La Difesa della Razza - anno III - n. 7 - 5 febbraio 1940

questionario ~ ,a,w,i.toC'l,(l,U()Q, Goffredo P.tollli. da Milano: Mi era sembrato di capire che tu con• dannassi tullo la lil=fia, e tu mi hai apiegato che condannavi solo e cena lilo10lia >. lo parlavo della neceuit~ di una lilosolia :1uova, una liloaofia che potesse lor pariti della personaJitt.i del poeta, e lu mi porli di una liloaolio che ten90 conto della natuto e dell'lmmoginazione. Porlia• mo entrainbi dolio stessa coso, e li n0$tro apparente disaccordo derivava solamente da questo; che mentre io usando il tenni• ne lilosc!ia avevo davanti allo mente una certa filoaolia (fon:e pensavo anche al poo. la Ftatone) non eonsiderondo neppure come tale quell'altra arida e astratto, tu in, ,·ece avevi presente solamente queafultima. Lo stesso equivoco in cui o volte si cade parlando, per esempio, di e letteratura>. Ma c'è un'altra questione cui tu accenni, che oguolmenle mi ,10 a cuor•. •ulla qual• mi aembra di non ondOl'e d'aocordo con le, mentre ancora il disaccordo potrebbe de• rivare dal non intenderci sui nomi. Che coaa tu intendi per popolo e per aristocro, zio? Prima di tuUo, per me, sono enlrombi concelli astraiti, ma, se ciò è possibile, il concetto di popolo è ancora più astratto di quello di arialocrazia. L'aristocrazia è, o dovrebbe es.sere e per lo meno è stata, una d0$M che comando. un 9ovemo, cioè un or9anl1mo che si esprime o ai è espres90 - ricordiamoci J'elimologia -. mentre il popolo sono lutti e nessuno. un'enlitò oatratta, insieme semente e lerreno che conserva la semente e che può prendere consistenza solo ceuando di e-s.sere popolo; cioè attraverso una minoranza eletta che io chiamo aristocrazia. lo vedo la storia come un continuo suueguirsi di aristocta• zie, le quali divengono ieraliche. come lu dici, e lormalistiche, p-oprio quando d'ari• stoerazia conHrvano solamente il nome, ma non aono più lali avendo persa l'intrinseca !on:a - e aopratutto forza morale - che I• ha portai• al comando. Si formalizza. no, conservano riti, si •forzano di conser• vare un prestigio eh• in •fieni non cona.r. vano più, ave~o perduta ogni Iorio attiva. Qui di seguito Il vorrò anche espone una mia idea, cosi appena abbozzata, ed alla quale, per oro, non so allribuire altro Ya• lare che non sia un valore sentimen1ale o, meglio - poichè so che anche a te la pa. rola piace - poetico. E' una idea sono dall'immaginazione e come tale mi è cero. Per questa Idea il cancello di aristoerO':lia viene a coincidere con il concetto di rcn:ta, d1 razza dominante. Prima però vorrei correggere un errore nel quale ml aembra che tu sia caduta. Mi Oici che le epoche classiche sono popolari, come potevano essere le monarchi.e omeriche, come lu Roma ecc.; ma quale era questo popolo di Grecia e di Roma? Dimentichi che questa popolo, in effetti, era una ari1tOCl'O%ia, perchlt al di sotto di quealo popolo, che pc:utecipava al comanda, vi erano 91i ,chiavi. E' molto !acile, 9iudicando il passato, dimentic:wci propria di uno dei fenomeni più importa.nti, come quello della schiavltò; ed allora tu:Ue le idee che ae ne lanno diacendeu, ven• gono ad essere errote. Da chi era com~ s1a la massa dtt9ii schiavi? Da appartenenti a popolazioni vinte, appartenen1i ad aJ. tre razze. Il popolo di cui tu mi parli apparteneva invece alla rana dominante. Tu mi potreslj dire che attualmente la schiavitù è stata abolita. che il popolo è diventato una unitò: e che quindi è tulio - se cosi posso esprimermi - una aristocrO':lia. Ma io non andrei d'accordo con te. Non v091io dire che la schiavilù non sia mai stata abolita, mentre tuUavia è un paradONO che si potrebbe sostenere. Guardiamo alla achiavitù abolita più di reçente, quella dei negri in America. Se In Ameri• ca lu accennassi solamente alla parola raz. zi,mo, che non fa eerlamente comodo agli ebrei che tengono i posti di comando, scandalizzeresti ogni animo più o meno ben nolo, ma sono proprio quegli stessi ebrei antirazz.1t1i i quali pon~ono cosl leroei bar, riere Ira i negrj e loro. Ma saliamo a un concetto più comprensivo della schiavitù, cosideriamo s.:hiavo chi non è so;getto pieno di diritti, e potresti giurare che in lutto il mondo tutte le persone siano so;getti pieni di dirillo? Anche se lo sono a parole, lo sono poi in pratica laddove è la moderna arma di comando - la più polenle di tutte - e che è quella economica? Dove leggevo che, non ricordo in quale paese d'America, liberati gl! schiavi, avevano fatto in modo di in• debitorii tanto da porli in condizioni di SOO· 9ezione maggiore? Ma voglio lare un pallSO ancora più