La Difesa della Razza - anno III - n. 12 - 20 aprile 1940

L.1 "Uomini !'iÌate, e non pecore 111111te, ) sì che 'I Giudeo cli i:oi tra coi uou ri,la!" 1 (Donte • l'uradi,o YI \ ;__.-----------~ DIRETTORE TELESIO ll'ITERLANDI SCIENZ4.•DOCUMENTAZ POLEMICQAU.•ESTIONA.RI

ANNO Ili· N. 12 SOMMARIO 20 APRILEXVIII DOCUMENTAZIONE GIORGIO AL!'1-!RANT&: VIAGGIO RAZZIALE PEFI L ITALIA; LITTORIA E L'AGRO PONTINO: PHmeua: Rana • •olontà; La nuo•a rana d•I· l'A!po r•dento; L'ambienl•: La rana dell'A;ro nel passato: Gli ebrei • J'A9ro Pontino. POLEMICA J. EVOLA: LE RAZZE E IL MITO DELI.E ORIGINI 01 ROMA; G. DELL'ISOLA: U: DUE RINASCENZE. SCIENZA ENZO CAVALLARO; LA VOCE DELLA RAZZA JN G!OVANNI VERGA; GUWO LANDRA: STUDIO RAZZlALE DELLE IMPRONTE DIGITALI. QUESTIONARIO LA QUESTIONE DJ::L CINQUECENTO; VESPUCCI E CAHRAL; COFIREllTt DEL RiSORGIMENTO: VEDERCI CH!Af<O. oce. e«:. PENSIERI DI LEOPARDI. DELL'IMBASTARl>IRE LA LINGUA COL TECNICISMO. I MANOSCRITTI ANCHE SE NON PUBBLICA TI NON SI RESTITUISCONO GLIUFFICIDELLA"DIFESADELLARAZZA"SI TROVANOINROMA- PIAZZACOLONNA !PORTICIDI VEIOI- TELEFONO67737- 62880 MODELLI DA STUDIO E DA VIAGGIO • PRODUZIONEDELLA SOCIETÀ ANONIMA SERIO MILAMO è robusta è veloce è economica CONCESSIONARI PER IL LAZIO F.LLI SPALMACH - ROMA VIA FLAVIA, 4 TELEFONI NUMERI 43.977 • 487.310

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-- IL. TEVERE è l'avamposto della stampa fascista LEGGERE IL TEVERE diretto da Telesio lnterlandi non significa soltanto essere informati ma anche e soprattutto è l'unico settimanale letterario italiano in cui letteratura, arte e po litica s'illuminano a vicenda

l!DIFDESE!W I • ANNO lii - NUMERO 12 20 APRILE 1940,-XVIII ESCE IL S E IL 20 DI OGNI Jl.&SE ON NU!IIEMO SEPARATO LUU I •BBONAMl&NTO ANNUO I.IME :110 ABBON,Ul~NTO !eMl~TftALt! • J2 &ST&NO IL DOl'PIO Direttore: TELESIO INTERLA 'DI Comit•to di redai.ione: prof. dott. GUIDO lANDRA prof. doti. LJD[O CIPRIANI· dou. LEONE F.RANZI dott. MARCELLO RICCI · dou. LINO OUSJNCO Seg:rcurio di rcdnione: GIORG:O ALMIRANTE SCIE~Z4.•DOCUUENT4Zl~E POLEMICOAU•ESTIONARIO . I '\. . .5!,_" ttòrtv

:olio è stato descritta sotto più diversi ospellì e nelle più variate forme; manca, perolro. o tu,t!'oggi, una descrizione completa del nostro paese dol punto di vista razziale. Dire che i! viaggio razziale che si inizia in questo fascicolo .sia destinalo o colmare la lacuna. sarebbe exessiva presunzione. Lo materia ~ tanto vasta e, da molti punti di vista, ancora cosi vergine, da far tremare le vene e i polsi, nonchè ad una sola peraono. anche ad un'intera commissione di studiosi. 11nostro tentativo va dunque inteso alla luce e nel quadro dello scopo fondamentale di questo rivista, che è la volgarizzazione dello dottrina razziale. Stabilito questo principio e fissali cosi ì limiti del nostro lavoro, •~so po. teva essere da noi affrontato in due modi: indagando il passato razziale di ogni cenlro italiano e traendone, per semplice deduzione. una approssimativa conoscenza del presente; tenendo d'occhio il presente e servendosi delle nozioni relative al ~to per illuminarne qualche aspetto. Ciascuno dei due metodi ollriva allrattìve e inconvenienti; ma lo loro complementarietà era cosi evidente, che abbiamo ritenuto che la soluzione migliore consistesse nell'accoppiarli. Allo visione dirella uniremo dunque la consultazione sistematica delle fonti relative ai secoli scorai; e passato e presente si integreranno, in una ricerca quanto più possibile unitaria e comprensiva. Unitaria, perchè alla base di tutta la nostra indagine sta l'incontrovertibile postulato dell'unità della rnzza 1toliona. Tale unità, come è noto. si è andata formando attraverso gli evi, ed è press'a poco stabile da un millennio a questa parte; sarebbe quindi ridicolo negare l'importanza delle vicissitudini razziali della pen;sola nelle età più antiche, o trascurarne lo studio, in omaggio all'unità; ma sarebbe luor di luogo e. quel che più conta, luor del vero. far perno - nel ·,riaggiare l'Italia con occhio dì razzisti - sopra differenziazioni che non vanno ol di là della superficie. La nostra ricerca sarà anche comprensiva, in quanto tenderà ad interpretare i foHori razziali nella loro più vasta accezione; e si occuperà di storia, di letteratura, di arte, di poli~ tica, di economia, di scienze sociali e naturali, pur nei ragionevoli limiti imposti dalla chiarezza e. in non ultima analisi, dallo spazio.

RAZZA E VOLONT uu:rtx, dal cer· sto ,lei 15 luglio 19· li ,lo,miemi, e itt q11nw s e il commento ai provvedimenli m zione sistematica dei conceuj del r11:;;.ls con che in Italia vi JÌa. chiarù:sima ed esaurien ufliciale del ra:zismo. co11segnala iri leggi dello chi a tute'ogsì u11a $Oddisfa • e completa in /aie dottri11a, anzi suuistano riguanlo oscilla::;io e contrasti dì. 110n poco Cli inconuenic11ti p · fico, che è per l'appu condi:ionu. tutli gli al diosi di filosofia e dile - inleso la dicMurazio to c. per la sua ele,:a .e,. elle i nostri filosofi c 5tumedesima, /u,n,w - ,, torto i/esto del 15 luglio, secondo ponem di'. assurgere a poslu- ·uulori;;:u:.ionc " proseguire loro r.>eccliicteo,;e e u cou<:t'- dere qualche atten:ione a ottr · I? sulla ra:.:;asolo in quanto queste potessero rientrare nel · suddeue. co,walid,indole e dando loro un lustri 10 (li )ercl,è no?. di orJodoJsÙJ polilioo. Que$la è l' urtroppo molto accredilala. in lt.<1/iae sop $econdo cui l<t l'Olo111à sarebbe un j(1ll0re del a:::;;a. T eorio tanlo più pcrìcolosa quanto più ,, , perchi: nwscl1ct(l sotto una fiui:UJ eMllta::ione t m, sostan:iule ,lebilita- :.ione della raz::a. SoM evidenti i legam 1,wl.e intero $pirilualism rollame di 1m·e1à ,wufragata, si OJIÙUJ f.UI tta ,/elle nuove idee. In ~rila. una solida filos poU!va finalmente $t11an1e'lla.rele ultime posJ:i st.-crociane; ma i ,lifen• sori delk, spiriUJ 11uro s onciali al co1urt1Uacco e con le Loro arti $Ottili lian,w w.p gettare la confusione nel a.1mp0 avt:erw. la t(l:;:;;a ha dotJul-0 adauarsi a paSSl,r sotto le forche caudùie dello spiriUJ. è entra.la a far paru del cogi1abile, si. è ittquadrala tra le categorie del pensluo, e si è firialme/Ue semiidc11tifiec1a con la t:0lo11tà.. Io 11011. sono ilaliano pcrchè ii mio sangue e il sangue dei. miei a11Ì, la mia cultura e la C'ullum dei miet aui. la mia $l0ria e la $/Oria dei miei at:i lo t:ogfiono; ma per<"hi: l<, 1,ogli() io. semplicemc11te; percliè la mia i.-olonlà crea lo mia ra:.::a, come la. mia funlasia pOlrebbe creare un mito; U che sig11i.ficu, che se i:oleui 110,i essere it«lia,w, lo potrei, e che se, non iraliano. volessi esserlo. lo potrei. cgll(il111e11h·; il che ciini.fioo. in parole povere. che se u11ebreo vuole Jii:c11tare ila'"- liano, lo può anche lui. gùtcchè sempre agli ebrei - pare strano - si. m a fùiire. 8

