questionario - Se invece d1 cei<:or dottrine e oc«:1s1oni ol teori:z:zor111:, Ci risolvessimo una buona volta a slore ogli esempi, molte queslioni diventerebbero chiare. Sol che non dol> biamo ~rcore esempi mediocri. Ubbriocoti d1 vino buono. dice un proverbio. Se vuoi wper quare la poesia, lascia stare l'este• ·,co, e leggi i poeti. Ma J099i Omero, leggi Virgilio, Donte, e lascio stare quelli che :'lon poSllono aiutarti in modo -cosi ecce!. lente o capire, perchè la poesia è rara e i poeti si coniano sulla punla delle dito .. Che cosa c'insegnano J;:lfima d1 tulio questi poeti dello ~sia gronde, della vera J>06SIO, ciiciamo pure 11 suo nome, dell'epica? Cinsegnono primo di tutto a leggere e a scnvere, per dir me9lio, o parlare. Omero Ieee parlare greco tutto il mondo antico, creò un'immaginazione, che rilroviomo in tuUa l'arte greca. Do: chi ohro vuoi dunque imparare a immaginare, pensare, parlare? Noi abbiamo il noslro Omer~. Dante Ieee la hn9ua. l'imma9inaz1one, la mnione italiana. Se non sei cieco. Danle lo vedi vivo in tuna l'arte del Rinascimento • anche . ~lire Michelangela. Doni• Ieee la lingua itahana. Come la iece? Con i dialetti. Con la musica deçili umili di tuUa la penisola. Cosi lo IKe. E !a chiamò vol9are. Lo chiamò illustre. Voi• gare e illustre. Lmgua dunque del volgo, che la poesia IKe illusire. Conoscete una altra origine della poesia, che non sia voi• oor•, che non abbia l'accento del popolo? E potete immaginare altri che abbia detto coso più prolor.de di quellp delle da Dante, :on la lingua del volgo?· Questa illustre e poe1ica e profondo lin• gua, Dante la colse Ira il popolo. E allora perchè non cerchiamo anche noi di ritrovare l'accento del popolo, quando parliamo? Porchè scriviamo cosi cibato e dotto e dillicile? E' cerio che l'educazione riness1va e \'indiriuo filosofico del parlare modemo abbiano daio questa piega a nootro diKOrrere; ma Dante era aopienti.s.simo fi!O$OIOe la sua più riposta sapienza ce la disse in volgare. Perchè non cerchiamo dì s119uire il 1uo c1empio? Lo domandiamo a noi 110:,si e a lutti quelli che collaborano alle noslre diseu•• 1ioni. Noi dobbiOmo essere i primi o ritrovare l'aceento popolare dello lingua, perchè è quealo un dovere di ra:z::z:a. Col vol9are Dante ci Ieee vedere 11 vollo dello roua. Le- lingue erudile, dotte, hlosole sono lingue tarde, riflessive e deca• denti. Mo.strano 11 volto 1enile d'uno rouo. Per meglio dire, queste ling"'!e aono la le· stimonionza che la ncnione va perdendo i suoi !ralli per.onali. Danle trov6 il genio dello ncnione Ila• liana nel volgo. non Ira i dotti. non Ira i patrizi. ma Ira lo gente umile, nel parlare comune. Lo &e0pò e k> rappresenlò e ce ne mostr6 le l&ggi. Noi non posa1amo seguire altro e1emp10. Dobbiamo tornare al linguogg10 •ensibile del popolo e renderlo per quqnto i J)OSIÌ· bile illustre. Lo diciamo o noi 11ess1 e a lulh quelli che partecipano o queste discussioni. Lo abbiamo detto, lo diciamo e ripetiamo, per• chè cc n'~ bisogno. Questo dovere ce ne Impone altri due. Lo chiarezza e la necessi1à. E' meglio ti• nun:tiare a parlare, 1e Il nostro discorso non è chiaro. E bisogno imporore o d1• sprezzare· le parole inuhh, l condimenti su• perllui. che sono un modo d'imbrogliare gli ahri e noi •tessi. E cercare di non essere scialli. Ricordiamoci dei proverbi, quon• do prendiamo lo penna, che conservano il gusto e l'accento dolio nostra lingua coVil!orio Frosini della Scuola Normale Su• periore di Pisa, do Capodistria, a propo, s.ilo della \euero di Goffredo Pistoni, ci scrive, fra l'altro: Non 1i può negare l'importanza della fi. l0$0Jia, se non c:&ne necenitò e, gtande:z:zo delrumar. 