a• vonli, v091ia uscire dal parodono, e porli un quesito. Una leç,ge eguale per lutti è ellettivamenle per tutti eguale? Non parlo qui dei modi nel quali una legge possa essere applicata. ma del modo nel quale possa essere sentita. Per uno, una deter• minata leg9e pub non rappresentare una imposizione. in quanto che coincide con le sue convinzioni morali, per altri al, e li dio, a mo· d'esempio, una legge che proibisca l'usura. E' certo che se una simile legge è stata promul9ata, coloro che hanno denota una simile leg9e avranno una mora\itò uguale a quella di chi l'aveva giò nella propria coscienza e diversa da ehi l'aceetla .olo come imposizione e si sente nei suoi pre• ~untt diritti limitali. Uno, in certo qual moda, partecipa al comando, l'altro lo subisce e ne è schiavo. lo ti dirò, ed ecco qui In parte la mia Idea cui accennavo, che coloro che hanno una medesima morole appartengono ad una stessa razza. Ao· giungerò, complelando la mia idea, che il diritto à la morale di una rO':lza dominante. di una aristocrazia, imposta agli altri. C»I. forse favol0&0mente, come a noi piace, vedo la storia. Se la morale come forma, come categoria, à universale, i con• tenuti variano da popolo a popolo, da raz• za a razza. Un giomo una minoranza, raz. zialmente distinta, Che ha coacien:r:a di una propria mOt"Olitò:attiva, mediante un colpo di forta, lnYO$ione dall'eslemo o ri•oluzione interna, auume il comando ed impone la propria moralitò, aotto forma di diritto, a coloro che sono razzialmenle da lei distinti, e crea una aristocrazia (vedi i palres romani, vedi l'aristoera:tla feudale, d'orl9ine 9ermanica. eee.). Viene il giorno in cui questa aristocrazia perde la propria intrinseca moralitò atti•a, -diviene semplice casta ecc. e si trascina al comando sino a che o giungo dalrestemo un nuovo popolo che poe:. siede questa moralitò o nell'inlerno stesso uomini di altra rana, che hanno assunto CO&Cienzadella loro moralitò:, non riescono a sovrap'porsi; e cos:\ via. fino a che si parla di dominatori che ven9ono dall'esterno il mio concetto. mi sembra, non richiede altre delucidazioni, mentre delucidazioni occorrono per spiega, re le rivoluzloni interne, I mutamenti inter• ni di arisloerazie. lo porlo dal presuppo- !!.IO,che ml 1embra acienliflcamenle dimostrabile. che lutte le moderne nazioni. me• g\io; lutti i moderni stati, aiano composti do gruppi pii:! o meno rauialmente dlatinli e che pur senza in•asioni dall'eslerno la composizione razziale di un popolo conti• nuamente Si modifichi. Per le leggi men• deliane le razze primitive, non ostante gli incroci, ai riproducono continuamente, e fattori economici e morali !anno sl che men. tra in un gruppo razziale decrescono le nascite. in altri gruppi aumentino. Per lo più le nascite decrescono nei gruppi che .ono al comando e appunto quando hanno perso o stanno perdendo l'intrinseco fon.a (mora.le) che al comando le ha portate. Sarebbe ora che interrompessi questo discorao già troppo lunoo. Voç,lio solo rispondere a un'altra p045ibile obbieilone. Mi potresti dire che la mia idea del sus• seguirsi di aristoera:r:le trova la sua smentila proprio nella storia la quale ci mostra un susseguirsi di dillerenti forme di oovemo. lo ti dirò come non ai debba lormaHuarci (scuso la brulla parola) sui nomi. Prima di tulio dobbiamo o'uardare l'intrin• seca sostanza del governi e non credere ai loro nomi storici, in secondo luogo io non inlendo per governo e Ol'i&tocrozia ehi formalmente comanda, ma chi comanda 10-- stanzlalmente, pur riconoscendo che questa scissione Ira forma e soslanza sia il male peggiore che a un po"polo poasa accadere. Nel parlamentarismo, per Hempio. quesla scissione esi•te. L'aristocrazia che comando è quella che è dietro le quinte, lt l'alta linanza, à la plutocrazia. Il parlamentarismo e le altre forme cosi dette democra• tiche sono semp~ coincise con la mancanza in una delle ra:tze auloelone dì uno morolitò attiva, preponderanl•; hanno sempre permesso il larvato dominio da parie di rane straniere, e, recentemente, il dominio - vera invasione seppur mascherata e non accompagnata da azioni belliche - ebroico. Non occorre che lo aooiunoa che non h·o •oluto limitare li problema al fattore giuridico, quando ho posto Il parallelo morol.-dirilto. Comandare per me è sem• pre imporre uno morale e questa non la si impone solo con le le9gi, ma con le arti, con I oostumi e persino con le mode. Ritornando al punto di partenza mi Hm• bra che si possa dire che non si tra.11a di combattere le Ol'istocrazie, ma di crear-

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