La Difesa della Razza - anno III - n. 15 - 5 giugno 1940

lADIFDE~E!W I Il •· l ·omi11i .•date, (' 11011 /H't·on! mollt!, !iÌ che 'I Cimleo di t·oi lru l'OÌ 11011 ridu.' ·, ANNO lii• N. 15. SPEDIZ. Ii\ ABB. POSTALE. 5 GIUGNO XVIII SCIENZ4•DOCUUENT4ZION o IR ETTORE TE L ES J o INTER l.A N DI POLEUICOAU. ESTIONAHI 1.1

ANNO lii· N. IS SOMMARIO S GIUGNO XVIII SCIENZA LUDwtG F'fllDINAND CLAUSS: NON Si PUo· PARLARE RAGIONEVOLMENTE DElJ.A RAZZA?; GUIDO LANDRA: STUDI SULLE MESCOLANZE ETNICHE DELLA POP01.AZJONE. POLEMICA J. EVOLA: LA e GLORIA :t DELLA GENTE ARIA: FORTUNATO MATABRESE.: DEMOGRArIA ED EUGENICA DI TOMMASO CAMPANELLA. PENSIEJll DI LEOPARDI. TIMIDEZZAf'RANCESE. DOCUMENTAZIONE QUESTIONARIO BOBICH GJIL\: Al MARGINI DEL DESERTOSIRIACO - IL GEBEL E J DRUSI: GIOVANNI SAVEW: CORSICA ITALIANA • SINTESI RAZZIALE;PAOLO EMIUO GIU• STt: RAZZE E RELIGIONI. PROLETARIATO E BORGHESIA • TUTTI UN SOL POPOLO • LA NUOVA STORIA - CLASSICO E DECADENTE • CINEMA E INDOLE - CRISTO E I MERCANTI • EREDITA· ED EVOLUZIONE. I MANOSCRITTI ANCHE SE NON PUBBLICATI NON SI RESTITUISCONO GLIUFFICInELLA""DIFESADELLARAZZA"SI TROVANIONROMA• PIAZZACOLONNA IPORTICIDI VEIOI - TELEFONO67737. 62880 B NCA COMMERCI ITAll N MILANO LE CAPITALE L. 700.000.000 RISERVA L. 160.000.000 INTERAMENTE VERSATO AL 18 MARZO 1940-XVIII

L'ISTITU'T.NOAZIONAL DELLAESSICURAZION e la previdenza assicurativa Gcmnlite l'avvenire dei noalri figli. vuol dire dotarli del capitale oc«1nente per l'esercizio dì un·auività, che produca per easi il necessario ad una vllo decoro,a e H renda utili alla società. Garantire a noi steni una tran- :iuillitò di vita per il periodo dello nostro Hechiaia. vuol dire croore la nostra indipendenza personale e alleggerire la IOcietò del gravame delle nostre necessitò durante gli annl in cui ·non potremo più ,volgere un lavoro redditizio. Il mezzo più Idoneo per raggiungere questi due SCOPi ci è offerto dalla l,t$1 (iji) ;f ,fa t 11: it; iii!,,.,, ii,1 lcr quale è una !orma di rùpannio J)4'rfella, ~rc;:bè non ,ollcmlo ci rende fo:cil-; lo lormcnione di UD. capit11le a fcrtore di noi. ete .. i, md ci db. lnoltn la ,icureua di polerlo integrcdmente costituire a fa•ore dei nostri cari. anche M noi ••niuimo a: mancar• m"olto t•mpo prima di aY•rto potuto mat•rialm•nl• accumular•. La cosi delta o.ssicurazione mista a premio annuo rappresenta al ri9uardo il prototipo d•lle avariate forme assicurativo adottate dall'Istituto Nazionale delle Assicurazioni. PERCHE' 9arantiace il p<19crm.ento di un d•t•rminato capitale dopo un prutabililo aumero di CDLD.i.. l'aNicurato 6 in Yita; PERCHE' qarantiace pari.meati l'immediato paqamenlo io1,.qral• di tale oapitale a cbi di diritto, qualora ra .. icurato •.i:11:iu.e io qualaiaai. mom•alo a mancar• prima d•I l•rmine del contTo:tto. e s e m p i o Un p«ifeuiohiata di un.a.i 30, cnmn09lialo • con ti9li iat•ndendo oq.icwar-.i. per la aomma di untomila lir• a fa•or• di ff •I.a.o e dei •uoi oari. stipula con l'lstituto Hcnionol• delle Auicurasioai un contTo:tto jo forma ''Mi.alo" della durato di 30 ann.l • si im~a a pa9are pu NSO UD premio lmAUO di L, 2,77$. Se il d•tto pn,f...ionista IICffb. in l'ila' o) termine del contratto, 11-tituto gli ••Nerb I• c-.nlomil11 lire auicurate. Se ,.qli Yem!a in••ce a mancare duranl• il pt,riodo d•I contratto, •ia pure anche dopo un aolo anno dall'lnbio di euo, l'Istituto •erser6 inun.ediatG!Dente le centomila lir• ai benelidari, i quuli, bea s'intende, a ... ua pr•niio do- •ranao pi~ pagar• all'latituto st..ao. Come ai vede questa !orma assicurativa tutela in pie- ~~ l'individuo e lo famiglia. E' quindi da raccomandarsi ,ivamente a tutti coloro - e sono i più - che hanno alto il senso dei doveri del buon cittadino, dello sposo, del padre. Ricordiamo che gli assicurati delrlstilulo Nazionale delle Auicurozioni partecipano a91i utili annuali d.ell'Azienda - equivalenti al 6 per cento del premio annuo - e 9odono gratuitamente - quando lo vogliano - di molle ed utilissime provvidenze di corattere sanitario. MASCHERE ANTIGAS • Si ricorda che l'Istituto Nazionale delle Assicurazioni distribuisce . a richiesta . maschere antigas ai suoi assicurati, consentendo che il prezzo relativo • anzichè immediatamente • sia pagato alla scadenza delle polizze TUTTA L'ORGANIZZAZIONE DELL'ISTITUTO NAZIONALE DELLEASSICURAZIONI È A DISPOSIZIONE DEL PUBBLICO PER INFORMAZIONI E CHIARIMENTI 3

• agio " Ogni volta che la Francia nel corso · della sua storia si è sentita abbastanza forte ha tentato di arrogarsi il predominio sul mondo intero" in tutte le librerie: LE 33 franeesi 33 volte, nel COl'SO •li tlue secoli, i francesi l1anuo 1,assato la frontie1•a 1,e1· iln·adere le terre altrui EDIZIONI •·()L\UIHYIO"" - HO\I \

• ANNO lii· NUMERO 15 5 GIUGNO 1940-XVIII ,se• tt s • 11. 20 01 o~.-o 111,;91; UN N"UJCEaO ••• .. ••TO Ll.lllC 1 .t.BBOl'U,JIIUfTO Al'll'l'UO Ll ■ lt 20 Ae80NANl'NTO llbUTaAr.U: • 12 ■ 9Tt:ao IL DOP'l'IO • Direttore: TELESIO INTERLANDI Comiu.10 di roduione: prof. dou. GUIDO LANDRA pror.dou.LIDlO CIPRIANI. dou. LEONE FRANZI dott. MARCELLO RICCI . dou. LINO BUSlNCO Se1ret1rio di redazione, GIORGIO ALMlRANTE SCIENZA•DOCUl~ENT4ZION POLEUICA • OUESTIONARIO

