.lo, dal 476 al 1000, furono veramente (e non por elleno di una me-ccanica, e oramai vuota consuetudine giuridica) i roppreaentonli de'lla e romanità> e persino di e un'alta eti• ca latina>. Oro o questo è persino superfluo rispondere che non 10!0 dal 475 al 1000, mo lino do due secoli prima, ci~ dal 200 circo, ciol da quoa.do una. cerata politica e milit'ar. s11GJ:Ueroebh. spodestato 9U lto:li<m.l dal 90Hrno dell'Impero e dal comando delle truppe, ed ebbe ridotto 11tollo: alla coodi1ione d'\ID.o p0Yin.cia, non sj può, pii) par, k:rr• di vera romanità. Ciò, anche quando tai1,,C<Blo risiedevo a Romo: che dire, quan. oc., r.w: 330. andò o sto.billrsl a Coa1an1ino- .x,!:• e quando, nel 476, il gonrnotore delr::a!,c. :I e patricius romonOlum > si dichiaro suodnc dell'Impero d'Oriente? Ben lungi, do! gi.::o.:U.::re a Co,tantinopoli, nel periodo tra 11 ,,, e ;! IIXIOc, on la simpatia che dice il Crcsu. 01. 1:aliani fecero il possibile per render5en~ :nd1pendenti; e vi riuscirono, non, come 1:11,: <i.Ice, nel secolo Xl, ma f no aal VII e da!rV!il. come fu 11ceao d1 :-.u:::.c• rose città, $Oprattullo d1 mare (Napoli, Gaeta. Amallì, ecc.), e della stessa Roma: che, con le sue sole lon.e e senza ph) richiedere aiuti açili esarchi, cominciò, da se stesso, a provvedere alla proprio dile10. Quale losse poi la profondo incompatiblli1à tra gli italiani • i levantini che, col nome di eromani >, governavano o Bisant.io, lo provano innumerevoli lotti o documenti del tempo: tra cui. pure sotto le forme di una sottomissione ulliciale, anche le lettere di S. Gr990. rio. Ciò 6 stato ricon0$dulo fino a ieri, da lutti I noalri storici : solo una moda recenti1111imaf,rancese ed ebraica (basta pensare a çorlo Diehl) introdotta dopo la Grande guerra, ha, sotto la lustra della parola eromanità >, lormolisticomente e giuridicamente Intesa. ma non, come deve essere, primo di hallo rci:ui<llmente, confuso, o molli, le id ... 2) Un'altra opin.iono corrente che il Crosu ancora ripete, è che il risorgi~enlo italiano derivaS&e dallo rivo!ut.ione ltancese. Sl, ma in parie, nello parte Pt99iore; quella da CUi abbiamo messo tanta fatico a liberarci. Quella dei c:ui residui, ancora, dobbiamo liborord : doè della trista borghesia. Troia• sci, pet6, il Crosu, dal ricordare tale ori9i• ne : cerchi, onzl. di dimenticat!Q; e legga quello che ne scrisse U Cuoco, conlempo: rane-o ai folti, in un libro che e91i donebbo eon03Cere; • quello che ne ha scritto oggi Massimo Lelj nell'opera, test6 uscita, e Il gf). nio dell'llalio > (ed.ii.ione Bompiani) nella qual?, appunto, mognllicOI:1.ente d.:mos!:c quanto eslrcnee furono, da quel1'1nllusso francese, e quanto lo ritennero disastroao e noci·,o, gli uomini che fecero vera.mente l'Italia. · 3) Confusl.ssime, poi, sono le alfermozioni 1ntomo al Rinascimento Pare che il Crosu, animalo dalla suo e impan.ialità >, lo vedo in una spede di rapporto dloleuieo tra Cauolicesimo e Protestantesimo. Per :ioi la veritò è più semplice : il Rinascimento fu lutto italiano, in quanto rappresentb, in uno de; suoi momenti più fel!ci, il riapparire o Il dillondersl, puro da oçni altra inlh:ent.o, del !'Codo di sentire dolio raz::za ilal!o."";a; quello che s·ero giò manifestato, per opera delle stessa raua, nell'antica Etruria e a Roma. 'lt uto.• ~ ctet ~ Paolo Ban-o:co da Venei.io: Gli ebrei. In 09ni tempo. tentarono sempre di n99ore l'accusa. che veniva loro mono, di praticare il e rito del sangue>. Essi scriesoro e dis.sero che tale colpa 6 una mera calunnio. una inYenzione lnface degli onti.isrocl.iti. Qualcuno allcrmò che si era ,·olu!o fa: apparire come un'usanza sanguino.'1a quel• lo che altro non ora se non il prodotto d! qualche vendolta privala. NOi obiettla:::o che non di qualche lotto i&0!ato, bensl di
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