La Difesa della Razza - anno III - n. 13 - 5 maggio 1940

Minialuro di un eodiee indiano del Heo• lo XVII I ep1aod10 rcdbguralo è lo rem1n1• .. aeens.a doll'ineontro lro ,I re Sononid• .. JrhoHa" Pew11. o la pnnezpouo Scmn, m l un po•mo p•rsiano di N11.am1. "Quando clue razze si mescolano cluevociparlano nelpetto dell'uomo e quesfi diviene malfido, irresoluto" 11 che fe(e le nazioni anti11he così gelose degli attributi del sangue, da rc.-spingere ogni contaminazione anche con sangui altreltanto nobili e civili, in quanto essa poteva produrre una neutraliuJ.Zione di volontà, una mutua distruzione d'istinti e quindi :ma disgregazione, un indebolimento, una paralisi d'ogni sviluppo, d'ogni risoluta e preordinata azione nel senso e nello spirito de' fondatori della stirpe, de' grandi antenati nazionali. E poicht: la volontà è la forza conduttrice gffierat:i da uno o due istinti, una forte volontà è sempre il segno d'un forte istinto conduttore, che impone all'indi11iduo di perseguire questa o 9uella direzione o scopo, ad esclusione d'ogni altro; e volontà debole i: l'assenza d'un forte istinto conduttore e conseguentemente J'ignoranz.'l di qualsiasi scopo o direzione. Tutta la discussione sul libero arbitrio e sul determinismo potè dunque sorgere solo in tempi di debolezza c di su.n::hezza etniche; poichè, in realtà, si tratta della stess.t cosa. Per il forte non esiste libera 1•olontà, questa implicando un'alternativa, che questi ignora totalmente, non esistendo per lui altro determinismo. che quello che gli detta la sua voce interiore. Tutto quello, che le circostanze esterne posson su lui, è da:e al suo istinto dominante un'incudine, stilla quale foggia il suo destino e, sottc i colpi e il frastuono della sua azione titanica, ogni YOCC degli stimoli esterni smuore in un sussurro appena udibile, ar.zi neppure udito e ancor meno ascohato da lui. L'uomo forte non è, di ronseguenza, suscettibile di rapide con,,crsioni, di bruschi mutamenti d'opinione o d'azione. Per questo il debole lo giudica « caui,·o »: pcr.:hè egli stesso è suto mutato o modificato dal consiglio altrui, da una parola o da UJ\ testo. e crede che se il fotte non fosse ((cattivo», potrebbe- cambiarsi nella stcss1 guisa. Dal cun1Osuo, il forte non chiama mai «cattivo» il debole, del quale sa troppo bene che i bisogni sono altrettanto ine,1itabili che i suoi propri; ma lo schernisce e lo compassiona, senza però mai condannarlo dal punto di vìsta morale. Sicchè una 1•irtù, .sebben possa essere fortifiCl.U ereditariamente attra\'C'rSO~cnerazloni che la praticarono, è molto più un acquisto personale, che un istinto: è spesso cosa, che un uomo \'Cde crCSQCrec di,•enirc perfetta in SC" stesso durante l'intera su3. · vita e, come tale, è un possesso mo1to più cosciente che l'istinto. Per merito delle sue virtù e non già dc' suoi istinti, l'uom!> ha sempre sognato l'immo:talilà e agogna,ala, cd ha sempre rifiutato di concepire l'irrevocabile, J'annullamen10 totale e irreparabile. Che se, nella vit.1., seme in modo positi1·O la vicenda mondana, e l'ama, spera tutlal'ia, anzi confida in un ricorso eterno e in un Di là da questo mondo, interamente di1·erso e migliore. Quanto alla bellezza, ess.1 consiste in quella regolarità, simmetria, e grazia di fattezze e di forme, ch'è gr-,,1,dualmcnteacquisita da una razz.1, fa qu:i!e perseveri ptr gencr.1.zioni, in un'esistenza regolare, simmctrida e armoniosa, sotto la guida dc' suoi \'alori particolari. E come cotesti valori particolari dànno origine a p:irticolari ,•irtù, così i volti e i corpi d'un popolo vengono ad essere stampati del segno caratteristico, che s'accompagna alle virtù tra essa più diffuse. Quando una razza comincia a considerare bella un'ahra nzza, la sua fede ne' propri istinti, vi,'tu e l;yi i;o::-.i:-::cia:i declinare, ed ecco sorgere il desiderio di contaminazioni. Dalle quali nasce la rot:tura della 1·olon1i. Oiè quando due razze si mescolano, du\ voci, invece d'un:i, pulano nel petto dell'uomo, e questi diviene malfido, malCcrmo, irresoluto: perde la fiducia in se stesso. .ii:' cosl forsd. più 1'ersatile, più unil·ersale, più corri,•o a prestar orecchio a ogni ,,oce; ma non t' più quello che era, non può più fare quel che faceva: nel suo volto· le fattezze si disforrnano e prendono quell'aspetto al quale solo com•ienc l'appellativo di «brutto». Caratteristica di cotesto stato di dC$dcnza etnica è b: vanità e la corrispctth•a man. canza di fierezza, che seno così proprie dei tempi e de' regimi democratici, e non son che la conseguenza. fatale d'una pedissequa dipendenza spirituale dalle circostanze e dalle opinioni esteriori. PAOLO EMIIJO GIUSTI

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