Fandulla di rana aord.ic:a 6 In realtà: non si può, ragionevolmente, parlare della razza? O, per dirla in altro modo; perchè tanti uomini do• vrebbero perdere, e perdono tuttora !'equilibrio, solo ad udire la parola razza? Non intendiamo qui la comprensibile impazienza che prende talvolta gli uomini di gusto, quando qualcuno porh a lungo sempre della stessa cosa. Concediamo che in Germania, e forse anche altrove, durante un paio d'anni, della razza si è po,rlato un po' troppo e non sempre e dappertutto nel modo più opportuno. Si comprende facilmente che oggi vi siano persone le quali s'infastidiscono a sentir parlare di razza. Riconosco volentieri che sono uno di loro. Questo infastidirsi è senza pericoli ed è guaribile col si• lenzio. Tuttavia vi è un altro infastidirsi, che è più importante. Lo rimarcai per la prima volta, quando ero studente e (la cosa avvenne uno o due anni prima della Guerra Mondiale) conversavo con un giapponese. Parlavamo di « Madama Butterfly » ed io osservavo che il tema di que• st'opera era penoso per entrambe le razze. Ricordo esattamente che io dissi « per entrambe». Sebbene fossi mollo giovane, ero le mille miglia dal voler dare uno prefe. ren7.a all'Occidente bianco. Lo risposta del mio interlocutore fu un sorriso, che non diceva nulla e non promettevo niente di buono. Da allora lui da lui costantemente schi. voto. Perchè? Avevo parlato con lui pacifioomente di tante cose, e perchè non della razza? Che c'era nell'aria? lo non lo capivo. Poi venne la guerra, che svelò tanti aspetti sconosciuti dell'umanità, e dopo venne l'oflerrnarsi del razzismo in Germania. Io, in questa scienza, presi la mia strada e combattei aspramente contro lo sopravveniente dottrina dell'esclusivo valore della razza nordica. Allora vennero alcurù e cominciarono a domandare. Dalla maniera e dal singolare tono di queste domande compresi che intorno alla parola razza e'era come un bando: un bando che su quelli, sui quali agiva, gettava come una JXU'Olizzante angoscia, Molti ;elevano allora sapere da me « di che razza » fossero, e quando facevano questa domanda, po· reva che tutto il loro essere, tutti i loro più intimi valo!\ stessero sulla bilancia. Certo, era un tempo che spingeva molti uomìrù a sol· tilizzare sopra se stessi. Fiorivano i più diversi modi d'in• dagine dei caratteri: si dava molta importanza all'esame della scrittura, della mano, delle stelle, e cos.l via. Ma non ho trovato mai che tali ricerche suscitassero l'ango· scia e la irritazione sollevate dalla indagine sulla razza. li carattere? Il carattere è infine qualcosa che si può cam• biare: il carattere si forma notoriamente nel corso della vita. Una parola sopra il carattere non è una; parola de• linitiva, éè intorno ad esso sempre qualcosa da dire. Ma, la razza? Strano: la gente intendeva allora per razza

(come in molti casi anche ora) la forma del cranio; e al• !ora l'angoscia veniva naturalmente dalla considerazione che. almeno negli adulti, essa non può mutarsi a volontà. Ognuno deve tenersi il cranio con cui è nato. Non c'è niente do di1e. Una diagnosi della razza, nel caso che sia giusta. <à sempre qualcosa di delini.tivo. E questa è la ragione, per cui tanti uomini. dinanzi od essa, segretamente !remano. Sempre nuove vie si sono perciò cercate per sottrarsi al giudizio che si è da se stesso fol"'plato. La più semplice è stato di dire: le razze sono invenzioni del cervello. alle quali niente di reale corrisponde. M,o facilmente si vedeva che essi stessi vi credevano, poichè, anche essi parlavano delle rozze, quando non lo evitassero di proposito, come di realtà ben definite. Cosl lo loro negazione si limitava al campo dello spirito: cioè che le tj,ilferenze di razze siano solo differenze nei corpi, mentre nel campo dello spirito non esista razza. Su questa si trovarono insieme tutti quelli. che non voi• !ero porsi di fronte ad una dura alternativa. e si oppog• giarono dietro alle più combattute dottrine. Liberalismo ed ortodossia stettero spalla a spalla. Dio stesso fu chia• moto o testimonio per negare l'ereditarietà della parte spirituaJe: contro taJe ereditarietà parli il principio di lede che l'anima sia creata volto per volto da Dio. Con ciò ogni ricercc delle razze dello spirito dovrebbe essere ban· dito, e cosl pure scientificamente combattuta. Ma in nessun caso si ero disposti a parlare della razza, senza ongo• scia e irritazione, mo con calmo e ragionevolezza. Noi non ci azzardiamo o voler conoscere se Dio· crei di volta in volto un'anima allatto nuova. Di più: noi siamo pronti a credere, che egli 1ealmente faccio questo. Tutta• via, anche Dio onnipotente, che ha creolo il mondo e lo regola. rispetterà quelle leggi, secondo le quali lo ha creato. A queste leggi appartiene la dipendenza tra l'ani• ma vivente e il corpo, che le è stato dato come suo campo d'espressione. Anche se Dio - se vogliamo seguire quest'ordine di idee - anche se Dio crea volta per volto ogni anima, vale la considerazione che egli ad ognuna dà un singolo corpo, nel quale essa vive e nel quaJe si esprime la suo vita. Se lo formo del corpo non fosse in rapporto con la forma del!'anima, che coso avverrebbe? Basta solo che pensiamo ad uomini di un definito carattere spirituale, perché la risposta si presenti do sè. Un'anima, per esem• pio, che vive il suo mondo come qualcosa che le è posto di fronte ed o cui essa stessa è posta di fronte con l'istinto di andarvi incontro con coraggio, di conquistarlo e di averne il dominio; è credibile che una tale anima sia contenuta in un corpo ottuso e arrotondato, il quale, invece, OOTÒ più adotto ad esprimere il tranquillo benes• sere d'uno vita appartata? Sl, è credibile. lo ammettiamo. Di più: non è soltanto ipo pr •al nt m nte mediterrane, Tipo pr••alentement• nordico 7

TiPi aordiej credibile, ma avviene. Solo, dove avviene, vi è qualcosa che non è in ordine. L'anima vivente non ha la forma del corpo di cui abbisogna, pcrchè in esso possa esprimere ciò che essa opera. L'azione di una tale anima sarò ostacolalo dalla forma di un corpo, che è stato fatto per un altro genere d'azione. Certo: un'e5pressione c'è anche in quest6 caso. ma è come se si suonasse un pezzo di musica che, mettiamo, sia stato scritto per il violino, sopra un organetto a lieto. Perciò: anche se Dio onnipotente desse sempre· un'anima olfatto nuova, a corpi già definiti nella rouo, vi sarebbero per la creazione solo due possibihtò. o l'anima, passa nel corpo e ritrova il campo d'~pressione di cui ho bisogno, oppure non vi passa. [n entrambi i casi è chiaro che tra la forma dell'anima vivente e la forma del corpo, che esprime il suo carattere. vi è un essenziale rapporto. Ciò allora sta nelle mani di Dio onnipotente: o creare degli esseri che siano in armonia con se stessi; oppure altri esseri in cui corpo ed anima si oppongano l'uno all'altro. Con ciò si dice che anche la vita dell'anima segue ùna legge di forma, sia che questa si chiami razza o ereditarietò, sia ere-azione divina. Chiunque riconosca che le forme dei co.rpi sono razzialmente definite, egli - voglio o non voglia - ha già riconosciuto l'esistenza delle razze dell'anima. E questa è la segreta ragione per la quale il silenzio e !"opposizione intorno alla razza, ebbe inizio dalle forme dei cranii. Si temeva di perdere la propria animo, se la misura del cranio non rispondesse all'indice nordico. O più esattamente: 'si dubitava dei proprii valori, mentre l'aria era avve1ena1o da! pregiudizio che non essere nordici significasse O:ppartene.re ad un'umanità inferiore. Ma è proprio cosl diflicile discorrere con un po' di giudizio sulla questione della razza? Vediamolo una buona s volta Prenderò un esempio dal mio hbro ((Razzo ed ani• ma». E' sorta, specie all'estero, la credenza che la dottri• no tedesca della razza dia ad ogni razza, come il maestro ai suoi allievi, un voto particolare, e che le metto in uno graduatoria sulla quale il primo posto spetti alla razza nordica. Donde ne venga, per esempio, che la razza mediterranea stia al secondo oppure ad un più piccolo posto. Tutto ciò è londamentalmente falso. Certo una volta, in Germania e altrove, sono apparsi libri e libretti, che affermavano questo. Ma la psicologia della razza. che si è posto il compito di definire i valori razziali. ha allermato, con la più grande chiarezza, che ogni razza ho in se slessa 11 più alto valore. Ogni rana porta in se stessa la sua graduatoria e la sua scala. e non deve essere misurata olla scala di nessun'altra razza. E' insensato ed antiscientifico guardare la razza mediterranea con gli occhi della nordico; e. nello stesso modo, l'opposto. Nella pratica ciò avviene ed è inevitabile. Nella scienza è un'offesa alla logica. Distinguere effettivamente il valore d'una ro2Za potrebbe solo l'uomo che stesse sopra le razze. Ciò non avviene perchè essere uomo significa essere razzialmente de• finito. Dio solo è capace di una graduatoria delle rozze, noi no. Compito dello scienza è di trovare la legge che delinisce la forma spirituale e corporea di ogni razza. In questo legge di ogni razza è racchiuso anche il suo ordine di valori. Siffatti ordini si possono confrontare l'uno con l'altro: l'ordine interno della razza nordica, con l'ordine interno della mediterranea. Tali confronti sono istruttivi, poichè ogni cosa nel mondo mostra nel modo più chiaro ciò che essa è, quando si confronta con un'altra, distinta da essa. Ma tali ordini di valori non si possono valutare da un punto di vista più alto: perchè noi non lo possediamo. L'uomo nordico deve essere nordico e il mediterraneo