0 pensiero, come importante ci>n• tributo d'un popolo alla civiltà. Non d1men• lica1e\'I che, in uno recente crisi politica dell Europa centrale, un grande popolo ha vidimato la neces.aitO ideale di un suo ge• sto di !orza, con l'otlermozione d'una SU• periore cultura e civiltà, nel cui campo rientravo lutto una serie di pensatori, di !ilo. soli pur devoH ad un 1010\e concettualismo. Quel che Simpone lt dunque l'esallozione di una no1tro filosofia, che rbponda olle nostre tradizioni e coroue-ristiche di Popolo. Coll'appellors, al nome d1 quelli che fu• rono, al lor tempo, Ira I piò clii rappresen• tonti della cultura e dello hl0$0lia m Italia - Vico e Leopardi - non si combatte lo Filosolia, ma si raffano l'outoritò d'una li• losolio; lo Nostra. Dom•nico Fornelli, studente dell'Istituto Te-cnico Superiore, da Biella (Vercelli): Nel n. 3 (Anno Hl) dello vostra rivista, lessi nel Questionario le righe che G. B. Po• cini vi avevo inviato da Roma; lrottanti l'ldeaJismo in rapporto allo gioventù. Pacini ha violentato rimportonzo di quo• sto idealismo, chiamandolo anche peati~ro. e dann010 alla gioventù. Vomtl •mentire questa o.sser:zione. L'idealismo deve essere, sentito anche nei giovani. Sentito e conosciuto. F.4e est percipi, Berkeley il filosofo che primo pose lo identità di es.sere e di cono.cere, si permeò l'animo di quello concezione ideolistica per cui la realtà oggemva non e&i1te, est.a è una pura creazione dello spnito. Shelley, l'ascetico rapsodo di Britannia Ieee se-nlire nelle aue teorie l'influsso del vescovo irlandese. Coleridge assorbi nelle sue poe1ie lo teoria dell'idealismo. fichle, Hegel, Schopenhauer, Croce, Gen lile, iMignl e sicuri volo11 nello sludio H. losolico, hanno riposato le loro 1eorie nel• l'ampio seno dell'idealismo. Se la reol!ò oggettivo esistes.se. troppo valore dovrebbe essere dato alla materio fallrice d'ogni reahò; valore contrastante con l'esalta interpretazione sp1ri1uole della materia. La realtà dev'essere avulsa dolio spirito e nello stesso tempo unilo, ma in maniero da venir 9enerata. L'Idealismo è u.n creatore dello verità. Es· SQ.. le!'tde ad indicare un fermento dello spi• rito alto (solamente per questo convinci menlo d'azione) a cercare ed .a conoscere la verilà. t· 1intomo di un adauomento olio legge dello ricerca della verità· e: Scruto-re attroverso i veli dell'incr1dui1tò, del pecoato, della vita, cucondort:i c ,n ! t.r• oore della conoscenza a. Serve a trovare in tondo il chiarore dello visione perpetua. L'id~lismo va unilo ai g1ovon1 inscmd1• b1\menle. Il contatto crudo con la realtà porla nel giovane, o sentirsi negata la soluzione del probl-,ma gnoseologico, di cui teoria è J'i. dealismo. Questo conlallo creo, in seno airambien1'!!1spirituale d'll giovane. una lormazione d'idea materiale: solo l'ideah11mo in questo ca.so dò ori9me olla ind1v1duolità. al problema dello scontro con l'esperien:r.o. L'idealismo creo rEroe. Per l'Eroe il cor::oscere la realtà sotto il solo aspetto della conoscenza mòteriale. 10 rebbe un onnullamtmlo della sua virtù immolotivo, fondata sull'ampio respiro ideale del suo cervello, e sola londotriee in lui del sen!imenlo eroico che nulla conosce ad osta• colo ~ non il duro contatto con lo Morte. Il giovane idealisla non crede che il mon• do 1i crei giomo per giorno; si porta invece ad alfronlare li problema dello Vita con il lermento ideale, sicuro sostenitore nei cosi diflidli; ad allronlare il problema della Morte, col viatico d'un anelito che l'ho qiò seru• lata. Cosi scrive Fornelli· Preso dal suo entusiasmo lirico. egli non si à dato lo peno di conoscere le nostre · conversazioni, primo di dire la suo opinione. Che ci possiamo lare? Crede davvero che sia stato Berkeley o scoprire che l'es• sere ila la st~ conoscenza? E se fosse questa un'idea più vecchia de-I cucco. mel• tiamo più v&cehia della deçoden:ta 9reca? Crede da•vero che sia un 'Idea tanto impor• tonte? Non gli sembra invece un g1uochelto? I sensi che gli dicono? E il buon sen10? Del reato, noi comprendiamo Fornelli e 1 Hlosoli suoi, mo i nostri si chiamano Ari1to-
RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==