La Difesa della Razza - anno III - n. 6 - 20 gennaio 1940

Dopo di che, passiamo al pomo fondamentale di questa :1ntic-a tradizione eroici, vale a dire alla concezione mistica della viuoria. U dove gli atti dello spirito si S\·olgono attra\'Crso 3zioni e fatti reali, come secondo ciò che fu soprattutto proprio all"antico mondo romano, fra elcmcnto fisico cd elemento metJJisìco, fra visibile e invisibile può esistere una corrispondenza reale. La realiunione spi. rituale diviene, su questa base-.quasi l'anima segreta di viccndt· gut r. ricre, di cui una vittoria vera e propria è il coronamento. In shrc parole, la ,•ittoria materiale, militare, dh•iene la controp:.Hk di un fatto spirituale corrispondente che l'ha determinata, non in ultimo luogo, attra\·crso le vie che collegano il !alo esterno a quello interno del mondo. La vittoria apJ»irC cioè come il segno tangibile di una specie di iniziu.ionc e di mistica rinascita, compiutasi nel medesimo punto. Ecco per che \'ia anche nell'antica tradizione roman:1 ogni vittoria acquistava un significato sacro. Ecco pcrchè ncll'imµ,a10, acclamato sui c:tmpi di battaglia si aveva il senso del brusco mani. festusi di una foru mistic-.1c.he lo trasfigurava e lo portava di 111 dalla condizione umana. Ecco, infine, il senso profondo, per nulla rettorico, dcli'« apoteosi» eroica, del carattere «divino» della gloria e dei vincitori. 11 simbolismo, cosl ricorrente nelle tradi. zioni arie, di « vittore », valchirie o di\•inità analoghe che conducono le anime dei guerrieri nel «cielo», o quello di un eroe virtorioso come Eracle, che da Nikc - la dea della ,•ittoria - .,iceve la corona che lo renderà partecipe dell'immortalità olimpica, rivela solo su questa base il suo significato più profondo e completa quan10 abbiamo detto nel nostro pr«cdente articolo (n. del 20 dicembre) a proposito della « guerra s.acr2 ». Se la teologia mistica . cristian2 insegna che nella « gloria » si compie la \'isione spirituale beatifica, e se l'iconografia cristiana pone una :mreola di « gloria » intorno al capo dei santi e dei martiri, in ciò non si ha che l'adattuione religiosa di una piU antica tradizione ariana di tipo, invece, eroico. Infatti, per limitarsi ad un esempio, già la tr.1.- dizione iran0-aria conos«va la « glori:1 » - hvarmO - nei termini di una forza dall"alto, di un« fuoco» di origine celeste che scende sui dominatori e sui duci e li rende immortali e li tcstimcnia con la ,•ittoria (10) e l'antica coron2 radiala regale simboleggiava ap. punto la « gloria » come mistico fuoco solare e celeste. Per via della stessa idea, nella'cerimonia romana del trionfo, il trionfatore andava a rimettere fra le m.,n~ del dio capitolino del cielo luminoso il lauro della sua vittoria, volen-do significare che il vero artefice della vittoria non era tanto la sua parte umana e mortale, quanto u,n elrmcnto trascendente, superpersooale, che lo assimila\'a analogicamente a quel dio: ~r questo, nel rilo del trionfo, che in Roma ebbe più caratteri religiosi che non militari, 11 vincitore rivestiva cd assumeva le insegne e i simboli della stcua divinità (11). Già Temistocle aveva detto: «Non noi, ma gli dei e gli Eroi (passati in forma immortale) hanno compiute queste jmp= » (12). Accenniamo infine ad un ultimo punto. Si ~ già visto che la forza .su~riore C""VOCaetaportata alla forma di dea della vittoria, come «lare», altro non è che la forza « divina » di un dato ceppo, di un dato sangue, di una data stirpe: è, si può dire, la razza dello spirito, come anima cd estremo punto di riferimento· di un.a raua del sangue. L'esame di queste antiche nostre tradi- :zioni si conclude così in .una precisa tonfmna d,lla Jesi ,mir.di, ,h, ha informa/o A 11011,iarlitoli sNI signìfit11Jodi « risv,glio » th, :U fallo g1uN'a ha pr-r la r11zza,a,uh, in 1111 1n10111p,rior,, r,/igioso, procedente direttamente dalle tradizioni primordiali. In relazione a ciò sì palesa il profondo .significato del fatto che la ".'" m111g,nilrix, simbolia. personificazione della forza « generatrice• della .stirpt: della casa Giulia, da Cesare venisse identificata alla v,m/J Vit1rix, la quale altro non è che un fac-simiJe delle già esaminate dee della vittoria. Non solo: la « vittoria » d! ~ .