durante l'cscrci:zio del suo ministcrio; negava obbedienza all'Impero, fomentando · la ribellione delle sètte e condannando al fallimento il coraggioso tcntati\'O di restaura:zione imperiale. intrapreso da Enrico VII di Lussemburgo; riempi"a di lutti e di orrori Fircnlt', sc-n•et;_dosdii un personaggio, Carlo di Valois, destro soltanto a maneggiare le armi di Giuda; osava contrapporre i gigli d'oro all'aquila romana; in(ine fa"oriva in firc-n:ze il trionfo di quel partito che schiuse la ,·ia del potere alla demagogia. Testimonianza paJpitante dei sentimenti di Petrarca, e 1ltis~ simo documento, nello stesso tempo, della sua italiana dignità, è l'opuscolo latino dal titolo: Apologia ronlra ,uùndttm Galli ,altm,nia,. Anche queUa volta fo l'insolenza francese a provocare la reazione italiana. Un presuntuoso prof~sore della Sorbona aveva pubblicato a Parigi un libello pieno di contumelie contro l'Italia, contro Roma e la gente latin.a. Pctrarc.a non contrappose invetti"a ad invctti\•a; troppo classico era, cioè italiano, per scendere a siffatta polemica. Libratosi invece al disopr.a.di ogni questione personale, ri,,cndicò la civiltà di Roma. « Barbari sono i Galli », esclama, « Roma è I.a regina dc.Ile città, sede dell'Impero, rocca della fede cattolica, fonte di tutti i memorabili esempi. La sua fama non perirà», Il cantore di Laura nega ai galli « il latin sangue gentile»- Nell'intimo non meno dle negli atteggiamenti esteriori, es.si palesano spiccata disformità di natura. I Romani sanno conci~ liare, in bdb armonia, la gravità con l'urbanità; i Francesi, al contrario, sono « arg11111/pi,romp111/i,fnc,/11/i ». I primi hanno in \'il conto il danaro, sicchè è raro che s'incontri fra di essi qualdte sordido mercante e ingordo usuraio; i francesi invece sono avidissimi di ricchene, dediti ai lucri più illeciti e inoltre pieni di boria, « dispregiatori dei forestieri e specialmente degli italiani». Volgendosi a considerare la forza espansiva della ci,•iltà fa. tina a p.angone della franccse, Petrarca nota che soltanto b prima possiede la virtù di incidere profondamente le abitudini e i costumi dei popoli e di elcnme il carattere etnico, assimi. landoli ai propri modi di vit:l, alla lingua e aUe proprie istituzioni. Di ciò è prova l'influenza esercitata da Roma, specialmente nelle Gallie; e nei segni indelebili della sua civiltà. Pe. tra.rea chiama questa la nostra forza celeste. Nell'età del Rinascimento la presenza di mili:zie fnnccsi nella penisola servì a rinfocolare il sentimento italiano. All'annunzio della battaglia di Fornovo, e.be <»strinse i francesi a risalire quei valichi pci quali erano discesi con tanta baldanza; da ogni parte d'Italia si IC'\·Òun coro di canzoni popolari, sonetti, poemetti latini e volgari, inneggianti all'artefice di quell.a vittoria, Francesco Gon:za&1; nè mancò chi, O>me Antonio Cammelli, nell'esult:an:za generale, pianse d'ira e di dolore poicM si era dato agio ai fnincesi di sfoggire alla totale disfatta. Ad Annibal Caro, la prima volta che si recò in Francia, sembrarono incivili quei rostumi pangonati agl'italiani. Non vogliamo raccogliere tutte le testimonianze di rui sono _piene le .scritture di quell'epoca; limitiamo la nostr.a. indagine ai massimi, cominciando da Machiavelli. Nessuno seppe indagare gli umori degli uomini e delle nazioni con maggiore lucidità dell'autore del Prinripe. li suo giudizio sui francesi, meglio 7
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