La Difesa della Razza - anno III - n. 7 - 5 febbraio 1940

, Ro.bbi..Do di Tripoli a•l 1121 JK,li 11 primo matrnnuni,) m1Sto (tra un ehroo 1.: um, crisliana), il Cohl·n in 1111acorrispondenza ad un giornale thraico di Londra Krh·cn cht e la ciui ! tutta in ft'rmcnto, f',rdti lsrarlr j Sldlu C01UU1'1i#UIIA!» (opera citata. pai,:g. 11-12). Com! ogmm vtdt' anche in Libia l'cbrro si riucnc supcr10rt' a IUttt" le rau:c e si crede canl11mi,ia10 dal con1a110 oon i cristiani! L't'brro libioo ! poi suptrs1izioso, di una sup.:rstiziosità i,tnorantc e can.tttristica. e~ eonfuma come tgli tla un clcmt'nto n~ti,·o. Lasc:i111moparlare il Coht-n: • (;li tbrci crttlono pure candidame:ntt' nel malocchio. negli spiriti, nei geni, negli scongiuri e negli amuleti, come gti ahri abitan1i dc:l pacu. Ad ogni t'\'cnto si rivolgono all'incantatore ( !) per fani scrinrc amuleti e 1alismani, ucndo egli potestà sui geni mtdiantc i suoi SCOflgiurì e suffumigi propida1ori. In quc-s10 gh ebrei sembrano quasi idoLuri nd monoteismo. In QU(:Stitempi però s'è cominciato a introdurre iJ costume di rars1 curare dai medici natunili ••. Ma contro l'epilusia e ros~uionc- ,·arrt•bbt soltanto l'opt"ra degli incamaiori • (op. cit. pag. 19). C'è bisogno di commenti? Parbndo della festa ebraica del sabato il Cohcn ci fa sapere come- anche in Libia i giudei tendano ad acc:apa.rrare tutti i commerci con sottili arti usuraie: • Tuui gli ebrei dalla sera del sab.tto alla sera sulla domenica sospendono il commercio e l'industri.a. Durantt: la IOSpt'flSK>nC dt:I traffico isradita rtsta. forutamcnte IOspn(), tranne che per i ft.neri di prima n«.us1ti, anche quello musulmano. Perchè gli ebrei sono più abili e più \'crsati ne.I commerciare: alle volte vendono per poco prezzo per attirare gli avvtntori; altre ,·ohe p,crchè prevedono un ribauo nella muc,c,, talvolta anche vendono ìn perdita per farsi· una numuosa clientela. E guadagnando un po' di qua un po' di là mf'Ho110anir~ fior di q,.auri.Hi • (op. cit. pag. 51). l>tu'1Queanche in Libia l'ebreo è l'avida sanruisuga dell'«o1H)ffliadel paeSt:. Parlando della na.scita c della circoncistOnc il Cohen ci dà par1icolari in1ereuan1i, tra cui rile\'ia.mo questo: • U' leva1rici esercitano la loro arte $Cf1za alcun diploma ... Dopo l'occupaziont ìtaliana. il G<werno 1>roibì alle le,•atrici non diplomatt di cser. citare; ma la disposlzKmC del go,•cmo non vtnne attuata• (op. cit. p. 127). Capite? Si tratta, nè più nè meno, che di disobbedienza ch•ik e di pcrsis1cnza in una criminosa e dannosa usanta. ! Circa la circoncisione il Cohcn dice comt: • il padre, av,·olto egli pure nel tal.lit, a\'Vicina il fanciullo, con l'occhio piangtntt, ma col cuort ridtnte: impietosito J)('r lo leMra C'J't'ol.ira da' (>Ilo gio,,.i 0/ful,1 ulfo muJiuuiolft', lit'lo che venga adempimo il primo pr«etto che il patriarca Abramo riet:veue all'età di 99 anni•· (op. ciL p. 130). Non insistiamo sulla barbarie di questo fondamentale uso t'braico dt'lla circoncisione. Ma un'11hra prova di barbarie gli ebrei u l'offrono rn-1 modo come «tucano. o almeno cduca,'atlO, , loro fanciulli: a suon di nerbate! • Una volta i mautri battevano