Tipo nordicio con influen1a dinarica mediterraneo: poichè solo allora uno può essere nobile, solo allora può essere buono. quando lo sia o suo modo Questo à il prinap.o della psicologia dello raz:za. che io sosten90, e che anche la politica tedesca dolio razza ha fatto proprio. L'uflìcio d1 Politico della Razza del N.S D. A P. ha fatto stampare e diffondere nelle scuole tavole hgurate, sulle quali a grandi lellere si può leggere il principio che « ogni raua pone in so stessa il più alto valore>. La psicologia tedesca della raua insegno, hno dal 1921 con sempre crescente chiarezza, che la razzo dello spinto non consiste in q\lesto od in quella proprietà. Le proprietà sono cose che riguardano l"mdividuo: l'uno ha questo, l'altro ha quella. li senso eroico, per esempio, si può trovare in molti uomini nordia, ma nello stesso modo presso uomini di altre razze. Lo stesso vale per la praticità, il di• scemimento ecc. La razza dello spirito non consiste nel possedere questa o quella qualità, ma nel modo e nel movimento secondo cui le qualità agiscono. quando s1 trovano in un singolo uomo. Il coraggio eroico di un uomo nordico e quello di un uomo mediterraneo possono essere ugualmente grandi, tuttavia si mmùlestano in modo di· verso. poichè agiscono in modo diverso, secondo un mo• vimento diverso. La puerile preteso di porre insìemo alcune· propnetà, che s1 trovino in uomini eh una cer1a rozza, per esempio, la nordica, e inoltre di credere che in queste proprietà consista la razz.a, non è molto più giusta che se uno volesse dehmre le ooratteristiche fisiche. per esempio della razza nordico. in questo sòlo modo; essa ha il naso, lo bocca, le braccia e le mani, Senza dubbio: essb ha tutto questo, od anche di più. Ma anche tulle le altre razze han. no naso, bocca, brao:ia e mani. Ma non in questo consiste la razza non nel possedere questa o quell'altra J)O?iedel corpo. Ciò da cui la razz.a è definita è la forma del naso, la forma della bocca, ed il modo come sono tenuti e messi; ciò da cui la rozza à dehnita à la forma delle broccia e delle mani ed il modo come l'uomo che le possiede. le muove. Che l'uomo di razza mediterranea si muove diversamente dal nordico; che egli altrimenti ...commina, altrimenti danza, con altri gesti accompagna il suo parlare, questi fatti non possono sfuggi.re ad alcun uomo che ha occhi. Chi pone oro le domande: quale movimento. quali gesti più degni siano, i mediterranei o i nordici? La domanda è insensata. Ognuno a suo modo. ognuno secondo il suo stile. I movimenti del corpo sono l'espressione dei movimenti deU-anima. Ciò appare nel modo più chiaro nel g1uoco dei muscoh del viso e nei gesti delle braccia e dello mani, con cui chi parla accompagna il suo dire. Perchè ogli muovo le sue mani non altrimenti, ma proprio oosl? Poichè il parucolare modo del suo moto spintuole prescrive m tal modo di muovere le manL Lo stile del moto spirituale definisce lo stile del molo corporale: entrambi sono uno. Un piccolo esempio. preso dalla vita quotidiana. illu• mina la cosa. Chi è più adatto alla guida di un'automobile, il nordico o 11 mediterraneo? Anche questa domando è insensata. Non « i1 » nordico è adatto a questa o quello Tipi nordlct

cosa e non « il » mediterraneo. Ma vi sono molti uomini di entrambe le razze, che sono adatti alla guida d·una automobile. Se essi lo sono, i nordici lo sono in un modo nordico: in questo sono da riconoscersi nordici. E nello stesso modo i mediterranei lo sono in modo mediterraneo: in questo sono da riconosce.rsi mediterranei. Ed entrambi questi modi differiscono tra loro. ll guidatore mediterraneo ò padrone dell'attimo: egli è sempre là, dove è, nel pieno presente. Egli gira per le curve con la velocità del fui· mine: quanto più ardito, quanto più difficile, tanto più splendido riesce il giuoco. A ciò non arriva il guidatore nordico: non perchè egli sia un peggior guidatore, ma perd1è i suoi movimenti dello spirito e del corpo hanno un altro stile. Il nordico non vive dove è, ma sempre in ciò che viene: egli non è padrone del momento, ma J)CI· drone della lontananza. Egli non procede nelle curve, ma nelle linee larghe: per lui la curva è bella se essa è pre• visla e poi da lui stesso il meno possibile accentuata. Il guidatQre mediterraneo ama il massimo della velocità: in esso si dimostra padrone dell'attimo. Il guidatore nordico si spinge sempre avanti, nell'avvenire, anche nel più lon• tono possibile avveni,re. Perciò egli si forma un piano d'azione previsto per tutti i casi possibili, il quale distur• berebbe il guìdatore mediterraneo assai più di quanto non gli sarebbe di aiuto. Per il guidatore mediterraneo. nonJ di alcuna facilitazione se egli non tocca il massimo della velo. cilà. Un altro errore è questo: che il·popolo tedesco sia da identificxne nella razza nordica, e iJ popolo italiano nella 10 Ti.po nordico•meditenaneo ·

Tipo ao~eo•lflico mediterranea. Invece, il popolo tedesco à fermato di più razze, tra le quali, certamente, ha maggior peso la nor• dica. Però nel popolo tedesco à contenuto anche altro sangue, per esempio, il mediterraneo. Cosi il popolo ita• hano è lormoto di più razze. tra le quali - almeno nella parie meridionale dello penisola - ha maggior peso lo mediterranea. Tuttavia, nel popolo italiano ò anche altro sangue, ~r esempio molto sangue nordico. Questo reci· proco scambio rimonta lino dai primi lempi romani ed è poi stato sempre rinnovato. Ed in entrambe le civiltà, nella germanica e nella romanica, agisce un giuoco o un con• trogiuoco, dello legge nordica e della med1terranoo: solo: in ciascuna delle due civiltà, con .risultato diverso. L'una con l'altra, e tutte due insieme, si sono entrambe formate. La ro~onica à più antica, la germanico più giovane. Quale ha più valore, la più antica o la più giovane? Anche questa domando ci sembra erroneamente posta. Ho cercato di parlare ragionevolmente into.rno olla raz. za. NOn dubito che se n& può pQrlare ancora più ragio• nevolmente. li tentativo di gettare zizzania tro popoli ami•• ci, per mezzo del fraintendimento della politica tedesca della razza, non può ave.re oggi più presa. Ogni JX1SSO sul terreno della politica internazionale e della politica coloniale, conferma i principii della psicologia delle razze e la sua utilità nei rapporti con gli uomini. Il suo fine non è di separore i popoli, ma di legarli, in quanto stabilisce una conoscenza scientificamente accertata dei loro diversi costumi. Tipo nordico-mediterraneo 11