Auendone. dunque, alla volomà. Atu JOskni.tori - Japprono o n.on st1ppiano qu elusione del dùcorso - Mlllno ben presenta e ,,.i parlano della neceuilù di tener.ii lonta lei pericolo che il ra::.::.i.inwdegeneri iri ::.oo n.'là di volulare adegunùunenle i fauori spiri tunto bet1e1 da fr,r11i dimerdù:are eh, .iiete falli. o.iJa e di carne e di tradizioni e di COJtumi ,u:quis e da con~rtirri. iri puri .ipiriti amorfi. folleuia11 ra:.::.acome le farfalleue .iui fiori. Il discor.io può .,em.brare rutrallo e a.uofota,nen tema l'i,c ci accingiamo a tratlore. cioè alla pri vfo~io ra::.::.ialpeer l'lwtia: liti.Oria e r Ar,ro Re è NMÌ. /Jt1l punto di vi.ila ra::.::.iuk.il fenomeno s che Ji .ila nol~endo nelr A,-ro. è di quelli che r,li e /)QUOIIO Jjrullorr pu convalùlnre la loro tesi. In 1 a liii.Oria sUl sor ru=::.a.Nuc,10 r.ampJ. nuovo ·a110t-ui ,,e, la:wJ.i. r<J6az::.i 11e hartno una nozio,u: confusa e ,m qualche tt:Mra::.ione Je ne parlerà come di una leggenda, al::.ando le .,palle in ser,tW d'i.ncreduliliJ. l'Agro è or,gi per i suoi abitatori sinonimo di vita; e i colo,ii. gli tlàruw il volto sU.5$0 della. loro t'Olonù, di 11i~,e e di perpetuarsi. Un fenomeno di rnlontà collettivo, si è ·~parli.Ed ecco-/al1,'Qlontà che rill/fior(t. ecco fequice. minacciando di falsare le i11da&:n.iml p,e.,enle e ra:.:iale della prm;ilicia che Mussolini ha dau, ·equil.lOco è facilmenll! ,/i.,siP'1bile. /.,a 1.'0lo11tà M uuo,a. nel forgù,r,i la nuom ra:.:.a. la quintes• liam, che va 11asctndo m:ll'Asro. /Ifa Ji Imita un Uomo, e non di quella de&li 11omi111.·. Si nlà di Mussolini. che.,; è .•OJlìlllilo "l fato. alla le irwuJi /or::.r che a~iscuno sulla #Oria dtr,li uo11u·11i. ( etermi11ato, co11 memoralJili drcisio,d. il de.itino di nuuse im/K.Ulenli d'itolia11i. Il fe11ome110 rhe si Jl'<Jlge u Littoria ra .moliem/o.,i a11che. su più larf,O se<tla e fo forma meno ftu:ilmc-11/rper~pibile, percl1è più diffusa, ili ttlt/11 /1alifl. orunq11r il FuJci,,,,w lia fallo se11tire la sull 1-oce e h,1 influito sulle uccupa::.io11ideill uomini, sul loro cnruller", 141/Jc loro idealilà, Ju/la loro rduca:.ione fisica e Jpirituale e qui11di. per u11 S$0 lento cli cui è !ià pouibil.e coglirrr. 11ei giovm,isJimi. &.e f&i. tmch.e su.Ila ra:.:.a. littoria è il 1,'t!uilfo (li un ento cl,c. auspi~ Mussolini. inr:,•st.et11lla fltalit,, fin ,o/onde radici; per questo, ,a:.:.ialmcnte come polihl i;µol co,w.,arc l'Italia niw1'<t de1·e in prinw luoio mprendere il miracolo (li l.itrorit1.

~mo genere moi cio>. 1 co- >: noi famiglia. 1~;i. molti figli. 1 una ca:ia coloere « il bambi- ? -- \ i chiededei cinque che 1000. o dei sette amlo pei campi, o dei ·1 lane. o dei quauro ? >. Perchè il singonto abolito. ma poiun podere di Pontirano 5-1 (dicesi cinazzi, frutto di quattro tratta di un primato che r~ionare un forestiero, non un al> 1te del luogo: i figli. questa brava e forte gente. li semina com~ il grano. Questo straordinario incremento demog,afico - Littoria è al primo posto, in Italia, per il quoziente di natalità - sposta naturalmente l'interesse del razzi- !!lta dal presente all'av,·enire. La nuova razza dell'Agro Redento oon è 1uella che attualmente lo coltiva, ma quella che ade8il0 vi nasce e fra quaJche lustro lo oopoleri.. Gli attuali coloni in un cerio .$CJ\SO si rono già rinnovati razzialmente, Gkr.,ctnlNiaw IICMnn.itrid d•lla G. f. L. cli Littoria

DELL'AGRO REDENTO lCia ita, delle nuo,e 1cazione; e costit eo etnico .1~r n i " tan le I bim 01 ,atéli quan s ranghi delle o o Piutito: marciano o nel loro pll..'<...'"O. il J<ensodella a, ,·er1ula. Li diresfe di.~esi dai limitano l'Agro, come le genf albori 'tlella storia lo popolar , icinanza di Roma non li ~g ,0110 coll'aria la romanità. Il prol,lema della razza d dento è. dunque. un probi nire. A quali cara morali risp

Mètee tempi dell'espansi giorno fu)gido: quello in fin d'ora assicurata con la scomp della mararia, non potrà che stai) zarsi; le condidoni di ,•ita di\·erranno sempre migliori, -quant6 più le colture saranno progredite e i coloni saranno entrati in effettivo possesso dei terreni; l'assisten:,.a sanitaria sarà sempre meglio perfezionata; e infine l'educazione fascista, sopr4ttut10 attra,·erso l'opera nobilWima della Cii, farà sempre maggiormente sentir(" il suo benefico influsso. La seconda domanda - relativa alla ç,in i monti, come Sè ma) sono abbastanza f requen L'elegani. liqurino del co.tum• di Littoria, il caso di una famiglia coloni i cui colori IIODO il nero • l'~um, baudia, in cui due ;agazze sono an 12 i.. iMta cWla .....,..,. .,.'-- e.I ...,. • 909tiarda glocoadilà lonl c1ea·Ap.: ecco aa albero CMlla o nllo..,._pittorNoodelCirwo:e1111C1 ac:Manr. naaU m. pNCOnOaO ID nloolaTo •labldc:Mtlaie ......... OOlllndtt, ............

