La Difesa della Razza - anno III - n. 16 - 20 giugno 1940

poesia; un solo ceno~lo: quello del cuore. Tullo il resto non serve eh. a farci ìmbor• barlre. ad allontanarci dallo natura, che è la peggiore calamit6 che pogso aceodere ad un popolo. Si tradisce ugualmente la r.azio:-te costruendo il partilo di Dan1e che importando le ultime novità maturale nei cenacoli d'olU'Alpe e d·ollre oceano. Perciò, non • un'anurda ~ inconcepibile fobia verso la cosiddetta orte moderna, ma il sacrosanto amore della poesia e dello patria, che ci fa bandire come deleterie per lo sanità, mi si passj respreaaione, poetico della n011ra rozzo, quelle manilesta:rloni poetiche, del resto già più che sorpos.soto dai\a realtà della storia, che vo:,no souo il nome di luturismo, surrecli:smo, ermetismo e v!a d41genercmdo. A porte il fallo che tali manileslm:ioni poetiche, perchà non 9erm091iate sponto• neamente dal tronco rigoglioso del nostro genio, non hanno potuto nè potranno mai r:eettere P.JOlonde radici tn Italia, ammenoc~ non riescono a cambiare totalmente il ve.Ilo dell'Italia. il che 4 impos3ibile, resta 1ut1av1a il pericolo che es.se possano altreno nella loro orbila una porte dello 9l0• vcn~ù crescente sotto le insegne lumin01e del Littorio, col lascino che sulle giovani fantasie, naturalmente portale verso il :,uovo, esercito la loro apparente - solo apparenle - novità. Fosse solo per i malinconici epigoni. ormai vecchi, di una età che, benchè txente, cnz.i recentistimo, t 9iò tramontato per sempre, non mollerebbe conio parlarne. mo poich• v'à implicata anche la gioventù, noi ne parliamo. Ne riparleremo. Perchè la 9iovenlù t al sommo dei nostri pensieri e delle noalre ansie. Perchè nello 9ioventù 6 l'Ila• l!a di domani.. che deve euere più gronde e çiù ricco. soprattutto poeticamente, di quella di oggi. Chi scrive, crede lermomente nella poesia Direttore rNponaahile : TEl.ESlO INTEJUAN'DI come nella cosa più sublimo che poa~ mai lare ruomo e crede altresl che oggi come non mai l'Italia ha b!so;no di poesia, di grande e genuino poesia, perchè, so il surrogato in altri campi pub euore utile olJ'outarch'o na"tionole. nel campo della poll• da no, ci vuole vua èd autentica poesia per soddisfare i n0$tri bisogni. tanto più che, come il buon vino. eua, quanto più à pwo. più à }'..rodotto squisitamente italiano. Ora troppa poesia odierna non à che surr09oto di più o meno cattiva le-;o. Spira un·o,!a di ortilicio. E· lontana dalla natura, che, dicevo Leopardi, t lo fonte unico ed etema dello poesia. Vuol essere dotta, pt'Olonda, oculo; vuol giun9ere fino olio rare. fa"tio:ie - non è mia questo parola - più completo dei senlimenli, ed Invece riesce hedda. meccanica. vuoto. [' lo poesia li• pica delle decadenze, quando, venute meno le !ontasia e nmmogincnione, ci si tJllida olio l:icoltb. più impoetica che esista: la ri• l!eseione. Nascono allora qu~li aborti che purtroppo son ecsl numero.i anche oggi. tonto do in9enerore confusione e scellicismo nel campo della poeeio. Manca a que• s:a poesia, non dico Il respiro ampio del genio, che t dono dlvìno e raro, ma perii• no quel minimo d! cuore che le laccia metilene questo appellativo; poesia. Tuttavia, queeta non à, come potrebbe sembrare. malallia isolata di questo o quel poela, mo t un po' il mole del secolo, conseguenza di,-.na del dilagare di quelle lilosofie ,uperbissime e vuote, che sollo !"orpello di più o meno altissimi ideali. in sostan:ra riducono l'uomo a un bruto e tulle le passioni a una sola: l'egoismo, Il siile• mo dell'io eretto a centro dell'universo, despota assoluto, cui unica legge t la euo volontò. Percib muore la poesia, perchè cadono le illuelonì. per dirlo con un termine coro o uno fra i più grandi e piò italiani •poeti del mando: Leopardi. La nalura. fonte etema di poesia, non la Si guarda piò c:091i occhi incantati del lanciullo, mo con quelli dottissimi mo sen"t'amore del critico. E il cri• tico non pub lare poesia. Il critico per 9uar• dare il sole si armo di cannocchiale e cerca di indovinome la compoeb.ione chimica, mentre il poeta ,i accontento di guordcrlo coi st.ol occhi morloli. OuHlo t la dilferen• za. E qui à tulio il male di tonto parte dell'odiema poesia. Rimedi? Non ce n'è che uno eolo: rinnegare IUlli i parliti J:er affìdarsi o uno solo, il più grande I! il più puro: quello della poesia. In oltre po.iole. restaurare tutte le illusioni per ritrovare l'incanto poelieo della nclura. Soprattutto ricordino I 9iovanj che son:ro filosofia l'Italia pub esi,tim,, mo non 10 pub. ossclutamenle, senza i:oesia. AVVISO AGLI AIBOMATI GII Abbon•tl. •I quali v• • scadere col 31 luglio p. v. l'abbonàmento •nnuale. sono preg•tf rlnnovario sollecltamente al fin• di evitare I• sospensione delf'lnvlo della Il• vista. Il versamento relativo pub essere effettuato • meno nostro C/C Postale H. 1/24910 Stampato~: Socletò Anonimo Istituto Romano di Arti Grafiche di Tummine!H & C • Cìtlò Universilaria - Roma

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