liz10 per mantenere il prestigio? Che progresso apportano all'arte di curare quegli enormi v.,iumi che essi danno alle stampe, a:lo scopo di a11sicurarsi prebende? Non c'è dubbio che il disagio della scienza medice è causalo dall'inquinamento giudaico. Mc allarismo, interessi organizzati, slrunar enl., degli ammalati immaginari e reali, tut:o questo retroscena degli apparati sugo.ulivi della scienw medica saranno ora ;,adicot1 dalla nostra sete di sincerità. I falsi profeti s1 riconoscono dalle opere, dice il Vangelo. Le opere di cena medicina sono ben misere e non c'è da esitare a definirle negative per la tana. S1a!istiche ben •congegnale e abilmente commentate possono nascondere la verità, ma questa finirà per balzar fuori evidente. Il vero medico deve essere di sentimenti e di civillà elevati, po53edere mtuizione, spirito d1 sacrificio, umanità e qualità che pochi possiedono. Dovrebbe lormarsi in in11mocontatto con un maeSlro, assorbirne Je concezioni. Invece gli. studenti che si avviano alla carriera medica sono spesso coloro che non sanno che altro strada scegliere. Penaono che con un po' di fortuna potranno farsi uno buona clientela e una ollima posizione. Purtroppo ci sono anche profe:53ori che tentano invano di diulmulare con espedienti la mediocrità delle loro risorse, assumendo attitudini trionfali asso· lulamente sproporzionate oll'in11ignllicanza delle loro villorie. Sono questi i relitti di una decadenza. che la nuova vita nazionale sta spoz:ondo. Giocomo Becusani d mandò da Morti• ;mana Po (Cremona) uno studio storico di cui pubblicammo lo prima parte, ed ora vorremmo pregare Flecusani di trattare in modo piò succinto e asciutto gli argomenti della 11econda e terza parte dello studio 00 slesso. Egli comprenderò che non abbiamo spazio, per pubblicazioni ampie, e sopra1utto, che l'essenzialità e necessità dello scritlo aumenlcno l"eflicocia di ciò che si vuol dire. E vogliamo cogliere quesla occasione per dire, non a Recusoni, ma a lulli i collaboratori di slorzarsi a 1ogliere il superfluo dai loro scriUi, e ridurli sempre al solo necessario. Losciare da parte gli aggettivi. Un sostan1ivo bene scelto, proprio e particolare. non ha bisogno di aggettivi. Evitare le CO· struzioni astratte e cercare di rilrovare l'indole e il aenso della lingua comuno. !spi• rarsi ai modi popolari , ai proverbi. Rfcqr• darsi che i nomi comuni si scrivono con la iniziale minuscola, sempre. Antonio B•lone, Illudente dell'Istituto Tee• nico Industriale A. Rossi di Vicenza, ci ha scritto che egli e tutti gli studenti di scuole come la sua non sappiano che dire di Fichte, Kant Hegel e compagnia, pregandoci di non ìnsislere troppo sulle discus• sioni lilosoficho. Egli ha ragione, e nessuno piò di noi desidera che si tomi a parlar comune e sensibile, e non lilosolioo. La filosofia è la malattia della nostra epoca, e non potremo recuperare la solule. se non avremo recuperato la lingua della nostra immaginazione nazionale. Smascherate piut. losto la borghesia - dico Betone - e late conoscere al popolo italiano la sua storia. Gilberto Borin, ingegnere e dottore, ci ha scritto da: Udine, trattando della prostituzione. Egli dico, Ira l'altro; Pensiamo che la difesa della razza consista anche nel pre• servare da conlagW i suoi germogli. nel suscilare nei cuori intatti nuovo coatume, r:ell'allon:anare ogni motivo di degradazione giovanile. Gu9lielmo Vecchiotti d ha scritto che non r::' è bisogno di disprezzare I filosofi, Non professerò i loro p,incipi, non condividerò - egli dice - le loro idee, non esor• terò mai alla loro lettura, non permetterò mai che siano i maestri dei miei figli, se 9uirò .Ar1slohle per eccellenza, ma quando r:on potrò lare a meno di ignorarli, saprò rispettarli. Va bene, caro Vecchiotti: ma che d,reth se tu invece !ossi dall'infanzia stato costret, to a professare i loro pundpi, ad aver!i lutti maHtr 1 e a preferirli od Aristotile? Socrate in line - tu dici - ritenne che la giustizia e lo prudenza e la santità e: rendono simili a Dio. Ma non aggiungi che il lempo di Socrate fu corrono, che la suo sapienza fu bisogno d'un tempo corrotto, che l'uomo 91unge alla filosofia quand'è decaàuto. Mario Caporilli ci ha scrilto da Genova Hcendo che anche nel campo degli eser• cizi sportivi abbiamo subito infiltrazioni esoliche d1 nome e di lotto. E descrive lo :;pel!acolo selvaggio d'una portita di lotta chiamata li~ra. Dante Colombo si è lotto vivo mandan• doci da Milano uno scrillo sulla perfezione regionale della rozza italiana. Egli dice che le regioni posseggono i caratteri profondi della rozza italiana. Ma, caro Colombo, anche i dialetti posseggono tali caratteri, però quel che o noi importa, non sono i dia\elti, ma la lingua. Il G. F. Alliero Compognol da Venetio ei ha invitato a considerare che il partito, che ora governa la Finlandia, abbia OJ> provato la nostra impresa, e deplorato le sanzioni, al tempo della guerra d'Etiopia. Giu.seppe De Zulian, da Predazzo (Trento) ha ricordato gli antichi sentimenti nazionali del Trentino, ch'egli definisce baluardo della civilfà e della razza. O. d•I Caatello, da Cansano (Aquila), ei ha scritto cosi: Vi domando di !armi aapere se a ebrei scesi in Italia dalla Polonia tre secoli la - che si sono aasimilati (pare, ma non è ~I nella reollò) assimilali, dicevo, e fatti cat•
RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==