La razza dell'Agro va incontro ad un sivo miglioramento. Fattori spose a due gio,,ani di San Felice Circello. Meno frequenti sono i· matrimoni fra coloni ,·cneti e romagnoli e fra romagnoli e J>opolazioni autoctone. Ma nei centri urbani dell'Agro il pr~so di assimilazione è rapidissimo e i numero!U meridionali (calabresi, siciliani, campani) immigrati tendono a fondersi con i seltenlrionali. Il processo è dunque in ano; ·e ,•iene straordinariamente fa\'orito dalla totalitaria partecipazione di queste genti alla ,,• e inazioni fasciste. Nei cui si raccolgono differenziazioni formali che !OSlanziali. D"allra parte, o i problema del nere ,·errà risolto la fatale cspam1ion di queosle ro è saturo di J)O• polazione. bitatori trono sufficienti a e i figli dei shocchi. Oc ne, che è di 111c· omplelo- !lecolarj posizioni, il pi.lamente inguaribilo era !lato nghiot1itore in quantità il seme. E' i compendia la da Muidel risorto 1e tempi e in erso il retroterra. o,e la ' i l.,eJ)inie degli Ausoni. sc;:irsamenle popolata. si presta a numerose colture; poi, fatalmente, ,erso l'lmprro. Sarà un giorno fulgido per l'halia. c1uello in cui sarà fondato i'Ente Liuoria d'Etiopia. Gettalo così uno ~guardo sull'a,•,·enire, studiamo rapiilamente le carallcristiche del presente. Nell'Agro Hedento ,·ivono attualmente circa 60 mila abitanti, i quallrO quinti dei quali sono coloni e risiedono nelle ca3e coloniche distribuite nei 65.4. 96 cllari bonificati: gli altri Fcmdulla dell'Agro nel coetum• tradisiooale 13

sono imvicgati, commercianti, operai, e . ,·in)no nei centri urb:rni. La prO\·enienta dei coloni è chiarita dalla seguente ta- ~lla: Fru.o.A ••. Tnvuo Ut>tSI. •••• l1 Al>o'\'A L1TroatA kov1co • \'1c1S7.A :s1,nicru ddk rcr~tnalc rAIIUklkOel resto. l'unità e la solid!frictà, fra contadini. sono preslo raggiunte. E' il lavoro dei campi che li accomuna. Si riconoscono fratelli nell'uguale amore alla terra. nell'ugual cura con cui la col1i,1ano, negli uguali arnesi di cui si servono. Mi hanno citato la frase di una contadina di Sezze. che a,·eva \'eduto i coloni veneti all'opera: « Sono contenta che anche loro sono italiani. perchè sanno coltivare la terra come noi>. Que1>t'interpretazione, umile e altissima, dell'unità della raua; quC!to riconO!!Cere il rondamentale carattere dell'ilalianità dialetti delle genti di Littori ,11. ILU.Al.l1ANAcao PONTINO o.u. 1930"VIIIAL1939-XVJI•rAllf:1.1,A \ - I - 11 .• tM I RecidiYi I % ' N~I % l_:i·~% "'-I % 19JO. 1931 . 1932 • 1933 . quetite genti, e 14.106 41.026 62.018 per sgretolamento in che per circoistam:e di fa . 3.4JS 1.189 Sl6 Il i 39 ,. 11I l'sisi. è Liuoria; vale a dire il cent cui com·crgono i lo'ro in1erC$$i 10)2 2.36 24,3S 2.ll'I 0.ll'I 0.02 0.07 0,19 0,02 Della città sono ~i isles!Ì la linfa; NSÌ I I o.n 'I 2.lllS 37-: 2.62S ◄1.n . ; 1.320 24-,l.4l0 2,;,36 I 8.193 S7,69 11.628 82.()1 47 JJO I 10.318 2S,IS 11.507 28.04 14 0,34 9.S81 ls.43 10.137 16J2 12 0,19 i.an 3,1) 1.888 J.IS 1.2241 2J8 1.lbJ 2.4S I 0.021 361 0,96 431 I.IS I I I 0.02 2171 0jJ 228 0jS I 3l 0/)7 33 0JJ7 I mamenle, e non sospettano ro che un uomo possa « inuranti :.. eristallizzaui fra quattro case, abituati come sono a respirar largo e aperto. Mi dicono ehe le ragaz.ze dei contadini ,·eneti, un tempo abituate a recarsi ndle città a servizio. da quando sono immigrate nell'Agro con le r11miglie. ,,i si rifiutano decisamente, a costo di la-

La malaria definitivamente debellata - ANNO 1930 1931 1932 1933 1934 19lS 1936 i.ciare J)O!Jli p~entemeute lenulì per anni. E' ques10 un indk-e di eleva1.ione .i'ocialc e 1piri1uale e. in fin dei conii, razziale, che 11011 ,a lr8.!<urato. La lingua teglie le vicende della raua e le riflette nei ,uoi mutamcuti. E' t.lunque interCManle rile,·are quali incrostazioni si ,,adano formando. pe.r effetto lle.lla nuova ,-i1a e della promiscuità, sul 0.)8 lutlio ... 1.20 I..slio,, 0.68 Ouo«e ..•••• • ... 1.00 Àplo 0JO J...sl;..,. o~s ..,_;k... 0.066 J...clio.. 0,001 A,ooto .. 0.001 1.uclio,••.•.....• omi minuioni di un tem gna :t; e del malconJiglio :t; le>; e pi§Cina della tomba,.: <,90 3JO 0,<M 0)16 0,3) 0.1)8 gnar •: e fuga degli ebrei •: e pantani dell'lnreruo •: e C.ronte •: e remmina morta •: e al loro posto .!!iKlllO insediati litrcni toponimi italiani: Liuoria. Aprilia, Pomezia, Poutinia. Sabaudia, Borgo Grappa. &rgo l'a.subio ecc. Per quel che riguarda più propriamenle i dialeui., è da notare innanzitutto che la cadcnu delle parlate ti n 1ra1formando. I ,•eneti a.s!Ìmilano rapidamente la cadenza laziale. e troncano le parole all"uso romano. Ho parlalo con un colono di Treviso, il quale, dopo numi dello. nel ,·eneto più puro: e Mi ~· lfl:viM.n •· ha IM>~giunlo un e Non oouo capi •• di indubbia origine roma- ;1e9ea. A qu~to 111~ ordine di mescoh1nze dialettali \I anribuito l'affermani~ nell'Agro, di frtMOlog:ie curi<>fe. Così. in luogo del n~:nctoe .no ghe xc• e del corrisJ)O!l(le111eromano e nun ce sia •• trionfo auualmente un inaspellato e no ghe 11" :t. Cosi i coloni $C:Utnlrio.nali si sono aHnzali al e mo'• romano; e dal e manco J)('r niente • uu1iseimo nel Lazio h:mno Irallo un curioiO ·e manco penente >. Così infine ,eneti e romagnolì ,i a.ono abituali a chiamare µot:lere la loro casa. mf:nlre tale termine non è co.- muneme:ntc u!-1110:C~Je_icrre d0origine. imprima, a-lupore ,- ~ro He<lent lellivi: lincl ricolo del mai &ancita . conversando con I sdtmtrione. il quale.. priigrare nell'Agro, era atato in e vi a,eva contratta l'in(t-:t:ior~ due anni di retidenu preMO lo ave,ano completamente rio che esempio più ,ignifìcaMlut.ari riflessi ra..uiali della. bonifica -non ~ia pos&ibile 1ro,•are.

' CPIIG da -110 _., ,:" boM<,; ,Poee E~ d'ln .U Glpntl'• s,GOglo ltoJo wOch t ~I eui -J:ZO un ~OlanN lumo 0'\1'11,o 1111 boK-o di qu.roe al $I lii lfOIYe• E' UliaN che parlo. n•I X conto dell'Q. disMa.. L'laolo che egli dNcrive si chiama nel poema omerico Eeo .C, •· secondo le conoofdi INllmonianu di lutto l"ontlehlld. 11Clr~. ove alberoavo l'ammaliatrice che trotlormovo gli uomini 1n belve; lo teno da cui l'etemo naviga\ore proveniva era L..- strigonla, onero Terrocino, i cui antichi•• s.imi obllonll ignOftn'ono eYidentemente I do'Hri d611'o.pitoJit6. kmto t vero et.. mcuocrorono quasi tutti I compagni dell'Ero.. L'aulorflc!I di Omero, In materio geografica, • lorte; e lullì gli on1ichi accr.di• tono la ve,-lone secondo lo quale l'emersione del!' Agro Ponllno a.arebbe un fenomeno ,-lotivamenle r.c.ni., e le paludi tra?Tehh.ro <>ri9ine proprio dolrìneguo!e sollevamento del 1,uolo, et.. avrebb. pro• ,oco.10 di uno ta.cia morglo c:onco in1emo, le acque deerma la ver• rtlo, Stra• .hiu1111a delle paludi pontine contrasto con · ra leggenda molto occredilata n•I• 116: e anche noi 1empi moderni olla ••roordinorio fertilltb doll'A9,a ••romano. Gli alorid. aueri- . ov• poi le paludi ten• L'AMI ero6 d1 IU• 1trolo9emmo I. Hi•t lii, 5) lo, in ... !ude pon11na. n quell'anno. e le acque no ad allora, logico J>Oal· Ile paludi. ,..,..,.. n fra Romana , oltre o sco• polm:ioni del• rore le opere ione del 00,,10 n1 e dogli Au• reaho imp:dudanon eodd1•fa Il pau oblemo, Arturo Bìon- ·n diacusaione la vondo cui nell'epoca rebbe •lato fiorente di ioni. to punlO nlarai oDo 10~ a denominmlone d1 e Agre attnbuiscono diverse origini. el e De ver~rum algnllìcatione > o Pontino viene dalla clllb di Pon- • l'lpotHi meno attendibile. Plinio, Stra.bone, lanno derivare Pontino hd. llt019, nle19ndoal aUa descnmerico del Circ.eo areondoto dli le dai !lutti. Ma hngulatio::unen~ VaiolU dl 1u1 tempo: l'oapro • molaono la•oro nella fcmgblglla

