La Difesa della Razza - anno III - n. 11 - 5 aprile 1940

Al♦ucmdro Magno Ja tra9einore il coda..-•~ cli·hti., dileuor• di Gcua (da un manoscritto . della Biblioteca Nazionale di Parigi). RA Ùllcrwr1ct1le, nè dovrai pat111ire alcuf/a conrc,1;;io11e co,i loro. nè nwslmr loro co,11/J(IS• sione ,~rum,. Nè oonl.rarroin-0:.:.e con loro <J darai. l,1 tu,, figlia al foro /il;lfu, o la lor Ji&lia pre,ululli per il tuo figliuolo. Percl1è e.ui di..Jtornerebbero il tuo figlio dal se• 1,u.irmi e 5erttfrebbc!ro altri dii, sicchè l'ira del Sisnore si i:olgercbb,· contro le e t, distruggerebbe immt,rntiner,li, Perchè tu st:i.il popolo sacro al Sig11ore ltldio: il Sig110• re fll<liowo ti scelse fl"!' euere il siw proprio popolo, sopra tutti gli altri popoli. che sono .m la faccio deihi Terra:.. Cli E/lenì. t'.Ui pure. nel loro peri.odo più so110. erano altreua,llo ostili allo struniero ed all'1u)nl() di 11ascitu rile. Teog,lide. il poew ,li !tlegaru. ri1'0lgendosi ,11Jru.tello Cyr,w, dice: « Noi, Cyrno. andiam.o in cerco di cm:alli. <fluini e di monto11i.,li buona ra~r,.. clii: po!lMJIIO d<irci u,w progenk Jimile ml eui. M(l fu.omo benllàlO non rijiutu fo figlia J'u.11nwmmo. purchè gli porti una grosMl dote. Nè vi è domw. che non consentirebb(• tli d-01-V!ntalra moglie d'un l,stofm11e, se questi. Joue ricco, e che non preferirebbe la ric~he:.:.a all'o11està. /..a ,iahe:.:.a. è lutto quel elle la gente ht1 in 001110: fuomo benw,ro trom nwglie ,wlla cru<1 del hwofante: questi, ndla COS(l dl'lfuonw be11111.1l0. /,a rù.-cf,e:.:.<1 me.seofo le ra:.:.e •· E fimvtm. sempre i1ulìri::Z1.Jnd0Ji al fratello: e Che 11C!Js111t.w'Odamai all'estero n,/la Sfl'nm:.(1 ,li g,u,Jognor qtwlcosa! Qua11do rimpatri.a. 1101i è piU. lo Jlesso uo11w •· U parole di Teognide inlorno a Mtgart1 nel lii secolo erarw applicabili all'Atene d,•I .<ecolo V: « Il .san~ue dei nostri cilt(l,(./ini ,'i corro/lo dal momento che il buono e ,f ('flffi1:Q si SOIIO 1/U!SCQlati. •• Già nel IV secolo Arìstolel, ,lici' con gnwilà: «Cli scliiu1..·iha111wtalora il rorpo degli uomini lilwri, t.alora l'<mim.,:1 :t. Per i /HJlri:.i romani i plem!i. tra i quali cra,w molti strankri e schiat'i liberati di ple~•i. enrn non solo u,w ca.skr sprcg.e1-<0lt!m, a projana. l.,'an1m,eucrli a qualunque privilcg.io rquirolcva a portar iilt,iuria al'li dèi dei Padri'.. /.,a giurisprud,:11:.a romana t'ietat."(I il matrimonio d'1111citt<rdi,w 0011 u,w meteoo e, 11eigiorni ,/ella libertà e (/,.Ila 1-irtU., 1111 $e1wtore arrcbbc conJiderato di$di«i:ofr marilore u11a/it,lia a,I un re. Ancor m,:::.o s,colo prim(J ,li Cristo la fam,1 di Marco Antonio fu inso:.:.aia dalltr ma u11io11e co,, un,, t"tdOt'(J et,i:.ia. no11ost<r11tella foue disct"ndcntc da una. lunga linea di re. E, ndl'amw 79 l'opinione e la censura popolore cOslrinser(J l'imperatore 1'ùo a $t!paruni dal suo grande ,011ore: l.'ebre<tBert'nice. Se duuque. Ire secoli ,lopo, J'i.mpcrtllore Costanlirw permelle a suo Ji&lio di sposare u1ia Jlra,1iera. è perchè in quei tempi i Romani. ai:eoon cessato tfes.ser Romani; co!JÌ com(' i Greci delfepoca dler1istic.a avevano ct'SMJlo di euere Elletd ... t,• questo. dal tempo di AlesJarulro. quw1do, a Susa, il re 11mccdo11e OIIC't\'I, sposato Statim, figlia di Dario, e il mo compagno tfarmi. Efe!JlO. ne conduceva in moglie W sorella; e diuimila u/JU:Ulli della guordi.<t. set,uendo l'esempio dei capi. s'erano fidan:.t1ti a t."edotre asiuticl1t'. /:," d1rnq1u:per lo meno improprio porfore di u11,adeoodenza ronwnu e tfuna decad,:11.:;lalleniese, dacchè gli uomUU dJ quella decadenza non erano più M ale11~si nè rdmani. ma si. un mUcuglio dfUCO. dot,>t: il .wngue orìgi,w.n"o non era più che u,i rt!siduo. PAOLO EMIIJO GIUSTI

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