La Difesa della Razza - anno III - n. 4 - 20 dicembre 1939

1poles.i di lavoro, su cui egli avrebbe co. struilo, non ha piò nemmeno quel sia pur minimo punto di partenza, che potevano dargli le famose esperienze di Michelson: poich6 anche l'attendibilità di questa esperienza 6 stata di recente messa fortemen!e 1ft dubbio. Del rHlo, ciò che a noi qui inie• resaa più che la li.,ica di Einstein, sono le conseç,uen:ie che molti suoi correligionari hanno p,eteso di trarne dalla lilosolia: conseguenze come tutti aanno diSOlltrosiuime e diatruttlve di ogni stabilità sociale, morale, ecc. Ouanlo a Spinoza il 11ignor Pouo dice d1 non essere In accordo con le sue idee: ma allora che coso 6 che susclla quuto suo grande entusiasmo, !orse quel sottile meccanismo logico che 911 serve per pervenire ai suoi paradoasi? Ma allora l'interesse del signor Pou:o non vuterebbe che sopra una attività puramen• te formale e solistico, la quale evidentemente non può essere latta per interessarci. E' strano che q1,1esti entusiasmi vertono poi giusto intorno od un sistema non solo cteato da un ebreo, ma che. come à da tut· ti e da lui stesso riconoaclulo, à un sistema londamentalmente d1stn.ittlvo: scolzando tut• te le balli della morale e quindi della società. Ed 6 tanto pii) strano, in quanto, questi entusiasmi, egli non li dimostra affatto per un filosofo, il quale, tutl'oltro che inferiore, è anzi molto superiore all'ebreo Spinoza, nell'apparato formale della logica; parlo di Aristotele che a dilleren:ta di Spinoza, si serve di tale ap'parato non a ..._""Opdoistrutlivo ma e costruttivo> al massimo grado, e sotto alle parole ed ai puri T09ionamenti la corrispondere pensieri. non solo ben fondali ma necessari all'umanitè'.i. Tonto piò poi, che Aristotele à l'esempio tipico del pensatore che si ispira agrtdeali, ai sentimenti ed alla religiosità dei popoli classici. Ma dò che mag9lormenle aorprende nel• le ouervaz.ioni di Pozzo, più che il contenuto, 6 quella forma mentale Uberale, per cui me9Uo che le opinioni, 91'intereua l'a• bililà dialettica di coloro che la espongono, e lascierebbe volentieri crollare il mondo pur di non venir meno al cosiddetto rispet• to de!rintelli9enza doTunque si troTt; comunque si manifesti. S.COndo me rim.parziali• tà à un segno di· decadenza. Non blsogna illudersi troppo, lasciarla p-opagare à age,. volare grcniosamenle l'ebrabmo e tutti quei disastri morali e materla1i 1♦n1a fine. che apporta, e che prendono diversissime denominazioni, secondo i climi ed l popoli. e~delle,~ Lwgl Stcrmpacchlcr. da Roma: Tenuto conto che F. Lollredo ha scritto da par auo sulla famiglia Italiana un bel lìbro edito da Bompiani, e che egli à uno dei pl.ò valenti atud1osi di simili problemi, io mi permetto pregarlo, a nome cli tutti I collaboratori del Questionario, perchà egili, con un altro articolo •i sol!erml più di quanto non abbia lotto nell'ultimo: e Politica della famiglia e della Razza :t, apparso sul n. 20 della Vostra RMsta, sulle funzioni della donna Italiana. Dic. il Lollredo e L'emancipazione lemmi• nlle, ·come à contraria 091i interessi della famiglia, à contrarla agli Interessi della ra:na. L'intellettua1lsmo, ruguagllanza professionale. la IINrià sessuale, l'lmpudldzla, .... la promiscuità, -10 $pori mascolinizzono la donna e quindi ne riducono l'attitudine di buona r1t99itrice del governo domestico e cli madre di una figliolanza numerosa>. Santissime parole. Dovrebbe essere interessante aapere che cosa le giovani italiane ne pensino. Ma quando il Lollredo aggiunge a quel lanli mali. pure lo sporl, una volta gtabililo che con questa parola non si Indica la gara, la lolla, aul quale punto si dovrebbe essere tutti d'a«ordo, la discussione, sul Questiona.no non IÌ pare che po. trebbe ritenersi. aperla? Non credo che da una partita di tennis giocata con un camerata, ehe da una pas• seggiola in-bicicletta e che so lo. possano naseer9 quelle libertà sessuali di cui il Lollredo fa cenno, La donna, in genere, p,ati• ca lo spor1, direi, fa vlla dinamica, lino a ventuno o ventidue anni, e &e a questa etè'.i, terminati gli studi, ai impiega, va al lavoro, perch6 le neeessitè'.i ce la costringono, non 6 detto che si mascoliniui. Mai come nelle ore di lavoro farebbe tanto uso, quasi a compensare la noncuranza. oon cui si tieJlft la sua femminilità, di bel vestiti, di c::iprla e specchio, se il principale appena appena chiudesse un occ::hiol Se mal. lo dico, si dovrè'.i parlare non di mascolininaz.ione, ma di moralità, quella moralità che la donna che va al lavoro, al dire di c::ertuni, la donna italiana, va a poco a poco perdendo. Non sorge il dubbio, una TOita ammeno quanto sopra SCJitto, che la colJXJ di tullo dò, se coal si può chiamare, ad andare a guardare bene, non sia solo della donna ma anche un tantino dell'uomo, del collega, del cosiddetto diretto superiore, in altre pa• role cli quel genere di uomini