IE NTE . :'I.Om ludi mai molt, fr tdicamon lllicozioni dolio pre1 nell'altuol des1ma p rx:iludo. e che un le Pomptmus tesse sorv militare in conhnuo es.ero); e vien lotto di ipotesi debbano reciarsi. e che sapienti bodai VoW:i stessi, o, pit) dagli Etruschi, abbiano uto, per qualche secolo. reshluir !lori• .z:r.a e lecondità a lullo l'Agro; e che poi, COU:'la delle conlinue guerre, la malaria b:o ripreso il sopravvento. Visioni di un tempo: la strada della Menaluna. neJ pontano di Quartaccio L'Agro Ponlir.o costituisco una lascia coShera d1 750 chuomelri quadrati, lro i monti Lepini, 1 colli Alboni e 11Tmeno. Alla. fine del Terziario e al ..principio del Ouatemorio, lo pianura si i:resenlO\'O come un golfo poco prolondo, dal quale il Cir~ emergevo come un'isola. Nel Quaternario. por ell&no di movimenti di &0llevomento, più occ-entuah nolla zar.a litoranea. il golfo divenne una loguro. In seguito l'aspetto della regione dovotle più volte mutare, m lor.i.pi pre1s1onc1 e s:orici, per ellelto di 0$C1lkaioni. La zona oltuole ,i può dividere m 1re perii a) fo:.:c10 li:oranea, do Torre Asturo a Terracina coroHenz:ato do lunghi cordoni di dune recenti' (lumoletd, che seporono 11 more dai laghi cosuttri, di fogihono, di ?aola, de, Monaci. d1 Caprolace. Erano probabilmente insenature dell'onlico 90ll0; b) 2eno olle spalle dei lo9h1, eosliluilo do sabbie marnose o cok~re-e. Primo· dello bomhco, ero rieoçerto dolio corallerishco macchia di llpo mediterraneo, con quine& • les1re (radure erbose); cl tona ,nterno. lo palude voro e propria. Qui l'antloo 901!0 aveva la m03Sima profonditò. L'ospelto della re9ione pontina nelle etò di mezzo pu6 essere rioostruito attraverso l'osservo,z10M delle carie 9&09rofiche. Di quoste la più antica à la e Tabula Peutin• Joriono >, e!ie risale al IV sec. d .. C., in cui non eompaiono ni paludi, nò laohl. ,e9no che a quell'epoca lo zona malarico non dovovo essere molto estesa. Nelle cotte nauncho medievali appare ssoltonto il troo::iolo dello costo. Nelle carte del socolo Xl apparti invece un grande logo in• ,erno, nel quale ai geuano due liumi, men• tre altri du• t!c'>dITT!o 1':.el more, a seltentriene dlé'! C,ceo. ◊ ,1, per esemp;o, nella e Tavolo nuovo d•.\l':talio » dì Enrico Morlello, (.-Ontenuto !n 'Jrt codice dello 9eogrolio d1 Tolomeo. Lo primo corta particolare del Lazio ri• ~le al IS56 e s'intitola e Paese di Roma>. Contiene acorse indicazioni. Le prime carte es-:i11osono del 700. dopo il lavoro di 1rion9olmione del lerreno, compiuto dai padri Moire e Boscovich (1750,.53). Carte migliori wno quelle di G. B. Ghigi 0778), del Sol• voti I179S} e doli"Aslolli. QUELLO CHE VIDE ULISSE E QUELLO CHE CREDETTEROPLINIO E TITO LIVIO

·LA RAZ DELLA' GR NEL PASSA no gli i!lrumt:nti in a grezza (quaternario antic 1ella necropoli di Caracupa, p Klno tro\'ate tombe dell'età del f zo, ferro, terracotta. Norba. desc forte a guardia dell'Agro. ciuà mii chiSi!.imee \"«:Sii di una cinta ci Donde pro,· ro gli antichissimi L'Orsolini- lii, senza addurre che furo venuti dall'Africa. ~ al rigua is.tinguere fra le loc dell'inter te è possibile che si sia età molto ppi etnici di origine fenici A tali sti ro essere attribuiti, per esempi goni di e 1ero. Ma il nome di Sezze vien fa lire da t Set>, dio dei Pelasgi. cioè dei più per la stessa Terracina i!Ì pensa ai Tyr , iscesi dalle pendici del Tauro; oppure agli Etruschi. che l'a,• o fondata come fondarono Capua. Secondo la comune iradizione. i primi ch1iliizatori del,'Agro odestati poi dai Romani. Ma Arturo uesta teoria, attribuendo il primo Latine. I Latini. assieme agli Ausoni · Apici, agli Enotri, agli Itali. co:iti• i genti arie che ,·e,rnero nella peni• 'Agro in età molto antica; ed a loro la fondazione di Suessa Pometia. !l'inizio del VI M!(:. avanti Cristo. gli vere, che a\'eva costituito il loro confine . llarono Pometia e si 11pinsero rino a Capua, fon o Terracina. La tradizione conferma quest'ipotesi, poichè pone la prima distruzione di Pometia sotto il regno di Tarquinio il Superbo, che, come è noto, rappresenta la clominatione drusca in Roma. Agli Etruschi dovrebbero essere auribuite le prime opere di drenaggio, di cui ancora oggi si qJwengono le ,·uitigia. Gli Etru~i hanno infatti fama di ouimi bo, ficatori; e anche in To~na si trovano traceè di simili la, dovuti a quel popolo. ~.1a il (oudo etnico della regione rim latino. fino all'invasione dei Volsci. I Volsci calarono nell'Agro al r>rincìpio del V sec. avanti Cristo e, bellicosissimi, non lardarono a sottomettere le pacifiche genti latine. Circa la provenienza dei Volsci, c'è discussione. Il De Sanctis li fa derivare dai Liguri; il Pais suppone che fossero di sangue illirico, al pari dei Veneti, degli Iapigi, dei 18 Peligni. Ma la maggior parie dcgi ,-torici attribui,,cono loro origine puramente italica. con arfinilll maggiore al gruppo degli Umbri. daginc linguistica conrerma quesl'i1>otesi. lnfalli c'è rima• rizione in lingua ,·ol,;ca: la. < la.buia ,·eliterna >, così hè trO\'a.ta a Velletri. Sono qua.tiro riglie, riferenti$i razione di un temvio al dio Oecluno; e dimostrano dei Volsci era molto ~imile a quello Jegli Umbri. i Komani, i 'Volsci non costitul\,ano un regno. ma era libera di gO\'ernarsi da sè. Circa le loro ori• infine registrare quel che dice il J)adre Kircher. derivare dai Sicani, che, sconfitti dai Pel11Sgi, 3vrebbero o rifugio nelle !erre dei Sabini. Anche Feslo dice cl1e lu lingua \'Olscu era diffusa in Sicilia. E, per a\'er presenti iutte le ipotesi circa le origini etiliche delle genti dell'Agro. si de,·e ricordare la leggenda secondo cui alcuni Sparla11i, stanchi delle leggi di Licurgo, sarebbero sbarcati nei campi pOmelini, d1iamando Feronia la IJ!'gione. Ne parla Uionigi d'Alicernasso. Oraiio (sat. I. 5; "· 24), Virgilio (Eneide, VII. ,,. 800). Ed è su1>erfluo ricordare la < Feroniade > ciel Monti. mani e._~rcitarono nell'Agro. in tulio il ret1lo d'haloro missione razziale unific~trice. altr:ner~ la cunquiare prima. e la colonizzazione poi . .Am:i i clue prQCej;sisi 0110, poichè fin dai tempi più antichi, ancor prìma di llato la lenuce resislenui dei Volsci. ì Romani invia• ·e nei centri dell'Agro. Secondo lutti i;li storici del rra dei Homani contro i Vol!!Ci:;arebbe stata una ; l!eeondo il Bianchini, in\'~, che auribui:ree · a ci,·ilizzazione dell'Agro, i ,·eri usurpa- • 1011 a, rebbe (auo altro che ellare i bellicosi ii1":tSOri. narra poi, ~mpre a prOl)Oliito de Augusto divise quella tern, fra ,·et tutta l'epoca romana, può dunque gruppi raz.ziali che concorsero al pop tino furono tre-: Latini. Romani e Voi lificabili i primi due, con terzo. ma di sicura stirpe e I· razziali d'altro genere, •ma rascurabilì. Cosi populis Urbibus $dina et Circejensia Circello fossero un e\1a11 portato il culto di Circe. il Corradini < ipotesi siamo in piena leggenda. 1pre costituito Terracina un buon )Unto <l'attrazione per i naviganti e Fenici vi siano approdati e vi le piccole colonie. Anche l'anr, che sembra ,,enga dal greco e ospita\'8 un Tempio a Giove imberbe (ma v'è chi lo fa -de vare dal volsco, in cui significherebbe superbo) convaliderebbe l'ipoluii suddetta. Peraltro una