- . Vi<loria Ca,saris - fu cooccpita come una specie d1 entità 1nd1pcndcnte dalla. persona dello stesso impc-ratoce. Si pensò cioè che la vittoria.,. a cui, com• si ~ vi.sto, gli antichi atti-i- -12 buinnO lo stesso significato di una specie Ji iniziazione o <l1 magica C\"OC:1Zionea,vesse attu:ito una entità indipendente J.tl - l"uomo mortale, con carolttere di «nume~. di « presenu divina)~ in seno alla razza di Roma, capace di esercitare su di CSS3 un.1 in,·isibile influenza benefica, tanto d:1 esser oggct!o di culti spc• ciali destinati a ravvivarla e confermarla. Così in Roma, dopo che la celcbru.ione di Cesare morto si fuse si!,rniCicativamcntc con quella della sua Vit"Jorìa,e a questa furono dc-dicati speciali rili, nella forma di /ud;, di là dal Cesare umano si ,•enerò il ~are come« vincitore perpetuo». (13). In tali termini la dottrina mistica della vittoria, quale la romanità 1:1 conobl?c".ci appare come la culminazione luminosa di tutta la tradizione della spiritualità eroica aria. Questa tradizione ancor oggi ci parla e ci pone anzi dinanzi all'altern·ati\•a: fedeltà o tradimento. Come si è già deuo :illa fine del precedente articolo, oggi \'i è un perentorio bisogno di superare sia una spiritualità fiacca, esangue, fatta di sentimentalistica e conformistica dC\;ozione o di astratta speculazione. sia le fo1me materializz.atc dell":izione. Che ancora alcuni pop0li di « rana bianca» continuino ad inebriar.si dinanzi :1gli ideali di una civiltà materialistic-a, meccanica e animaliuata nel suo primiti\•ismo e brucino incensi dinanzi al box,11r. al ,0,11-boy e al soldato che si batte ipocritamente per la pace democr:itica dei popoli - ciò non çi interessa, ciò non ci riguarda. Come còmpito, a noi \':tle il superamento definiti\"O di tuUe le ideologie <orrompitrici, che hanno av\'elenato il dopoguerra, cercando di condurre al crollo la nostra più nobile EurOpol. Diciamo pure a ''°'e alta che la guerra per noi non è nè un « inutile macello », nè una triste necessità, ma la via per realizzare una forma più alta di vitJ., resperimento della missione dh•ina di u_na razza, il mezzo per evocare proprio quelle forU! misteri~ della stirpe e del sangue. ben pjù profonde della semplice realtà biologica t di ogni vita finita., di cui si è detto in questa nostra breve escursione nelrantico mondo eroico. Se le forme esteriori e condizionate dai tempi dell'antica tradizione «sacrale» Jell'a.zione apparten!,>ono :il passato, lo stesso non può dirsi circa il suo spirito. tuttora \•ivente per « coloro d1e resistono » cd a\·entc in\'ero un supremo diritto di contro agli idoli nuo\'i e vecchi creati dall'umanitarismo. dal pacifismo, dal disfattismo, dagli eroi del proletariato e della finanza cbraizz.ata. Bisogna che torni a nuova ,1ita rideale di una fona che simultaneamente sia di spirito, di una lotta che sia anche as,:csi, di una vittoria che sia simultancam<.'flte una specie di trasfigurazione e di attuazione della « razza e1erna ». Ed è rantica tradizione aria che ci offre la formula pil.l suggestiva, b parola d'ordine più energetica per questa antica verità eroica: « La \'ita, tesa come un arco; l'anima, come un dardo; il bersaglio da colpire, lo spirito supremo: in esso configgersi come la freccia scagliata si configge nel suo segno». Quando tutto un popolo sia pervaso da una simile verità, allora saranno anche presenti quei «lari» della vittoria che, secondo l'antica concezione romana, forz.e profonde della razza, « sono all"origine della citti e creano l'impero» e sono principtO della « pace trionfale». (l") J. EVOLA ti) A. piç,u,not: RulN,rbu 1•• lu /,•~ ••-••1. Mrubou,1, 192). flP· lH,l)i, u,~,s., .. 111.-&. 0) w. (i(N.THH; tt.,.,,,.,. M, arr•Hi1tH• M11H1.,.;.,. Utp1~. 1"9) • .,... -~ 91-99; 109--111. (4) J. D,,.ucnnna. Arnu, ia s,.,.,,1 S.i;l, •I e.", in l'••••• p. 179. d, cfr. col tu«i Xlii. 2),24. 66-,1. 0) J. Evou.: Rir•I,. nllff• ,I -•'• •H"-• Mib,-o, 19).f,. Il, 19. \" UvlO, VII. ); ,\(;01.nNO: Cff. lhi, IV, 2,. f1) Bauç..-..,...N: IH•1rr.,.,,. F~1tk•I'", XVII. 0). (t) COtT'HH, o,. o,., p. 111. 191 Ch. SM;uo: o;a;.,. H, A•"t•itl•• r•fft•n u ,. •• 11,n, .... VI. p. 9'44. 001 a,. F. s,uu1..: El••;ulHAlt,,,_,,,_,,,..,, Leipris. 1111, "· JJ.. pp. 42---4-4; "· m. p. ""': f. Cuwo,n: l..11 """;,,, ,, M1tM•. Bn,,,oelln". 190. pp. 96, 'AA· (11) 01. L PuLLH: R••iltH M11"'•Vf, kdÌ'II. 18}1, w. 202·20,. 02) In Eaooot0, VIU, 109. 19. (U) Or. Dif• w,H, XLV, 7: ,;,.,.;.,, ()p. cit., pp. 124. 10. liii, (14) Nti apieoli Hl e 19 drlla. 1• "'* dtlW IH»tÌ'll ,a, riU,u R~h,. , •• ,,. ,, ••l'i• ,,..,J-•• c ..- IN cwlll. - «li&ionc lediNta. ~• ,(~ut.,ch,, V«I...-Aiutalt, &trlin~rt, 19))) ii 1'°"1 .n.a i,iìll ~lct• doc-tuiMo r ciVllrf/n.aioM dtllo! idec qui n,,.,-.

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