:.orm~nno e non il longobardo, era la gento conquistata, il popolo 1taliano che avea ·~orbato CO$<..-ienzad1 sè attraverso a tante tnvosioni. Fatto notabile. I galli dìvent0to- :i.o franchi; i brettoni, ongl~o"°ni; gli spagnuoli furono prolcndamente trasformali do9h arabi; 91'lteiliai:ii rimOHfO Jteilio.nl. E quando, dopo lunga e silenziosa servitù, acquistarono la signoria di s.e stessi, quando, sparsosl uno certa coltura ne-I paeso, poterono dare una forma ai loro untimen• h, non cercarono le loro tradi:doni in lempi rei quali trovavano le orme dogli strameri in ooso loro. ma valicarono rapidamente l'età d1 meno, che ossi consideravano come e!à d1 oppressione, di 1enebre e di barbone, e corsero d1rilto allo storia romano, come a loro proprio alono •· (Sa..,gi critici XXIX . Del! argomento dello e Divina Com• medio.,). Terzoni. con questo brano. chiude un suo elogio di De Sonctis, che non possiamo pubblicare, perchè 1roppo esteso, e non è 1! caso di pubblicare, perch~ auperOuo, in quanlo non tiene conto della quoalione desonctuuona, la ques1ione a cui ha dato luogo l'opero d1 De Sanctis, per quanto riguardo 11Cinquecento, della quale Terzoni non dice una parola. De Sonctis fu il primo allievo della scuola eghehona d1 Napoli, e concepl un disegno idealistico della storia dello letteratura iloliana. Egh inaugurò quelle d1scunioni di hloso!ia delrarte, che soltanto Benedetto Croce ha portalo o maturità, perchè De Sanclis le lasciò veramente acerbe, come quello di formo e contenuto, che è un po' come lo questione dell'uovo e della galli• na. nello le1teralura, in cui à questione di lingua e di iinguag910, speciolmenle nella formazione del linguaggio italiano, di cui bisogno trovare lo chiave nel Cìr,quecento. De Sonctis portò il cosiddello spirito nuovo nello lelterotura, e in sostanza si al• lontanò dolio strada d1 Vico e di Leopardi, lo quale aliamo invece faliC0$0mente riprendendo. Non è quindi che noi didamo male di Garibaldi, come pensa Terzoni, ma è che ci rendiamo conto di quella decadenza poeho:r, incominciato in Italia, dopo l'apo• geo di Leopardi e dei Promeui Spo&i, e eerchiamo di capire perchè l'opera di Vergo sia appa~ •eeandaria, per esempio, invece di essere sentila ol centro dell'immaginazione Haliona. Fra pochi me.si Terzoni polrò: leggere uno nuova storia dello letteratura iloliona, che pubblicherà Mondadorl, o quel che ci ti• suita. E da quel poco che ne possiamo SO• pere, crediamo che Terzoni vj troverà molti giudizi difformi dai giudizi d! De Sonctis e persino di Croce. Ebbene autore di questo storia è Francesco f1oro, ed io non cone&co )>e?'$0ne che nutrono maggiore· reverenza di flora per i due autori italiani. Che signili• ca ciò? Signilico che l'affeuo non consiste nel cel'C'OT'edi esaere una copio dei nostri moes:ri, coso las11diosi&fima per gli stessi maestri; mo che dobbiamo cercare di onda, re avonli per conto nostro. E Terzoni che moslra ... veren20 per Croce, dovrebbe esse• re pe1-uoso di questo, che è un precetto crociano. Il meglio che possono fare i maestri, è d'insegnarci a studiare. Quelli che v091iono fabbricare allievi a loro so. migllanza, non sono maestri, ma lmbec11li. E gli allievi che vivono per 501fiare noi o:rnnello del maestro, cercano di fare oor• riera, con le umane deboktne. I:' vano dunque paragonar De Sonclis o Socrate, caro Terzoni. • chiamarlo maestro, con la maiuscola:' e ricordarci che fu ispi.