PRIMATODELLA N on c'è, lorse, tema più vasto ed attraente (e ne! contempo cosi arduo per lo storico), che un parallelo fra le conquiste del genio italiano e dello straniero, nel quadro sconfinato del tempo. L'umanità è il grande specchio rifrangente, che moltiplica ogni raggio• di luce. Ciascun popolo civile ha contribuite nei secoli ad apporto:re il proprio contributo di invenzioni, di dottrine e di scienza mo.rale, al benessere ed all'evoluzione del mondo. L'Italia non è stata soltanto la terra dei poeti, dei cantori, degli artisti e dei Santi. Essa ha dato alla scienza ingegni altissimi di innovatori e di precursori, in c:o5l gran numero che non è vano orgoglio nè presunzione affermare come questo primato non sia .stato mai raggiunto da altre Nazioni. Invero, la storia dei popoli non è latta in base a critert di esclusione. Le gerarchie non sono certo stabilite dalle 6 tacune che l'una o l'altra razza può presentare nella sto• ria della civiltà, anche perchè fatto,ri esterni importantissimi - come il clima, la posizione geograhoo, le comunicazioni, gli eventi politici, le necessitò di carattere economico - possono avere affrettato o ritardato lo sviluppo razziale, C'è a volte una legge superiore di compensazione, la quale attribuisce ad un popolo quel che monca all'altro o fa progredire talune caratteristiche, che sono altrove allo staio embrionale. E' quasi un ritmo oscillatorio, che governa e scandisce le attività umane nel tempo. Un antipatico pensatore moderno - Proudhon - dice parole dì una certa saviezza: « Il moto non è uniforme nè regolare, ma la tendenza rimane CC>Stante ». Queste parole noi possiamo applicarle al nostro concetto. Nei mondo, ogni razza lavora_ Lavora in mille diverse manie-
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