La Difesa della Razza - anno III - n. 14 - 20 maggio 1940

916. le quali potevano i:ahanamente usar• ,, tielio stes.so signilicalo. cioà introdu:zio• ne e sinfonia. lntroduzion& è Ionie prelenbil& dal p,.1n10 d1 vis!a strettamente semantico, mo ainlonia ha ra91oni storiche. Cosl. menlre WebEr. c.d osompio, chiamò e ouverture> !'lnlroduz:ione al suo Fra.neo Cacciatore. U nostro Ros5ini aveva già risolto per noi Italiani i.I problema, chiamando sinfonie le m1roduz1oni a molte delle sue opere im• mortali. Da parecchi decenni, dunque, la parola ..·:rtfonla oltre o Indicare compos1:ziom di slile classico come quelle di &elhoven, de3ignovQ italianamente e ouverture> o qualcosa di molto simile, senza avere mal do.stato preoccupaz:iono di ambiguità. Ora 10 vorrei prendere l'occas,one per fare qui qualche osservazione ~latìvo a quello dilcsa dello lingua che non è che un aspetto particolare dello di!0$0 della tozzo. tfo&Suna lingua à mai stola - per lo atesso lluaso e riflusso delle vicende eto-- riche - del tutto immune da influenze s1ra nicre-, le quali hanno lasciato in ogni idioma sedirrienli pi-ò. o meno e\·identi. Cosl. od esemP!O, le lingue iberiche .sono stat, largamente influenzate dall'orobo; cosl J'i. taliono ha pre~ Cilrle parole, invece che direttamente dal latino cl0.$slco o da quelle '{olgare. dalla delor:noz:ione ch& di que-. sfultimo avevo giò fallo l'onuco tronoe,ge. (E' 11caso dello parola mangiare da monger, il quale a sua volta viene da un manduco~e che cerlo ero in uso fra il popolo romane. Cosi il lronccso ha pres:> di peso dalla nostra hngua le parole bravo, intermezzo, ecc.; così nngle.M ha addirittura saccheggialo sia il ceppo latino sia quello sassone, germanico, e-candinavo, riuscendo o velare la refurtiva con la sua tipico deatrena. Non bisogna però dimenticare che ques1; com.bi sono vi10\; solo se avvengono nel mi4terioso crogiuolo lingulstioo, dove le a-iion 1 e !e reazioni sono determinate dalle direttnci della storia e dalle necessitò strutturali dì ciascuna hngua. Quando invece s1 vogliono isolare tali pcoeessi dal loro no1urole ambiente e provocarli al1i• liciolmente fuori del vivo della lingua par- \cta. allora si fabbrica una lingua di pro- . !e:ssori una ling-ua che nessuno parlerò mai • che, man mano che è fabbricato, si \ique!a oli ardente contatto della r&altò hnguis11ca e cade ben presto nel dimen• 11cctoio. Uno latice di Sisifo. Un passo piò in là ed eccoci olle lingue arlificioli. al latino semplihccito, all'esperonlo e consimili facezie. Oro, o me pare che a nessuno più che o no1 ltalioni dovrob~ esser chiaro lo neoeHitò di guardarsi Por nolurale istin• 10. dal cadere 1n tali trob<>cche!h. La Fran• c10 puO avere creato al tavolo dell'Accc• demia lo sua lingua, la quale à perciò, ~nchf sia parlala, uno lingua 1eorica, raz;ono!e. Mo ln Italia, dove • sempre stata a111va la vita popolare, la lingua non è mai stata lana nè mai potrò esll:ero latta o acuolo, bensì daJ popolo e dai poeti. ~ .capdaw.l,ti, Antonio Pedone, studente delrtstituto lndustnale A. Ross! di Vicenta: • Come à mia consuetudine, ho acquistalo l'ul!imo numero dello D. d. R. é mi è sia• 10 altamente utìle ed 1$truthvo per I mol1epl.ic1 argomenll ivi lratlah. Nello mao co:isideraz1one, mi pare che sia abbastan• zo interessante ed utile quel vostro vii;i:gglo razzis1ico per lo nostra ltaho, che voi avole inizialo da Ll!tona e l'Agro Pontino; 1mportan1e per la concretezza e la fondatezza con cui andate riOHumondo lo v1ciss1tudin 1 storiche, razziali. cultur.ili del• le diverse regioni ilahche ed utili per lar conoscere alle nuove generazioni che aprono gli .occhi In questa rinnovellata almoslera, voluto e creata dal Fascismo, le orig-ini e lo cullo da dove essi e pnmci di essi, 1 loro padri. nocquero, prosperarono • dopo aver vissuta lo loro vita. g10cquero. Quello che gra10men1e mi ho colpito o vi.,amente interessato è stato inoltre e La VOC$ della rana in G1ovonn1 Ver9a » di Enzo Cavallaro. Bravi; è vostro compito di farei conosCère, amaro ed onorare i grandi spiriti italici che questo nostra antica e sempre giovane terra fa ebocciare dal suo seno lecondo • che tanta civiltò ha dato al mondo e che più ancoro no darò m avvenire, perchà noi giovani crndiamo lermamente nel radioso avvenire della Poirio Non tulh hanno possibilità linanz:iaria e anche di 1empo. per poter ampliare le proprie cognl:zioni, cominciando dal sotto• scritto; per CUi non dovete stancarvi di larlo voi e nel dir ciò aderisco a quello che scrive Eugenio Parente nguordo alla riproduzione delle scullure o dei dipinti dei nostri grandi maestri do voi già iniz:iata e che spero non troncherete all'inizio. lo non so fare lunghe dissertazioni, mi acconlento di istruirmi e di aggiomorm1 sulle divel'$e ques1iom che lo voslra nvìsla viene a posso a pa$$O, lrollondo. Quello che però m1 addolora o mi stringe ranuno à una costatazione che ho po 1u10 0.