ST·UDI SULLE MESCOLANZE ETNICHEDELLAPOPOLAZIONE ESTONIA, 1934. • • . ,..,.~.,.· ,. / i -~/ I _.i GRADUAPLAESSAGGDAIOUNAPOPOLAZIONE RUSSIAN UNAPOPOLAZIONE ESTONE O !AX>-1 ~ Confini di s/eti o 5.00r-15.00:, 41i,1, studi sui diffcrc111i tipi di mescolanza ctn.1,:<1della popolazione hamlo una grane\, importanza non solo dal punto di vista lt'orico ma anche dal punto di visia 1,ratil"(.t. (...1,i osserva la cartina u. 1 nota come ~udi.a parte dell'Europa chl· è compresa dal Mar Baltico al Mar Nero presenti nelk sue \'arie parli differenti tipi di mesco.. )anze ciniche. I territori in bi:wco indi• c;;no te aree abitate da una popolatìonc omogenea. I t~rritori indicati con il segno 3 presentano due gruppi razziali mescolati ir,sicmc. quelli indicati con il segno 4 preswtano tre grup))i razziali mescolati insic. mc e inlin:! quelli indicati con il segno 5 mostrano quattro o pili gruppi etnici me• scolati. Questa mescolanza di grup1li etnici si presenta di\'Crsamcntc nelle varie zone e un accurato studio di eSS.'\è oltrcmJC.lo Confini di province .. Estoni m Russi C::J Altri popoli il:lcrcssantl·. La cartina n. 2 mostn, la J>O· JJ()lazionc che abita lo strcno istmo tra il golfo di Finlandia e il lago Pcypus. Due gruppi cmtCi ,·i ,·i,·0110 mescolati: rcs1.,nc e il russo. La mescolam:a si ,·a attenuando man mano eh~ ci sì allontana dalla fron. ti.era. Un'altra caria. 1>ubblic:ua dal Tekki. mostra Ìll\'CCC un esempio abbastanza raro in cui un confine politico cvincidc C!,attamente con un confine etnico. Si tratta d<:1confine tra l'arca linguistica ungh::_ n.se e quella croata segnata dal fiume ~lura. La carta emografica della Bessarabia, pt:bblicata dal Notir mostra un'altra frontiera linguistica relatl\'amcntt· pura. Vt:rso ~cid~nte, sulle rin del Prnth. la !)Opola· zione romena si pn~sema omogenea. ,·erso oriente i ,·illaigi Gagantzis e Bulgari cop1 uuo 1 olo un p11x·oloterritori,, di n;u.1" 1:alità o lingua relativamente pura. Più a orieme ancora l'asp('tto ~tnico camh1a ccmple1amcn1<: con la presenz;\ di mas:-1'. compatte di Ucraini. Da notarsi in c1uesta zona è che trattanc!osi di una pianura le frontiere linguistiche non si accompagnano a nessun fauor ~ g<ografico mentre verso occidente il fium. l'rtuh non coincide affatto con una fro11t:cra lingt1istica. ri.tolto imcressantc è anche la carta, puhhlicata dal Tckki. eh: moStra una J);lfl · <.!<'Ilafrontiera linguistica tr:1 Ungheresi e Slo\1acchi. I c<'mri di commercio e di co. n:unicai:ione sono situati nell'area e111ica uughcrcs{' mwtrc Ìll\'ecc la ()OJ)Olazi()ne sio\'acca abita sulle montagne. Confr,:mt::.ndo le carte etnografiche stabilite in ~la· te successive è J)Ossibile seiuire le tra. sformazioni av,·:nulì! nel corro degli anni :,, una zona tipicamen1c mista com'è <1111.>1b di Nyitra. ~lentrc nd 1910 l'elemento 111,ghcr::-se\·'era pre1>0ndcrante nel 1930 <1udlo sl,.),•acco lo a\'eva quasi ùcl tutto sostituito. Veramente caleidoscopica si prc:,enta \:i ml)colam:a crnica della regione polacca di Br:islaw. Polacchi, Ucraini. Giudei, Lituani \'i sono distribuiti nella maniera piè Yari:t, che solo fino ad un certo pum<> ~oin. cide con la dis1ribuzion: delle r('iigioni. La c;:arta etnografica della Dobrugia ron-ena mostra un"altra tipica area a JlOpo· !azione mista. Si tratta di una pane della Dobrugia stessa che ha appartenuto sue. C("SSivamentcalla Turchia, alla Bulgaria e alla Romania. Caratteristica di qu-;-s1a zona è che i Bulgari sono contigui alla comp.,tta massa dei Bulgari della Bulgaria: d'altra pMte i Turchi che sono i più 1111. mcrosi SOiio seJ)arati nettamente dai Turchi della Turchia. I Tartari sono ancor;1 di più lomani dalla loro patria d·originc: i Romeni infine sono presemi in un solo villaggio. tJn interessante esempio di rluttuazione di clementi etnici attra\'crso i secoli è r,rcsentato dal comitato di Ugocsa in Transi:vania. Kd sedicesimo secolo la pianura del comitato di Ugocsa era abitata da una cmogenca : )polaiionc ungh::-rcse. Nel dic:asseuesimo secolo i Ruteni penetrano 1·clla zona semispOpOlata dalle J,•ucrre con• tro i Turchi. ~cl dicianno,·csimo secolo gli Ungheresi ritornano ad abi1are la pianura: intanto dal sud i Ro:neni con la

