' \,, rilormaloti o pià ancora nei penilenziaril eneri che per !I male furono concepiti: ecco 1 soggetti che preferiscono i francesi e che comJ)e9giono sui n08lri schermi. Ecco odunque ci6 che puà dord lo pro• duzione di un popolo che ,ozzialmenle non s.o difendersi, di un popolo che mescola il proprio sangue ariano con quello ne,gro e giudaico. Nico)Q Sisto, profossore, d ha mandato da Trieste il fascicolo sesto del Corso di culturu rcliwio.a su.,-riore. che •i pubblica a Trieste. nel Quale è contenuta la dlscuatio• ne dello scritto di Leers sulle origini del popolo ebraico che pubblicammo col lascicolo del S marzo XVIII, !olla da un padre gesuita. Anche Rocco Canoiuo ci ha scrillo da S. Maria di Niscemi (Caltanissella) dolend03i che Leers abbia messo In dubbio l'autenticità e santità dell'Antico Testamento; mo lo ,1e,so padre Petaul, che è l'autore della predetta ditcunione, riconosce inlluent:e babilonesi. almeno per quanto riguarda i salmi di Davide. Voglio dire che tulle le queslioni erudite, che si possono lare ,ull'antico Testamento, sono erudite e ncn religiose, e come sempre accade agli eruditi, essj ~erdono di vista la questione, tan1opit:l se voglior.o risolvere il religioso con l'erudito. E lo questione è la santità delrAntico Teslomento. Crodo che la santità, come la ~sia, non òq:enda dall'erudltlone, e credo che a ri• guardo di questa sonlità noi abbiamo uno guido sicura, ed è la parola di Cristo. Do essa sopplamo se e lino a che punto e perchè anche l'Antico Testamento sia santo. E non c'è dubbio che due ,tono le parole, l'antica e la cristiana, e che da questa abbiamo conosciuto quello. Certo è altresl eh• Criato ci fece vedere una carità, che gli eb~i non conoscevano. Certo che gli ~brei avevano lotto dello loro rollgione la ragione di un dominio, che per la suo 1tru,- 1ura mercantile e ipocrisia arislocratica, ero il tipo di lutti quei domini. che possiamo in una parola chiamare cartaginesi, l'immogl- ~e avanti lettera del dominio inglese. Certo che alla religione di questa specie di do- :ninatori Cristo contrappose lo suo parola • mise Dio dalla parte d09\i umili. E questa ml pare anche la prindpa]e di lutto le questioni di sanlità. perchè è eterna, • perché ieri come oggi poHlomo sapere do qual porle sia lo religione, a. quale vadano id benedizioni della Chiesa, a quale il rim• provero. E credo che se ci sbagliassimo su queslo punto, aorebbe come se Cri■to non !oue mai venuto. Ma noi vogliamo dHen• dere quelli eh• Cristo difese, percià saremo perdonati. Alhedo Andr.ini d ha mandato da Lucca alcuni ritagli di giornali. riguardanti De Amicis. Pirandello, LeOpardi, gli ebrei, ecc., chiedendo a noi di commentarli. Mo " da tali scritti Andreini ha ragione di trarre qualche que.tione che interessi la d't'ilt6 e lo rana. la lra99a e la discuto. e se so:r6 1I caso, ne parleremo anche noi. Alfredo Andreinl ci ha inoltre mandato do Lucca la seguente ·lettero; ho notato un contraslo ha due teorie che gradirei vedere chiarito dagli stessj Os• seriori lino al possibile: ai trotta dell'inlluenzo d~Jl'ambiento sulla rozza che mene di fronte due delle migliori penne della rlvisla; Guido Londra e Edoardo Zovattori. Guido Londra ammette che l'ambiente e le condizioni di vita abbiano si, qualche inlluenzo 1ulla rana mo precisa che le modilica%lon1 più o meno portate dalle condidizìoni ambientali noa aaranno ereditarie, afferma che sono gli uomini che vivono lo ombiente e non viceversa e riferìtce o proposito le vedute di E. Fiecher, doè che una r::rzzo creatrice di una grande civilt6 non si adat1erò mOj a vivere in un ombienle con risone inadeguate ma emlgl"9rò, finchè potr6 trovare Il suo ambiente o un ambiente che potr6 trasformare secondo la sua vo. lontà. E conclude Londra: e Colui il quale riferisce all'ambiente og:Di possibilil~ di modificare i caratteri razziali, riconosce in tondo che ogni causa di grandetza o di decadenza dello sua rana è al di fuori di questa. Un simile modo di pensare non eolo è antisdenlilico ma anche neltament& opposto alla nostro morale>. (L'ambiente non matW'CI lo rauo. A. Il, n. 3, pag_ 1617-18). Al contrario Edoardo Zovattari dà all'am. biente un'importcm2.o determinante sui caratteri razziali; bo$ta leggere nel N. I dell'anno I, Anlbiente natural• e caratteri l>loJ)IJicb.ici della ro:ua ila.liana. Egli esorditce cosi: e Cote,gorid e infrangibili sono I rop• porti che legano gli organismi con l'ambient& >. E termina: e La ro:ua italiana ha percià queste ccrratterisliche biopsichiche, che sono sue ed esclusivamente sue; caratteristiche che le sono siate impresse dai fattori naturali 'ambientali. L'ambiente ha modellato la psiche del• l'italiano, e polchè questo ambiente 6 unico e nessun ahro paese del mondo ne possiede di eguali, cosi