La Difesa della Razza - anno III - n. 8 - 20 febbraio 1940

,111estionario ia~~a,wG:u .. ppe Grieco, do Vico Equen" (No. poli). Altro volto. su queste colonne. ho espres- ::.o lo mio poca simpatia per la critica in genere e ho proposto di liberarcene una volta per sempre. L'os.sorv<nlone tor6 po. tuia sembrare esogerata, tanto più che Ira 1 eritici In quinlione lo ponevo anche De Soncti,. Come? - si sarà forse demandato qualche lettore stupito - bandir& De Sonc1is? E perchà? Non ho egli oapito cosl bene la nostro lellerotura? Mo un'oltra do1:)0ndo, e di ben altro importom:o, si so:rò alloce1ato ancora allo coscienza del mio ipotetico leuore: Come dobbiamo lare, allora, per oopire un'opera d'arte so De Sonctis non va più? Eppure è così n:io buon lenore. Noi non poe.siomo lermorci a De Sonctis, o Croce, oll'onoli,! egtelioo, olio quoatlone di fanno • contenuto che. come è slolo dotto. rosso- :-,19110molto da vicino ella questione dell'uovo e della gallina. Noi dobbiamo an• dare avanti. E andare avanti può voler d1!e onche ritornare, per esempio, a Vico e a leopordi, porchè l'cirle t l'opposto dello modo, è l'eterno di Ironie al oontin• gente. Ditemi, non sono torse più moderni Omero. Virgilio, Dante, leopordi, che i loro critici? La poesia, inlalti - o qui io VOtJliO parlare solo di poesia - è l'eterna giovinezza, monue lo crilica mette le rughe, si ammalo, muoro. Che meraviglia allora. se De Sanetis e comp:Jgni pauano, e Dante resto? Mo veniamo al ooncreto. Lo poesia, rim• magine. lo parola non sono espressioni a:strotte del pensiero, ma cose sensibili, sta• ,o per dire polpabili. Se io dico, infatti, dcnna. questa p:Jrola è leg-ata inscindibilmente a una figura lemminile, lo tutt'uno con eMO. Lo poesia perciò non è J'espres1ione più o mono esletlcamente pertella di cerli sentimenti e di certi latti, che bl109na 1introcciaro - e da ciò deriva la necessità • la borio della critioo - mo. è euo stessa quei falli e quei sentimenti, che Yivono in quella tale forma, che è la loro unico e vera realtà. Oltre non c'è nulla. Non ci pul) usere nullo. Sono pure illusioni di cem dotti becchini della poesia quelle presunle KOperte della vera Beatrice, o Laura, o Sil- ,10. o che so io; illusioni spi119obili col fatto che, essi dotti, come nota giusto:inento G. B. Vico, e cli) ch'essi IOflno, vogliono che ,io antico quanto che il mondo. Lo Bootrlal di Dante, quello Yera e reale, è .alo l'ongelioa immortale creatura dello « Vita NuoYO, e dello O.vina Commedia, e nes1uno luce può ricevere dalla mortole figlia di Folco Parlinari, perchè il vero poeta non è un pouivo imitolore della natura ma un creatore nel çieno aenso dello Pprola. L'astrailo, il melalisico. il pensiero cosiddello RUJ'O nulla hanno a Yedere con la i::oesia. Lo poesia à uno reoltt.i compiula, 'riYa. oorpulenlo, che parla ai sensi e al cuore e Il lerisce l'immaginai.ione. Lo poeskl è lo fonte del lare, voglio dite Il IQ.Te donioo. quello che ho creato la Grecia omerico, l'Impero di Roma, il Rin03Cimento. in altri termini, la civillà. La poesia, infine, à una grcu.io. Se non la possiedi non lo potrai mai ocquis1are. Diceva G. B. Vioo che con studio e perseveranza tutto si pul) diventaro, poeh no, perc:h~ lo poetico è una facoltà naturale, le allre n01CQno dolio riflessione. E questo t il punto miei cari critici e filosofi dell'orle. Avete voi una natura poetioa? No. E allora come volete comprendere la poesia? Coi lumi dello ragione? Ma la ragione non vi pul) servire, perc:hè lo poesia à non r0%lonale per essen:za. Anoliu:aro uno poesia à lo steaso che ano• tomiz:zore