loro pressione d..-mografica 1:i,cnctrano nel- ! 1 :t:ona. mcttcndosi tra Ungheresi e Ruk:U .• \gg-iun~iamo ancOra che l'elemento t~I<..~• J)()('O numeroso in passato ~ ora 1,rt-~·11h· un 1.0· do,·uilquc-. ~ella regioncikl fiunn· '.\laros. i1: Trans1lva111a, sono :.l;1h' :.ludialt' k mescolanze tra due zone :.l1iHHt• rispc1ti\'311lt'nte da Romeni C da l'Nher,:si e sc1~1rate da ahc montagne. t··uc:, ,·i:,, d1 1.'0mumcazione tr.l lc due zo• nc ~ quclb corrispondentt' alla , allata del ~laro!' s1cs.:.o. ~: si J>aragonan;, le condi. r.11,11j emicht· nel 188o con quell<" dcl 1910 ~; H·de com<' tssc non siano ,,anale affat- '" ~,ln:J ne, l'illaggi col10cati lungo l'unica , 1.l m t0rnumcazione. Lc,IM ~i nd: d:11 pochi i."S<'mp1finora ci:a11 e tratti ila1 l;nori del Tekk1 e del Rc'mai. , tipi dt'lle mescolanze etniche ,·a· mmo !'mc,-olmt'me, Vi possono ::ssere d<'i '111.-g,l!i Oll~CllCI in §('110 ad una JlOpola· xu,ne n11s1a che III tal modo 1mpr1mono 11 lor., aspetto ad intut' rcg1om. Vi ~!'0110 t·••trc ancora "•llagi,:-1 omogenti n,a d1 dif• f.-m1t<' 1ipo Nnìco che csisrnno l'uno \'ici11, :11l'altro. 111alcuni <listrc111,diflu<'mi mu1onalit:ì souo accomunate <la una stcss.1 rt:htmn<'. In altri ogni n:u1onalità ,·i,·<' con una s1x-c1fica org311izza:uonc- culturale. :-oc1alc ed ccùnOm1ca. In alcune zon\' I.· <'1tl~renz.._. sociali sono pili fon, d1 quel. 1~ e1nichl'. In ahrc zone ;111cor,t la mt:- ,.._,,!anu razziale è addiriuura h:.b1fo11ica. Cosi pt'f esempio la pane ddla Bcssarat>,,1rom1>res:11ndla LOiia d1 \'0Jon11ro\'ca, n1ol"itraaccanto ;u trt· gruppi tt111c1prt•• ponderanti, Cerami. Russi e Romeni ahri 1,:111ppi t'mic1 come <1uclli dei Gag:1111zis,dei Pul,:ari. d~i TNluchi. dt'i Giudei, dciii Ar• mcm e d:-gli Zmg.11r1. lntcn..~sAAntr è da notare conK- 1 piccoli \Jllaigi si pr~ s,cnuno omogenei mentre in- ,·ccl' 1 centri 111l1 imponanti come 1>::r csc:m1>io Volontirovca sono composti dalla mescolanza di sci n:uionalità differenti. i>i,·crso in,·ccc è il tipo di mescolanza ct111ca che si osscr,·a n!I Banato. Qui c-:si• 110110grossi ,•illaggi ,·ariabili da1 3 ai 6 mila abitami. Ogni villaggio 1>rtscnta un jt"ru111>0etnico prcpondera111e e accanto a questo delle minoranze. Per comprender-::: ck.ohisogna pt'nsart' :.I fauo che la zona , ra stata complctamcnt~ s1>0p0la1a dai Turchi. IJopo la caccV-.ta di questi il ,~ ,·erno di Vienna dovette ripopolare la re• g1011c im1>0r1ando aJ:"ricoltori da dh•crst: \lMII d'Europa. ~l.>lto mista si mostr.t una zona polacca 1111ornoa Luck. Ch1 però consKlcruS4! sol· 1..1110la zona com'è indicata dalle cartt' t:l!lografichc generali inon po1rcblk farsi una idea del grado e.li mescolanza csist<'rlle ne, sin4roli "illaggi. A qucs10 scopo ricor· diamo la situ:uiont' etnica dei due ,•illaggi d1 Czarukow t' di Roryszcc. nc-1 quali. anche dO\'C vi\'Ono insieme solo gruJlpi di poche decine d'indi"idui qm:ste prest111.-110divcr)a uazionaliti. In alcuni ca)1 quat:ro nuionalità ,·l\·0110 insieme nello itcsso centro rurale. Abbiamo già accennato come i raJll)llrti tra le nazionahtl siano Spt')So cnmphcati d!i qu<'lli tra le religioni. In alcum casi come nella regione jugosla\·a di 8i1olj re· ligionc e na:tionalità coiucidono; cosi, per <''"-Cmpio. i Turchi sono maomcua·ni men· 1r: 111,·ccc i ~crbo-Croati :,,0110 Grrco-Ortodossi. Di,·rrsamcntr m,·ece s, 1•rrsc111a h ,·<'cchia zona di contatto tra BosniaEr.tego"ina, Serbia e Croazi3, 111questa ,ona lt• nazionalità sono soltanto tre ma lt rchgioni :.0110 cinque. L!' città mis1e 11rc-:J('ntanogcnerahr.cntt 1i11anoluzione c.Jella popolazione diffcrcn• h: dall:: campagne e quaii scmprc più di· 11:1nuca. 1:iercui dal 1>unto di dsta razziale è S<'m1>rc 1,ii1 intçr('Hamc lo studio delle c:rn1pagne. Esistono difatti regioni dalla popolazione :>hh.1<11anuomo«en!a che presentano m- ,•ccc delle città piuttosto mistr. Così Ca• l:u asi, Chisinau e Orhci sono tre città dC'lla Bcss.arabia molto eterogenee situa1e iu m:uo a rcgioni abbastanza omogent'e. lu Slo,•acchia in,·ect' la città di Presburgo (1Jra1isla\'a) prc1e111a la stessa costilntio-- n: etnica dcllc cam1>agne circonvidne. E' ìmc-rcssantc però notare com:= durame il dominio austriaco sia stato l'elemento te• desco ad a\'ere la preponderanza nella cilt.¼. Dopo il 188o. sono il dominio unghernc. l'elemt'ntO amtriaco è stato in gran p;..rtc sostimi10 da <111ello ungherese. Dal 19.lO iu )lOi la città è stata in\'eCt sempre pili sladzzata da parte di clememi slo· ,acchi. P0tremmo continuare con altri c1mipi: nu: quanto abbiamo esposto è: sufficiente per richiamare l'atten::doot" sull'intcrrss,• che presentano gli studi sulle mcscolan.t<: e1nicht", per di,•ersc regioni dell'Euro1l.1. Ct-mrale e Orirmalt-. GUIDO LANDRF. Carta d•ll• m.. colai:u.e •tniche dell'Europa c•11lrale e ori•nlOI• (vedi testo)

o w z -r tr a: w Ia w I ~ G,: < '°ei~MHt,,,;,, G .ti.\ar T R A N s o \ o ~ q lféA , ·~or\o PAT. Al MARGINI DELDESERTOSIRIACO IL GEBELE I DRUSI Oltre la Siria e oltre il Llbano c'è un paese quasi ignoto, perchè fuori :iolle comuni piste baUute dal turi· smo internazionale. ·Un JXlese duro che serba ancora tutta la forza delle terre primitive pur essendo stato toccato dalla più grande civiltà che il sole abbia mai illuminato, quella di Roma_ QuesJo paese eccezionale è il Gebel Druso. Prima di Roma, e dopo Roma, questo paese non ha storia. Strano destino di una terra quasi ignoto ai II secolo dell'Era cristiana, fiorente per H ~00 anni sotto Roma e Bisanzio, abbandonata nel 600 da tutti i suoi abitanti cristiani davanti all'invasione araba e ripopolata dopo 12 secoli, nel 1860, do. questa strana popolazione di Drusi fanatici, cacciati dalle falde meridionali del Libano, venuti non si so bene di dove. Questo paesaggio da Genesi non è annientato da città o da alberghi insolenti. Al contrarjo di quanto comunemente si crede. i Drusi non sono un popolo o una razza nel senso biologico della parola ma una setto religiosa di 01~gìne mussulmano che dall'Egitto verso il 1000 si propagò in Siria e che ha finito col formare una popolazione con un carattere religioso, sociale e politico ben distinto. L'ostilità di tutte le popolazioni con cui venivano in contatto obbligò a poco a poco i Drusi od abbandonare le loro sedi in origine disperse e a rifugiarsi nella parte meridionale del Libano, dove ancoro esiste un loro g.ruppo numeroso. Vissero a lungo nell'isolamento, ignorati da tutti, formando una specie di sistema feudale sotto il dominio di alcune famiglie ch'ebbero im-

16 portanza di vere dinastie principesche. linchè La Porta, che cercava di mantenere l'equilibrio ed assicurar? il proprio dominio in quei complicati paesi, aizzando gli cdii religiosi delle varie comunità, scoppiati dei torbidi nel ,i 860, non si servl dei Drusi per far massacrare migliaia di inermi cristiani in tutto il Libano. E' noto l'intervento militare di Napoleone Ili o favore dei cristiani (preludio del mandato di oggi) che costrinse Lo Porta a dichiarare l'indipendenza del Libano ed a perseguitare i Drusi cacciandoli in gran parte nel Gebel Hauran, allora quasi deserto. Le rivolte contro il Governo turco furono però continue e il Gebel Druso - che r.ell'ultimo periodo dello guerra fu teatro di accaniti combattimenti fra turco-tedeschi ed arabo-inglesi - fu incorporato allo fine delle ostilità nei paesi sotto mandato francese e rice• vette nel l922 uno specie di govemc autonomo. Forse per non perdere uno preziosa abitudine, i Drusi quasi subito si ribellarono sotto il comando del loro capo feudaJe Sultan-al-Attrash e d'accordo coi mussulmani della Siria, sollevati anch'essi contro i francesi, arrivarono nel I926 fino a Damasco che fu dovuta bombardare per sloggiarli! Se lo storia politica dei Drusi. in rapporto al loro esiguo numero, è assai dinamica, lo loro storia religiosa è molto statica, mo di una gronde im· mutabile forzo. Tutte !e loro teorie e la loro orga· nizzozione religiosa sembra siano contenuti in alcuni libri fotti dal fondatore della setta Ham:zah e do uno dei suoi discepoli. Lo loro dottrina parte dal principio che lo divinità o varie nprese si manifesta in forma umana e che l'ultima incarnazione ha ovulo luogo in al♦Hakim. sultano fatimita di Egitto, la cui misteriosa sparizione (1021) non fa che confermare questo credenza.