i ragani in un modo inumano, canto eh~ questi li temevano 11iùd'ogni altra pt'l"SO'lla al mondo... IJ maestro rqolan la punizione s«ondo Ja scnsibilui dtl fanciullo: ma non mancava mai una boona dose di bastonate, applicata al colpevole meM() ai et:ppi... I ceppi erano fatti così: un pcuo rii legno di circa mezzo mttro con in mezzo due lori. per i qua.li pass.avano i due capi di una corda. li ragazzo condanna10 alla battitura mtttcva i piedi nella corda c due condiscepoli atlorcigli:wano qucs1a attorno al legno in modo da fermare i piedi del pa.zìente e impedirgli di ritirarli, Entrava allora in funzione il maestro che basl0"'1t,.-udwro,..r11te il ,a. go~o Nll, ,._a,.,, dri. /'i,d; • (op. cit. p. 135-.-,6). Che dire di queste sch-agge crudehà? Ot:lla.., gentilezza d"animo ddle madri ebree libiche è J>ro,•a 1)1.':i canti dedicati ai bimh. di ttnera ctà, La madre di un maschio canta ad cs,cmpio: • O le,·atrice. se mi annunzi un maschio. io 1i darò in comptnso della buona notizia una derrata. Ma se mi annunzi una femmina sbatto II l'Nlrtrmbc lo tuta ~r tN'ra • (op. cit. p. 140). La madre di una femmina è forse ancora più violenta, cantando: • Malcdeuo il padre del bambino. t il padre di sua madre. t: il padre della lc,•atricc e il padre di colui che l'ha J)resn in braccio: nostra figli.a divcnttrà gran~. com'è costume, t 1ull'ori(1icre coniugale lo piglierà a schiaffi ... O madre d1 un maschio, o brutto ceffo. o muso di zucca sfora«hia1a. Tu alle,•i uno schi11.vonero, e io allc,•o una 1vincipessa so11rat1a agli sguardi ... O madre del ragazzo. o obbrobrio dell'obbrobrio, o fauce di cane ringhtOSO. tu che non St:i nè roba da ponani al mera.io. nè bara che aspctti sulla porta di casa!• (op. cit, J)agg. 1-42.143). Si dirà che quelli 1000 particolari SCCOfldari, ma non J)('r queuo mcno significati,·i. Anche in Libia gli tbrc.i esercitano il ripudio dc.Ila moglie che anzi ncll' A fdca settentrionale vienc rimandata anche se non voolt. Di più gli ebrci libk.i pn.ticano anche la poligamia, per quanto IIOlo in ca.so di steriliti dc.Ha prima moglie e dopo dic<:i anni di matrimonio infecondo• (op. cit, paf. 169). . E \'t:niamo agli usi funebri, anch"usi barbari e strani. Allorchè un tbreo muore • lc donne le,·ano altissime strida e lugubri ululali: iraggono fuori b tavob e il baule del defunto, che chiamano 1abl (tamburo) vi si dispongono attorno impugnando dei bastoni c si mettono a batter,•i so1>ra... si bauono il peno. saltano per il dolore, si graA"iano - contro la rtligione - le (Ote a santuc. Però dopo l'occupaz.ionc italiana la t0n·eglianu del Governo ha posto qwolclu- freno a queste manifestazioni• (op. cit. pag. 171). QtUJlchrI Ecco un'altra pro\'a dcll'incocrcibiliti degli t:brci libici alle nc»tre ltffi. Altri usi strani gli ebrei libici osservano all'uscirt dal pcriodo di lutto: • ... Gli uomini si lavano il corpo con acqua fredda e: il capo con acqua calda ... ; per il padre' e la madrc il periodo in cui non è lecito radersi i J)C'li dura trc mesi, a meno che, decorsi i trenta giorni, non intcn·tnra una festa• (op. cit. pag- 177).

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