ubblicaua, la razza < e senza e«eMi,e diffi gradu i romani con i latini e i ,. Un ap olrebbe essere staio quello dea Galli. lì sconfigg~ e disperdesi.e pericolosa ibile che i Romani ne abbiano oter comunque influire sulln iale possono, poi, per ragioni ggi e schiavi di.Cartagine che ono anche modo di ordin,i una Quanti erar dcli' Agro ai tempi della potenza romana? Il erung•, I. 341) sostiene che alh1 morie di Al il territorio sogget10 a Roma comprende\'a LU eimila chilometri quadrati. con una popolazione euo milione d'abitanti, cui vanno 11ggiunti gli gli stranieri. Il Bianchini giudica troppo elcntta quesla e a. sebbene essa non si discosti dai dati calcolali dal De Sanclis e da quelli del primo censimento romano. Le lunghe guerre fra Romani e Volsci diminuirono di molto la primiti,•a popolazione dell'Agro: e Roma non ebbe tempo di rinsanguare quelle terre con i benefici effetti della colonizzazione, 1>erchè le guerre civili fra Mario e Silla seminarono nuo,·e e più spaventose stragi . .Mario rece, tra l'ahro, trucidar tuui i cittadini di Anzio, e Silla distru~ Satrico. Sicchè si pu credere. sia pure con qualche attenuazione. a Tito Livio, quando dice che al tempo rl'Augusto < vi rimaneva appena uno scarso ~menzaio di .soldati•· Ohre ai wldali ,,i abitavano le famiglie degli schiavi dei la1ifondi.!lti romani. li progressivo abbandono -delle terre in mano agli $Chiavi in(iuì senza dubbio sulla loro decadenza demografica e agricola; e anche se si vuole attenuare. secondo quanto consiglia il Bianchini .. il s.ignificato della t..opolclo Laiwl BoMrt: L'curi•o cW IUl'titoci ••U. paladi poa._. (Louvr•, Part9l) \'al:se dei !Oldali < elle su progello fu illeato da e . il corso inferiore del Te,·ere. colleuore delle acque della J)a e Terracina. L'intento di Cesare era di potessero abitare - dice P,u1a coltori •- E questa afferma1.ione dimostra che già Cesare aveva in sfuggì. t! che sohtrnto ~'lussolini la necessità della bonifica uman contro\'erso dell'Arte poetico ,ro il programma di Cesare. Ma lo Mtira V del libr~ primo. dimo e. nel narrare :,o l'Agro, ci fa l'epoca bonificate. i i da Traiano, ma pa-rte, at esta che i terreni delpochissimo pregio. quando. i•1 ironica promessa: e Ti darò un ze •· con l'aria di dire: e Ti niale • epigrammi, Xl, ep. 29). < Quante volte sono sorveg" i ate online e la selva Gallinaria •· Lib. I. Sai. 3) si <led e paludi ponlinè, all'epoca del poela. erano infestate dai briganti. 10

Del tutto spopolato, peraltro, l'Agro non fu mai. fincl:è l'Impero romano rimase lii piedi. A oriente del lago di Paola sorgono rovine, sinora note col nome di Pala:r:io fii Lucullo. ma ilrni~e.dal Lugli(« Forma ltaliaen I) ad una grande villt1 z1ano. eodoro, 1uua,•ia, la palude si era lalmt>nle eslesa, che ia era divenuta impraticabile. e Terracina, priva di ni con Roma, fu as.segnata alla Campauia. Il meJio, le porte. \\ I Il In I V ll foudo gro non tlO\'Clle i aher:n:ioni. l..a malaria. ~ tla uua porle mic1c,a 'altra 005tituiva una terribile diFesa contro c111alsiasi i1nasio1 . Ci fu qualche $barco di Saraceni sul li1oralc, tanto d,c gli abitanli di San Felice Circeo fuggirono terrorizzati, me1111·cla ìocalilò di Foro Appio fu disirulla; ma i Saraceni assal- .la\ano. 1>reda,ano e riparti,•ano: nè ,··era ragione clie ii ferma~cro in così inospitale regione. Vi si do\·euero invece i;tabilirc alcuni 11uclcidi Gotì e di Longobardi. come risulta tla doeumenl i .li clit piii tarda. Co,.ì, per esempio. una I ratta del ICIIIJ)Odi ln110- 'IIZO lii, attesta che quel po111eficecomprò da Filippo, Bar• neo e Aldrmla, di nazione longobarda, la terza parte di l\el 1001 l)aoferio. eminenti:;.simo console e duca e co11tè · ci,,a. donò ai coniugi Leotardo e Franca (altri lipici 1gohardi1 1re11tahud1c. pèr la p~a tielle anguille. ~ih· 1110 di CoL.;,1gugu Oa dimora dei Longohardi in quèl \'a tlO\uto ~:-erl' lunga~ ahbaa;tanz.n diffusa, se a\·e,•u suo influs..o sulla toponoma.s,tica). a 15 miglia circa · ·l di buche J>er la 1>e,cafu falla. nel 1011, ad llcgriui (« De anliquita1ibus C-apuae :ti al· · · na zona det111« campi bar• leva durè\'Olmcnle s i accamparono. Al cui ridella malaria nd:'A~ro Hoche dal punto di vista raz• accò S. Agostino nel male che, otmicidiaie li Viori dell'Agro durante il , amente i ceutri costieri. ed ruernali - nell'epoca, cioè. iua - scende,•ano giù dai mo lei resto avn·nne per tuua l'ep Un imporl.t111tetentati,•o di I rnetlio· '\'O, ;;otto l'auspicio di Teod p.t1trizio ilio De<:io. il <1uale chi erre honific.:1le sè e i ~uoi discendenti sero infaui in tutti i moji alla rcafica. clie toglievano loro l'abituale palude. Si giunse fino al sabotag1argine delle paludi forarono le , mentre gli abitanli di Pi1lcrnv. olivano la riva dcll'Amascno. ,,,.,. inondare i cam1>i .del monastero rli Fossa Nuo,•11. i quali a\•evano effettualo lavori di bonifica. T,adinono:li 9ioc;-hi d•II• 9•nti d•ll'A9ro. Faticati da ffcoli. Una moneta i imi,.data e\l \IQa pad•lla o i.mmena in u~ tinello di •ino: biaogna afferrarla con la bo«a. Nnaa aiutarei con le mani