Da questo manifestazione divino provengono l'lntelhgenro universale. ;·Anima, il Verbo, il Precedenta, il Seguente, 1 cinque ministri dello divinità, incarnattsi m vari personaggi della B10b1a e dell Islam. La setta che pur ha origine 1slam1ca non riconosce l'Islam, non concede a Maometto che un posto molto secondario in questa gerarchia d'incarnazioni. e condanna ogni altra setta islam1cal Ma lo CTedenza che d1v1de nettamente i Drusi dai mussulmani è quella sulla metempsiCQSi non solo il numero delle anime non può aumentare nò diminuire mo anche il numero dei Drusi è fisso Druso si nasce, non si diventa E poichè è ben dilfie1lc che iì numero d1 un gruppo umano rimanga es~ttamente eguale, a non po chi studiosi si è allacciata l'ìpolesi che nelle cerimonie segrete dei Drusi, di cui nessuno ha mai potuto sapere nulla, s1 facciano socnhzi umani Nulla .si so di loro m profondità Ouel!o che si vede esteriormente sop1ottutto dagh abiti è che essi si d1- -.,idono in « uqqal » (intellìgenh e iniziati) che soh hanno conoscenza delle dottrine e coshtu1scono l'assemblea reltgiosa (maglis) e in « giuhlcal » (ignoranti), la cosa più straordinaria è che tale distinzione (che si estende anche alle donne) non implico differenza di grado sociale, anzi quasi sempre personaggi pohhcamente e mihtarmente importanti appartengono agli 1gnoronti Il divieto di rivelare ai profani l'appartenenza alla relig1one dei Drusi è stato ed è così rigorosamente osservato che solo in circostanze speciali e soprattutto in tempi recenti si è potuto aver notizie molto vaghe e generali su questa fede La gran massa dei Drusi non si distinguerebbe do uno qualsiasi folla orobo. se gh miziali e le donne non fossero verarriente delle apparizioni /r -.;;- I '- . (' i j, I'\, 1(1/t.,il f • (1, I~. \ 1 VHUgia di Rorno ne~ pauaggio del G.bel inaspettate. Questi « uqqal » nei loro mantelli 0 bruni camminano con quella sobrietà di portamento che non op• partiene che alle migliori razze. dt Oriente. La base della vha familiare e sociale dei Drusi è patriarcale. L'autorità dei copi spontaneamente rispettata, la vecchiaia onorata, i figli considerati preziosi, e uno strana lamiliarità, Ira uomini e animali, sembra riportare molto lontano. Come tutti gli uomini di eccezionale volontà e di eccezionale violenza, i Drusi nari bevono e non fumano. La loro forza è di natura più profondo e pericolosa. Strettamente monogami, hanno molto rispetto per le loro donne. considerate un elemento molto impor;1ante nella famiglia, e trattate do p::ui, perfino in quella manifestazione decisiva della vita drusa ch'è la religione. Le donne druse seno assai graziose· e in nessun rapporto con quel ferrigno p:iese. Anche il loro costume è diverso da tutto ciò che si può vedere in Oriente. Niente camici o tuniche in• doco, come le arabe in generale, ma gonne di seta o vivaci colori, corpetti attillati, giacche di velluto ornate d1 galloni d'oro e d'argento, sulla testa on tocco tempestato di monete, do cui scende un candido velo ad ovvilupJ:X'.lt'ele spalle. E su questo costume, un grembiule, indumento completamente occidentale, di cui non esiste traccia nei costumi orientali. Seconde quella gronde Agenzia Slefani che era lo Bibbia, la regione si chiamava anticamente Bosan, e più tardi. dal Monte Hauron che la do mina. Auranitide. A porte le razzie déi vari Solmonassar e Assurbonipol - nei cui documenti cuneiformi è nominata dal17

18 1'800-600o. C. - essa si o!foccio 11midomenle àllo storia con Alessandro che lo conouisto e coi Seleucid1 che io govern~no solamente breve tempo. Il poese fu OCCupatopresto dai Nobatei, uno dei più interessanti e dinamici nuclei umani d1 questo complicato Oriente, e il più importante di 1utti i p!ccoli regni con cui i Romani vennero in urto. A presidiare I' Auranitide. diventata « Provincia romana d'Arabia » sotto Traiano, nel 109 d. C., fu chiamala la III legione Cirenaica. avente base o Bosrà, e che vi rimase parecchi secoli e lasciò molti segni della sua permanenza. Ma Bosrò o Eski-chom (la vecchia Damasco). come lo chiamano gli arabi, metropoli fiorente, non è oggi che un povero villaggio i cui abitanti sono sperduti in mezzo alla distesa di rovine. Tutto intorno è distruzione e silenzio. Le muragli.e della città romana sono state quasi inte.ramente spogliate delle loro pietre per io costruzione della lorteZza, certo la più curiosa che esiste in Oriente. Attorno al magnifico teatro romano di Bosrà, gli Arabi hanno elevato possenti torri quadrate, circo'hciondole con un lessato; e dalfolto della cittadella-teatro, le case rinchiuse, strette nella pianura, di una Cipiglio annoto di \lfl meharialo de) dfferto miaco tonalità simile a quella del suolo, sembrano un occidente naturale de~ terreno. Ma da quella uniformità si levano le colonne, gli archi, le mura, le cupole dell'antico Bosrà, della metropoh cristiano, e accanlo alle terme, agli acquedotti. agli archi trionlah e alle bas.iliche bizantine, lo moschea del Califfo Omar fa timida figura Ma vicino ad essa è l'arco ovoide della chiese del monaco Bahua, prete greco, che avendo incontrato Maometto ragazzo, quando questi. semplice commelhere, accompagnava una ·carovana del• l'Heggiaz a Damasco, passando per Bosrò, gli predisse la sua vocazione profetica. La tradizione dice che fu presso questo stesso Bahira che il pro• !eta compose il Corano e che fu on• che do lui aiutato nel plagiare la legge mosaica e cristiana. Che sarebbe successo di questa ho• renle provincia romana d'Arabia se questo incontro non fosse avvenuto'> Forse l'lslam non sarebbe sorto Da Bosrà a Salkhod lo spettacolo non potrebbe essere più cupo e grandioso. Anche Salk.had si alza dalla pianura, coronato di rovine. Il villaggio di oggi è tutto sulle pendici d1 un antico vulcano. La cittadella è letteralmente