• rotore di patrioti, ministro d'e-ducxnione, e persino governa1ore d'Avellino. Tutto que, slo non ci la u&cire dal ,generico, da cui obbiomo massimamente bisogno di uscire. Si !rallo di copi.re l'opera di O. Sanctis, aecondo il biso,gno del nostro tempo, non per restare ancoro a De Sonctis. Dir•ttore rHpoiaobile: TELESlO lNTE.RLANDI :ea \M,<W, ~ GiuHppe frolini, do Cas1elnucvo Sabbio• ni (Areno) Credo che J'arllc.:::o che vj invio co:i ~ presente abbia un certo inter(l.ue e dc~k!-: rerei sopore ch(I cosa ne pensi Claudio C.: loeso di cui ho letto. e L'Unità Med1terro nea >, nel numero del 20 Ottobre dello Di, fe190 dello Rou:o. L'articolo, inviatoci da fratini e che ha 109lioio do non sappiamo quale g10rnale, esçone il tentanvo !ano circa cento anni la da padre Cam1\lo Tarquini, di spiegare il mi.!lteto dello lingua etru=. per mezzo del• lo Hnguo ebrea. In folli, fro I lanh 1en1011, vi d1 pene1rore nello hngua etrusco, c'è an• che questo d1 padre Tarquini, uno studio non pubblicato ed ignoto. E' inutile rifar• lo s1crio di questi 1entoliv1 di spiegore uno lingua, d1 cui sono rima111 documenli insuf. hc,enti. Il mi11ero de,llo 1in9uo non è 11 mi• stero della nozione eiru:JCO, che fu tanto pçi:rte dello monorch10 romano. A noi basta 1·ar1e etrusca, e bosla 11 londo etrusco del• l'arte toscana del Rinascimento, per sope. 1• che non si tral1a d1 -aongue semitico. A no1 bo.sto il parogone d1 quelle immogini. Mo l'incredibile • che la cupidigia d'er.ser semita prendo un giornale italiano, proprio quando 9h eludi germanici sulla rozza a qu1hna hanno !rovaio un vos11sa1mo docu· mentorio nello scultura dei ritrotti etruschi. Eugenio F11cher ha tra J'ollro scntto: e Dopo sethmane d1 continui colloqul con Etru• .ehi d1 marmo, di olobo.!liro, d1 terracotta e d1 lroverhno. vedo quegli uomini divenire un'altra vol!o viventi. Vedo la loro rozzo comminare in carne ed ossa davanti a me. A ch9 pro 1toncarm1 gli occhi con le ligure delle tombe e dei musei. affaticarmi a dise• gnorle e a descriverle, a Chiusi, a Volter• ro, o Tarquinia, quando bastavo mescolar m1 al popolo che stavo sul piazzale d'una chiesa, o sedeva in una qualunque osi• rio, per utrovore quegli stessi Etruschi, vivi e parlanti dinanzi a me? Nè ciò ero l'ef, letto dell'aver pensato per qualche tempo sempre olio stesso tipo d1 rozzo e dell'es• sermelo continuamente rolhguroto cogh OC· chi della mente, mo ero uno nuda osser• voz1one, che ,esisteva o og,m critica >. Del res10, a noi balla rimandare: i letlon ol nostro decimo lascicolo dell'anno secondo, che contiene uno scritto d1 G. Oell'fsolo sulla rono aquilina. Ma ncn pos111amo fare a meno di considerore che quftsto a 1101 ignoto g1omale italiano, volendo !rollare d'una questione fondamentale dello c1v1ltà 1laliono, qual'è lo ,azzo de9h etruschi, sia andato o ripe.9care un inedito lenlohvo linguistico di un secolo !o, invece di comunicare 01 suo, lettori il risultalo d&gli studi d'uno dei maggiori on• rcpologhi dol mondo. ~ d,'Uff, ltUM-i(Hta'I«). Giorgina Pin•lli. da Roma Alcuni giorni addietro ho avuto lo lorluno d1 wcohate una intere»anle predico di un padre missionario. Egli ho esortato noi crislioni a star lontano dagli ebrei, per• ehà questi Ci lanno perdere la vera rede. Il padre ha Inoltre aggiunto che Ira cri, stioni si deve essere più solidali, ed i CO$O stollo !orsi attrarre dallo splendore dei ne• :~Òim~:li.e prelerirli al nostri, sebhen~ Stampatori: Soci•t~ Anonima !11itu10 Romano di Arti Grafiche di Tum.minelll & C.• Città Universitario • Rò';a
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