\sodare netromb1to stesso della mia scuola. Non mancano tra 91i •tudonlr m1e1 compagni o da me conosciuti. alcuni che mostrano una indifferenza, un'apatia sconcertante, sui diversì problemi ro:,;z:1shc:i, che dovrebbero invece tonto sentire. Il loro animo à pieno d1 borghesismo e delle Idee sovverlitric1 portateci da1 n:ipoleomc1, cc-colte prima con entusiasmo e con fiducia onc-he da noslri po4111. come il F03colo, ma che po1 le ripudiarono e si scagliarono contro di esa.e. quando ne conobbero la ,nulilità, la loro irreoltò e quando ci vidsro &atto lo chiara impronta massonico, borghese. ebraica. C1 sono ancora fra gli slu· denti, di cui parlavo innanzi, certi adoratori delle grandi democra"l1e. infatuati del loro spirito corrotto. che ormai deve ~ssare di esistere, • con gli occhi abbagliai: do !alse id&0logio o da menzognìeri splen• don, arrivano sino a C'Jiscono.scere i sacri d1rilli delle Nozioni proletarie - 1ra cui Ci annoveriamo con fierezza or.che noi italiani - e credono 1uUora nella villoria delle armi e delle idH delle Nozioni democratiche - vedi Fronda e Inghilterra - di quelle Nazioni che non esitarono a cin• gertj Il cappio dolio sanzioni mtorno olio gola, per slrangolarci. e che noi abbiamo vìttoricnamente slrol\COto. Ciechi per for-:a, non vedono che quelle cerCCino di solloeare le No:iìoni :,giovani o prolifiche, cercano di abbattere quegh Stau 101ali1ari. in spe, c1al modo. anzi avanli a tutti, l'Italia'. o cui tanto deve 11 mondo o che per p·rn sma~cherar.o I torbidi e bu~chi disegm dt', \"mternoziono1c ebraico. A varie riprese hdov,1to 4'r.tra~e vivocomente m d1scus"11on~ co:-1 qualcur.o di qu-esti mie, como~oli. bttcsegno o derisiont, che non mi !anno nf' caldo nè freddo, forte delrinsegnamento ocquistoto nella lettura della vosl~o Riv\510 e a questo qua!cuno ho rispoat6 col mio r: nostro lai5c1s11comollo me ne frego. Non so, come ho già dello, adopera~,: belle e curato lro:,i per palesare 1I mie pensiero, appartengo ad un isliluto indu• slnale dove si parlo pià di mo1omolico_ di mticconica, ele11rolecn1co ecc .. che di hlcsoho ed altro roba che termina in ho. Spc• ro che però, voi che vi mteressote chiara· men1E>eci ampiamente di queste e03e, ab• biate capilo quel che ho scritto e che pe~ vo: non occorrano lroppe parole. Questi toh. riassumendo, sono colo;-o che guardano do dietro le persiano. lo :tovorro, che in questo periodo di lavoro o!ocre, duro e sodo, appesan1iscono la Nazione. e che bisognerebbe stroppare dai loro angolini, " fargli comprendere lo veutò. GiambaUista Volla. da Zelarmo {Venezia) Noto una. che mi pare mcoerenza, fra gli u!ti:n1 articoli di Dall'leolo e quello eh"' Evola ha pubblicato in O. d. R. del 20 aprile corrente. Il pnmo aost:ene che i nemici di Rame: st allcmnono a d1m0dllrare leggendari il plrt gran numero possibile di falli storici del• I antico Homo, specialmente della Roci.:: pnma delle guerre puniche. (Dolo che Questa precisa frase e: sono da ntenere lc-ggendor1 tutti i falli di Roma antica hno alle guerre puniche> à di un !rcnceso. non vi viene in mento che in quel periodo dt tempo c, furono le tre !:lropitose e decmve vittorie romane euz Galli del Vad1mone, d1 Tolamone e dt Casteggio?). Al Oolrlsolo io aderisco con lullo il cuore e d1eo che bisogna passare al contrattacco dimoatrando invece la storic11à del magg1cr numero possibile di lottt dell'anticc Roma. Invece Evola dando uno spiegazione milico del fatto d1 Romolo e Remo pare che :;i metto dallo porte dei primi. Come 11 apiego ciò? Co,il scrive Volta E l'importante è che i Romani lecc:o grandi cose, perchà le seppero immaginare I razionalisti. gli sfalotori d1 leggende non capiscono le !avole. perchè non le 50nno immaginare, e per la stesso ragione r.on sono stau e non saranno autori d'une storia epica. Roberto Pjli .. ier. proi"sSOre di matemali ca e lisico, ha scr:110 do Roma o Ju1ilt Achralian: Les.si il Vo.stro ar1icolo sugh armeni ne: fascicolo VI dello D. d. R., anno 111. Che si deve pengare del fatto che ne; nome ar-m•n•o potrebbe riconoscer,i il tema del nomo etn09rohco ar-io e quello dei nomi comuni mann e homo? Preghiamo: Juaik Achrafian; Francesco Dedel: Cesare Bolognesi, di mondarci il !oro Indirizzo. __________ o;_·,~••-••---'°~'~•=•poruabileT:ELESlO !__NTERLAND.!.__ S1ampa1ori· Società Anonima bliluto Romano di Arti Grafiche di Tumm!~elli & C .. Gittò Univeraitoria • Roma

RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==