un corpo v1ven1e: la si uccide. Ne hai tutti i particolari, ma inerii, freddi, ghiacciali dal gela della raorte, Insomma biaogna abituarci a considerare la poesia come una cosa vivente. che oontiene in sè tulla la ,ua recitò. senza sostrati metofilicl più o meno nascosti. Non che non debba contenere anch'esso lo suo particolare visione del mondo, diciamolo pure la grande parola. la sua lilosofìo. Sapientissimo era Dante, e tutta la sua opera è l)ervaaa dolio suo sopìen:za. Mo è uno sapien:m tulio cuore e immaginazione, quel. la che noi diciamo la sapienza poetico, e che ebbe la suci primo grande lioritura nella Grecia omerico. E' la aapien:za del volgo, quella che crea lo na:zioni e la clvillèli, la n0&tra sapien:m. Tutta volgo.re, nel senso dantesco dello parola, deve essere infatti la nostra sapienza. Come la noatra lin9ua. Voglio dire 1a nostra na:zione. Perc:hè, checchà si dico in contrario, à lo lingua principalmente che lorma le nazioni, à nella lln- ~t~°m:h;,c: ;rc::;:1:.i:i::;:~~:n:ediilf= di un popolo. L'llalaa, Intatti, allora per lo prima volto divenne na:zione, quando doll'Alpi olla Sicilia ai parli) lo lingua d1 Ennio; lo ridivenne la seoonda volta. quan do lu unilicota dal volgare di Dante. Considerare dunque la poesia come una reallt.i vivente - molliamo come una don• no - e giudicorla come Iole, questo deve e.sere il nostro metodo. E non è poi il più difficile. Basta avere un po' di cuore e d'immagiMJ:r.ione. 'Jt~~ e, il~ Il lascialo universilario Sal..atore EiNo, da Salerno: Uno nuovo polemica si è occooa nel vostro Ouestionarìo. a proposito della apologia di Pouo in favore dello verniciatura cullurolistioa intema:r.ionoJiatica (1econdo l'indole ebraico) e sterile e rillessiva (secondo la natura dell'Europa). In ogni modo io non VOtJlio poleminare con Pouo, che è nato ed educato In un'epoc:o politicamente infelice. in cu, imperavano 91i immortali principii col culto del hbero pensiero e del- !' Ateismo. Cosi pure dioa:si di Ter:zoni, am• miralore di Do Sonctis e di Croce. Altrettanto di Croce steuo, che Il suo ingeçi,no ha dedicato o problemi di erudi:done, a di. squisizioni di lilosoli stranieri di allr~ ro:zzo e di diverse trodu:ion~ od Inventore schemi intellettuali ~r impri9ionarvi la ·:eallt.i fluenle della vita e della storia, che del resto slugge ad ogni manipolazione razionalistica. Come è diverso Mu$.10lini, che vive e lavora col suo popolo per la C06truzione di un superbo edificio. Attualmente. oltre a 9iocare una grondissima partita politica, dirige la battaglia dell'autarchia.. la quale deve dare l'indipenden:za economica ed una sempre maggiore potenza al popolo iloliano. Perciò gregari e C'OJ)O sono im• pegnah in un'a.spro: lotta, fatta di sacrifici individuali, d1 organiz:zo:r.ioni, di copocit6 ecniche. Opera che richiode acuta Intelligenza e poasicne, e.ua assolve tutto le nostre energie e si coloro di un carattere epico, che cl ricorda lo Grecia o Roma eroico. C'è lempo per le rillenioni erudite? No. Si lavora, si oombatte e si muore per dare la villoria olio pa1rla. Pertanto io non mi meraviglio di una educo:zione <111imilala al tempo che J'ltol10 era VOS$allo, ma mi meraviglio di quei giovani, che non hanno oncora oompreso l'ins,egnamenlo di Difesa della Bona. A quei camerati in buona lode, come per os. PislOni e tanti altri, non ancoro •po. gli dei vecchi presupposti culturali, v091io ricordare soltanto questo: esistono di!leren ze di natura. Il leone forte e coraggioso è per nascita diverso dalla iena. che divru-c-

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