11 RrALIZZA/10:"-JI 1)111'0.N C. :---;1tl.'ACRO l'Oì'--:TINO Situazione al 31dic:embre 1932 1933 1934 1935 1936 1937 1938 1939 Superfide appoderata in atto Ha. Popolazione colonica Dotazione bestiame bovino t-r ProdJzione granaria Qli. Produzione bietole da Z\JCchero- i. Produzione cotone Qli. ,·11fìte11:a-i u J'r~IO e il .;on;cgliarc gli :speculai 1111 ospedale fica, che I nostro assunto. e11umc bonificare l'Agro. E' razzia o di Pio VI. perchè questo Papa. a buon 6ne l'impresa, non dimenlic che i terreni bonificati foggero d:iii iu di contadini. Ma il Papa morì troppo raschi, cui fu commesso l'incarico di e terre. non seppe imporsi. sicehè ·cnto. Pio VI fece anche costruir<' r gli operai addcui <tlla bonicifra di 3.500. Per i la\'Ori scudi; e i risultati raggiunli perla la 13trada da Velletri a i Sl)«Ulatori impedirono che lo e la palude riebbe il soprav• .ifiche falle eseguire da Pio VI ione della sofo Terracina l)llSSÒ 111i1à. Ma per tutta l'età moderna no. le condizioni dell'Agro rimaartisti ne sono buoni testimoni ssionante è senza dubbio «L'Erede• la malaria rapisce il padre. e non laM;in che una ciolola rolla. Fra le leslimoni:mie lellerarie, ohre alla già t•ifala dall'Aleardi, ne riporteremo alcune. fra le moltis.!!-ime: e Squallidi. oppressi. stenuati volli, il JlOpolo rio. codardo e imanguinato •· (Au·n:R1) « La.scian le tenui case lassù fra le libere balze u' co' sel\'aggi fiori la primavera ride e traggono e traggono qui co' la falce e co 'I ronco a mille a mille per guadagnarsi un pane•· (D'ANNUNZIO, Primo Vere) « Uomini nel fior dell'età e sparl111i esseri incili al la,•oro, che 1a,, divano in pieno agosto. I sani erano I' estate del 1898, vidi uscire nel medesimo sima sta,11.a i feretri di due fratelli tux:isi quali 2,i ore prima avevo prescritto atteni ehininica. Una: bella famiglia di 14 penone :s a 3 simulacri di i,1dh1idui. E quanti morti malarico o di polmonite malarica! Quante or quante forme della più tremenda infezione a io ,•idi la perniciosa emorragica. la saporosa rica. l'algida, la eclamplica. l'ineriea. GIORGIO ALMIRANTE 21

22 ne una parte. per completare il quadro le vicende rauiaJj dell'Agro Po?tino ": Nel primi anni ciell'ottocento gli ebrei d g:ondi centri co:pitaliatici d'Europa medita. rono la conquista dell'Agro Romano, e quindi anche del patrimonio possedu da]. la Sonia Sede. S1 tratto d'un'OV\ audociuima dell'arli91io ebraico, s èi:ncnticota. La s.emplice restaurazione del 90v ponlìlicio, dopo il 1815, non rappresenl por la banca di Giuda una go:ontio s e.on!(): ni. !JO.rebbe s!alo facile prestar papa ad usura. Per lanto si ricorff a e:;ped1ente 1':'lascherato di lilantropla, l'clferta di aoi milioni di scudi per la nLca dell'A-;ro Romano. I patti, proposli nel 1828, noli da pri po::he persone, furono rivelati dal Monaldo Leopardi. li non piccolo padre del grande Gla ni~nt,: allatto propenso alle astrazioni. ten,i\a saldo alla NLalt~. e sapevo giudica• re <;on dignità di cinadino. L'offerta di quel dena:o reccva !inne di cristiani, ma Monal• do Leopardi era bene Informalo, come risul• la d:1 un suo opuscolo stampato nel 1829. e Lo S1ato Ponlilicio - egli dice - che .atte tanti rappor1i ~ felice, lo sorebbe mol• lo Ci più se due gravissimi oslacoli non si o~ponessero al suo più grande prospe. ramento. Le campagne fertili e vastissime dello Provincie meridionali giacciono incolte p()r::hè scorse di abitatori, mentre In al• Ire Pr::,vincie il popolo sovrabbonda snume• ratar.1.ente; e vi~ nella povertà: non lrova suolo bo,tante sopra di cui possa impiega• re il proprio lavoro . ., Questa mala avventurata separazione i due elementi pnnc I della mxhezza anale· la lerra prod1.: ce. é la forza alrice, è il p:imo OSIO che Si oppo somma pro:.1Péri16. d Stato Ra· noltre questo Stato sol!re Jmen• scarsezza grande d1 nume 10, la produce l'incaglio del camme la zz.a delle usure, il valore avviht 1, la d<1cadonza delle manifanur;, e il vivere anguslioao d1 tulle le claas1. lino soc1elò forestiera di ncchi apecu• ori. ril<1vanào quea!e pencs.e circostanz"l dt cui es11ton:a bisogna convemrt' riomenle, ha proposto di "liminarle, ibito all'amato Principe r.o:;.tro un nalogo e ragionata. ntanare il primo d1sordi.ne la Sane di prendere in enliteus1 per• l'Agro Romano e tulle le Mca, confini della Toacana lino o I Regno d1 Napoh e prometto di i moh1uime cose, e di condurre , e col1ivare quelle terre, lo ,x: ecccd~nte delle ohre Pro.- nc=c limmare Il secondo disordine esibiietò di dare in prostilo al Governo ani di scudi al quauro o meno per r il tempo d1 venticinque an!'li oc• ciocchè il Governo medesimo, con\~o r;uf!i. cienti ipoteche. impresli dettag\!alame!'lle questi scudi ai sudditi bisognati, e cosi di• venti abbondanlo fra di noi la moneta elfet• liva, la èi cui scarsezza o11uale è produl- :rice di tonti mali>. Dopo aver considerato la condizione di e enfiteusi P1rpetua > con canone tenuissimo aumentabile solo di 1/5 in ccpo a 50 on~i, che rendeva nullo l'apRQrente fa.ciii- ~ lozione dal tasso al -i½ per cen10 e rcn• deva lo «gravezza> globale esorbitonle, 0t,servava: e lo credo che queste proJ:)0$1zio• ni ancorchè dimoalrino una apparenza lu• singhevole. siano in sostanza !alali, e rl• tengo fermamente che il Sovrano prudente e saggio non sarà mai per ammetterle; mo pclrebbe essere che molti sedotti dal pi-imo fallace a.spello sapessero poc:o buon grado

