La Difesa della Razza - anno III - n. 11 - 5 aprile 1940

questionario 'Jt 178/J della ~ M. N•ri. do Roma; n camerata Giuseppe Gri.eo ha tenuto, nell'ultimo numero della vostra rivista. una lunoa dissertazione la cui soatan:r.a, in po• che parole, ml pare sia questa: dobbiamo oboi.ire la critico. Grieco soatiene di avere altro: volta oaputsso la aua poca simpatia per lo critico e mOdllro di avere una con• siderevole opinione di se stesso, 10 gli sembra che il 1uo modealo parere abbia tonia importanza. Quanto a me mi permetto di lor notQre che i gusti e I, simpatie personali non ço11sonO influire che assai poco sulle grandi corren1i del pensiero umano di qualità superiore. Buttiamo tutto a mare! grido al199ramente il nostro camerata, e mostro dl volere appoggiare quesle sue lendenu lconoclo.ste con una distinzione assolutamente falsa lro poesia e ragione. Omero à Omero, e va bene; ma noi acceUiamo Omero qual'à, solo perchà vediamo in lui la 9enuina rappn111enta:z.ione della sua epoca, un'e'poea ancora infantile e barbara; perchè sappiamo che la sua poesia è la :11pontanea espreulone di un popolo talmente fatto che non poteva rivelarsi In altra maniera. L'Diade è l'anima di un poJX)lo in via di formazione, e in essa troviamo tutto le 9randi panioni delle 9enti fanciulle, con lo loro 9randeue e le loro etudeltà. con i loro eroismi e la loro barbarie. Se lo scena dell'oddio fra Ettore e Andromaca ci commuove, l°episodio dei prlgiomeri immolati :sullo tomba di Patroclo non ci può far concludere che un popolo in cui 1i celebravano in tal maniera i lu· nera!; deç,li eroi Ione già interamente civile. Perchè noi sappiamo - e voi stessi dovete ammetterlo se, come pare, siele cri• stiano - che la vera e più olio civiltò si trova solo nell'id&ole cristiano. Ma questa è un·oltra questione. lo intendevo dimostrare che se Omero, nello sua semplicità e anzi appunto per essa si può chiamare un gran poeta, sarebbe asa:urdo che un poeta di og9i, lgnorando tuno Il cammino percorso dal pensiero umano in tanti secoli, pcnsos•e di creare un'opero d'arte senza tener conto delle nuove esi9enze che sono andate maturando appunto nel pen•lero umano. Lo poesia è un dono natura1e, e in queslo sono d'accordo col eamerata Grieco. ma ciò non ai9nifioa che essa debba SQOfOare dalla lanta:sia del poeto con la ateasa facilità con cui l'improvvisatore di .stornelli auile piazze declama le sue strofe a rima obbligolo. Non è poa1ibile ignorare che tutti i più 9rondi poeti hanno !ano della ricerca dell'espressione un lavoro assiduo • tormentoso, un lavoro - queala è proprio la parola - critico. Grieco, che pare dispre:zi l'oltiuima !unzione della critica, non tiene conto che ogni vero poeto è an.zitulto il critico di se sleuo; e che Leopo:tdi non aedeva a tavolino per scrivere le sue poesie giò di- !ilato, mo consumava parecchi logli primo di trovare un verso che 9H aembroase esprimere bene lo suo idea. Grieoo, che diaprez• za la cultura, non tiene conto che Leopardi era imbevuto di cultura. lo non dico che la cultura aia de! 1ut10 neceuaria o un poeto, mo Il pensiero, il senso critico, questo si che 9lt è neceuario. Non v'è opero d'arte senza studio. Per lo poesia ancora ing&nuo e primitivo di cui parlavo primo, è un'altra coa.o; mo l'arte di oggi non può lare a meno di essere compenetralo di pensiero. Imbarbarire, trc:ucurare le più 9lorioee conquisle dello apirilo umano, sarebbe un suicidio, non una par• lenza vera.o un destino eroico. La ~sia non si • fermata ad Omero nè lo H101olio ad Aristotele: lo spirito umano continuamen• le si evolve, nuove esigenze 1i vanno formando. L'intelligenza ha i suoi diritti, e il suo massimo dovere è quello di conoscere sempre meglio se steisa. lo non affermo dò In lovore di un arido inlelleltualiamo, e so bene perchè molli di voi sono oat1li oll'idoa di cultura. Questa porolo ha Imito per os.sumere un tono equivoco, perehè nella aisi del pensiero moderno essa ho rappresentoto troppo spesso la tendenza dello scetticismo che sa un po' d! tutto e non crede in nullo. Ma dò Ju la d99eneroz.ione dei suoi veri scopi, lmpu• tobile alla debolezza umana e alla contusione caoliea in cui ai venne a trovare o1 principio del secolo. La vera intelligenza, nc,JIO critico, trova invece modo di esplicare il 1uo intento nobili11imo. di lor luce aempre piò su tuUo ciò che è umano. E per questo non può orresloni a un genere di poesia o o un dato sistema filosofico, nen pu6 fissarsi in Omero o in Aris101ele, nè, all'opposto, in Baudelaire o 1n Bergson; deve trascendere con• tinuamente se stessa, seguendo qu991i intenti di universalità che - anche secondo l'ideale cri1tiono - sono 11fine ultimo dell'uomo, e a cui, concordemente, devono concorrere orte. azioni e pensiero. 