La Difesa della Razza - anno III - n. 4 - 20 dicembre 1939

E«o perchè 9H studi demcgrafici del Trizzino, che meltono in confronto ltolio e Froncio, po11ono o conclusioni perfettomenlE' opposto per le duo nw:ioni; perfottomon• lo opposte :nfolti sono le concezioni di vito fisica. morale • polilica delle due nozioni. I francesi .O,,. falli per la vita comoda, çer quella borghese, per quello del porliti, mentre noi combattiamo quesle conce- :.::ioni, perchà deleterie olio vita dei popoli: e questo ccncezjone, diciamo, lronceM, del• :o \'ilo si ripercuot• nel campo demogrolice, infalti i francesi non amano fare dello dc-r.na una madre, ma un arnese di 9odi, n:.enlo -, concepiscono la vita ffMuale ìn· -:ùtondenlemonte dalla procreazione. Do ql.:onto abbiamo dello si vede come 1 p-cblemi ran.ioli siano inscindibili dai problemi demografici e come si influenzino ·1icendovolmente, e ora ci e\ anche più laclie capire come lo coaideua libertà nella vita !isica, morale e politico ha portato la Fronçia olle sue penose condizìoni demo- ;,110/iche e roniali attuali. Il peggio e\ che .I popelo francese non si è ancoro accorto c:,e, continuando per questa strada, oom .,,_. diulurnomonte d~li allentali contro la !nte-grilà della sua remo. Quando aprirò gli occhi forse sarà troppo tardi. ~ cU, ~ Pier Lui9i ButtiUo. da Palermo: Sin dagli anni pasaali si senti la neces• sn6 di dover criticare I critici nella loro :Orma spesso incuranle di tutti i dettamì s1ills1ic:1e roll<llzonato alla meglio. Francese.o D'Ovidio scriveva; e Vi fu anche tem• po che i pjù dei lenerali italiani badavano tanto alla forma da mettere in seconda linea le cose, o rogguagl"i. Adesso I crilkl badano invece alle cose;.. e tirano giù cor:10 viene e disserlano della Comm~io e del Canzoniere o d"ogni altra coaa gentile cosi grossamente come farebbero di bassa chirurgia o dì medicina veterinaria~. Nullo più vero anche ai gicrni d'oggi, la critica Ingolfato in minuteria di biblioteca oppure in filosofeggianti discussioni 1ulla :,otura dell'intuizione o dello co1idde1ta tec- :iico non si occor9e ·d'imbastardire la lin• gua, e ne vien quindi tuorl un polauo, di· ciamo cosi. senza fineslro, in cui en1riamo per g\lstare un'opera d'arte e do cui usciamo sl0maoati per l'inde-gno cornice che que• sia circonda.' Questo stile purtroppo tanto :<>muniti nella nostra critica. è seeondo me eia ravvisarsi nel tentativo d'internazionalizzare la lingua. rendendola priva di quella sensibilità artistica che il nostro parlare ad essa attribuisce. Pare che anche al tempo di Dìonigi d' Alicornasao si sentisiJe il bisogno di cu. rc:re quesla brulla piaga, d.Halti egli rim• ;-:,roveravo a 1:socrate o alla sua scuola l'arti!icioao e peuimo periodare. Dobbiamo partendo da quest'esempio. ri• :rorci sia dolio stile sehematko e trascura• :o sia da quello pomposo e ricercato. Mo Jorse la lingua italiana manco di vocobolit' Rispondiamo porolrasondo talune parole di Cattaneo: e La lingua nostra non :nonca di vocaboli. ma ne ha abbastanza per far piangere e far ridere, e soprouuuo per armo dello ragione e 11imolo della volontà. e Ciò che manco all'halia e\ il modo fermo concorde ed uno di valerti della lingua. Siamo dunque ai lempj quando ogni baroneello batteva la sua moneta e lultl 90• reggiavono a banerla pill bassa e più falsa>. (Scrini voi. I). li nuovo artificio della prosa. si origino dall'artificio dei concetti. Avviciniamoci in• vece con animo opertel all'oç4:ro dal leggere, ç4:netriomo respirando n091i ampi periodi dei noetri cl°"ici, cerchiamo dì comprenderli 4enz:o innolz:arei a giudici di essi. e lo nostra prose non soro più morta, ma se noi ccm~renderemo veramente eiò che abbiamo !elio. e3sa si animerò di orlislico vita, pere-hl\ allora aoltanlo scuò originato da un vero senlimento crealore d"arte. ~e,lo,cale, Ado Girordi ci ha mandato da Roma un ritoglio di giornale e questo suo commento; Tolgo do uno dei più dillusi quotidiani di Roma questo •pirito1isslmo trafiletto inti• toloto. e Hollywood e la guerra>. fra le molte banalità che l'autore ha messo giù a favore degli ebreoni di Hol\y. wood e del cinema giudeo-omeric-ano, egli cinicamente insinuo che film di carattere troppo loco1e 1uperino dilhcilmente le fron. tiere del paffe produttore. Dire questo e\ fare propaganda ebroica ed e\ avvilente che un haliano onz:ichè prod19arsi al risanamento del nostro cinema, si presti ol gioco del mercoto giudeo.a-meriC<lno, mostrandosi privo di senso dì responsab)lilò. • 1,0,p,olo, e, ~ Bisogna vedere che intenda per cora11ere loca.le il cronista, col quale Ada Girordi ae la prende. E bisoçina vedere che cosa Intenda per C<lpacit6: di varcare la lrontiera. Vedere se si lratto d'una capacità artistica o di capacitò commerciale. Perchc\ noi siamo ormai morHlicoti e sluli di sentir parlare di capa• citò commerciale dell'arte, a