venutì su. educati all'ebrea, per j_ quali, chi non lo sa, ogni colpo non tentato à sempre un'occasione perduta? ln coscienza lo credo di sl. La donna italiana che lavora 6 più ehe mai desiderosa di trovar morilo. E all'uomo onesto, tenuto conto di questo, non dovrob. be essere dillldle farsi avanti. Ma non per passare il tempo, come generalmente si dice e ii la, ma per sposare, e unire, se necessario, chà non 6 un disonore, le entrate sue a quelle di lei, per cteare una lamlglia, avere figli, che à la cosa pii) impor1ante.Oueato mi pare il nocciolo della quesiione. Non la donna mascollninata, che tulio pensa fu«c:hà a sposare e a non avere llgll, a non avere una casa, una famiglia sùa. In llalla, a tirar le somme, donne ailla1te non ce ne sono. Qualcuno ne paria perch6 l'ha sentito dire, pereh• l'ha letto su qua1che rivista francese. fo slido chiunque a trovare qu} da noi una donna che pratica lo spor1, cbe va al lavoro, in ullicio, e che per principio sia contraria al matrimonio. Nello alato lasciata, le mamme non sono p)ù come queJle di una Tolta, lutto casa, infreddolite, un po' egoiste, un po' borghesi; sono, gr0%ie a Dio, diverse, migliori, e come! Pur non Tenendo meno alla !unzione di reggilrid morali della famiglia, esH ben sanno ehe l'educaz.ìone della mamma, del• la mamma che va ln ulfido o alla lahbrica, che non ha quindi tempo di cwaze, lot· mare a londo l'animo del bambino. ben sanno che non à tutto. Ma chi, se non eue. hanno iscritto i loro bimbi alla Scuola Materna, alla G.I.L. a queste due mirablli iatlt\Woni volute, certo non a caso, dal DUCE? lstltuz.ionl, chi l'ignora, il cui compito pedpuo à qudUo di preparare aln dagli Inizi, dalla midolla, I bambini, i ra9a:ul a che diventino cilladinl, uomini di fede, agricoltori. lavoratori. l99lonari. ·Ricordiamocelo pure la famiglia è si gran parte da noi slessi, ma non à tulto. La Patria è tutto. Domenico Ton-e, medico, da Terel\e (Frosinone): La Dilesa della raz.za, nel n. 21, aotto il titolo e Prospettive demografiche :t, pubblica uno studìo di A. Trinino sull'avvenire del• la razza italiana e della lrancese; l'autore conelude che e fra quaranta anni circa - cioè verso il 1978 - la popolaz.ione italiana sarò il doppio di quella lrancese >. Queslo interessantissimo studio dè'.i luogo a molle considerazioni. L'autentica raua francese à deatinala a acompcirire perchà imbastardita dal meticciato? E' certo che se il popolo francese conii• nua ad essere antirazzislq_ cioè se continua a non preoccuparsi dei problemi raz• :iiali, se non pensa a difendere se stesso dai continui lrammischiamentj di razza, è deslinoto a scomparire; conlinuando questo alato di cose. l'autentica raua francese domani non eaisterò: piò:. in quanto il suo san• 9ue si aarè'.i completamente frammischiato con il sangue cli razze umane inferiori Un• ledendo per rai:ze umane inferiori, come giuslamente precisa Scardaoni, nello steuo numero della Difesa della Razza, quelle razze che non hanno creato la civiltà del mondo, ma che l'hanno seguita a più o me• no grande distanza, e che tendono a raggiungere le classi superiori, non nel campo intellettuale e splrltuale, ma col mez.zo assai più. semplico del ltammiaehiamento biologico). Quale sarò perciò l'avvenire della Fronda? L'avvenire della Francia non può essere che disastroeo, perchà l'autentico popolo franeese sarè'.i assorbito dalle razze umane inferlorl; perciò non sarà 'più in grado di dare al mondo quel contributo di clvilità ·che tutti I pol,lOli dTUi d'EurOJXI hanno, fino ad oggi. dolo. La Fronda li ridwrà ad un'espceasione geografica e l'EwoJXJ, indi,etto.mente ne su• birò un danno. La Francia non sarò pi\) dei froncesi ma dei meticci; la sua storia, la sua letteratura, le sue sdenz.e, le sue ar1) subiranno la degenerazione subita daJ. la razza. L'EuroJXJ domani doYrà erigere una bar· riera insormontabile attorno al confini del• le Francia perchà non si lasei Imbastardire col frammisehiamento biologico-m01ale dei meticci. Eeco come e salute della ra:z:za def popolo francese> equivale anche un po' a e salute d'Europa ►. E qui potremmo P.Offe molti a). bi problemi di carattere prettamente politi• co, polch6 à innegablle che la politica • anche e,apceulone di razz.o. Perch6 il tasso di lecondiltl: delle donne francesi continua a diminuire? Questa domanda richiede una iisposta a eatattere non soltanto biologico, ma anche morale, in quanto lnquinamenlo biologico di una ra:iza equivale perfettamente ad lnqulnamento morale di essa. Denatalìttt equivale a malattia fisica e morale della razza; aumento di natalità equivale a staio florido d1 salute fisica e morale della massa e del· la rauo. L'incremento demografico di un popolo à perciò strettamente !&gaio alle sue buone condizioni di sa1ute, e non sol· tanto quella fisica, ma anche - e forse maggiormente - a quella morale .

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