Veduta aerea del teatro romano ~aoromo del •illog910 · benchè non sia costruita nel cratere :ella rii Bosrà, è imponente, come 1 I 500 m.) ed offre molto più ~lev~!~ stupendo. Si vede un colpo d ~.. enso distesa della perfettamente. i~~ese e il massiccio Transg1ordalnG1a ~? che si eleva a lepiù alto de e · . vante oltre i 1800 metn. . del Salkho-J è la chiave strot~1cc: ·1 o dei mandati, e domma ?Clsistem I due celebri condutture dt pemente e I Mediterraneo, mo lrolìo che vanno la he passo a sud specie quella ing ese, c di essa. - d !l'insurrezione, che mi La stona :tata dal comandant~ è stata . ~eco un motivo che a noi del pres1d10, ha . to alla viopuò sembrare SP:roporz1ona nccnzo lenza dell'esplosio~~· Fu ~O:~se che di tatto di un uftl~~~l~rdita di tutto per poco non cos . il mandato al_la ~rancia~ con molta Questo ufficia e st r d' Sulton disinvoltur~ nella :° e :i arrestò Attrash, c~ er~ =ntaio. che l'asilo I autore di u rendeva inviolasotto un tetto dru~~mande di Sultan bile. Respinte . 18 ere il prigioniero, e ~~~~i~r!:t 1;~~~livi di rapirlo, con ri-

La atrada .. ,., Pbilippopoli. - IOltO) Lo pot1G di ba.alta d I una coatnu.iooe rom@a. do•• aooo aDIÙdat• inter• !ami.gli• ..... pe1utt assalti alle colonne d1autobhn• date, che tentavano da tro:;ponarlo n [?amosco. la rivolta scoppiò e si propagè ilnmed10tamente a tutta la S1 na I pres1d: francesi del Gebel asse d.iau nelle attodelle. lurono 1solat1 per mesi dal resto dello Smo Mo I cavallereschi Drusi occonsent1rono all'usC1• 10 delle donne e dei fonoulh francesi. eia essi stessi occcmpognah a Damasco saru e 10lv1' E poco dopo la nvolta si estese o Damasco e lo situa z1one divenne cosi disperata per i francesi che il gerlerole Sorrail fece bombardare senzo preovv1SO lo Cltlà da uno collina. slogg:ondo I nbelh. ma causando v1lhme e donru La nvollc però non ero onc:oro finita e mten bottoghom di morocchim e lronces, lurono massacrati do1 Drusi al D)ebel, che dovette essere nconqu1slato o palmo o palmo. La nbell1one potè essere soffocata soltanto dopo due anm. nel 1927, e success1vamenle anche Suhon Attrash, passato con alcuni gruppi nelia benevolo Transg1ordania del mandato inglese. fu amnistiato e potè nmpatnare. mentre alcune ceni! naia d1 irnducib1h Drusi, con un altro capo, passarono dehnilivamente alla dura vita del Negd e probab1lment~ non torneranno mo1 più

Verso Shabbah, sul nero delle lande abbandonate si staccono i bianchi cippi funeran dei ba1taghoni tronces1, coduh durante la nvolta Il territorio vulcanico attorno a Shabbah è dovuto al raffreddamento delle love pre:storiche e alle scoue sismiche cho l'accompagnarono. Lo pianwo si allungo senza un angolo ndente, solo grandi cicli di vulcoru spenti togliono l'onzzonte In mezzo o questo caos sorge una città imperlale, Ph1hpp::,poli, Shobbah. Il suo fondatore lu il figlio d1 uno sceicco arabo .. Salito alla ~rpora imperiale •••·• sahto alla porpora imperlale col nome di f11ippo l'Arabo. Suo padre, pa.s,ato al se-rvizio di Roma, aveva ricevuto con tulle la fam1gha la cittadinanza romano e preso 11 nome d.t Giulio Marino. Filippo nacque intorno al 204 d C.. forse nell'attuale Shabbah, e abl:.roccio1a la camera deÌle armi. nel 243 ero Prefetto del Pletono sotio hmperatore Gordiano_ Essendo ques11 stato assassinato, Filippo fu acclamato imperatore. benchè non tosse stato estraneo al dehtto, e per ironia dello sorte, toccò a lui, arabo, discendente forse da un capo di briganti, di celebrare 11millenario d1 Roma, il 21 opnle 2481 Era l'epoca dei pronunaomenh mi litari, anarchia olla quale 40 anni dopo doveva metter fine il dalmata Oioclellano; e Filippo, partito m 1ped1uone contro le legioru del Danubio. che avevano proclamato imperatore Decio, fu ucciso in battaglio. nel 249 Naturalmente le migliori cure di f121

lipPQ erano andate al suo paese natio, che. elevato al rango di colonia, fu colmalo di favori, perciò Shabbah conserva il più bel complesso dei monumenti romani del III secolo di tutta la regione. Edifici imponenti, colonne. vie trionfali il cui selciato, dopo 16 secoli. è ancora quasi intatto. niente manco. a questa ci Uà. Grandi archi appaiono allraverso la campagna Sono i resti dell'acquedotto che conduceva fino alle te.eme l'acqua delle sorgenti dell'alta montagna drusa, mentre oggi quasi tutto il paese soffre la sete. 22 La sola dominazione che attraverso i secol: e i millenni abbia potuto assicurare al paese un periodo di pace e di ordine interno è stata la romana. Perfino la coltura dei campi, resa quasi impossibile dalla natura del terreno, fu fatta fiorire vigorosamente. Sapienti opere d'irrigazione e la repressione del brigantaggio dettero alragricoltura ed alla pastorizia un impulso mai più conosciuto. Dappertutto, nelle campcigne, in territori oggi incolti e disabitati, sono rovine di edifici rustici, di muri di terrazzamento, di acquedotti. La floridezza dt alloro si vide nell'incremento della popolazione e dei centri agricoli e nello splendore della città. 1 70.000 abitanti di Bosrà avevano bisogno di 2 teatri, per allietare lo loro esistenza, e quelli, circa altrettanti. di Shabbah. oltre il teatro e splendidi edifici, avevano terme che rivaleggiavano con quelle d·1talia. La civiltà romana al Gebel è il trionfo dell'intelletto sulla materia. Le sue rovine non sembrano morte ma assopite, in attesa di riprendere nuova forma olla luce del sole. BOBICHGJD{A

ICA IANA RAZZIALE sic:amen1e il più evoluto, siJ. ncll:1 struttura orografica e morfologia, sia nella molteplicità e nella v.arietà. conseguente, delle risorse naturali : di modo che- 11 vit;i dell'isola ha attinto cost:mtementc il suo picno in questa parte del territorio. che i: tutta nell'orbit:1 di influenza della penisob. Il territorio d'occidente, -arido e squallido. dà al contr:irio ncll., configurazione stessa il sc-nso delle solitudini. TUtta questa cosca, molto scammcnte popolata, è battuta d1! vento delle distanze; dinanzi a essa fugge il' mare aptrto: c. nelle profondità delle acque, si stendono invisibili abissi, a S<'pau.rc. con due mondi geologici, due mondi spirituali. Come t: chiamata, nclb tenninologia geografica, questa striscia di rcrritorio, sorta di isola nelrisola? Banda di fuori: cioè, nell'evidenza profonda delle dcnominu:ioni, zona al di fuori di un si. sterna, :aimargini di una realtà naturale:; il cui centro ideale ~ \'icC\'Crsa costituito dal territorio interamente romprno nel circuito di quel sistema che "iene. appunto. chia. rnato ba,tda di dtmro. E cosi rambiente della Corsic:a. oltre i moth•i geologici, ripete, nei pili C\•idcn1i aspetti naturali, ambienti che sono tipici del mondo mediterraneo italico. Come orogralicamente l'isola è una prop:aggine del sistema sardo, morfologicamente la regione di media montagn:a ha caratteristiche analoghe a quc-llc del Piemonte; e il clima si identifica in genere con quello ligure e to• scano, mentre la ,·c:!,'dl.Zionc: riproduce, ndla quasi totalitll, nelle ione produttive pili e,·olute, le sp«ie proprie dell'Italia. panicol:armente quelle della Liguria. Poichè nulla nella storia dei popoli pro. cede a. stnppi, nè, in questo campo, sono possibili prevaric:azioni, è- assolutamente conseguenziale che la "ita e la realtà della Corsica si sieno attuate nei secoli e,·okend:>si da queste premesse. -23