proposito di cinemotoçiralo. Avviliti che si parli d'arte commerciale, nella patria dell'arte. Quasi che l'orlo più commercìole e prez:iOIIOnon sia ancora quella di Raffaello e Michelangelo. Mo il cinematografo è un'industria, ed e\ questo che imbroglia tutto. Sono gli uomi• ni dì allori la piaga. E fin quando il de• naro sarà nsplratore dei filmi, non se ne forò: nulla. n denaro serve all'artista, per fare un lilm. Impiegato da un vero arti.sta, può diventare anche un buon affare, cosa dello quale o noi importa fino o un certo punto. Quanto ol c<uollere locale, chi può dire che questo non varchi le frontiere, se per. fino vediamo lilmi, che ben ,i possono chia• mare dialettali, avere ·11 maggiore succ-euo? E quanto co:ratlere locale non c'c\ nel filmi americo:ni? Sono anz:i le cose pill determinate e particolari di luogo e ~i tempo, quelle desii• nate al maggior succeuo, per la Stff.SO ragiono, per la quale la Commedia e\ il poema più italiano di lutli, e nel tempo stesso, più universale. Meno à diolettaJe, pjll '1 proJondo e vol• gare il oaraltete del luogo e del tempo di ur."opera, e pjù quest'opera e\ poetioa e de• stinata a vivere di vita: lunga. E che eo3'c\ il carotiere di luogo • tempo, quando si trotta d'un carattere artistico? E' il meno dialetlole e il più volgare. E qual'à il oa• ratiere meno diolettole e più volgare del• l'uomo, ln un luogo e in un tempo, ae non il co:rattere nazionale? E' il volto nazionale del popolo. Se un pregio artistico ha raggiunto il film americano, è quello di averci fatto conoscere il popolo americano. Con questo pregio arlialìco, ha esercitato la mogg1'c.l~e attrattiva, ed ha lallo i migliori allori. Ora io vi domando se voi avele mai incontrato il IX)poio italiano net filmi ilolioni. ~ ,i,, ,CO<Jff,Olff,Ì,, Ualia,H-i, Giovonni P•Mtro, studente univel'$itorio. 1da Venezia: Ho sempre seguito con vivo 1nteresae lo pubblicazione della Dilesa della Ra:u:a non soltanto perchc\ nella mio quo1i1ò di stu• dente (ariono ed ito1iano), eduéoto nel di· ma della Rivoluzione Fascista, e discendente di uno lamiglla cattolica, sentivo 1I do- \'ere di associarffil olla lolla per la lutelo dell'integrità dello noelro razza, ma anche perchè, portatore del cognome d·un casato italianiuimo, sentivo e senlo il dovere ed il diritto di dilenderlo e tutelarlo contro quel giudaismo, che per il passato, come giò Ieee per tanti illustri casati italianiMimi, ebbe indebitamente ad appro'pri0r59no, allo scopo di mettere uno ma&chera alte proprie ori9ini. Il divisolo provvedim.ento inteso ad autoriuare e lacilitare agli ariani di cognome ebreo il mutamento del proprio cognome, mi era giunto particolarmente gradilo, poichc\ ancho a chi pos.siede un volto ed un onimo prellomente ariani, può dispiacere di avere in comune con certa razza anche 11010 un i:artìcolare dell'abito esteriore. Tale provvedimento, però, se da un loto mi soddìsfaceva, dalraltro lo.sciava in me una certa amarena e rimpianto ben comprensibili, poichè, in Jondo, il cognome, per coloro cui appartiene di pieno diritto, non rappresenta soltanto una semplice veste, ma bensl un insieme di tradizioni e di offet• ti, dai quali non e\ oltreltonlo facile slaccarai, come si butterebbe un abilo che, lascialo incustodito, fosse stato indossato da un lebbroso. Infatti le origini del Pesaro di Venezia risalgono al 1200, epoca itl cui Giacomo Palmieri Console di Pesaro si trasferl a Vene• zia dando origine a quella famiglia, che assunse, poi, il nomo di Pesaro. Tale !ami• 91ia delle a sua volta origine ad una lunga serie di illustri personaggi. I cui nomi ricorrono di frequente nelle pagine della storia della Serenissimo. lnfani, basta ricordare Benedetto Pesaro (m. 1503) capitano generale cDo Mar> della flotta veneta; Jacopo Pesaro, Vescovo d, Palo, comandante dell'Annata Veneziano contro I Turchi, sepolto nella Chiesa di San• la Maria dei Frari (1~7); Giovanni Pesaro, Dooe di Venezia, (1659) sepolto pure oi Frorl. nel monumento progettato da Bai, doMOre Lon9heno; Francesco Pesaro, diplomatico e letteralo (1740.1799). p,ocuratore di San Marco ed ambasciatore a Roma; Benedetto Peaaro ammiraglio del secolo XV, ecc. E' comprensibile, qulndi, anc-he in chi e\ dell'opinione che la propria nobiltà bisogna crearsela con le azioni e non polu. darsi con le glorie dei tempi ehe furono, come possa ori9Ìnare un certo rammarico rinnegare un panato di onorate tradizioni. Ma sopt'Qtuito ei~ può esure doloroto per chi non ha nulla da na$COndere. Potete da lutto ciò immaginare come ab- . bìa riacosao la mia approvazione, sia la propo.sta avanzata nel numero 19 della DI• fesa della Roua, sia l'articolo apparso nel numero 22 del 20 settemzu u. s. ad opera del camerata Monti Della Corte, aotto il titolo: e n problema del nomi ebraici >. La

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