anche lo ruzsQ che -rive in queslo nostro terra ha una sua impronta psicologica che le è esclusiva; più ancoro delle strutture morfologiche. lo ra22:o italiana ha una sua asaolula individualità psichica e spirituale: quella che l'ambiente le ha offerto, ecc. >. Poi in un lungo scritto apparso nei nn. 8 e 9, A. lii (Ambiente nohnole • caratteri raujQ)i) afferma; e O;Jni conlinente ha espresso dol proprio seno un tipo roniale, che poi si è frazionato In tante ■till)i quanti sono stati gli ambienlj in cui ha vissuto>. L'incompalibilit~ dello due teorie come ognuno vede è chiara; tutt'e due enundano un p:oprio principio che richiede sul terre• no pratico di difeso dello rozza, pronedl• menti e direltiV& difformi. Non è poasibile che possono ragionevolmente essere propu• gnote entrambe 1u ques1e colonne; una sola deve easore quella ulliciale. Leggendo nelle tue pagine alcuni saitli A parte d6 Il prego di permettermi una oaservazione oll'illuslre direttore dell'istitulo di Zoologia della R. Unlver■ità di Roma; se come voi affennato, 6 )'ambiente naturale che plasma l'indivldualitò ~ichlca e spi.rituale, volei• essere cortese di dire perch6 gli ebrei che da dedne di secoli si trovano sul nostro 1uolo nelle identiche no- ■tre con'ltizioni di ambiente non si sono mai a&aimilatì o noi, ed hanno continuato a man• tenere quell'individualit6 propcia della loro rana che trasmettono anche ai prodolli del- • l'Incrocio con itolicmi 11 do formare un vero Direttore rupoaeabil• : TELESIO INTEBLANDI e proprio meticcia10? (Vedi il costan1e in• segnamento di difesa dello «nza). E in tutta quella massa d'itallan1 che do secoli vivono fuori d'Italia, in altri ambienli naturali perdendo mo9ari lingua, costumi e cul1ura avita: coso ne è rimculo in loro di rozto i:aliona anche se si sono unili Ira loro? Del resto non è solo lo Zovattarj a sc,gte• nere ci6, a parie che anche Ugo Rellini affermi (A. Il. n. 2) che la rozza si elabora nei millenni, ti dir6 ad esempio che ho udilo una dotta lettura alla R. Accademia lucchese latta dal prof. dott. Alessan• dro Pfanner, primario dell'Ospedale piiichiatrico di Lucca, sulle origini rOHlali dello nosrra popolazione; anche il Pfanner ammeue uno 1e,oria simile che mi sembra lino ad un certo punto in accordo con l'ipotesi che affaccia il Muller quando dice che le radiazioni naturali possono essere la causa o una delle cause (perchè ammette che altre forse siano in gioco) dell'evolu2.ione delle epecie vivenli; le sostanze rodioattive che emellono le diverse specie di raggi (gamma 00$mlci) debbono produrre effetti sensibili su!Tè cellule germinali come gli avvenne 1perimentalmenle sulle gene. Ma i:ot è ereditarla questa modificazione? Se si, non si pub parlare di popoli superiori e di porioolo per lo loro decadenza (A. I. n. 2. pag. 26) imperocchè la superiorità delringegno 101ebbe puramente OC· casionale; se no, non si pub ammettere evolu::r:ione e ancoro l'eterno contrasto fra lo legge djJJl'ereditarielà o dell'evoluzione af• !otica e divide i blolog!. Cosi scrive Andreini; E o noi non resto nitro che pregare Lon. dra e Zavattari di risolvere lo questione. Soltanto ci sembra chiaro che il principio dell'evoluzione renda difficile lo comprensione di quell'essere innato ed eredita• rio, che pure sentiamo In noi stessi. E siccome uno parte delle scienze naturali non s, è ancora liberato dal mecccn~mo del• l'evoluzione, essa à anche la meno disposta o sentire l'innato e retemo d'una razzo umana. Vogliamo o questo proposito ricordare ci6 che ho scritto Ilario Belloc sulla selezione naturale e l'idea dell'evoluzione, che formarono lo teoria di Darwin. e Questa negaiione o eliminazione di una linalit6 creatrice nell'universo eoddisfacevo l'indirizzo anticristiano del pensiero europeo che aveva avuto lino allora scorsa risonanz.a nello spirito inglese, sebbene in Francia avesse avuto influenza sulle da.sai ptt:l colte, e atlraverso que:ste, su gran parte del popolo. La teoria di Darwin era 1emplico e 1neccanica ad un tempo e per tanto al• traeva i molli che adesso s'interessavano di sderua popofare •· Lo stesso Belloc spiega in che modo quellta teoria prendesae poi piede in Inghilterra e vi mettesse rodici. E a9giunge; E' notevole che nel ventesimo secolo, quando la dottrina della selezione naturale andè sempre più perdendo IJ IOTore del pensiero identifico ewopeo. l'lnçihilterra rimase il solo paese dove e1aa lu anoora so1tenu10 con grandissimo vigore. Ancoro ai nostri giorni, molli inglesi, anche d'elevala cultura, stupiscono nell'udire che la dottrina della selezione naturale t moribonda all'e'1ero >. Stampatori; Società Anonima Istituto Romano di Arti Grafiche di Tumminelli & C. - Citi~ Universitaria • Roma
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