PONTINO erno dello meri• rffpinte. M1 pare che non aio alteno dell 1,;.lhcio d, 1r.o e di suddito olledonoto e learie brevemente od e1ame i1J d! eue pennella ad rle nel loro verace 01peUo. i noi •• 1 nomi onorati, e111.a1e od oon1 pcçoto e la v 0709nono lutto cerio 11-ono. l'im I en1lion1, che .,.., plocob,le • contro ct11 nu più e m1c:idioli •. dovrebbe corri ,ponder.%0 olle 1er11tur ithnto d1 umonitb, ma rlalr perJ)t'tuo cooe esHr1 coni 9hos1; e1<:lus1 non aolo da u!hc10, ma anche doll'acc. e~ o..-ruDbctro.olo a 9aron !1llo; umi!aii o vivere col tr liero, e oon lo conlrott<n1 vrehbero teneri onte dt oml di 1 11 nome , e .Olto deue p1:'.l amati dello Scaelb. e dal Trono a:ta copcmno. dal foro oll·A1tore, tutto 0991ma. obbedi~ ola S1no9090, perche tu!:I, nel- 'runo o r.ell'alt:o modo. 1iomo deb110r1 dc figlioli d lsroello. L'oro cnd'ero formolo ! te(lltro !nlronto di Giuda, li à convort 10 in cotone eh. avvincono l'inhero crationità. • dobb1cr:,o rcgionevoh::,enle temer• che h t:e1 tr,hor:1 di scudi ..-,bit.ci aiano uno fro- :r.1on• d1 quello scettro. Sor6 dunqu., poaa1bil• òe ondando uno Hra o! ripoao auddHI onorou o hoti del PoJ)O, dobbiamo riavegharci de9rodati e vili mancipil .di Giuda? ro poulbile che il Pontefice sommo d•I ani diYenti in quolch• modo 11 Mtn • I .atellit• de' l1oh prevoncoll d. e non Sommo Pontehco od&rendo ol venderò olio m.cio1 proprio trono». J)Orolo 11ogu·vano oltre e fl pericolo un Ghetto d1 G1udo1 diventouo il idonee deUo S1010 papale. m1 forò s.emple obbcrnre qu•a1-, i:100•llo. • &ar6 sempre penuaao che 11 SO:o riach10 d1 ve:iere in quolche modo d11n\nullo indipendenza nazionale. e eh \·•dor@ I~ 09090 Enfiteuta • Padrona perpeh1a del trimon!o della Ch1e»o. deve con.,l9harne iò dedao e il più coatonle rihuto. lo ro che H Regno di P\o VIII non nrr6 deturJ:'(llo con questo vergogno, e chq,, pi• gliando appunto l'oe-:aa1one e lo impulao da queato progetto atron1ero, 1! Governo Pontlhcio preparerò fin d'ora I mezzi oppor1unl per operare con le 101• forze nazionali un tanto auguralo mlghoromento. So il Go· verno Cl apr.rò i suol analoghi d1•bomont;, e .. promuonro a1cun poco lo aklncio ciel no.llo pensa.re. ac:riYeromo. • proçi•U•r•mo noi aloul, più o mono bene, intorno o quoate mo1orte • inhne dimostreremo che colle noslr«, Ione, • col no1tro ln9egno poHlamo provv<ktere al n01t,o prooperamento "nzo il perlgllo.o soccor.o dello •lroniero, Sensi la aodotà progettante por avere •usat:it1 quHti uhltuimi pensieri, oYtt.l Nmpre acqu1a1oto un diritto allo noatra rieonoec.nzo >. 23

26 %,.. Vila di Homclo (I, ~,· Plutan:o scrive: e Homa non avreh• be potuto assurgere a tanta vatenza se non avesse avuto. in qualche modo, origine divina, 1ale da offrirl!. agii occhi degli uomini. 4ualcoss di ~rande e di im~splicabile >. Lo :&lessoripete Cicerone (No,. Ocor.. Il. 3, 81. pasilando poi (/far. resp.• IX, 19) .:. considerare la ch•ità romana come quella. che per sapienza sacra .superò ogni altra gente o nazione: omne.t gente.s natiouùque superaàmu,. Per i romani !'rischi Sallustio (Cui. 12ì ha l'e'>J)ressione: reli- ~iosiuimi m.ortales. lm•ece. ancor ogi;i per molte persone «serie• e 1,er mohe menti e critiche• lulto ciò è fantasia o iluperstizione. I e fatti> -0110 la -.oll\ cosa d,e per es~ contano. Le tradizioni mitiche degli antichi non hanno olcun valore, ovvero ne hanno solo in quanlo si suppone che. qua e ltl, siano ri!lessi confusi di av\'enimenti reali, vale a dire materialmente slorici. Vi è, in ciò. un equiyoco fondamenlalf', che pur è stato già denunciato. in una certa tsura. dal nostro Vico. poi dallo Schelling. ancor più recisamente llal Bachofen e. infine, dalla più recente scuola di in- • 1erprclazione metafisica del mito, ancor oggi da noi co!IÌ poco conosciuta ICuénon. W. f'. Otto. Altheim. Kerenyi. ecc.). Sendo tulti <1uesti scriuori. le tradizioni mitiche non sono uè zioni arbitrarie più o meno sul piano 1>octico e fantastico, · deformazioni e trasposizioni di elementi storici. Specie nel ,gu delle origini. è staio giustamente rile\'ato che il !lim1.. leggemb. «sia pure in forma dnunmalizzata, raf1pre1l o effenh•amente e veramente la storia dei primordi di nazione. ma la storia non cli \'iccnde svohe-i ma1erialme111e sulla terra, bensì dei processi spirituali che han portalo alla cita, accanto agli altri popoli, di una gente nuova e ,1i\'eoia CMi per cultura e ci\'illà: la storia, per coi.i dire, del pe• ioclo prenatale di essa>. E ancora: « U'ggenda e storia sono l na~nte connesse; la prima procede per irllNiorazione e di.;:p1e1r?a pn \'fa -li im:igini. l:i seconda procede per e3te riorizzazione in faui ed aventi; quelle, le imagini. sono il risultato di for1:.eforma1h·e viventi. quNti, i fatti. \'engono coordinali dal J)énsiero umano: là si è trasportati da forze formatrici: qua "''è preme<litato coordinamento di fatti. Ma ia leggenda è l'irwisibile della s10,ia e la radice della slorìa; non è poesia. anzi è realtà pili \'&Sia della storia stessa. I filì del destino di un popolo. che si disnodano ,,isibilmente nei modi µiù ,ari nello s,·ilupf>O5:torico di e-s,w. risalgono agli impulsi, alle sfere creatrici, con cui sono legati gli eroi delle sue leggende>. In \•ia parlicolare il Bachofen ave,•a rile,·ato che proprio nel punto in cui una testimonianta. per esser riconosciuta mitica. "iene ad esser resrinla dalla storia malerialc, proprio in quel punto essa è una testimonia111.a po~i1i,a clell'a11imo ,di un popolo. E' cosi che uno studio delle tradizioni mi1icl1e,fauo con nuo,•i criteri. può conclurei ad irueress.anti conclu!Jioni d:illo !!lesso punto ili \'Ìsta cli un razzismo non esaurentesi nell'aspeno materiale dei suoi problemi, ma ,,olgen1esi anche alla realtù interiore della razza. In ocea~ione dell'attuale ricorrenza del 1alale di Homa. vogliamo est"mplificare questo metodo i11terpreta1ivo, applicandolo appunto all'~gesi del mito delle nostre origini. Le leggende relati\·e alla nascila di Homa condensano una qua111ittltale di elementi ~usceuibili a riallacciarsi a !fignificati generali delle ch·ihà e clelle mitologie di ceppo ario. che per analizzarli e chiarirli adeguatamente occorrerebbe un'opera speciale. Noi qui non accenneremo. dunque, che a <1ualche tema, fra quelli più noti: la nascita miracolosa. il tema dei « sah•a1i dalle ac•