Corsica: cbe muore • l;aupentiti 28 FierH.110-delle contodine còrse Le origini della gente còrsa s.nebbcro Ja far riS31ire a un·cm1grazionc prcistoricJ d1 tribù libiche awcnutJ attra,·crso la Sar- <lcgna. A questa emigrazione sembra si.1 succeduto un :1pporto di 1ribù iberkhc. M.1 su questo fondo, biologinmente e siorilJ.• mente ancora Cluido, s'innestò presto l'ck·- mcnto italico, eh(, do,·C\•a dcfinitin.mente indirizzare le caraucriMiche razziali della nuova gente. Ancora in piena preistoria• si "erifican la prima immissione Jclrelc-mento ligure, già in ogni senso più l"·oluto; e fu appunto la prcscnu di questo clcmmto che determinò il sorgere delle prime tradizioni e delle prime leggende, indice del l'Onere. tarsi di uni consistcnz.t storica al di là della ,·ita spiritualmente amorfa della tribù. Lo stesso nome di Corska non deri,·erebbc altrimenti - affermano Sallustio e ahri antichi ~ che da Còr:U, forse la prima, certo la più degna di memoria delle donne liguri che appan·ero nell'isola. Con i Liguri, penetra ndla_Corsin la ci- \'iltà del bronzo e del ferro; e succcssiHmente. l'isola resta aperta, in modo eh~ può dirsi t'sdusi"o, alla colonizzazione tir- ~enica. Le cscursìoni di Fenici, di Greci e d1 altre: genti rimangono infatti SC'nzasviluppo cHettil'o. La Co:sic:a. oppcne a questi tenta1i,·i la su:i stessa natura, a caratteristiche di non CCCC$Si\'rOigoglio, che finisct" per reipingerc ogni colonizzazione partente da insi lont:mc-; e J>OAAitaulta ai fini della propria e\'cluzione. sull.t continuità del legame ccn le cqste più prossirne, e cioè quelle iuliche. 11temperamento combauh•o dei còrsi, che già a\'CVano duramente lottato contro Gre<:i e Fenici, non sente d'altra parte che questo iegame. E quando Roma appare nell'isola. nel secolo IV, dopo la conquista dell'Etrurii, non ttO\'a resistente eHctti\'e SC'non d.i parte dei capi delle ,ribù del. l"interno, isolate nella solitudine sclnggi.l dei tempi.

~. _..-=~~G~:Zfcl~ 'b.:.:.1. .-- .. =._.f'"?';..= __ ,---- f.'.-.' . ~ \. ·~ -...._._·.-.... -. . . ' .. . . . . ~ -----

Trascorre ancou quakhe s«olo, il C.nsuane~nno appare in Corsio, ~i propag.a scnu contrasti; sicchè, appena intorno al 400, l'i~la, già scissa dalla S,ndnua, è considerata pA>,·incia a sè e fa pane della Prefettura d'Italia e del Vicari:u.o di Roma. Que:-- sta p1enezu di presenz.1 nd corpo de11·1m. pero non può essere penut.1. se non m rapporto a una fusione politici e r.n:zialc ormai avanzatissima. I còrs1, intorno a quest'epoca, erano gii costituiti da Roma in a11/ates con magistrati e consigli d1 anziani; e I.I gio\·inczza dell'isola. inquadrata nelle roorti dei Liguri e dei Sardi, armav.a a M1. seno le navi della flotta romana. Così l'Impero, nell'organìzuzione stessa delle legioni, stabiliva graduazioni e legami storici e ..onduceva i còrsi, con i liguri e i sardi, già uniti dai millenni, :11destmo meditc-rraneo dcli.a razz.:1. Dopo il disgregamt'ntO dell'Impero. l.1 SllClCSSioncd-c-gli e,·enti continuò a seguire h direzione già tracciata: il fondo ci.nico còrso si s, iluppò e J)('rfez1onò integralmente nel quadro e con l'apporto razziale italico. Nell'alto me<lioe"o, l'isob gra,•ita nell'orbita della repubblica di Pisa e degli ordmamen11 e dell'arte toscana nutre la sua e\·oluzione. Gli s1il1 architettonici, s,•iluppandosi dal comune fondo romanico, si conformano ai modelli pisani. su cui s'innCS(anoqu.1. e li motivi originali locali. Le fon.e spirnuali còue sono al passo con la cil'iltà italiana, quale si sta gagliardamente elaborando dal gran crogiolo d,:1 Mille. A Pisa succede GenO\'a, che rimane nell'isola. tra alterne ,·icende, fino all'epoca dell'occupazione { rancese, cioè fino al 1768. 28 Jn alto: na rara oc1,unento~1one o ogru •- ca,: lo baudiero abbrunata dello Cora.ica ila• liana portato a 5..-entola,e •ul Tralci 06 h.19lio XVI) da: Levionori uni•era.itari baresi· Nel mezzo Poaquole Paoli Sarebbe mceressa.ntc-esaminare qui, se Io '-onsent,ssero i limiti di questa trJUiJ;zione, ciò che in realtà rappresentò il dominio genovese nell'evoluzione storica della Corsica. E' indubbio che, durante questo lungo giro d; secoli, la pt'0(1razione della civiltà geno- , ese gettò sonerraneamente le basi per· Ja piena affermazione di quella maturità spiruuale con cui il popolo còrso si affacciò al Sctttc:ento. Va notato, in questo censo, come b. gente dell'isola fu tra. le prin.e a presentire il mo,·imento che, nella seconda metà del secolo, doyC'\•adelinearsi nella penisola e da cui originò l'impulso all'unità nazionale. Si osservi soprattutto che, dopo Roma, Ja Corsica, fino al tardo Sc:tt«ento, non ebbe altri contatti ra:zziali di cffetti,a port:1u1 se non con le genti .!dia pi.:msol.l. Qut!>t.l pu rezza di cradizioni etniche, questo prO..<:• dcre ininterrouo nel solco di una realtà d1 razza. sono testimoniati appunto tiptCl mente dalla pienezza di ,·iE:o:ia sp1ritu.dc· 1.oncui. firi dai primi decenni del Sette<:lnh>, gli uomini migliori della Corsio assunsero una posizione di a\·angu:ud1a nclb l:\'Olu:zione storica delle colletti, ità iuli çhc. Sono 1~timoniat1, in particolare. dall.1 , 1olenu della reazione opposta alr()(cup.1z1one francese: perchè, appunto mentrt i còrsi lottano per portare :ti pieno 5\'Ìluppo le tradizioni <lell'isola e a\'\'iare il loro spinto Ji ci,iltà sulla gr:mde strad.1 che è per aprirsi all'alb:1 della nuo\'a Italia, lo str.1r.iero inter, iene per ,mparre unJ Mrunuu politica c.-strant'a.giungendo in Corsica co mc in un paese semi.barbaro, d1 rnnqmsta 1....3. storia, con un auo di sopraffazione, i: arrestata nel cammino. Più di cinquanta anni più tardi, in pier.o Risorgimento, Gtui>eppc Mu.zini, pro fugo nell'isola, scri,·er.ì. che i fr-.mces1sono in Corsica « rom~ ,ma maua acta,np:11.1 Qui ogni NOIIIQ 1i dite d'ltaba, gM,1rdt11111a11inu a, fr,111u1i tom, "' n~mià ». La s:-parazione tra còrsi e francesi, tipica separ.tzione di razza, fu ed è rim.:1statO<ale.Tan to vero che. per creare un equilibrio almeno :artificiale di forze, la Francia. tr.1 ,·iolenze e trascuranze d1 eccesso. è stai.I costrella a ricorrere più ,·alte a larghe unmigr-uionì galliche, per costituire nell'i~- la nuclei etnici consentanei. Per com·erso, dal principio dell'BOO si è determinato il movimento opposto dell'ern1grazione còrsa. che ha r.i_ggiunto cifre singolarmt'f\te sen. !libili: tanto è appars.'l assoluta l'impossi-

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