TiPi aordiej credibile, ma avviene. Solo, dove avviene, vi è qualcosa che non è in ordine. L'anima vivente non ha la forma del corpo di cui abbisogna, pcrchè in esso possa esprimere ciò che essa opera. L'azione di una tale anima sarò ostacolalo dalla forma di un corpo, che è stato fatto per un altro genere d'azione. Certo: un'e5pressione c'è anche in quest6 caso. ma è come se si suonasse un pezzo di musica che, mettiamo, sia stato scritto per il violino, sopra un organetto a lieto. Perciò: anche se Dio onnipotente desse sempre· un'anima olfatto nuova, a corpi già definiti nella rouo, vi sarebbero per la creazione solo due possibihtò. o l'anima, passa nel corpo e ritrova il campo d'~pressione di cui ho bisogno, oppure non vi passa. [n entrambi i casi è chiaro che tra la forma dell'anima vivente e la forma del corpo, che esprime il suo carattere. vi è un essenziale rapporto. Ciò allora sta nelle mani di Dio onnipotente: o creare degli esseri che siano in armonia con se stessi; oppure altri esseri in cui corpo ed anima si oppongano l'uno all'altro. Con ciò si dice che anche la vita dell'anima segue ùna legge di forma, sia che questa si chiami razza o ereditarietò, sia ere-azione divina. Chiunque riconosca che le forme dei co.rpi sono razzialmente definite, egli - voglio o non voglia - ha già riconosciuto l'esistenza delle razze dell'anima. E questa è la segreta ragione per la quale il silenzio e !"opposizione intorno alla razza, ebbe inizio dalle forme dei cranii. Si temeva di perdere la propria animo, se la misura del cranio non rispondesse all'indice nordico. O più esattamente: 'si dubitava dei proprii valori, mentre l'aria era avve1ena1o da! pregiudizio che non essere nordici significasse O:ppartene.re ad un'umanità inferiore. Ma è proprio cosl diflicile discorrere con un po' di giudizio sulla questione della razza? Vediamolo una buona s volta Prenderò un esempio dal mio hbro ((Razzo ed ani• ma». E' sorta, specie all'estero, la credenza che la dottri• no tedesca della razza dia ad ogni razza, come il maestro ai suoi allievi, un voto particolare, e che le metto in uno graduatoria sulla quale il primo posto spetti alla razza nordica. Donde ne venga, per esempio, che la razza mediterranea stia al secondo oppure ad un più piccolo posto. Tutto ciò è londamentalmente falso. Certo una volta, in Germania e altrove, sono apparsi libri e libretti, che affermavano questo. Ma la psicologia della razza. che si è posto il compito di definire i valori razziali. ha allermato, con la più grande chiarezza, che ogni razza ho in se slessa 11 più alto valore. Ogni rana porta in se stessa la sua graduatoria e la sua scala. e non deve essere misurata olla scala di nessun'altra razza. E' insensato ed antiscientifico guardare la razza mediterranea con gli occhi della nordico; e. nello stesso modo, l'opposto. Nella pratica ciò avviene ed è inevitabile. Nella scienza è un'offesa alla logica. Distinguere effettivamente il valore d'una ro2Za potrebbe solo l'uomo che stesse sopra le razze. Ciò non avviene perchè essere uomo significa essere razzialmente de• finito. Dio solo è capace di una graduatoria delle rozze, noi no. Compito dello scienza è di trovare la legge che delinisce la forma spirituale e corporea di ogni razza. In questo legge di ogni razza è racchiuso anche il suo ordine di valori. Siffatti ordini si possono confrontare l'uno con l'altro: l'ordine interno della razza nordica, con l'ordine interno della mediterranea. Tali confronti sono istruttivi, poichè ogni cosa nel mondo mostra nel modo più chiaro ciò che essa è, quando si confronta con un'altra, distinta da essa. Ma tali ordini di valori non si possono valutare da un punto di vista più alto: perchè noi non lo possediamo. L'uomo nordico deve essere nordico e il mediterraneo
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