que >, del e lu1>0>, dell'c albero>. della COJ)f)ia antaso11i.i'ta ett'rna e « ra1iclica». andou1 pen~alo com<" uua ~pe<"i1• cli i11car- 'dei gemelli. uaiiouc cti 1111 determinato t'lt>mento ,-ouannalurall". t'Ìlt' \\.nha Il mito dell'unione di un \lio eo;1 una dorma mortale - nel s l"On(erirgli dip1i13 re~alc. presente caso, di Marte con He:aSih ia. unione da cui nascono 1\el caro di ltoma. tale eltmento dall"aho è-dunque c\larte>. Homolo e Remo - ricorre in c1ua.siluttc le tradizioni riftren- cioè lo. figuraiione di\ ina dd principio della ,•irililà p:uerriera. tesi alla naSC"itadi e eroi di\ini ». Zeus e Latona gtncrano Una tale forza :ila tlu1u1ucalle ori;!ini llella Città E1rmtt e alla Apollo, Zeus e Alcmene generano Eraclt. Eracle es~odo l"eroe lia--e della ~ua ~cne!Ì :-t'trda. adomhrala dalla lt~!f;cnda: sì simbolico delle i,tirpi uic doMro-achtt. NI Apollo :nnulo ~la- cht in alcunt lradi.iioni dell't'là repubblicana Roma -.lt-<-'l&,erri 2.ionc con la lerra degli l1~rl>01ti. culla ddle raiu nordico- direllamente conct1tila come e fi~lia > di Marle. E cru~I• forza arie primordiali. Analoga origine. nelle traditioni propriamente c. ~1ar!e > è ai.s()('iula II chi può ~~r custode della sacr11fiamma germaniche. è at1Mbui1a alla tlirpe eroica dd \VOlsungcn. cui cldla ,,ita; simholicameute: ad una ,cstale (Rea Sih•ia). appartiene Sigfri(IO. Nell"anti~ tradiziont ttgale tgiz.in. - la I gemelli Romolo e He:mo ~ono abbandonati alle acque. e cui origine ttmota ti puQ fondolamente ritent'!re. anch'es..-.a,aria. \tngono saluti dalle acque. Ecco di nttO\O un ttma simbolico atlantico-occiden1ale .- ogni IO\ ra.no si JK'-11"6\8 (OS&t' generalo ricoirente in molte tradixioni: MN è i.•hato dalle :.eque. l'c-roc da un rtio congiuntosi con la rtgina: lradi:i::ione,qu~la, nella indo-aria Kirna è lasciato in un can~lro &ul fium~ e \ ien saiquale \'0 ·e in risalto il &en.&Onascosto del mito. inquantocliè ,aio dalle acque, e così \•ia. \la è soprnllullò im1>orlan1eil llimnon 1i imagina\a una nascila miracolosa 1tnza l'ausilio di un holo contenuto ne.Ila più anlica tradizione aria. quella \Mica, uomo. di un padre umano; dato che la regina a\e,·a il tuo con• ... nella quale gli all-Ct'tisono raffiiurati COff l<' « nature MlHane che sorte. l'idea. t::ht 11uoriglio (OMe generato da un dio. pur e!- sian :mlle acque». Lt ragioni analogiche t', ,,uindi. il ~igniricato :-t'udo dt'iltato alla \'ila dal ilUO .,poso, pote\a solo indicare che nHco.slo di !aie 6imbolo Sai pos.."Onochiarire come M'f(Ue: le ac• e,:li. uon nella illla parie mortale. ma. per co~ì dire, iu quella que. tradizionalmente. han t«empre rarfi,u:urttlo la correnle del

lt•mpo, cioè l'elemento-base Jelia \'ila morlale. imilahil('. routiné!''nlt:. passionale. fu~g:enlé. Pre.,io dati{' acque - o ca1•uce cli -.lf.lritulle aeque. di non affondare nellr- arqm· ~ il \t>gge111eo pa~ionale. fu~gente. l'reso dalle ac<1ue e dallt: acque lra>iporlalo è ruOmo debole. Sahato dalle acqu<"- o ca,,acc di iatarc :mlle acque. ili 11011 affondare nelle acqut· -'- è il \t"tt'f!lt'llleo l'eroe. l'a-.cela o il profola. Nel mito delle origini rom:rne (lllei,to i-imbolo \3 rlmHJUe a contro..egnan: di m10\·o !"elemento ~divino> dei fond:llori di Homa. la loro dignitì1. 11er dir c-MÌ. ;-O\ rannaturale. I genwlli trO\élll rifu~io pre,....;:oal fico lfominnl e \c1111;on 11111ritida 111w Lupa. Già il nonw lhuninal coutieuc l'idea ,-ti nutrir('-: raurihulo di Rumir1us. riferitt> a Gion:. nelra11tica lingua latiua a:lude,a alla ,;ua qunlilit di «nutritore>. di< dio d1t• d.:1 nutrimento:.. )1a quc~to (' J'a,-pcllo più elementare del -.imholo. l..'alhcro in ~cncrc nt"lle piì1 anlithe 1ratlizioni delle r,tuP 11rie i -.imholo della ,ila 1111Ì\Ct'l,lllc. ~ l'alhcro del mondo o alhrro l"O.-;mico: e :,e 1• in forma di fico che e-.-.o si pre~cnta 11dla le;?;remla lldle ori;òni rornane. proprio eomc < fico indico :t l'alhero 11$l11wlttJ - nella traJizionc imlo-aria c... ; o , ic1w raflì;rnrato capo, oho. ad esprimere clic ;e ::,11e radiei sono i11alto. 11.. ·i <cieli>. Quanto alride.1 di 1111 mi..:tico nutrimento 1la1v clall'all1ero. e;>m è uri tema rit,-orrenlis.:.imo: mito ,li Gia- >'Oll{'. di Eraclt.". ,lì Odino. di Cilgamc.~h. e,cc. ì\aturalmente. a ,-econda delle raat> e di.'llo ._pirilo loro. quct<lo tl'ma pr~cnta dht"rM' Hlria111i. Si :.a che nel mito cl1raico 1·ogiicrt- e nutrirsi dall'allwro 1wr re1uler,-i ..imile a Dio è consideralo come print·ipio di colpa. di prcHnicazione e di 1113ledi1.io11c. In modo affollo diH'f'l!O ,:.ono ronccpite Il' C(hC nei miti 1lc·llc raz1.e arie e perfino in 11ucllo 1mleo-calclaieo di Gilgamc«h. Perfino 11ellé lt"ggc11clcllel )lcdioc,o ghihellino il 1ema eroico 1.>re,ale e l'albero .-;11es.-.aoppare c<>me quello dell'impero unhersale. il raggiungerlo nelle contrade i-imholiehc del rnisterio:-o prete Gianni significa a&-icuran,i h, i!lé:N'a dignità. che gli antichi 1lominn1ori ario-iranici eonriettc,ano al titolo di e re dei re>. Torn:uulo a! no:-lrCIargomc1110 principttle, nel mito fiei t;eme1li. t1.ll1• orii!ini di Homa. abhiamo Junque l'alln•ÌOm' ad un nulrimenlo •O\r:tnnaturalc da parie dell'Albero ma anche da parie della I.up.i. Il .-;imholo llella Lupa. t·o11.;:il!eratolwl :mo in~iemc e iu lulle le leslimoniant.e che ad t'"'-•O ~i Tifl'ri.;:eonn. 11., un curath:r(• /unhif:uO. Un Luciano e un Giuliauo 1m1,erntore ci ricordano cht' nel mondo antico, ,,ulla. base della somiglianza fonclica fra ;e due parole. !"idea cli lupu e qucllit ,li luci• \t•ni- ,ano .spc•..o. a.s~oci:tte: l)k<Js. che in ereco \ui,1 dire lup(.I. ~,P11:1 in modo :rnalo~o di hké. luce. Ma esistono anche figurazioni tlel 111110come un animale « infero >. come una fona oscurà. Il Lupo ci appare 1>erciò nel doppio aspetto. sìmbolo di una untura ft•rocc e •,dvag~ia e di una 1111lura,imecc. luminoi!a. Que• ..,a dualihl è ri~ontrabilc nella preistoria 11011 solo ellenico•me• di1crranca. ma anche cehìw e nor<lica. lnfaui da una parie nel culto nordico-celtico e delfico il «lupo> 5-i cormellc\a ad A1,olio. ciO<'al tlio iperhoreo, nordico-ario, concepito si111111lane3men1c come ,lio :aolare dell'età aurea c da Virgilio a::socia10 signifìcali\l!rnente alla :.ll'S:!8grandezza romana.« Figli del lupo>. su <Jut",;laba~. fu una dcnomina1.io11e per slirpi guerriere ed eroiche d'ori~ine nordico-germanica. dc11ominnzio11e che 1>ermase lino all'c1>oca dei Goti e dell'epopea nibelungica. :\la. d'altra parte. nell'Edda r« etù del Lupo> ha il si~nificato di una età oscura. contras...~~na l'epoca dello $C8tcnamento <li forze seh•aggie ed elementari. qnasi delle poten1.e del caos. contro le forudegli « eroi divini>. o A.1en. Ora. questa dualità poss.iamo ben riferirla a11("hcal principio che. :.econdo la lc8gcnda delle origini. ha «nutrito> i due gemelli, inquantochè la \·ediamo rifletlcr!i nella ste&...~natura di t"i!-.."-i. "aie a dire nella dualità antagonistica di Homolo f!- Hemo. quale ci risulta dal mito. Come gli altri già accennati, cosi pure Aru Ccqoli, con •«ne d•lle orivmi di Ronia (Museo Votic., Roma)

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