't7titioa e deoo.deM-aQuanto all'avere una considerevole idea dì •e ste-.o, N1,ri non si preoccupa d'altro che di contropporre la sua all'opinione di Grieco, e invece desideriamo che le questioni siano trottate obiettivamente. e preghiamo Neri di lasciare da parte queste esibizioni da lottatori polemld, e il loro costume piultosto 901!0. Quanto al senso critico di cui ogni i:io-- ta è fornito. questo senso non ho niente da vedere con la queatione della critica, tanto• meno con lo funzione della critica, come lo chiamo Neri. Siamo costretti a ripetere per la centesima volta uno con1idero:iione di Vico, che cioè lo sapienza di Platone losse già tutto pi.ovulo nel petto di Omero. Se Neri se ne IOSM ricordato, non d avrebbe costretto o rltomaa od una questione esaurita, e non avrebbe parlato, nè dell'infonlile e barbaro dell'Iliade, n& dello semplicità di Omero. Neri dimostra di non avere neppure il sospetto che Omero sia Il plà grande e compiuto artista che 1ia mai Hlslito sotto lo cappa del iole. E che l'Iliade 1ia il pii:l grande e compiuto e maturo poema del- ! umanità. Esso è mCJQgiore dell'Eneide. l'Eneide maggiore della Commedia. Questi tre sono I massimi poemi dell'umonilà, dai quali lutti i successivi si staccano per molte lunghezze. E questi tre sono le massime opere che l'uomo abbia finora compiuto. E non abbiamo speranza che possa @guagliorle mai più, dal momento che finora se n'è soltanto allontanato, ai è andato con• linuomente ollon1anando dolio perle,:lo;te di quelle. Nulla dunque più perfetto po11ediamo, e Neri, che patio d'ideole, ,nel senso d'una aspirazione umano. deve inv~e considerare che queeti poemi sono l'ideale artistico dell'umanità, e che tale ideale con1i1le. non In una aspi.razione, mo in opere. Non nel fuluro, mo consiste in una perfe:tione poelico del passalo. Non nel concetto d'una perfezione, che non sappiamo quo! sia, ma nella particolare perfezione di quelle opere. Neri che parla di glorioee conquiste dello spirito umano, consideri che quelle tre opere sono esse le nostre più gloriose con• qu 1ste, perchè, dopo di esse, non abbiamo fatto altro che conquiste minori. EQli dice che la vera e piò alla civiltà si trovi solo nelrideale cristiano. No, coro Neri. Si trovo nelle opere cristiane. L'errore è lutto qui. Lascia l'ideale ai lilo.ofi che non sanno lare nullo. Cerea le opere: che hanno lormo10 lo civiltà cristiana. Cerea la Divino Commedia, che è li poema cristiano. E se proprio sei in !regola d'ideale, cercalo nelle opere; almeno sopremo a che coso il luo ideale •i riferisce. E lascia atore le conquiste dello Spirito, sono com:1uiste soggettive, cominciano dalla coscienza e finiscono in essa. Non CT.0· no opere. Sono !rutto della rille11ione. del pensiero, e il pensiere non serve per creare. n pensiero riflette. non lo. Riflettere e non lare, questo è pure l'ufficio della critica. Un ullicio sterile, perchè non serve all'arte. All'crte occorre l'intelletto naturale, quello che chiamiamo immo9in02.ione. E' questo intelletlo che al tempo ateuo forma e giudioa l'opera sua. n pensiero avulso dall'int&llelto nalura1e lo poa.aiamo trovare nelle decodenze orcaiche e nelle decadenze colte, quando la sorgente del fare al è $6CC01a. Allora la ragiono s'illude di rimpiangere rimmogina:z.ione. Alloro tutti parlano di orte, dal momento che neuuno la sa pià; lare. l'orte è uno grazio, mo la ragione ne la leoge uguale per tuUi, nei momenti di decadenza. E' allora che la poesia cade in mano alla piò aottile, c:Qvillosa e fazioso :oglonerio della mezzo calzetta imperante. 4!1

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